Epilogo
Per le strade di Provins si respirava un'aria di festa: l'intero paese, come da tradizione, era stato coinvolto all'interno della Rievocazione storica che volgeva verso la sua fine in quel giorno di domenica.
I partecipanti alla giostra avevano da poco celebrato il loro vincitore: tutti insieme in barba a stupide rivalità e malcontenti.
Il cielo si era fatto plumbeo già verso l'ora di pranzo: grandi nuvole scure minacciavano la conclusione dell'evento.
Irèné alzò gli occhi verso l'alto, sinceramente dispiaciuto di quell'avvisaglia di pioggia. Gli sembrava davvero ingiusto e incredibile che il tempo avesse deciso di mutare proprio mentre tutti erano in fillibrazione, pronti ad assistere alle esibizioni dei falconieri.
Il giovane trasse un lungo sospiro guardandosi intorno: gente di ogni tipo si raggruppava davanti e dentro i ristorantini che si affacciavano sulla strada principale. In molti si soffermavano presso le attività organizzate per la Rievocazione e che, proprio come il nome dell'evento suggeriva, erano state allestite con la speranza di riportare in vita una parte della storia antica del Paese, guardando a vecchie tradizioni anche manifatturiere.
C'erano artigiani improvvisati, giocolieri, cavalieri. Gentiluomini e nobildonne sfilavano per le vie del paese, lasciandosi ammirare nelle loro vesti confezionate su misura, eleganti e dai colori sgargianti.
Irèné vide Fabien, Bèatrice e Camille dirigersi di corsa verso di lui, seguiti da Edith. Si fermarono a pochi passi dal giovane, ridendo e scherzando tra di loro.
-Camille, metti via il cellulare, per favore- l'ammonì il giovane, alzando un sopracciglio con fare scettico di fronte la ragazzina accuratamente vestita da principessina medievale, con il suo telefonino rosa stretto in una mano. Lei gli rivolse un'occhiataccia, ma il giovane la precedette: -È vietato, durante l'evento, in pubblico, l'uso dei cellulari e di ogni altro strumento tecnologico contemporaneo ai partecipanti in costume, lo sai-
-Che palle- borbottò Camille, mettendo via il cellulare.
-Come sei severo- lo rimbeccò Edith, incrociando le braccia sul seno.
Il giovane alzò gli occhi al cielo e scosse la testa.
-Io non volevo nemmeno partecipare- protestò e trasse l'ennesimo lungo respiro, lisciandosi con una mano il morbido velluto della tunica che indossava.
Edith si guardò attorno con discrezione: molte persone stavano tornando ad affolare la strada dopo aver consumato il loro pranzo. Vide Bèatrice allungare le braccia in direzione del padre: Irèné le sorrise e la trasse in braccio, stringendola a sé, per poi baciarle la punta del nasino. La bambina rise divertita, mentre Fabien abbracciava la vita del padre.
Alla giovane si inumidirono appena gli occhi, mentre un pizzico di paura tornava a solleticarle il petto, riportandole alla mente quanto aveva appreso riguardo ciò che era accaduto meno di due sere prima: era contenta che tutto si fosse risolto nel migliore dei modi; arrabbiata con il fratello che aveva deciso di tenere per sé quanto quella situazione si era fatta pericolosa per lui, lasciando che i suoi familiari lo scoprissero soltanto alla fine; felice che avessero arrestato André Dumont, un po' meno che Michelle fosse sparita dalla circolazione - anche se la decisione presa dalla donna di sparire dalla circolazione le faceva sperare che mai più mettesse piede a Provins.
E, ovviamente, era entusiasta che suo fratello si fosse ripreso velocemente dall'accaduto, anche se continuava a notare in un lui una certa malinconia; ma decise di tenere per sé gli ammonimenti che avrebbe voluto rivolgergli per come aveva rimproverato Camille, pensando che, anche quella blanda irritazione che Irèné continuava a manifestare, fosse da attribuirsi a quanto era accaduto.
Non le andava di continuare a rimproverargli il suo scarso entusiasmo per l'evento quando, averlo lì, sorridente e apparentemente sereno le sembrava già un dono immenso.
Poco dopo vennero raggiunti dagli altri membri della famiglia.
Martin si accostò al figlio, passandogli un braccio intorno alle spalle, stringendolo a sé brevemente. Sembrava che ognuno di loro non fosse in grado di staccare gli occhi da Irèné, come se avessero il timore di vederlo sparire da un momento all'altro.
Il giovane aveva già notato quello strano comportamento da parte dei suoi familiari, ma si era limitato a ignorare la cosa, sperando che con il tempo tutti avrebbero finito per dimenticare quanto era accaduto nella casa dei Morel, lasciandosi la paura alle spalle per sempre.
-Dov'è Emil?- domandò poco dopo, vedendo che il compagno stentava a raggiungerli.
-Ma tu adesso te lo sposi mio padre, vero?- gli chiese Camille, ripescando il cellulare dalla tasca dell'abito. I presenti risero di gusto davanti la sfrontatezza della ragazzina, mentre Malorie le prendeva di mano il telefonino, lo spegneva e lo riponeva al sicuro all'interno della sua borsa di cuoio.
Irèné arrossì e fu lieto di potersi nascondere dietro l'elaborata acconciatura della figlia: ma Camille, ancora più indispettita dal sequestro effettuato da sua nonna, divenne più molesta del solito.
-Se non lo sposi, non te lo faccio vedere più- sbottò. Il giovane scosse la testa non avendo idea di che fare per togliersi dall'impiccio di quella situazione: -Vi dotevete sposare e subito anche. Così avrò due fratelli più piccoli a cui dovrete badare e mio padre smetterà di rompere le palle solo a me!-
-Camille!- la richiamò Valentine, nascondendo a stento un sorrisino.
-Che c'è?- le domandò la ragazzina, puntandosi le mani sui fianchi e rivolgendo all'altra uno sguardo di sfida.
Proprio mentre stavano tutti lì a chiacchierare, una leggera pioggerellina prese a scendere giù dal cielo, depositandosi su i loro abiti, tramutandosi presto in macchioline umide e scure; bagnando i loro visi; imperleando i capelli con tante goccioline d'acqua.
-Dannazione!- esclamò Edith infastidita.
-Non ha importanza- disse Martin, indicando un punto nel cielo con un dito, mentre un sorrisino gli si allargava sulle labbra.
Videro quel puntino scuro come dividersi in tre man mano che si avvicinava, per poi assumere le forme precise di tre volatili che planarono verso la folla, volando pericolosamente vicini agli astanti.
Si sollevarono un paio di urletti di spavento, altri risero, tutti si accorsero che qualcosa stava per accadere e seguirono con lo sguardo i tre falchi che si dirigevano sicuri in fondo alla strada, lì dove si apriva uno degli ingressi secondari alla falconeria.
Irèné aggrottò la fronte stupito, lasciando che Bèatrice tornasse a poggiare i piedi sulla pavimentazione: la vide prendere per mano il fratello, mentre quello si lasciava trascinare da Camille che aveva iniziato a seguire i falchi.
In molti seguirono la direzione dei tre volatili, lasciandosi guidare all'interno della falconeria.
Trovarono due uomini e una donna al centro di un ampio spazio aperto e Irèné riconobbe subito, tra di loro, il proprio compagno.
Emil vestiva abiti semplici, dal taglio medievale, ovviamente, anche se si vedeva chiaramente che in realtà si trattava di vestiti contemporanei, scelti soprattutto perché sarebbero potuti passare per buoni per il loro scopo: indossava una camicia bianca di cui aveva arrotolato le maniche sino al gomito; pantaloni di pelle e stivali al ginocchio.
"Si prenderà un accidenti" pensò Irèné, trovando i vestiti dell'altro non consoni al clima di quel giorno.
Eppure non poté fare a meno di sorridere quando lo vide picchiarsi ritmicamente sulla mano che vestiva il guantone, richiamando a sé uno dei falchi.
Quello planò verso di lui, spalancando le ali, per poi tirarsi indietro all'ultimo secondo, protendendo le zampe, prendendo posto sul polso del giovane, avvolgendo le ali intorno al proprio corpo.
Emil prese ad accarezzare il petto dell'animale, mentre Irèné gli si faceva vicino.
-Sta piovendo- esordì, così emozionato da quella situazione da non avere idea di che altro dire.
Emil emise un piccolo verso con la bocca e invitò il falco a riprendere il volo. Lo seguì un po' con gli occhi, mentre quello volava libero sopra le loro teste, del tutto indifferente alla pioggia che si andava facendo via via più intensa.
-Non ci sono luoghi dove ripararsi qui attorno: le persone non potrebbero assistere allo spettacolo senza bagnarsi- disse Emil.
-A me non importerebbe. Ma tu rischi di prenderti un malanno-
Il falconiere si strinse nelle spalle.
-Lèa mi ha riconosciuto- sussurrò il giovane, senza riuscire a smettere di seguire il volo del falco.
-È lei?- gli chiese l'altro stupido, alzando gli occhi al cielo, schermandoli con una mano nel tentativo di non farsi disturbare dalla pioggia.
Emil annuì.
-I ragazzi che hanno continuato a lavorare qui se ne sono presi cura-
-Adesso avrà...? Diciotto anni, giusto?- chiese Irèné; il suo compagno annuì nuovamente.
-È stata la mia prima. Era così piccola quando è nata. I Poiana di Harris sono dei falchi fedeli al loro padrone-
-E lei ti è rimasta fedele-
Emil volse il proprio sguardo sul ragazzo, accarezzandogli una guancia con la mano scoperta. Irèné sussultò appena a quel contatto: le dita del giovane erano gelide.
-Come te- sussurrò Emil e l'altro gli sorrise dolcemente.
-Dovresti indossare un cappotto- lo rimproverò e ancora una volta il moro fu d'accordo con le sue parole.
-Abbiamo deciso di rimandare l'esibizione alla prossima domenica-
-Tornerete in attività?-
-Il servizio completo- disse Emil, ridendo: -Accoglienza e recupero per la rimessa in natura, addestramento e riproduzione-
-E chi gestirà il tutto?- gli chiese Irèné, senza riuscire a nascondere la commozione che gli incrinò appena la voce.
-Il proprietario-
-Lo conosco?-
-Mi dicono che ne sei devotamente innamorato da quindici anni...-
Irèné si lasciò scappare una risatina, mentre Emil si chianava su di lui per depositargli un bacio sulle labbra.
-Papà!- urlò Camille da lontano e guardando nella sua direzione la videro andare avanti e indietro sotto la pioggia, furiosa, con l'abito quasi fradicio, mentre Martin la seguiva con un ombrello, cercando di ripararla.
-Ah!- esclamò Emil, ridendo e richiamò a sé Lèa.
Il falco giunse dopo pochi secondi e tornò a prendere posto sul braccio del padrone, dando mostra di tutta la sua bellezza, come una vera regina dei cieli.
Irèné si accorse che l'animale aveva qualcosa legato a una delle zampe. Emil sciolse il piccolo carico e porse il sacchettino di cuoio al compagno.
-Un po' di romanticismo!- urlò Camille, battendo i piedi a terra e schizzandosi l'elegante abito di terra bagnata. Strinse i pugni lungo i fianchi, sempre più arrabbiata.
Irèné si rese conto che non erano soli: molte persone avevano preferito trovare riparo dentro la struttura, probabilmente accontentandosi di una visita alla voliera e al piccolo museo didattico che si trovava all'interno della falconeria stessa.
All'interno del grande spiazzo per le esibizioni vi erano soltanto loro, i due addestratori e altre poche persone, evidentemente incuriosite da quanto stava accadendo.
Emil sorrise imbarazzato, scuotendo la testa davanti l'insolenza della figlia.
Lasciò libera Lèa e si inginocchiò davanti Irèné. Il giovane sgranò gli occhi: da lontano arrivavano loro gli urletti eccitati dei loro figli e gli ammonimenti dei nonni rivolti ai ragazzini, che cercavano di convincerli di restare al riparo degli ombrelli, anziché saltellare a destra e a manca sotto la pioggia.
-Nèné...- sussurrò Emil: -... credo che abbiamo aspettato abbastanza-
Irèné annuì piano, contento di poter nascondere le proprie lacrime sotto la pioggia.
Emil aprì la bustina di cuoio traendone fuori un anello.
-Io ti amo, Nèné. C'ho messo solo quindici anni per accettarlo, ma adesso sono sicuro: è te che voglio. È con te che voglio passare il resto della mia vita e... beh, ecco, mi piacerebbe sapere cosa ne pensi tu...-
Il giovane fece un passo indietro, allontanandosi di un paio di centimetri dall'altro.
-Digli di sì!- urlò Camille, seguita a ruota da Fabien, mentre Bèatrice si limitava a battere le manine.
-Veloce! Che fa freddo!- urlò Edith e Valentine le rivolse un'occhiataccia.
Martin scosse la testa commosso e Malorie si strinse nelle braccia, felice che il figlio avesse deciso di compiere quel passo proprio in quel luogo, cercando di cancellare i cattivi ricordi con qualcosa di tanto bello.
Irèné si coprì le labbra con una mano, cercando di nascondere il suo sorrisino imbarazzato.
-Non mi aspettavo una cosa tanto in grande- disse e sentì delle urla di disapprovazione arrivare dalle loro famiglie.
-Però, sì- continuò: -Assolutamente...- Emil si alzò da terra afferrandolo per i fianchi: -... sì!- esclamò Irèné cercando la bocca del suo amato con la propria, sigillando quella promessa con un bacio.
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