CAPITOLO SEDICESIMO-Strade (pt.2)

Newt, Tina e Melody tornarono in cortile e vennero accolti con calore da tutti i presenti.
Il Magizoologo si sentiva ancora vuoto: la piccola fiamma di ciò che era rimasto della sua speranza si era spenta. Ma era comunque più sollevato: aveva parlato con Theseus e Leta. E suo fratello aveva ragione sul fatto che sarebbero sempre rimasti con loro.
A un certo punto sentì il bisogno di fare una cosa: entrare a Hogwarts e andare alla Guferia. Gli era sempre piaciuto, quel posto. Così tranquillo… pieno di gufi e civette, sì, ma tranquillo.
Fece per entrare nel castello, ma Silente lo fermò:
«Un attimo, Newt. Dovete decidere le vostre strade» disse.

Jacob lanciò un'occhiata a Queenie: nella confusione non erano ancora riusciti a parlare.
«Ehm… scusa» iniziò il No-Mag, prendendola per un braccio «Mi puoi spiegare che-».
Non riuscì a finire la frase perché Queenie lo baciò.
Mai un loro bacio era durato così tanto. Jacob sentì un brivido di gioia percorrere tutto il suo corpo: la sua Queenie era lì e, cosa più importante, lo amava ancora. E lui non aveva mai smesso di farlo. Si staccarono solo per prendere fiato e Jacob vide gli occhi di Queenie arrossati.
«Jacob, è stato terribile! Avrei voluto scappare, mandarvi un segno, qualunque cosa… buon Lewis! È stato terribile!» ripeté, abbracciandolo.
«Va tutto bene, Queenie. Sei qui e nessuno ti farà più del male» disse lui, accarezzandole i capelli.
«Jacob, avevo paura. Avevo paura di farvi del male…»
«…beh…»
«Scusa per quella Maledizione Cruciatus. Devi sapere che stavo soffrendo più di te» confessò lei, chiudendo gli occhi e assumendo un'espressione piena di dolore.
«Queenie, sei stata fortissima. Insomma, hai usato il tuo potere per aiutarci! Sei stata fantastica!» esclamò Jacob.
Sussultò per un secondo: era stato pronto per fare una cosa, prima di partire. Probabilmente valeva la pena rischiare di nuovo.
Prese dalla tasca dei pantaloni una scatoletta rossa più o meno quanto la sua faccia in quel momento. Si inginocchiò davanti a lei e aprì la scatola:
«Queenie Goldstein, mi fareste l'onore di diventare… mia moglie?» chiese.
Poteva sentire il cuore battere dappertutto.
«Sì, Jacob» disse Queenie, con gli occhi pieni di lacrime «Sì, certo!» esclamò più forte, buttandogli le braccia al collo.
Tutti i presenti applaudirono, assistendo alla scena.

Mentre batteva le mani, Newt si girò verso Tina: aveva gli occhi lucidi.
La fredda, determinata Tina Goldstein aveva gli occhi lucidi.
«Queenie pensava di trasferirsi in Inghilterra con Jacob» disse la donna alla fine «E lui era d'accordo».
«Anche ora che la Legge è stata cambiata?» chiese il Magizoologo.
Lei annuì:
«Li ho sentiti parlare. Cioè, non immaginavano di sposarsi, ma semplicemente di convivere. Si sentono più al sicuro e hanno ragione» spiegò, alludendo al MACUSA, che era temporaneamente senza un Presidente.
«Ma così rimarrai da sola…» mormorò lui.
«…e senza un lavoro».
Tina tirò fuori dalla sua tasca un foglio piegato e lo aprì: era stata licenziata.
«Quando lo hai saputo?» domandò lui.
«Circa qualche minuto fa. Per questo ti cercavo e ti ho trovato in quella Foresta. Pensavo che ti interessasse, sapere cosa succede al MACUSA» disse lei.
«Sì, beh… non sono il tipo che sta agli ordini…»
«Lo so» disse Tina, ridendo.
Rimasero in silenzio per un po'.
«Tina?»
«Dimmi»
Newt puntò lo sguardo sul ciondolo della sua collana:
«Insomma, io… mi stavo chiedendo se-magari-solo se ti va, ovviamente-se, ecco, ti andasse di… cioè… se ti andasse di viaggiare con me» balbettò.
Tina rimase impassibile. Ecco, ne aveva combinata un'altra. Ora lei avrebbe iniziato a dubitare di lui, dopo una proposta del genere.
Invece sorrise:
«Mi piacerebbe» disse.
«Come?» chiese Newt, basito.
«Mi piacerebbe. Mi piacerebbe moltissimo!» esclamò, abbracciandolo.
Il Magizoologo restò intontito per un attimo, sorpreso dalla sua risposta. Aprì gli occhi e vide il volto soddisfatto di Melody, che passava di lì. La ragazza gli fece un applauso silenzioso.
Lui rise leggermente.

«E tu, Mel?» chiese Tina, staccandosi.
«Oh beh… io…» la ragazza lanciò inevitabilmente un'occhiata a Newt. Non sapeva nemmeno perché. Fu interrotta da una voce familiare:
«Melody!»
Si girò. Davanti a lei c'era una bellissima donna dai morbidi capelli castani e il naso aquilino.
«Mamma…» sussurrò, guardandola.
La donna la strinse in un abbraccio:
«Cara! Mi sembrano passati anni!»
"Sono passati anni. Più anni ancora da quando le avete parlato l'ultima volta" pensò Newt.
«Ciao mamma…» fu tutto quello che riuscì a dire la ragazza.
In quel momento li raggiunse un uomo molto alto, dal viso allungato e i capelli scuri, che esclamò:
«Melanie!»
Melody emerito idiota" pensò Newt.
«È Melody» mimò la donna.
«Volevo dire Melody! Vieni dal tuo papà!»
Fu quella frase a fare perdere un battito a Newt. Il rapporto che aveva con Melody era più fraterno che paterno, ma gli fece capire che la ragazza aveva dove andare. Forse non l'avrebbe nemmeno mai più rivista.
«Ciao, papà» disse Melody, abbracciandolo.
«Come sei stata in questo tempo?» chiese la donna.
«Oh beh, ho imparato a cavarmela» mormorò la ragazza, accennando un sorriso.
«Anche noi. Usciti dall'ospedale abbiamo alloggiato in un albergo…»
«…la sauna era fantastica! E dovresti provare la piscina! Fortuna che io e tua madre ce la siamo potuti permettere. Abbiamo fatto bene a non lasciarti i soldi».
«Oh…»
Newt strinse i pugni: avevano lasciato la loro figlia senza nulla, senza nessuno che la curasse… e se n'erano andati in vacanza?!
«Vieni con noi, Melanie» disse il padre, prendendole la mano.
«È Melody!» gridò Tina.
«Ma… aspettate! Fatemi almeno saluta-»
«Nah. Sai come si usa questa cosa? Passaporta, giusto?» chiese il padre, prendendo in mano uno stivale.
Un secondo dopo, i tre non c'erano più.


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