Capitolo XVII
Con uno sbuffo porto un braccio sopra i miei occhi per coprirli dalla luce che filtra dalle tende mal tirate, allungando l'altro verso il mio cellulare.
Sul comodino.
A suonare la melodia della sveglia.
L'ennesima diventata oramai più un fastidio che altro. La quale viene zittita prontamente dai miei rapidi gesti, mentre porto davanti al mio volto l'infernale aggeggio elettronico.
Perché ho la sveglia attiva?
È domenica, dannazione.
L'unico giorno in cui mi concedo una dormita più sostanziosa.
Mi sono dimenticato di disattivarla?
Non è da me.
Come non lo è tirare le tende in maniera così somma... oh...
Alla mente cominciano a riaffiorare, uno dopo l'altro, i ricordi della sera precedente.
Il rientro a casa con sorpresa.
La discussione con Ayleen.
La scoperta della verità più scioccante degli ultimi miei trent'anni.
E... Ayleen, Ayleen ed ancora Ayleen.
La stessa rossa che sta ora dormendo profondamente accanto a me, coperta solamente dalle mie lenzuola.
Per un attimo avevo creduto d'essermi sognato ogni cosa, ma la sua presenza al mio fianco è tutto fuorché un sogno.
Se solo volessi potrei toccarla, pure come ho fatto ieri notte, ma... temo di svegliarla.
Il che sarebbe un vero peccato, considerando come pare serena.
Raggomitolata su se stessa, a fare respiri lenti quanto profondi. Per nulla disturbata dalla luce che prepotentemente si sta facendo più intensa.
Men che meno dal mio sguardo, incapace di staccarsi dalla sua splendida figura.
Chi l'avrebbe mai detto che sarei finito, proprio io, per innamorarmi?
Di una strega, poi?
Se il vecchio me fosse qui mi direbbe, con tono sarcastico quanto acido, che probabilmente sono sotto effetto di qualche strano intruglio, ma...
La verità è che Ayleen mi ha proprio conquistato.
Senza trucchi od inganni, solo... col suo spasmodico impegno.
Che io ho cercato in tutti i modi di tenere a distanza, soprattutto dopo quella maledetta sera.
Se ci ripenso... mi sento davvero in colpa.
Non solo non ho manco sentito il sapore dei suoi piatti, tanto ero in crisi, ma dopo ciò mi sono pure dileguato come uno stronzo.
Sbattendole la porta sul naso.
E per cosa, poi?
Estelle già sapeva chi era quell'essere.
Ancora fatico a crederci, però questo è un problema mio.
Dovuto a tutte le mie convinzioni degli ultimi anni, non certo ad una sorta di sfiducia nei confronti di Ayleen perché...
La verità è che io di lei mi fido.
Per davvero.
Il che ancora mi sconvolge, ma oramai non posso più negarlo.
Anzi, nemmeno voglio negarlo.
In effettivo non ci conosciamo da chissà quanto, ma in questi mesi ho comunque avuto modo d'aver a che fare con la vera Ayleen.
Una persona buona, onesta e dolce.
In grado di far aprire pure un cuore blindato a più mandate come il mio.
Il quale pensa di non essere ancora in grado di poter ricambiare il suo affetto come merita, ma che... per la prima volta desidera ardentemente trovare un'uscita dal tunnel in cui si era volontariamente infilato.
Per lei quanto per se stesso.
Credevo davvero che, il modo in cui stavo
vivendo, fosse il migliore.
Che quella fosse l'unica via per vivere in tranquillità senza rischiare d'incorrere in sentieri ancora più bui di quello in cui già ero, eppure...
Da quando ho incontrato Ayleen tutto vedo di fronte a me tranne che buio.
Il che mi ha spaventato non poco.
A causa del mio passato sono venuto su con determinate convinzioni, che di anno in anno si radicavano sempre più in me.
Pensieri che mi hanno spinto a diventare in un certo modo, a plasmarmi in base a ciò che credevo essere la giusta via.
Per questo, benché io mi sia trovato davanti ad una realtà più rosea, trovo comunque ancora difficile adattarmici completamente.
Com'è faticoso lasciarmi guardare davvero da altri, oltre i soliti tre.
Certo, Ayleen coi suoi modi di fare mi facilita le cose, ma resta il fatto che non sono abituato a mostrarmi così esposto come fatto ieri sera.
Nemmeno con la mia famiglia o con Jasper, perché pure a loro è concesso vedere poco del mio lato vulnerabile.
In parte per orgoglio, in parte perché ho sempre creduto di dovermi mostrare forte davanti alle persone a cui tengo e che desidero proteggere.
Eppure...
Ad una certa stavo pure quasi per piangere di fronte a questa ragazza.
Io.
Che non verso più mezza lacrima da quando avevo dieci anni.
La stessa persona che ieri si sarebbe tranquillamente lasciata andare tra le sue braccia, conscia di non aver nulla da temere.
Consapevole di poter mostrare anche i lati no di me, senza paura che essi potessero poi venir usati contro il mio essere.
Il che mi porta a comprendere le parole di mia sorella, uscite durante l'ennesima discussione partita dalla mia diffidenza nei confronti di Mason.
"Puoi dire quel che vuoi, ma sento nel profondo di me che lui è quello giusto. E sai perché? Perché davanti a lui mi sento libera e serena d'essere sia forte che debole." quasi urlava, durante il nostro battibecco.
Con uno sguardo così serio da farmi preoccupare non poco.
Uno sguardo che solo ora riesco a capire.
Non era ingenuità, men che meno entusiasmo dovuto dall'euforia che può scaturire da alcune nuove relazioni.
Era semplicemente... istinto, come lo chiama Ayleen.
Quel bottone che scatta in noi quando siamo davanti determinate persone.
Quello che spesso mettiamo da parte, o ignoriamo del tutto, per affidarci alla razionalità.
Perché fa strano basarsi sulle proprie sensazioni, più che su ciò che ci dice la testa. Anche se molte volte il nostro macinare e rimacinare i pensieri è più un autosabotaggio che altro.
Per questo, concentrandomi solo su ciò che provo a guardare Ayleen, riesco a comprendere il discorso di Estelle.
Stare accanto a lei mi fa sentire... in pace.
Come fossi con qualcuno con cui posso davvero riposare.
Magari concedermi pure di inciampare.
Perché con lei so di poter stare tranquillo, di non essere obbligato a mostrarmi sempre e comunque forte.
Perché... ognuno di noi necessita non solo di qualcuno in grado di supportarci, affinché si riesca a trovare la forza che sta in noi, ma di una persona capace pure di offrirci la sua spalla su cui rannicchiarsi in caso di bisogno.
Dopotutto, ogni persona è destinata a vivere momenti di massima e di minima.
Nessuno escluso.
Al contrario di quello che cercavo di dar a vedere.
Ah... se penso a quanto tempo ho sprecato in questi ultimi mesi mi viene da mettermi le mani nei capelli.
Ayleen probabilmente se ne uscirebbe dicendo che ogni cosa ha il suo tempo e luogo, ma... dai!
Ora come ora, avrei voluto fare le cose meglio con lei.
Nemmeno le ho detto che i suoi sentimenti sono ricambiati...
E farlo al suo risveglio mi pare un po' una paraculata, oltre che essere davvero poco elegante.
Ah...
Sono un completo idiota.
Ho perso la perfetta occasione, offertami ieri, ed ora non so come rimediare.
Soprattutto perché c'è ancora una parte di me che non crede di meritare tanto, dopo le molte relazioni superficiali avute.
Come pensa che lei possa aspirare a molto più del casino che sono.
Anche perché... con la scoperta di ieri ho superato solo uno dei miei molteplici problemi. Uno più insidioso dell'altro.
C'è però da dire che da ciò che abbiamo fatto non si torna indietro.
O meglio... non voglio tornare indietro.
Da qui si andrà solo avanti, anche se ancora non so come.
Forse potrei provare a chiedere consiglio a qualcuno, ma l'unica persona a cui potrei domandare è Jasper e... no.
Pur essendo l'unico che posso definire vero amico, so essere la persona sbagliata con cui fare certi discorsi.
Lo so che è la spia di Estelle.
Loro credono io sia all'oscuro della cosa, ma ne sono consapevole da anni oramai.
Per questo, Jasper è fuori questione.
Eppure, come percependo il mio pensiero rivolto a lui...
Sento il cellulare iniziare a squillare, nella mia mano. Mostrando sullo schermo proprio il nome del ragazzo.
Ma porca...
Che è, le corna del diavolo?
- Pronto? - rispondo, a tono basso.
Il più flebile possibile, per non svegliare la ragazza che ha deciso proprio ora di avvinghiarsi ai miei fianchi.
Continuando il suo riposo tra profondi sospiri.
Un'altra persona, al posto mio, avrebbe rifiutato la telefonata in una situazione del genere.
Ma la verità è che Jasper non mi chiama MAI di domenica, a parte quando siamo già in accordo per qualche uscita.
Per tale motivo, stranito dalla cosa, ho risposto senza pensarci.
Trovandomi a parlare con un castano tanto confuso quanto serio.
- Perché parli così piano? Hai mal di gola? - chiede, cambiando però subito discorso - Se è così mi spiace, ma dovevo proprio parlarti di una questione importante. -
- Lo sospettavo. Dimmi pure. - il suo tono mi rende irrequieto.
Jasper è uno che di rado si fa così pacato, fuori dalle questioni lavorative.
Quindi è, ahimé, facile presupporre sia accuduto qualcosa di spiacevole.
- Ricordi il giudice Henderson? -
- Non mi dire... - scuoto il capo - Chi è stato? -
Purtroppo, a causa di lavori come il suo od il mio, si finisce fin troppo spesso per diventare bersagli di gente insoddisfatta del nostro operato.
Però... dal ricevere delle minacce al metterle in pratica...
Certo, da anni trovavo la sua integrità morale essersene andata in una vacanza senza ritorno, ma non speravo mica in un qualcosa del genere.
- Oh, no Ethan. Hai capito male. - Jasper blocca il flusso delle mie riflessioni - Quello stronzo finirà per seppellirci tutti, probabilmente. Lo sai che l'erba cattiva non muore mai. - l'insulto gli esce dalle labbra più aspro del dovuto.
Altro campanello d'allarme.
- Quindi... quale sarebbe il problema? Quale riccone ha assolto sto giro? -
- Nessuno, ma... - tentenna, schiarendosi poi la voce - Ethan, ha nominato "quello" come candidato per il suo posto. Henderson sta per andare in pensione e vorrebbe lui... come giudice. -
- Con lui intendi... chi penso? - quasi mi sale il vomito, al solo pensiero.
- Sì, il "donatore" che è parte del vostro corredo genetico. - sospira - A quanto pare lo stronzo vuole farsi sostituire da uno pure peggiore di lui. -
- Ma la cosa non può andare in porto, non credi? Prima di poter diventare giudici bisogna passare controlli super scrupolosi della propria persona. Controlli che non può di certo superare. - cerco di convincere più me stesso che Jasper.
Il quale mi porta di fronte all'amara verità, di cui già ero al corrente.
- Come se gente come loro non fosse in grado di raggirare certe analisi. -
- No Jasper, non esiste. - serro i denti, sempre più nero - Henderson ha sempre fatto come gli pareva, ma non si è mai spinto oltre certi limiti. Per come sono non tollero nemmeno il suo di comportamento, immagino ricordi che una volta ho tentato di destituirlo venendo fermato dal mio capo. Mi fu detto che dovevo scegliere bene le mie battaglie, perché più di un giudice intendo a chiudere un occhio qua e là su piccoli reati... era meglio farsi un nome, così da poter combattere contro quelli ben più marci. Però mai mi sarei aspettato di trovarmi di fronte a questa situazione. - le tempie cominciano a pulsarmi - Mentirei a dire che non ho mai sognato di rovinare quell'essere, ma... ho sempre evitato. Per paura di far scoprire la verità ad Estelle ed anche per timore di ferire quei due, innocenti come eravamo io e mia sorella. Però, alla luce dei fatti, le cose sono ben diverse. Non esiste che lui diventi un giudice. Dovrà passare sul mio cadavere per riuscirci. -
- E sul mio, lo sai che puoi contare su di me. - ribatte serio - Solo... sei pronto all'eventualità che Estelle scopra tutto? È sempre stata una delle cose che più ti spaventava in assoluto. -
- Oh. - mi blocco, decidendo di confessare - In verità ciò non è più un problema. A quanto pare... lo sapeva già da anni. - abbasso lo sguardo, verso la persona che mi ha rivelato il tutto.
Scoprendola essere sveglia, in silenzio.
Per lasciarmi modo di finire la mia non più molto sussurrata chiamata.
Che diventa ancora più urlata a causa di un Jasper assai sconvolto.
- Come, scusa?! -
- È così. - continuo a fissare gli occhioni verdi di Ayleen, in grado di mettere in secondo piano pure una faccenda spinosa come quella appena esposta - Te ne parlerò meglio di persona, non mi va d'intraprendere pure questo discorso, dopo ciò che mi hai detto. -
- Uhm... ok, ma... tornando al resto, che hai in mente di fare? -
- Ci devo pensare. - mi ritrovo a pizzicare la guancia della rossa, con la mano libera. Sentendomi troppo sotto il suo attento sguardo - Qui oramai non si tratta più di fantasticazioni, ma di realtà da mettere in atto. -
- Hai ragione, ciò significa che è bene organizzare un buon ed inespugnabile piano d'azione. -
- Già. - osservo Ayleen fare una smorfia, mentre schiaffeggia la mia mano.
Mettendomi di umore nettamente migliore.
- Che è stato quel rumore? - domanda Jasper.
- Che rumore? - ribatto, decidendo di chiudere la conversazione - Comunque, ci vediamo domani per fare il punto della faccenda, che dici? -
- Ci sto, anche perché ho bisogno di sapere sta storia di Estelle. -
- Sì, ok. Come detto... te ne parlerò di persona. - sbuffo, meno scocciato di quanto dovrei essere dopo una rivelazione tanto funesta.
Che porta la telefonata a terminare con un "Mi sorprende tu sia così tranquillo, ma è un bene." seguito da rapidi saluti.
Atti a farmi concentrare sul nasino arricciato della ragazza ancora rannicchiata sul mio fianco.
Indispettita dal mio pizzico, ma più in allerta per la chiamata appena ricevuta.
- Stai bene? - mi domanda, con voce mezza impastata.
- Dovrei star male? - inarco un sopracciglio, guardandola nel suo insieme.
Facendola avvampare, per un istante.
Prima di diventare seria tutto d'un colpo.
- Ethan, non eludere le mie domande, per favore. - ribatte, con tono triste.
Che mi fa subito pentire della mia stupida uscita.
- Scusa. - mi passo nervosamente una mano sulla nuca, distogliendo lo sguardo - Mi servirà del tempo per abituarmi ad essere più diretto, riguardo certe questioni spinose. -
- Non pretendevo mi raccontassi la natura della telefonata. - si raddrizza un po', stringendo a sé il lenzuolo - Volevo solo sapere come ti senti... - allunga una mano, accarezzando il mio viso.
Mettendomi di fronte alla risposta che cercavo prima della chiamata di Jasper.
- Con te accanto... sereno. Più di quanto potessi anche solo sperare, dopo una notizia del genere. - mi sporgo, per baciare la sua fronte.
- Oh, beh... - sento il suo tono imbarazzato, prima ancora di vedere il suo viso rosso quanto i capelli. Il quale, puntati gli occhi sui miei ed una mano sul mio petto - Le tue parole mi rendono davvero felice, ma fammi dire che... riguardo quella brutta notizia, le cose andranno per il meglio. -
- Dici? L'hai visto in una visione? - le sorrido.
Ricevendo una risposta in grado di mettere al loro posto tutte le precedenti ansie.
Capace di farmi comprendere su cosa devo lavorare d'oggi in avanti, per potermi ritenere degno di questa dolce ragazza.
- In effetti sì, ma ciò stavolta non ha importanza. Stiamo parlando di te e questo mi basta per sapere che la faccenda si concluderà come deve. Dopotutto te l'ho già detto... io credo in te. -
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