Capitolo XII
- Ethan? - fisso il ragazzo accanto a mia madre, nella sala d'attesa del pronto soccorso.
Il quale solleva lo sguardo su di me con calma, ed un sorriso stampato in volto - Ayleen. -
- Un attimo... cosa?! - scatta mia madre, sorpresa quanto me - Vi conoscete? -
- Sì, Megan. - annuisce lui, in questo quadro a me così surreale.
- Megan? - domando confusa.
- Sono stata io a dirgli di chiamarmi per nome, anche se... col dare del tu ci stiamo ancora lavorando. - punta i suoi profondi occhi blu prima su di me, poi sul ragazzo - Non immaginavo vi conosceste, ma ora mi spiego la tua reazione. -
- Quale reazione? - mi avvicino, sempre più... stranita - Ma soprattutto... com'è che siete finiti qui assieme? -
- Nulla di che. - taglia corto il moro, sul primo quesito. Concentrandosi sul secondo - Ero presente durante l'incidente di tua madre. Così, dopo il fatto, mi sono offerto di accompagnarla qua. -
- Sei stato incredibilmente gentile e non finirò mai di ringraziarti, ma... - mi volto verso la donna - Perché dal suo tono deduco che sia stato ben più di un "calcio" al cordolo di un'aiuola? - le parole di Ethan mi hanno fatto suonare un campanello in testa.
Me lo sentivo che c'era qualcosa sotto ed ora ne ho avuto conferma.
- E tu com'è che riesci ad individuare certi dettagli dall'intonazione della sua voce? Come vi siete conosciuti? - cerca d'incrociare le gambe, finendo per fare una smorfia di dolore.
Che la fa desistere nell'intento, ma non in quello di assumere un'espressione tanto indagatrice quanto... sorniona.
- Ho portato mia sorella a fare una lettura nel suo negozio, per il compleanno. È così che ci siamo incontrati. - è Ethan a rispondere, con aria divertita.
- Ma non è finita lì, noto. Altrimenti... - mamma punta lo sguardo su di me, bisognosa di più dettagli - Vedendolo avresti detto qualcosa tipo "Ma tu sei..." non certo il suo nome. Con quella voce, poi. -
- La pianti di pressarmi in questa maniera? Qui l'unica che dovrebbe rispondere alle domande sei tu. - mi massaggio la fronte, esasperata - A volte sembro più io il genitore di te. -
- Solo perché mi diverto a stuzzicarti un po' e, di tanto in tanto, a tenerti sulle spine? - ridacchia.
- Vero che è divertente vedere le sue reazioni? - il moro si china su mia madre, per guardarla meno dall'alto.
- Ma... Ethan! Ti ci metti pure tu ora? - sento il forte istinto di sbattere la testa contro il muro.
Forse se lo faccio abbastanza forte riuscirò a farmi ricoverare, così da uscire da questa assurda situazione.
La quale, quasi certamente, è stata generata dalla mia scelta di evitare mia madre.
Che ha portato ad una modifica della mia visione, diventata pure più stressante di come doveva essere in origine.
- Oh, quindi gli dai anche del tu? La cosa si fa sempre più interessante. -
Il suo palese divertimento, unito al mio volto in fiamme, fa scoppiare il ragazzo a ridere.
Portandolo però, anche, a precedere le mie lamentele con una spiegazione.
- Mi spiace deluderla, Megan, ma tra sua figlia e me non c'è nulla di scabroso. Solo un'insolita amicizia. - le sorride.
Quindi... mi considera almeno un'amica, eh?
Wow, non me l'aspettavo.
Anche se un po' ci speravo.
Al contrario di questa situazione, che mi auguravo di poter evitare.
Con mia madre meno allegra e più indagatrice.
- Insolita in che senso? - si fa ora più guardinga.
- Mi auguro non stia pensando a nulla di strano, perché così non è. - Ethan viene colto di sorpresa. Trovandosi quasi in imbarazzo davanti alla possibile travisazione.
- Questa però non è una risposta alla mia domanda. - insiste, facendomi intervenire.
Prima che lo spinga a rivelare, in mezzo ad un pronto soccorso gremito di persone, la verità.
Raccontata con fatica solo alla sorella.
- Insolita nel senso che è cominciata in modo inusuale. - spiego - All'inizio ci sopportavamo ben poco, al contrario di com'è adesso. -
- Tutto qui? - percepisce dell'altro, dal mio modo di fare.
- No, ma il resto lo saprai a casa. Sai bene che non si parla di certi argomenti in pubblico. - scuoto il capo.
- Oh, ho capito. - scatta, realizzando che il resto riguarda il nostro lavoro.
Che negli anni abbiamo imparato bene a non sbandierare troppo liberamente.
Nel tempo la considerazione di noi streghe è migliorata, dandoci modo di parlarne con più tranquillità, ma... non abbastanza da concederci di urlarlo in mezzo ad una folla del genere.
Che, con grande facilità, potrebbe contenere persone ben più ostili di com'era Ethan all'inizio.
Senza contare che, Ethan stesso, non gradirebbe la cosa. Anzi.
- Ottimo, quindi... tornando a noi. Come ti sei fatta male? - la fisso sospettosa - E stavolta gradirei tutta la verità. -
- L'hai detto tu che non si parla di certi argomenti in pubblico. - scrolla le spalle.
- Non fare la furba, non me la dai a bere. - le punto contro un dito - Lo dici solo per non confessare. -
- Veramente, alla luce dei fatti posso confermare le parole di tua madre. - interviene il moro.
- Nel senso? - lo fisso confusa.
- Diciamo che mi è quasi sembrato di assistere ad un qualcosa di già visto. Durante un certo incidente causato da un certo ubriaco. -
- Che incidente con un ubriaco? - scatta mamma, in allerta.
Cogliendomi in fallo.
- Ehm... ecco... -
- Nulla che necessitasse di un giro al pronto soccorso. - risponde Ethan, con nonchalance.
- Mica l'ho fatto di proposito a rompermi questo dannato ossicino. - sbuffa, tentando d'alzarsi in piedi.
Fermata dal ragazzo, più veloce e vicino di me.
- Ne avevamo già parlato. Gli infermieri le lasciano usare la sedia a rotelle per salire in macchina. -
- Che differenza fa? Tanto poi dovrò camminare per entrare in casa di Ayleen. -
- È comunque meglio sforzare il piede il meno possibile. - comincio a guardarmi attorno - Potrei parlare col medico che ti ha visitata, prima d'andare a casa? -
- Ethan sa tutto, puoi farti riferire le cose da lui, no? In fondo mi pare di aver compreso che siete abbastanza in confidenza, da potervi aggiornare in un secondo momento, giusto? Se proprio non ti fidi delle mie parole. -
- Perché non vuoi che ci parli? Hai altro da nascondere? - la scruto sospettosa.
- No, gradirei solo uscire da qua. L'energia che aleggia negli ospedali... mi dà alla testa. - si massaggia le tempie - Tu non sei qui dentro da tanto quanto me. -
- In effetti abbiamo aspettato quasi due ore prima che la visitassero. - commenta Ethan, lasciandomi di sasso.
- Due... due ore?! E perché non mi hai chiamata prima? - la guardo allucinata, rivolgendomi poi al ragazzo - Ethan, mi spiace davvero molto. Se solo avessi saputo... e pensare che sei pure così occupato in questo periodo. - scuoto il capo.
- Non preoccuparti. È stato un piacere. - sorride a mia madre - Inoltre stavo iniziando a dar di matto, preso com'ero dal lavoro. Avevo proprio bisogno di staccare un po' la spina. Anche se, con questo, non voglio dire che sono felice che Megan si sia fatta male. -
Il suo fare dolce mi colpisce.
Ethan è palesemente una persona buona, ma questa è la prima volta che lo vedo comportarsi in maniera così garbata con qualcuno.
E non un qualcuno a caso, ma proprio mia madre.
Che pare stravedere per lui.
E come darle torto... il ragazzo le è stato accanto più di quello che ci si potesse mai aspettare da un estraneo.
- Sei così caro. - gli stringe un braccio - Perché non ceni con noi stasera? Vorrei ringraziarti per tutta la gentilezza che mi hai dimostrato. L'ultima volta che sono venuta qua, Ayleen mi ha portata in un ristorantino davvero ottimo. -
- Non è male come idea, ma sarebbe meglio ordinare ad asporto, allora. - ragiono - Per il piede. -
L'idea di cenare sia con mamma che con Ethan mi rende abbastanza nervosa, ma trovo sia molto più importante ringraziare il moro.
Dopo oggi gli devo molto, anche se lui dirà certamente che è il contrario.
Ricordo ancora le molteplici lamentele fatte, quando ho rifiutato il compenso che voleva darmi dopo la nostra prima lezione.
- Non credo che quel posto abbia l'opzione di ordinare ad asporto. - riflette mamma - A questo punto potresti cucinare tu qualcosa. - alza lo sguardo, verso Ethan - Forse lo sai già, ma Ayleen è davvero brava in cucina. Da piccola era praticamente sempre attaccata a mio padre, che amava cucinare di tutto. Così, da lui, ha imparato molto. Pure più di quanto abbia appreso io. -
Gli occhi del ragazzo si posano su di me sorridenti. Per poi tornare a mia madre.
- No, veramente non ho ancora mai avuto l'onore d'assaggiare qualcosa preparato da lei. A parte qualche tisana. E, ahimé, temo che non avrò modo di farlo oggi. - avvicina a lei la sedia a rotelle accanto a noi - È da più di una settimana che non mi faccio vedere da mia madre e se stasera non mi presento a cena da lei e mia sorella... ho paura finirò col trovarmele al telegiornale con manifesti di scomparsa. - ridacchia.
- Addirittura? - l'aiutiamo a sedersi, mentre ride.
- Forse sono stato un po' eccessivo, ma so che finirà per agitarsi vedendomi saltare la seconda cena consecutiva. Di solito mangio con loro ogni sabato o domenica, però già la volta scorsa non sono andato per impegni lavorativi. E... come dire, la volta precedente che non mi ero fatto vedere era stato per non dover raccontare loro di un certo incidente, che poi hanno scoperto comunque. Perciò, so che rischio di metterle davvero in ansia evitando di farmi vedere. -
- Lo comprendo, anche se mi spiace. - annuisce - Sarà per un'altra volta, che dici? Non sono una persona che apprezza lasciare in debito le buone azioni. -
- Si preoccupa troppo. Alla fine le ho solo fatto compagnia. - ci avviamo verso l'uscita, ringraziando il personale in giro - Inoltre, come detto prima, mi ha dato modo di staccare la spina dal mio lavoro. -
- Sei molto dolce, ma ci tengo ad offrirti almeno un pasto. -
- Mia madre ha ragione, è il minimo. - gli sorrido, sentendo gli occhi della donna scrutarmi fin nell'anima.
Il che mi fa distogliere lo sguardo dal ragazzo.
Che sento trattenere una risata.
- Allora accetto volentieri. Mi farebbe piacere sentire altre storia sulla piccola Ayleen. - si china su mia madre, lanciandomi uno sguardo divertito.
- Oh, di quelle ne ho a bizzeffe da raccontare. - ridacchia.
- Grazie, eh. - sospiro, arrivati alla mia macchina.
- Sicure di non aver bisogno d'aiuto per il rientro? - Ethan aiuta mia madre a mettersi il più comoda possibile in auto.
- Vi state preoccupando troppo. Non è che posso star ferma immobile fino al rinsaldamento dell'osso. Devo fare in modo di non caricare troppo peso, ma posso camminare. -
- Allora direi che è giunto il momento, per me, d'andare. - ci fa un cenno col capo - Ma prima riporto questa dentro. - tira a sé la sedia.
- No, lascia. - mi sporgo verso di lui - Faccio io, scherzi? Ti abbiamo disturbato anche troppo. -
- Ma quale disturbo e disturbo. Inoltre ho la macchina quasi all'ingresso, sono di strada. - ribatte calmo.
Portandomi di fronte al momento del saluto che, con mia sorpresa, finisce col rendermi triste.
Vedere Ethan, pure in tali circostanze, è stato piacevole. Soprattutto considerando da quanto era che non sentivo la sua voce.
Due settimane non sono poi molte, anzi.
A conti fatti sono pure più giorni di quanti io ne ho passati col ragazzo, eppure...
È innegabile che mi è mancato.
Più di quanto volessi ammettere a me stessa.
Per tale motivo mi ritrovo a dispiacermi, a doverlo salutare.
Anche se mica posso trattenerlo. Già ha fatto troppo.
- Oh, allora... - mi dondolo sul posto - Ancora gra... -
- Ah, Ayleen! - mia madre mi blocca - Sono una vera sbadata. Ho dimenticato la borsa dentro il pronto soccorso. Dev'essere sulla sedia dov'ero. -
- Ma che dici? - mi volto di scatto verso di lei, guardandola storto - Te l'ho passata io, quando ti sei messa su quella a rotelle. -
- Forse hai pensato di farlo, ma qui non c'è nulla. Guarda. - mi indica la zona attorno a sé.
Vuota.
- Ma è assurdo... - controllo anche i sedili posteriori.
Vuoti anch'essi.
- A volte si è così concentrati a pensare ad una determinata azione che si finisce col credere d'averla fatta, anche quando così non è. - si sistema meglio - Ma non preoccuparti. Sono certa che è ancora dove l'ho lasciata. Perché non vai a prenderla con Ethan? Tanto pure lui va da quella parte, no? -
- Uhm... ok. - la lincio con lo sguardo, sentendo puzza di tranello.
Sono quasi certa che l'abbia nascosta sotto il sedile, ma se la smascherassi mi ritroverei in una situazione assai imbarazzante con Ethan.
Già così gli intenti di mia madre erano abbastanza palesi, vorrei evitare di chiarirli ancora di più.
- Grazie, io ti aspetto qua. Bella ferma. - mi saluta con la mano, rivolgendosi poi al ragazzo - E con te ci si vede la prossima volta. È stato un piacere conoscerti. -
- Lo stesso per me. - le sorride, avviandosi poi con me.
In questa sorta di strana camminata tra noi.
- Tua madre è davvero una persona socievole e simpatica. - è Ethan a parlare per primo - Anche se dovrebbe imparare a nascondere meglio i suoi piani per trovare un compagno a sua figlia. La sua piccola si imbarazza facilmente a trovarsi in mezzo a certi escogitamenti. -
- Perché? Il ragazzo con cui ha provato a combinarmi adora vedermi in tale stato, no? - m'impongo di non cedere.
- Questo è vero. Non sai quante volte sono stato sul punto di scoppiare a ridere. - ghigna - Soprattutto quando l'ho notata nascondere la borsa sotto il sedile, col piede buono. -
- Aspetta!! Quindi davvero gliel'avevo passata! - scatto, avvampando - Quella... -
- Eddai, non prendertela. - ride, posando una mano sulla mia testa - Non l'ha certo fatto con cattiveria. -
- Questo lo so, ma... - mi copro il volto - Che vergogna. Mi dispiace averti messo in mezzo a questa situazione. -
Quando tornerò alla macchina dovrò parlarci per bene con quella dispettosa.
- Figurati. Vedila come karma. - sposta la mano che copriva i miei occhi - In fondo pure io ti avevo fatta finire in qualcosa di simile. -
- Non credevo ti avrei mai sentito parlare di karma. - la cosa mi fa sorgere in volto un sorriso fin troppo soddisfatto.
- Eh, che vuoi? Temo d'essere entrato in un mondo dal quale sarà difficile uscire. - mi ruba la sedia dalle mani, riportandola al personale dell'ospedale.
Tornando subito da me - Non che abbia intenzione d'uscirne. D'altronde sto trovando dentro d'esso molto più di semplici risposte ai miei dubbi. -
La sua frase mi spiazza, facendo fare le capriole al mio cuore.
- O-Ovvero? - fatico a mantenere il contatto visivo.
- Una persona che sta iniziando a diventarmi particolarmente cara, per mia sorpresa. - mi dà il colpo di grazia, con un sorriso assai... disarmante.
In grado di mandare completamente fuori uso il collegamento tra cervello, cuore e bocca.
- Eh? Cioè... ecco... i-io... -
- Mi era mancato vederti in crisi. - soffia una risata, allontanandosi di un passo - Ora è meglio che vada, però. Si sta facendo tardi e tua madre potrebbe farsi idee ancora più strane di quelle che già le frullano per la mente. -
- Più strane di ciò che realmente è accaduto poco fa? La vedo difficile... - bofonchio, a testa bassa.
- Uhm? Che hai detto? Non ho capito mezza parola. -
- N-Niente. Solo... - lo guardo di sottecchi - Grazie davvero, per oggi. -
- Figurati. È stato un bel pomeriggio, tutto sommato. - ridacchia - Ora aspetto con ansia d'assaggiare i tuoi manicaretti. Megan mi ha riempito di aspettative. -
- Ti converrà ridimensionarle. - mi ciondolo sul posto - Non sono brava come da lei decantato. -
- Detto da chi tende spesso ad essere fin troppo modesta è poco credibile. Comunque ora vado, davvero. - mi saluta, portando il nostro surreale incontro al suo termine.
Che mi lascia nel cuore una confusione da record.
Le persone possono esserci care in modi differenti. Possiamo ritenere speciali amici come parenti, amanti come persone di famiglia.
L'affetto ha innumerevoli forme, ma in qualunque d'essa io ricada... una cosa è certa.
Dopo oggi sarà solo più difficile mettere da parte ciò che in me sta crescendo per Ethan.
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