Capitolo VIII

- È permesso? Ti disturbo, Ayleen? - il campanello alla porta del negozio suona, facendo entrare non solo la voce, ma pure la testa di Ethan.

Non del tutto convinto di varcare completamente la soglia.

- Eh? Ah... no. Prego, sei arrivato durante un momento buco. - non riesco a guardarlo negli occhi, sentendo il mio cuore giocare al martello pneumatico.

Perché è qui?

Perché proprio adesso, dopo la telefonata con Jasper?

Quindi non ha chiuso la chiamata perché stava per farsi scoprire da Ethan...

Dato che Ethan è qua.

Qua.

Davanti a me.

In carne ed ossa.

- Ottimo, temevo di trovarti in un brutto momento. - entra, guardandosi attorno. Come fosse la prima volta che vede il mio negozio - Per un attimo ho pensato di cercarti stasera a casa, ma sarebbe stato solo più strano. -

- Cercarmi? Mi devi dire qualcosa? - le parole di Jasper continuano a girarmi per la testa, mentre cerco di tenerle a bada.

Potrebbe essere davvero che Ethan mi trovi affascinante come la penso io di lui, ma non sembra affatto il tipo di persona che fa la corte alle donne.

Nemmeno quando ne vede una di suo interesse.

Ho come la sensazione che di norma sia il contrario.

Pertanto... dubito lui sia qua per chiedermi di uscire o simili. Solo che...

Jasper è dentro la mia testa!!

Lui, con i suoi dannati discorsi sulla chimica evidente tra noi!

- Sì, la madre del bambino che hai salvato vuole sporgere denuncia contro... - lo blocco, terminando la frase al suo posto - Contro l'ubriaco, per procurato danno emotivo. -

- Una visione? - inarca un sopracciglio.

Facendomi sorridere interiormente.

Al nostro primo incontro avrebbe certamente tirato fuori qualcosa tipo "L'hai letto sui giornali o su internet".

- Jasper. - rispondo, vedendolo irrigidirsi di colpo.

- È passato di qui? -

- No, mi ha telefonato poco fa. -

- E ti ha parlato del fatto che ti vogliono come testimone...? - sento la sua domanda nella domanda.

Il timore che mi abbia raccontato ben più dei dettagli inerenti al caso dell'incidente.

- Sì, doveva dirmi altro? - chiedo, cercando di bypassare la cosa.

Per quanto sia evidente che tiene a Jasper, il castano ha ragione. Ethan lo farebbe fuori se sapesse cos'ha osato dirmi.

- No, a parte il fatto che non sarò io l'avvocato dell'accusa. Essendo un testimone, come te. - avanza, iniziando ad osservare gli scaffali pieni dei prodotti in vendita.

- Ha senso. - lo raggiungo, notandolo fissare l'angolo con gli oli essenziali - Mi spiace deluderti, non vendo nessuna pozione alla coda di lucertola ed occhi di rana. In compenso, l'olio essenziale di tea tree può aiutare con problematiche come le afte in bocca. -

- Veramente stavo guardando questo. - ne indica uno in particolare. Senza batter ciglio per la mia battuta.

- Quello di neroli? - seguo il suo dito - È ricavato da un agrume ed ha proprietà calmanti, riequilibranti e rigeneranti. -

- Come può sia calmare che rigenerare? - lo studia con aria confusa.

- Una dormita può sia calmarci che rigenerarci, perciò... si può. - trattengo le risate - Inoltre è piuttosto utile in caso di pidocchi, che lo detestano. Infatti ne vendo parecchi quando ne spuntano in una delle scuole qui attorno. -

- Pidocchi? Che cosa strana. - torna a guardarmi - Nostra madre è sempre stata una più da rimedi alternativi che farmaci, quando possibile, ma certe cose non le avevo mai sentite nemmeno nominare. -

- Vuoi sentirne il profumo? Ce n'è uno aperto di ogni tipo, proprio per dar modo di sentirli come si deve. - trovo sempre più curioso il suo interesse.

È come stesse cercando di trovare il modo di chiedermi qualcosa.

- Magari la prossima volta. Oggi sono un po' di fretta. -

Di fretta non si direbbe, ma...

- Prossima volta? Pensavo detestassi il mio negozio. - uno strano senso di fermento cresce in me.

- Ed io pensavo che sta cosa fosse superata. - serra le labbra. Facendomi capire che l'ho fatto ritrarre.

- Scusa, scusa. Era solo una battuta. - alzo le mani in segno di resa - Volevi forse chiedermi qualcosa, oltre ad essere venuto per dirmi della testimonianza per il processo? -

- In effetti sì. - annuisce, sempre più a disagio.

- Riguardo... Estelle? - la butto lì, vedendolo scattare.

- Eh? -

- Sabato l'hai vista in giro con un ragazzo. Sei forse qui per... - mi blocca - No, no. Quella questione è già... col cazzo, non è chiusa, ma non sono qui per quello. - schiocca la lingua, infastidito.

- Ok... -

Credo sia il caso io scriva ad Estelle dopo... giusto per assicurarmi sia tutto ok.

Fosse il contrario mi sentirei non poco responsabile.

- Quindi... il vero motivo per cui sei qui è...? - cerco invano di intercettare il suo sguardo.

Prima ero io che non volevo guardarlo ed ora che non è più così... è lui ad evitare il mio.

Karma.

- È abbastanza difficile da dire, per me. - esordisce in fine, dopo interminabili attimi di silenzio. Carico di tensione - Soprattutto considerando che ancora non ho ben chiaro cosa penso riguardo questa faccenda... di... questo... - indica il negozio, poi me.

Risposta che mi stranisce solo di più.

Oltre che spingere la mia fantasia a vagare verso i discorsi di Jasper, di nuovo.

- Come ti ho già detto... non leggo nel pensiero. Perciò avrei bisogno di qualche dettaglio in più. -

- Come spiegare... - si strofina una mano sulla nuca, con fare nervoso - Vorrei saperne di più su ciò che dici di saper fare. -

- Su ciò che dico... di saper fare? - marco il "dico".

- Non chiedermi di riformulare la frase. - è terribilmente in difficoltà, al punto da guardarmi solo per chiedermi di soprassedere sulla cosa.

- Ok, a piccoli passi. - gli concedo.

- Molto piccoli. -

- Non capisco, onestamente. - lo guardo sempre più confusa - Se tutto questo ti fa sentire così tanto a disagio perché vuoi saperne di più? -

Qui non si tratta di me, lo capisco chiaramente.

- Non posso negare ciò che hai detto il giorno del compleanno di Estelle, men che meno ciò che hai fatto sabato. E questo, unito pure alla questione avvenuta in tribunale, mi ha portato a farmi mille domande. Alle quali non riesco a trovare risposta. Cosa che mi manda ai matti. -

- Perciò... credi che facendoti spiegare di più riuscirai a metterti il cuore in pace? -

- Ne dubito. Infatti non è per questo che ti ho fatto tale richiesta. - scuote il capo.

Confondendomi per l'ennesima volta.

Santo cielo... dovrebbero scrivere un manuale d'istruzioni per comprendere questo ragazzo.

- Quindi vuoi che io ti parli del mondo per come lo conosco perché...? -

- Voglio sapere meglio come funziona quella cosa delle questioni passate. - risponde, a fatica, ma con estrema enfasi.

- Parli delle divinazioni sugli eventi passati che condizionano il nostro presente? -

- Quella roba lì. - annuisce.

Ed un campanello d'allarme comincia a risuonare nella mia testa.

- Non vorrai fare un'altra lettu... - frena il flusso delle mie parole - No. Proprio no. - scuote il capo - Almeno, non per il momento. Non finché non ci avrò capito di più. -

- Meno male, perché questo non è affatto il momento giusto per te. Non sei pronto per rifare una cosa del genere. - inizio a camminare per il negozio, nervosa - Anzi, prima ancora di pensare a questo... sicuro di voler provare a comprendere di più? -

- Sì, mal che vada finirò col farmi un'idea più chiara di questo genere di... pratiche. In positivo o negativo. - pare davvero convinto - Sempre che a te vada bene spiegarmi qualcosa di ciò. - intercetta il mio sguardo, perso nei suoi mille pensieri e dubbi.

- Certo che mi va bene, non è questo che mi preoccupa. - scuoto il capo - Solo... cos'è che ti ha spinto a venir qua? Mi pareva che ritenessi il tuo mondo perfetto com'era. -

- Ha importanza sapere cosa mi ha portato a fare questa decisione? - sbuffa.

- Molta. - lo fisso seria - Il tuo stato d'animo, il modo in cui mi giudichi, la mia concentrazione, il mio di stato d'animo... tutti questi fattori e molti altri incidono su ciò che faccio. Anche se, in particolar modo, sulle divinazioni. -

- Mi pare comunque che tu sia riuscita a centrare il bersaglio quella sera. -

- È difficile da far comprendere, essendo che non puoi averne una prova pratica in prima persona, ma... è come guardare una scena oltre una porta, tramite il foro della chiave piuttosto che essere direttamente nella stanza in questione. - spiego.

- Direi invece che l'esempio spiega bene il concetto. - annuisce.

- Resta il fatto che se vuoi imbarcarti in un percorso del genere, devi metterti ben bene nell'ottica giusta. Serve molta forza per giungere a certi traguardi. - mi stringo le mani al petto, in ansia.

Già una volta ho sbagliato con lui.

E non voglio recargli alcun danno, dopo ciò che già ha vissuto.

Per questo ci andrò giù ancor più che con i piedi di piombo.

Trovo incoraggiante il fatto che lui voglia avvicinarsi a determinate tematiche, mettendo la parola "forse" accanto a tutto lo scetticismo precedente, ma ciò non toglie che un semplice "forse" non basta.

Per la sua psiche, intendo.

- Credo ci sia stato un fraintendimento. - mi si avvicina, con sguardo curioso - Quella sera il mio atteggiamento è dipeso dalla presenza di mia sorella. Come ti dissi, ci vuole ben altro per ferirmi. Di forza ne ho quanta ne vuoi. - aggiunge con fare calmo - Il mio disagio non ha nulla a che fare con la paura di riesumare vecchi fantasmi, i quali sono parecchio vividi ogni giorno. Il problema sta nella nebulosità che sta attorno a tutto questo, l'incapacità di poter toccare con mano... -

- Vedo da me che non sei il tipo di persona che si scoraggia facilmente, ma la verità è che nessuno di noi sa a pieno cosa possiamo sopportare e cosa no. Come, a volte, non riusciamo a renderci conto del modo in cui determinati eventi ci influenzano. Pure se convinti del contrario. - sospiro.

- Ti ha proprio segnata la mia reazione di quella volta, eh? - inarca un sopracciglio, ridacchiando.

- Mi sono comportata in maniera infantile e non voglio ripetere lo stesso errore. -

- Il che mi sembra tu l'abbia ribadito alla grande, non credi? O forse non vuoi nemmeno provarci, con un caso cinico del mio calibro? - ghigna, andando a sedersi sul divanetto.

Sorprendendomi, l'attimo dopo, decidendo di accarezzare Ghrian. Che, stranamente curioso, solleva il muso verso il ragazzo. Studiandolo con i suoi luccicanti occhi verdi.

- Pensavo non ti piacessero i gatti. - lo vedo grattargli il mento, per poi rivolgendosi a me senza voltarsi - Stai evitando le mie domande? Comunque... mi piacciono, anche se immagino fosse normale fraintendere. Quando l'ho visto la prima volta ho pensato l'avessi preso per far scena. La strega col gatto nero, uno stereotipo fatto e finito. -

- Mia madre ha adottato Ghrian, perché mi facesse compagnia nella nuova casa. - il micio salta giù dal divano, per venire a strusciarsi sulle mie gambe - Ma per tornare ai tuoi quesiti, mi farebbe piacere rispondere a tutte le tue domande in materia. Tenendo però conto di una cosa. - prendo in braccio Ghrian.

- Ovvero? - si alza, curioso.

- Se alla fine sarai ancora convinto di voler riprovare ad immergerti nel tuo passato... non aspettarti che acconsentirò a piè pari. Non mi adopererò per un "sono pronto", ma solo ed unicamente quando riterrò io che tu lo sia. -

Al che... il suo ghigno divertito si allarga, mentre a grandi passi avanza verso di noi - Ripeto... - allunga una mano, per accarezzare Ghrian tra le mie braccia - Ho capito, tranquilla. -

Il suo occhi puntati su di me, mai stati così vicini come il quel momento.

- B-Bene. - mi sento un po' sotto pressione, a causa dell'improvviso cambio d'atmosfera.

Nonché per la sua vicinanza, lì chino sul mio gatto.

Intento a fargli le coccole senza badare al fatto che mi sta tra le braccia.

- Certo che ha proprio degli occhi meravigliosi. - commenta d'un tratto, facendomi mancare un battito. Dandomi pure modo di realizzare che stavo trattenendo il respiro - Così brillanti, diretti e sinceri. - è il colpo di grazia che sferra.

Mandando il mio cervello, assieme al cuore, in tilt.

Parlava di quelli di Ghrian, vero?

No, perché...

Sento il viso completamente in fiamme.

Ed è lì, proprio nel momento peggiore, che si rimette dritto. Incastrando in maniera fin troppo diretta il mio sguardo.

- Te l'hanno mai detto che sei buffa? - esordisce, trattenendo una risata.

- B-Buffa?! - scatto, indispettendo Ghrian che miagolando mi domanda di scendere.

Mentre il mio imbarazzo misto a confusione cresce in maniera esponenziale.

- Sì, ti agiti per cose davvero strane. - inclina leggermente il capo, divertito. Per poi sfoderare un tono assai più pacato quanto profondo - Parlavo degli occhi del gatto. -

- Era ovvio, che credi? - m'irrigidisco, diventando probabilmente ancora più rossa - Piuttosto... non dicevi d'essere di fretta? Immagino tu debba portare quel sacchetto a qualcuno. - indico la sua mano sinistra, che regge una piccola busta di carta - Ce l'hai con te dal tuo arrivo. - lo noto stringere la presa sul manico.

- Veramente devo andare a preparare la vittima di un crimine, alla potenziali domande scomode che potrebbe subire durante l'imminente processo. - si avvia alla porta - Ma prima d'andare... - non conclude la frase, voltandosi solo verso di me.

In silenzio.

- Sarebbe il caso di scambiarci i numeri, no? Per aver modo di fissare gli incontri per... le lezioni. - non so come altro definirle.

- Oh, già. Buona idea. - annuisce, tirando fuori dalla tasca il cellulare. Che mi porta a salvare sul mio il suo numero.

Per davvero.

- Allora... buon lavoro. - lo saluto, vedendolo però fermo sull'uscio.

Con uno strano conflitto nello sguardo.

- Sì, anche a te. - ribatte, senza muoversi di un passo.

- C'è altro? - domando stra confusa, prima di notare e sentire la porta aprirsi. Dalla quale entra la signora Miller, una mia cliente abituale.

Che sblocca la situazione.

- Sì, questo. - Ethan mi piazza tra le mani, d'improvviso, il sacchetto che aveva con sé. Per poi fare un cenno del capo ad entrambi - Buona giornata. - evapora.

Come neve al sole.

Sparendo senza alcuna spiegazione.

- Che giovane timido. - ride la donna, guardandomi - Il tuo ragazzo, Ayleen cara? -

- Eh? No. - scuoto il capo - Solo... un conoscente. - non so come altro classificarlo.

Mentre fisso perplessa il sacchetto, dal quale sento uscire un dolce profumo.

Quindi era per me?

Ethan è proprio strano.

- Un conoscente, eh? - sento il suo sguardo su di me.

- Sì. - mi riprendo - Le serviva qualcosa di nuovo o sempre il solito? -

- Il solito, grazie. Anche se prima gradirei controllassi il contenuto di quella busta, sembrava qualcosa d'importante. - mi sorride.

- Non vorrei farle perdere tempo, so che è sempre molto impegnata. - non sono del tutto convinta d'essere pronta ad aprire ora il sacchetto.

- Tranquilla. Non si tratta mica di una faccenda che richiede ore. - ridacchia - Fa pure. -

Al che, praticamente costretta, estraggo il contenuto.

Un vassoio incartato che, aperto, rivela davanti a me dei waffles. Con cioccolata fusa sopra.

- Gentile, questo conoscente. -

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top