Parte 1: L'inseguimento

"NO!"
Uff... Che corsa. Con il fiatone, Jyll si sistemò la faretra sulla schiena, che aveva pericolosamente dondolato nell'inseguimento. Colse l'occasione per allacciare meglio la striscia di pelle che teneva il contenitore agganciato alla sua schiena e controllò la fibbia.
Mmh, arrugginita. Andava sostituita. Ma con cosa? Al villaggio non c'erano fabbri, né tantomeno risorse minerarie per procurarsi il materiale. L'avevano ricavata da una vecchia cintura del padre di Jyll, un erborista piltoverino da cui la figlia aveva ereditato i capelli scarlatti che le coprivano il viso, appiccicati per il sudore, il bianco colore di pelle, la sbadataggine e la perenne testa tra le nuvole. Era morto da un paio d'anni, ormai, di una malattia contratta nello studiare delle piante paludose. Era stata una fine lunga, ma indolore. Markus Rûs era un esimio dottore ed erborista conosciuto in tutta Piltover, venuto nella giungla di Ixtal per motivi scientifici. Lì, mentre con un assistente e un paio di servitori esaminavano degli alberi, da quegli alberi piombò giù una scimmia talmente grossa e pazza di rabbia che pareva una creatura del Vuoto. Più veloce del lampo, quel mostro aveva frantumato la testa di un servitore e rotto in due la carabina del professore prima ancora che potesse puntarla. Le ferite sul suo corpo indicavano che conoscesse già le armi da fuoco e il loro letale potere. Rosso di furore, il primate stava per concludere il massacro quando dei cacciatori del villaggio vicino, che ci aveva rimesso una mezza dozzina di abitanti grazie a quell'abominio, intervennero prendendolo di sorpresa e riuscendo a mettere a segno numerosi colpi importanti. La creatura morì sgozzata, ma non per causa d'un essere umano: un gigantesco "coso" (fu talmente rapido da impedire ai presenti di vederlo chiaramente) albino aveva tagliato la gola al mammifero con un artiglio, i testimoni assicurano, lungo almeno mezzo metro. Prima ancora che la scimmia morisse, se l'è caricata sulle spalle ed è partito di corsa tra gli alberi e il fogliame, senza che si capisse un accidenti di quanto successo. Dopo alcuni secondi di totale sorpresa, gli indigeni hanno portato (non senza qualche sospetto o diverbio) i piltoverini al villaggio. Lì, Markus ha conosciuto la futura madre di Jyll, e da cosa nasce cosa, finché non è nato qualcos'altro: la loro figlia.
Una tenera, dolce, urlante bambina con gli occhi verdi della madre e i capelli rossi del padre.
La chiamavano "La loro gioia".
Il villaggio la chiamava "Polmoni di fata".
Quando era piccina, non passava notte che non svegliasse l'intero villaggio. Eh, che c'è da fare, sono neonati...
Comunque, con la conoscenza del padre in fatto di piante e diciannove anni e qualche mese vissuti nel villaggio materno, Jyll ha avuto le carte in regola per diventare una tra le migliori cacciatrici, specialmente quando lavora da sola e si immerge completamente nella natura e nelle sensazioni.

Quella caccia, però, non stava andando bene. Era un brutto periodo per il villaggio. Era bastata una leggera siccità perché gli animali si spostassero più a est, in cerca di più acqua. L'avevano fatto gli erbivori e i carnivori li avevano seguiti, ovviamente non senza scannarsi tra loro. Ora il villaggio rischiava la fame, dato anche che non c'erano molti cacciatori giovani e pronti a cacciare. Ogni preda portata al villaggio significava sopravvivere per un altro giorno. Ogni singolo animale era essenziale, perché voleva dire vita. E, proprio adesso, un grosso cervo, bello in carne, che avrebbe dato da mangiare a tutti per almeno due giorni interi, li aveva sentiti ed era fuggito. Maledicendosi per l'errore, Navia aveva provato a inchiodarlo al suolo scagliando la lancia, ma niente. Elly, scuotendo i capelli biondi, si era demoralizzata. Jyll era stata l'unica delle tre a correre dietro al cervo, decisa a stenderlo. Tuttavia, quando la rossa stava per tirare d'arco, quel maledetto quadrupede si era infilato nel territorio di Nord-Est.
Elly e Navia l'avevano raggiunta davanti al cartello messo lì a delimitare la zona tabù.
La bionda, accasciata al suolo, aveva mormorato "Ecco, ora non lo riprendiamo più."
Suo padre era stato l'assistente di Markus, straziato da una belva sedici anni prima. Era cresciuta solo con la madre, e si demoralizzava spesso, nonostante fosse molto solare. Navia era il contrario di lei: alta, mora, muscolosa, decisa, forte.
Jyll guardò quell'improbabile duo dicendo "Io vado" sotto lo sguardo shockato delle due. A nulla valsero le suppliche di una e le minacce dell'altra. Jyll s'inoltrò nel territorio di Nord-Est.

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