8 Il sacrificio
Fuori era scoppiato il finimondo.
I rumori dei fucili dei Predator si mescolavano con unisono ai versi e le grida di dolore degli Xenomorfi.
Insieme ai Yatuja, combattevano anche i compagni di Cassandra, armati di fucili e protetti da armature e corazze metalliche.
Il terreno era stato innaffiato col sangue, mescolato tra quello bioluminescente dei Predator e quello estremamente acido degli Xenomorfi.
Il fuoco stava divorando il campo, senza risparmiare niente e nessuno; Cassandra, Ellen e Markus uscirono dal tempio e si diressero al portone, rimanendo a bocca aperta.
La serratura era distrutta, corrotta da un acido che non aveva ancora finito col suo lavoro; i cardini avevano fatto la stessa fine. Le due guardie Yatuja giacevano a terra senza vita con ancora tra le mani i fucili. Uno dei due aveva la faccia smembrata, mentre l'altro presentava una profonda ferita sul petto. Il trio non perse tempo. Andò nell'armeria, prendendo gli ultimi tre fucili rimasti; presero alcune armature e uscirono dalla tenda non ancora assaggiata dal fuoco.
Lo scontro ebbe inizio.
Gli Xenomorfi comparivano da ogni parte e di certo un fucile non bastava per tenerli a bada tutti, ma mentre Cassandra combatteva, Markus la guardava.
Solo in quel momento capì che, da quando lavoravano insieme, aveva subito provato qualcosa per lei, senza capire. Ora capiva. Era quello che gli umani chiamavano amore. Markus non ne aveva mai capito il significato, ma solo in quel momento seppe di amare Cassandra, amando ogni singola parte di lei, sia positiva che negativa.
Il suo filo di pensieri venne interrotto da uno Xenomorfo che tentava di infilzarlo da dietro, ma Markus fu più veloce; si voltò e sparò a raffica in bocca all'alieno, facendogli esplodere la testa. Il sangue andò in contatto con l'armatura, costringendo a Markus a levarsela.
Nel frattempo, Ellen e Cassandra combattevano schiena contro schiena, mentre eliminavano a raffica gli Xenomorfi.
Poi un urlo.
Più che un urlo sembrava un richiamo, attirando l'attenzione degli Alien. Tutti, compresi gli umani, guardarono il portone, l'origine del verso.
E lo videro.
Il Predalien si muoveva a passi lenti per il campo di battaglia, mentre gli Xenomorfi si prostravano ai suoi piedi; un Predator fece per sparare, ma Ellen glielo vietò con un gesto della mano; avrebbe ricorso alle armi con lui solo se era lui il primo a cominciare.
La creatura si avvicinò sempre di più agli umani, dando ordine ai soldati di non muoversi. Quando gli fu vicino, il Predalien esaminò con lo sguardo le misere creature che aveva sotto, secernendo dalla bocca un liquido viscoso. Dopo una breve occhiata, prese per una spalla Cassandra e la gettò a terra da una parte, con l'intenzione di smembrarle la faccia. La donna gli diede le spalle per rialzarsi.
Quell'azione le costò caro.
Si voltò lentamente, vedendo la madre che la copriva, con dal petto la coda di Predalien. Aveva la bocca aperta, intenta ad urlare, ma le uscì un grido muto, prima di accasciarsi al suolo con un tonfo. Cassandra le andò vicino, ma ormai era troppo tardi; il petto era stato trapassato da parte a parte, e ormai aveva perso troppo sangue per vivere. Il cuore le si riempì di una furia cieca, che la spinse a prendere il fucile e a sparare a raffica contro il Predalien, senza coscienza di sé. La creatura atterrò la nemica con un colpo di coda, facendola sbattere contro una tenda incenerita. Le si fece sopra, ma prima che il Predalien potesse fare qualsiasi cosa, Cassandra prese dalla cintura una lunga lama che le aveva dato la madre e con un affondo tondo, mozzò il braccio sinistro della creatura, urlando.
La creatura urlò dal dolore.
Il sangue acido e bioluminescente andò in contatto col terreno e i resti della tenda incenerita, sporcando un lato della guancia destra di Cassandra.
La donna urlò di dolore, anche se l'acido l'aveva colpita di striscio; nel frattempo il Predalien fece un verso rivolgendosi ai suoi soldati, ordinandogli la ritirata; gli Xenomorfi non se lo fecero ripetere due volte. Prima di uscire, il Predalien guardò con odio Cassandra, per poi andarsene.
Subito dopo, la ragazza corse verso il corpo della madre, ignorando il dolore acuto sulla guancia, scuotendo le spalle a Ellen, tentando inutilmente di svegliare la madre. Markus osservò la scena con una tristezza infinita; voleva aiutarla, lo voleva con tutto se stesso, ma non sapeva come.
Dalla disperazione, Cassandra urlò al cielo, mentre le gocce di pioggia le accarezzavano le guance, mescolate alle lacrime.
Markus s'inginocchiò accanto a lei, mettendole una mano sulla spalla. La ragazza abbracciò l'androide con foga, piangendo sulla sua spalla, mentre con la mano destra, Markus le accarezzava i capelli.
In quel momento, sotto la pioggia, i Predator gettarono i fucili e, uno a uno, si inginocchiarono con la testa bassa, onorando così il capo caduto.
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