7 Prima di tutto
Dopo quel caloroso abbraccio, le due donne si sedettero sul tavolino della tenda, parlando del più e del meno.
Nel frattempo, ogni membro della squadra aveva ricevuto una tenda personale, già accessoriata di tutto. Alla sera fu organizzata una cena in onore dei nuovi arrivati, ma i mostri ovviamente non vi parteciparono, troppo occupati con le loro faccende.
La cena era stranamente squisita, basata perlopiù di piccoli animali, larve giganti e radici super saporite, con come accompagnamento una serie di vini e bevande che Ellen aveva conservato da quando era diventata terza ufficiale nella Nostromo.
Cassandra non voleva neanche crederci; il suo cuore batteva all'impazzata dall'emozione e sperava che da quel lungo sogno non si svegliasse mai. Una volta finito di cenare, ognuno andò nella propria tenda, mentre Cassandra rimase ancora un po' assieme alla madre, a chiacchierare. Durante il discorso la ragazza tirò fuori l'argomento riguardo alla Terra.
"Com'è la Terra?", chiese Ellen, sorseggiando un bicchiere di liquore.
"Sempre uguale, comunque vedrai tu stessa com'è quando faremo ritorno".
La donna sbarrò gli occhi dallo stupore.
"In che senso?", chiese confusa, mettendo giù il bicchierino di vetro.
La ragazza la guardò interrogativa.
"Come in che senso?".
"Vorresti tornare sulla Terra?", chiese stupita.
"È ovvio! Casa nostra è laggiù e anche le nostre vite!".
"Beh io penso di non volerci tornare".
Quella frase fu come una pugnalata per la ragazza.
"Ma perché?!", urlò Cassandra.
"Devo stare col mio popolo".
"Ma questo non è il tuo popolo, ma è la Terra! Nel tuo ultimo messaggio non dicevi di volerci tornare?".
"Sì, ma quando ho conosciuto questo posto, ho capito che è questa la mia casa ".
La ragazza non capiva e non voleva farlo. Sì, lo ammetteva, non voleva che sua madre rimanesse lì mentre la vorrebbe al suo fianco sulla Terra, magari mentre l'accompagnava all'altare.
"Vedo che non capisci".
Cassandra fece per aprire bocca, ma Ellen la zittì con un gesto.
"Seguimi. Lo capirai da sola".
Uscì dalla tenda e, seguita dalla figlia, andò sicura verso un mostro mentre questo sistemava l'inventario. Appena vide il comandante, smise subito col suo lavoro e andò da lui.
"Portaci nel Tempio di Neruda", gli disse Ellen.
Il mostro annuì. Il mostro le accompagnò in un angolo remoto dell'accampamento, verso un buco sul terreno, illuminata da delle torce. Si intravedeva la tromba di una scala a chiocciola fatta di ferro.
"Puoi andare ", gli disse la donna.
La creatura chinò la testa e si ritirò.
"Come fai a comunicare con loro?", le chiese Cassandra, stupita.
"Ho imparato molto negli ultimi dieci anni".
Senza esitare, entrò nella buca e cominciò a scendere le scale, seguita dalla figlia, con una sicurezza di chi ci era già stato più e più volte.
"Chi sono quelli? ", chiese Cassandra.
"Quelli che tu e i tuoi compagni chiamate mostri, in realtà sono una razza aliena superintelligente, definita Yatuja, ma io li chiamo...", fece una pausa d'effetto, scendendo l'ultimo gradino.
"Predator", concluse Ellen, con effetto.
Cassandra si guardò attorno, meravigliata. Era una sala rettangolare, scavata nella terra con le pareti di ferro, simile a un bunker. Al centro c'era un blocco di marmo bianco con sopra incise varie frasi in una lingua sconosciuta.
"Cos'è questo?", chiese, indicandolo.
"È un pilastro in memoria di Neruda, l'ultimo comandate dei Predator, prima di me".
"Come sei riuscita ad ottenere la sua fiducia?".
"Gli ho dimostrato le mie capacità e quindi ho ottenuto la sua fiducia e quella dei soldati".
Cassandra si guardò intorno.
Sopra alle tre pareti, le due laterali e quella di fronte all'entrata vi erano appese con dei ganci di metallo cinque pietre gigantesche, due su ogni parete più grandi e una sul muro più corto. Le pietre erano grandi quanto le pareti che occupavano, piatte e nere. Presentavano scene di combattimento, scontri tra i Predator e delle creature nere, simili a quella che era stata brutalmente uccisa nella grotta sulla luna LV-426.
"Le altre creature sono Xenomorfi, alieni terribili e brutali, capaci di sterminare un'intera legione", disse con un filo misto tra odio e amarezza.
"Quindi è per colpa degli Xenomorfi se il tuo equipaggio è stato sterminato?", chiese con un po' di imbarazzo.
Ellen annuì lentamente. In un angolo del bunker c'era un uovo, uguale e identico a quello presente nella grotta.
"Che cos'è quello?".
La donna si voltò, osservando la figlia.
"Ah. Sai, gli Xenomorfi non nascono come gli animali terrestri, ma provengono tutti da un'unica madre, la Regina".
"Sì, ma all'interno c'era una specie di ragno bianco con una lunga coda che ha tentato di saltare in faccia a uno dei miei uomini".
"Quelli si chiamano facehugger. Una volta che si attaccano al viso di qualcuno, emettono nel corpo ospite l'embrione dello Xenomorfo. Dopo diverse ore muore automaticamente, ma poi l'Alien in stato larvale, chiamato chestbuster, viene alla luce sfondando la gabbia toracica del corpo ospite. Dopo un po', fa la muta diventando l'orribile creatura che sarà".
Fece una pausa d'effetto e continuò.
"Ma non sono loro il vero nemico".
"Che vuoi dire? ".
"In questo momento gli Xenomorfi non sono sotto la guida della Regina, ma di una creatura tanto brutale quanto intelligente".
"Chi?".
Ellen indicò la parete centrale, quella che guardava l'entrata. Sopra vi era disegnato, di rosso, il corpo di una creatura per certi versi simile allo Xenomorfo, con la stessa corporatura e la stessa coda, armata di appendice, solo leggermente più muscolosa. Il muso era simile a quello degli Xenomorfi, ma presentava ai lati della bocca quattro protuberanze ossee, come i Predator, mantenendo la bocca degli Xenomorfi e la lingua dentata. Dietro la testa presentava dei deadlocks e alcune caratteristiche dei Predator.
"Lo chiamiamo Predalien".
Cassandra si avvicinò alla pietra, osservando con orrore il disegno della creatura.
"Da quanto tempo dura questo scontro?".
"Da molto. I Predator hanno cercato in tutta la galassia il nascondiglio di Predalien, ma non hanno mai ricavato nulla".
Cassandra sospirò, rivolgendo lo sguardo alla madre.
"Adesso capisci? Non posso lasciare i Predator da soli a combattere Predalien; per questo devo rimanere".
Cassandra sorrise, quindi abbraccio' la madre e le disse:
"Allora ti aiutero'".
Ellen sorrise, facendo scappare due lacrime per guancia. Il dolce momento venne rovinato da una serie di rumori che non promettevano niente di buono. Urla e grida si mescolavano agli spari e ai versi dei Predator.
Dall'entrata sbucò Markus, con affare preoccupato e spaventato.
"Abbiamo un problema", annunciò.
"Quale?", chiese Ellen.
"Sono arrivati".
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