5 Dove tutto ebbe inizio
Dopo aver impostato l'astronave in modalità pilota automatico, i membri dell'equipaggio andarono nelle loro brandine a riposarsi per recuperare le ore di sonno perse.
Sulla Sanctorium era sceso un silenzio irreale, dandone un'aura quasi terrificante.
L'equipaggio si svegliò a mezzogiorno, con il computer di bordo a dargli il buongiorno. Mangiarono in silenzio, senza sapere cosa dire.
"Quanto siamo vicini alla destinazione?", chiese Cassandra al computer madre.
"Siamo già arrivati", gli rispose.
La donna si avviò alla sala di comando, seguita da Markus e da Malcom.
E la videro.
La luna LV-426 mostrava all'equipaggio della Sanctorium la sua mole e la sua strana illuminoscenza.
È da qui che è cominciato tutto,pensò con stupore Cassandra.
L'atterraggio non fu dei migliori. Una strana tempesta si era imbattuta su quella luna e il terreno era solitamente roccioso. Nonostante tutto, Ann, Ian e Markus trovarono una conca poco profonda, grande a sufficienza per starci. Con un po' di difficoltà, l'equipaggio riuscì ad atterrare. Prima di uscire, ogni membro indossò la tuta e si armarono di fucili, nel caso ci fossero stati degli imprevisti. Anche Markus indossò la tuta, ma lo fece solo per proteggersi dalle intemperie; il suo corpo metallico non aveva bisogno di ossigeno, ma come quello umano era fragile e soggetto alle più gravi intemperie.
Una volta pronti, Martin premette il bottone rosso e l'ingresso si aprì.
Fuori la tempesta infuriava da tutte le parti, limitando al massimo la visibilità. Ogni membro prese una torcia, l'accese e, uno a uno, uscirono dall'astronave, chiudendosi automaticamente. Soltanto Stephanie, John e Karl rimasero sulla Sanctorium. La strada parve loro già segnata, come se quella non fosse stata la prima volta che qualcuno ci aveva messo piede. Imbucarono una stradina tra le rocce violastre, con il terreno cosparso di ciottoli neri. Appena la notò, Cassandra ebbe un tuffo al cuore. C'erano due impronte, una più recente dell'altra. Quella più vecchia era simile alla sua, lasciando sul terreno una scritta poco visibile, probabilmente il nome della compagnia dove lavorava il proprietario dell'impronta.
Mia madre è passata di qui, pensò Cassandra.
L'altra impronta era leggermente più grande,probabilmente quella di un uomo, ma stranamente non vi era sul terreno alcuna scritta leggibile.
Niente di niente.
La donna la lasciò perdere. Proseguì per il sentiero, facendo da guida alla squadra. All'improvviso comparve, tra le rocce, una strana costruzione nera, la cui forma era indescrivibile.
"Mio Dio...", mormorò Malcom.
"Cos'è quell'affare?", domandò stupita Ann.
"Non lo so, ma non lo scopriremo rimanendo qua fuori", le rispose il tenente.
Le impronte proseguivano verso l'edificio, quindi Cassandra si diresse lì, fino all'entrata. Era aperta e non c'erano segni di precedenti porte.
Imbucarono un breve corridoio buio,
fino a giungere una vasta sala circolare, con al centro quel che sembrava un cannone puntato in alto.
" Cos'è sta' roba?!", esclamò emozionato Martin.
"Sembra un cannone...", commentò Ian.
" A te che sembra? ", chiese Markus guardando Cassandra.
" Non saprei...".
"Ragazzi! Venite a vedere!", urlò Zoe.
I compagni si voltarono di scatto. La giovane era chinata sul bordo di un buco nero, quanto bastava per far passare una persona. Intorno c'erano delle vecchie attrezzature, usate per calarsi dentro.
"Ripley e la sua squadra devono essersi calati qua sotto", disse Malcom.
" Già, qualcuno dovrebbe calarsi per dare un'occhiata", commentò Ian.
Perché proprio a me?!, pensò con disperazione Ian mentre si calava con la corda appesa alla carrucola.
Per i primi metri era un unico pozzo nero e profondo, illuminato dalla torcia dell'uomo, ma ad un tratto l'ambiente cambiò drasticamente. Era una grotta altissima e molto vasta, dalle forme circolari e il soffitto scolpito nella roccia, dando alla grotta una strana luce violastra. A terra c'era una specie di nebbia chiara che arrivava alle caviglie.
Poi uova. Tantissime, forse un centinaio.
"Ragazzi! Dovreste vedere che posto!".
Poco a poco i membri dell'equipaggio cominciarono a calarsi di sotto, tranne Miriam e Lucas, a causa della loro claustrofobia.
Appena scesi, i militari esplorarono la zona, esaminando le uova. Raggiungevano il l'inguine ed erano di un colore indescrivibile, con strani decori sopra.
Mentre Zoe esaminava un uovo, questo si aprì come per magia, mostrando il suo disgustoso interno, una specie di sfera di carne rossa viscida.
Che schifo, pensò con orrore.
"Ragazzi! Dovreste dare un'occhiata a questo", urlò, chiamando i colleghi.
Subito dopo gli furono vicino tutti i suoi compagni, mentre insieme guardavano disgustati l'interno dell'uovo.
All'improvviso una specie di ragno tentò di saltarle in faccia, ma esplose non appena saltò fuori dall'uovo. Era stata solo fortuna se erano riusciti ad evitare il sangue acido del ragno.
Ma che diamine...pensò Markus.
Si girarono verso il buco da dove erano entrati.
Erano in tre. Umanoidi alti quasi tre metri con la pelle rugosa, simile a quella dei rettili. Avevano quattro protuberanze poste intorno alla bocca, unite su ciascun lato del volto da una membrana di pelle articolate da più ossa. Avevano una serie di appendici flessibili, disposti a formare un semicerchio che partiva dai lobi del cranio e che passava sulla parte posteriore dello stesso, lasciandone la sommità. Tutti e tre erano armati di un massiccio fucile, le cui canne fumavano. I membri del team umano misero a terra le torce e le armi e alzarono le braccia in segno di resa. Il trio di mostri si avviò alla squadra umana a piccoli passi mentre puntavano le armi verso gli umani, con lo sguardo indagatore, come se volessero esaminarli.
Un urlo spaccò quel minero istante di pace. Non era di un umano, ma era del mostro più indietro. Dal petto gli spuntava una coda nera armata di appendice. Questa girò su sé stessa e si ritrasse subito, sporca di sangue bioluminescente di un verde acceso. Il mostro presentava una ferita tonda si accasciò a terra con un tonfo, mostrando il suo assassino.
Era una creatura nerissima, alta due metri e mezzo, munita di un esoscheletro corazzato; la testa era oblunga e protetta da una calotta traslucida, sotto la quale si intravedeva il teschio. La creatura secernava dalla bocca un liquido viscoso, simile alla saliva. Aveva grandi mani artigliate con sei dita ciascuna e braccia possenti.
Ruggì, mostrando al mostro la bocca urta di zanne affilate e la lingua dentata. Il mostro fece per sparare, ma l'alieno gli saltò addosso, squartandogli la faccia con la lingua dentata, uccidendolo. L'ultimo mostro cominciò a sparare contro l'alieno, causandogli una serie di ferite sul fianco sinistro. L'alieno ruggì per il dolore, emettendo un verso gracchiante e fastidioso. Il sangue, di una verde spento, cominciò a fuoriuscire a fiumi dalle ferite. La creatura nera puntò l'avversario e, con una mossa fulminea, quasi imprevedibile, atterrò il mostro,
strappando di mano il fucile e
lanciandolo da una parte. Stava per sguainare la lingua dentata quando qualcosa colpì la testa della creatura nera. Era un sasso, lanciato da Cassandra. Ovviamente non ferì l'alieno, ma diede al mostro il tempo necessario per prendere l'arma e sparare. Scaricò sulla creatura una serie infinita di proiettili azzurri; a ogni colpo l'alieno emetteva un verso gracchiante di dolore. Il mostro smise soltanto quando il nemico non si muoveva più. Il mostro respirava a fatica, ma non presentava ferite. Improvvisamente calarono dall'entrata del nido altri due mostri, simili a quello sopravvissuto. Si scambiarono dei versi, incomprensibili per gli umani, ma non per le creature. Poco dopo, due di loro ritornarono in superficie, mentre il terzo fece agli umani di seguirlo. Ritornati su, il team vide Miriam e Lucas essere perquisiti da due creature, mentre altre sei esaminavano il posto. Poco dopo, una di loro fece un verso a quella appena uscita; questa annuì. Con un cenno, fece agli umani di seguirlo, fino a dove erano parcheggiate le astronavi. Accanto alla Sanctorium c'è n'era una nera dalle forme ambigue, circondata da alcuni mostri, mentre tre di loro tenevano bloccati Stephanie, John e Karl.
"Lasciali subito! Quelli sono i miei uomini!", urlò Cassandra.
Venne zittita immediatamente dal mostro che li aveva scortati fin lì, mettendosi di fianco a lei. Con un verso, disse al compagno di lasciare i tre umani, e questo obbedì. Stephanie, John e Karl, vestiti con la tuta, corsero verso la squadra.
"Grazie a Dio siete vivi", disse John, rivolto al team.
"Vi hanno fatto del male?", chiese Markus.
"No, ma ci hanno cacciati dalla Sanctorium ed è già tanto se ci hanno permesso di indossare le tute", commentò Stephanie.
"Quando sono arrivati?", chiese Ian.
"Dopo non molto tempo che siete partiti. Volevamo chiamarvi ma ce l'hanno impedito", rispose Karl.
In quel momento una delle creature si avvicinò al gruppo e con una spintonata col fucile a Ann, fece segno alla squadra di entrare nella Sanctorium. Il team non osò ribellarsi. Mentre gli umsni e tre creature entravano nell'astronave, il resto dei mostri entrò nell'altra. Accesero i motori e le due astronavi
partirono, lasciandosi alle spalle la luna.
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