Capitolo 7: Kalon
Kalon: Un tipo di bellezza che va oltre l'esteriorità
Crowley era arrivato a casa praticamente correndo a due centimetri da terra. Stava volando, stava dannatamente volando.
Lui e Aziraphale non si erano detti molto, dopo quel bacio nella libreria, che lo aveva lasciato confuso più che mai e insieme totalmente estasiato. Si erano separati e si erano sorrisi. Poi, quasi come se non fosse successo nulla, erano andati a pagare per i loro libri. Si erano salutati e diretti in due direzioni diverse, ma prima Crowley era riuscito a far emergere una frase dalla propria gola.
"Credo che tu mi piaccia."
E non aveva mentito, affatto.
Aziraphale lo aveva guardato e aveva abbassato lo sguardo per un attimo, stringendosi il suo nuovo libro al petto "Ci vediamo domani, allora?"
"Oh, certo."
"Anche tu mi piaci."
Crowley avrebbe voluto essere baciato di nuovo, lì e in quel preciso istante. Era stato così, così... terribilmente perfetto. E poi sentirsi dire quella cosa lo aveva lasciato tutto tremante.
Però c'erano delle persone attorno a loro. Sarebbe stato pericoloso.
Crowley era tornato a casa quasi correndo. Aveva spalancato le braccia e aveva gridato, quasi senza fiato "Ce l'ho fatta, bastardi!
Non sapeva chi fossero esattamente i bastardi a cui si era appena rivolto, ma sapeva di trovarsi a metà tra lo sconvolto e l'estatico.
A pensarci bene, neanche il fatto di dire ce l'ho fatta aveva davvero senso, dato che lui non aveva fatto proprio nulla. Aziraphale aveva totalmente fatto il primo passo.
E ciò era un altro motivo per non farlo sentire affatto bene.
Fino a poco prima neanche sapeva se Aziraphale fosse stato etero, e poi, all'improvviso, quello. Assurdo. Da fargli esplodere la testa.
Voleva prendere un cuscino e urlarci contro, voleva ballare, rotolare sul pavimento e correre.
Crowley si sentiva sconvolto. Doveva essere un sogno. Sì, in effetti non aveva senso che Aziraphale avesse davvero voluto baciarlo.
Si diede un pizzicotto.
Era l'uomo più fortunato di tutta la fottuta terra.
Crowley si gettò verso il suo giradischi in camera sua, mise su l'ultimo disco che aveva comprato (uno dei Velvet Underground) e si sdraiò a stella sul pavimento ignorando del tutto il fatto che fosse una delle cose più antigeniche dell'universo.
Fissava il soffitto ma in realtà non faceva altro che vedere e rivedere davanti a sé quei momenti, come quando si ascolta a ripetizione una canzone si cui ci si è innamorati.
Sulle labbra sentiva ancora l'ombra del suo primo bacio.
°°°
Crowley aveva riflettuto per quasi tutta la notte sdraiato a pancia in su sul letto, alternando gioia a panico ogni quarto d'ora circa. Pensare e ripensare gli aveva fatto fatto venire in mente altro, oltre che all'emozione di quel primo momento.
Chissà cosa avrebbero detto i suoi genitori, sapendo che il loro stupido figlio fallito e destinato alla povertà si era trovato un ragazzo. Probabilmente gli avrebbero rivolto entrambi uno sguardo disgustato e suo padre avrebbe continuato a non ritenerlo più suo figlio. Era così caro, lui.
Però Aziraphale lo aveva baciato!
Probabilmente avrebbero visto la cosa come la conferma ufficiale del fatto che Crowley fosse un totale fallimento.
E presto sarebbe tornato da lui per il quadro!
In più, Crowley era davvero convinto di essere un fallito. Forse Aziraphale non meritava di stare insieme a un fallito.
Il campanello suonò e Crowley fu risvegliato dalla propria spirale di pensieri.
Che ora era? A forza di pensare e ripensare si era totalmente dimenticato del tempo che scorreva. Aziraphale sarebbe dovuto arrivare per le due e mezza, ed erano esattamente... le due e ventinove.
Crowley non aveva nemmeno mangiato.
Ed era in pigiama.
Cbe razza di figura avrebbe fatto? Non poteva permettere che Aziraphale lo vedesse in quello stato pietoso, quindi andò al citofono, aprì e corse verso la propria ordinatissima stanza, iniziando a tirare fuori tutti i suoi vestiti. Cosa mettere, cosa non mettere?
"Merda merda merda merda merda merda merda!" disse, sull'orlo del grido, mentre si infilava una maglia a collo alto, la prima che gli fosse sembrata decente. Che pantaloni poteva mettere con quella?
Si stava facendo tardi. Disperatamente, infilò la prima cosa che riuscì a trovare, si legò i capelli in un codino che cercasse di nascondere il disastro che erano i suoi capelli e si lanciò alla porta.
"Aziraphale!" disse, quasi con il fiatone, trovandosi davanti quel... coso amorevole.
"Ehilà! - rispose lui - Tutto bene? Hai l'aria agitata."
"Ehm, io stavo... facendo esercizio."
Crowley lasciò che l'altro entrasse in casa e si rese conto di non aver mangiato per più di dodici ore. Non aveva nemmeno fatto colazione.
Anche per un tipo rinsecchito e poco dedito al cibo come lui era possibile morire di fame, e Crowley avrebbe preferito non collassare davanti ad Aziraphale.
"Prima di iniziare, ti spiace se mangio qualcosa? Ho, ecco, ho fatto delle cose e non ho ancora avuto il tempo di mangiare niente."
"Oh certo. Senza fretta."
Aziraphale lo seguì in cucina, mentre una sorta di strano silenzio imbarazzante si allargava tra i due.
Crowley avrebbe dovuto dire qualcosa? Fortunatamente Aziraphale fu il primo a parlare e lui fu salvato.
"Ehm... credi che dovremmo parlare di quello che è successo ieri?"
Momento di nervosismo. Parlarne? Era possibile che Aziraphale si fosse già pentito delle proprie azioni?
"In che senso?" Crowley era sul punto di aprire il frigorifero, ma rimase con la mano appoggiata alla maniglia, guardando Aziraphale.
"Nel senso... noi adesso cosa siamo, secondo te?"
Crowley sospirò. Non sapeva cosa dire. Era avventato dire che avrebbe voluto che lui fosse il suo ragazzo?
"Io, ecco... tu mi piaci molto, Aziraphale. Solo, io... è molto presto. Forse ci stiamo solo conoscendo. N-non... ecco, non affrettiamoci a chiamarci fidanzati se non lo vuoi."
"No, no. Non è quello. È che magari, non lo so, tu non puntavi a una relazione ma a qualcos'altro."
"Eh?! No, ma cosa- Crowley fu preso dal panico per un attimo - No no! Tu mi piaci sul serio! Nel senso, io vorrei conoscerti meglio e uscire con te, perché, diciamo, sei una persona interessante. E voglio conoscerti."
Aziraphale sorrise timidamente, abbassando lo sguardo. Era arrossito.
Crowley prese coraggio e si separò dal frigo, andando verso di lui con un sorriso. Gli prese quel bellissimo viso tra le mani, mentre nel suo stomaco qualcuno sembrava star ballando una danza tradizionale africana.
"Voglio davvero conoscerti." disse, dopodiché fece il primo passo e lo baciò sulle labbra.
Per la seconda volta. Solo che, in questo caso, il tutto durò decisamente più a lungo del dovuto.
Aziraphale gli posò una mano dietro le nuca e gli accarezzò dolcemente i capelli.
"Va tutto bene?" chiese, separandosi quasi di colpo.
"Eh?"
"Stai tremando."
Crowley abbassò lo sguardo sulle proprie mani e si rese conto che sì, stava effettivamente tremando "Oh."
"Guarda che non dobbiamo fare tutto di fretta."
"Certo, no... ma tu non... non perdere troppo tempo con me se questo ti sembra stupido."
"Stupido? Guarda che non è un problema! È... tu hai mai baciato qualcuno prima di ieri?"
Crowley tenne lo sguardo basso. Era così umiliante da ammettere, però era vero. Non poteva negarlo.
A diciannove anni, senza aver mai fatto nulla, nulla di nulla, per colpa della paura.
"No."
"E allora non preoccuparti. È normale, su - Aziraphale gli lasciò un bacio sulla guancia - Ora mangia qualcosa, starai morendo di fame."
Crowley sorrise, non del tutto rassicurato. Ma in ogni caso, era bello sapere che Aziraphale con lui potesse essere semplicemente così dolce.
°°°
Aziraphale aveva avuto un fidanzato, uno solo, per un paio d'anni. Era una delle tre persone al mondo che sapevano che lui era gay.
La lista si estendeva da Gabriel, a Crowley, fino a, appunto, il suo ex, Oscar.
E non avrebbe mai pensato che davvero Crowley avesse persino meno esperienza di lui. Era assolutamente assurdo.
Crowley se ne stava dietro la tela, dove aveva iniziato a lavorare qualche minuto prima.
"Come sta andando?" chiese.
"Bene, direi bene. Per ora. Spero di non rovinare tutto verso la fine..."
"Non lo farai, penso, sei bravo."
Crowley si sporse da dietro la tela, per osservarlo.
"Non saprei."
"Posso farti una domanda?"
"Beh, certo."
"Come trovi la volontà di continuare a dipingere? Anche se quello che fai ti fa schifo ci provi e ci riprovi e alla fine riesci a fare qualcosa. Io non ci riesco. È una cosa che non capisco."
"A quelli come me, quelli bassi, infimi come me, la bellezza piace. La bramiamo, la desideriamo, anche se siamo brutti dentro, anzi, proprio perché lo siamo. Quando dipingo qualcosa di bello mi sembra di poter avere anche io qualcosa di buono."
"Tu sei buono."
"Attento alle tue parole." sorrise Crowley, nascondendosi di nuovo dietro la tela.
"E poi... bassi e infimi? Crowley, tanto per iniziare tu sei bello, e poi finora ti sei mostrato come una persona dolce e gentile. Stai dicendo delle cose assurde."
Da dietro la tela, il silenzio. Crowley sembrava essersi pietrificato.
"Ehilà."
"Se mi parli ancora così finirò per avere un attacco di cuore, lo sai vero?"
Aziraphale ridacchiò, poi parlò in modo più serio "Io sto cercando di scrivere un libro."
"Davvero?"
"Sì, ma non lo so finire. Ci lavoro, strappo le prime pagine ogni volta che le scrivo e non concludo nulla. È orribile."
"Potresti... provare a non strapparle e andare avanti."
°°°
Crowley aveva baciato Aziraphale un'altra volta, prima che lui andasse a casa. Giusto prima che lui aprisse la porta.
Si erano baciati per qualche secondo, e Crowley aveva tremato meno. Molto meno.
Aveva appoggiato le mani sui suoi fianchi e aveva desiderato che lui restasse. Gliel'aveva anche chiesto, se poteva restare.
Potevano restare sul divano ad ascoltare musica e parlare e baciarsi ancora un po', ma no. Aziraphale doveva andare, e poi, in effetti, presto sarebbe arrivata Beelzebub.
"Però un giorno usciremo insieme - gli aveva detto Aziraphale - Molto presto."
E Crowley era rimasto a osservare la porta chiusa dopo che lui era andato. Come a chiedersi se davvero tutto quello stava accadendo.
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