Capitolo 5: Sphallolalia
Sphallolalia: Conversazione flirtuosa che non porta da nessuna parte.
"Ci sentiamo - disse Beelzebub, sfilando una mano dalla tasca della giacca - Addio!"
Gabriel la salutò a sua volta.
Aziraphale e Crowley, invece, si scambiarono una breve serie di sguardi. Come se l'uno non riuscisse a staccare gli occhi dall'altro. Si guardavano e, come due idioti, arrossivano.
Tutti e quattro avevano preso la stessa strada per tornare a Camden Town, ma Beelzebub e Crowley erano stati i primi ad arrivare fino a casa. E se ne stavano andando.
"Ciao." riuscì a pronunciare infine Aziraphale, e l'altro gli fece un cenno con una mano, prima di scomparire oltre la porta che Beelzebub stava tenendo.
"Allora? È stato così orribile?" chiese Gabriel.
"No - Aziraphale sospirò - No, non direi."
Quando, invece che uno sconosciuto, si era trovato davanti il ragazzo della sera precedente, era rimasto non poco sconvolto. E poi... tutto era andato bene. Aziraphale si era sentito tranquillo, niente ansia, niente malessere. Parlare con lui, invece che portarlo a chiudersi a riccio come succedeva con la maggior parte delle persone, lo aveva addirittura fatto stare... bene.
"Non ti è sembrato... - suggerì Gabriel - Un po' pacchiano? Credevo che tu andassi sul raffinato."
Gabriel aveva un fastidioso sorrisetto di scherno sul viso. Aziraphale distolse lo sguardo e sbuffò.
No, in effetti se qualcuno avesse chiesto ad Aziraphale di descrivere il suo tipo lui difficilmente avrebbe parlato di un ragazzo allampanato, con i capelli lunghi e vestiti esclusivamente neri. Non ci si era mai immaginato, semplicemente.
Ma quello di certo non significava che Crowley non gli fosse sembrato dolce e simpatico. Anzi, gli era... davvero piaciuto.
°°°
Crowley, quando doveva disegnare, preferiva sempre mettere abiti comodi. Il problema era, come mettere degli abiti comodi e risultare carino per Aziraphale?
"Ti fai troppe paranoie - disse Beelzebub, che stava uscendo - Per lui non farà nessuna differenza, lo sai vero?"
"Non importa! Io non posso perdere l'occasione di sembrargli... sembrargli..."
"Un artista sexy?"
"Esatto! Cioè no, però voglio essere al meglio davanti a lui."
"Sei un caso perso, Anthony."
Crowley, in quel preciso istante, stava lottando per scegliere tra una maglia nera a mezze maniche e un'altra dello stesso identico colore, però a maniche lunghe.
"Dovrei mettere quella a mezze maniche, ho delle belle braccia... ma non vorrei mettermi troppo in mostra."
"In effetti lasciare i gomiti in vista è proprio da puttanella - Beelzebub alzò gli occhi al cielo - Io torno per le sette e mezza. Ricordatelo, che non vorrei entrare in casa con voi due che fate cose."
Crowley non ebbe nemmeno il tempo di ribattere che la sua coinquilina uscì, chiudendosi la porta alle spalle con la grazia di un troll.
Crowley tornò a fissare le due magliette che se ne stavano sul suo letto, piegate per bene.
All'improvviso si sentì crescere nel petto una strana vergogna per sé stesso. Immaginò di vedersi dall'esterno, occupato a disperarsi per una scelta così idiota.
"Sono proprio ridicolo."
Il problema di Crowley è che le persone non gli piacevano molto spesso. E quando quindi, una volta tanto, trovava qualcuno che lo attirasse, andava nel panico.
Era un diciannovenne senza alcuna esperienza sentimentale, come poteva non essere portato al delirio nel prendersi una sbandata per qualcuno?
Temeva solo che tutto andasse male. Non conosceva Aziraphale, affatto, ma lui avrebbe potuto ferirlo comunque, perché gli aveva invaso la testa, lo stava facendo impazzire. Teneva a lui sapendo poco o nulla su che persona fosse, e aveva il terrore di non trovarcisi bene, o peggio, temeva che Aziraphale non si trovasse bene con lui.
La cosa lo avrebbe accomunato con gran parte della popolazione Londinese, non sarebbe stata affatto una novità. Nonostante ciò, con lui era diverso. Voleva piacergli, lo voleva davvero tanto.
Una volta tanto avrebbe voluto avere una relazione significativa. O... o anche solo baciare un ragazzo.
Peccato che non sapesse nemmeno se quell'Aziraphale fosse gay. Forse era etero e non lo avrebbe mai guardato come Crowley guardava lui. Era presto per farsi certe fantasie.
Il campanello suonò e Crowley, preso immediatamente da un attacco di qualcosa, arraffò la maglia a mezze maniche e se la infilò, precipitandosi verso il campanello.
Si fermò davanti al citofono per un paio di secondi (non poteva sembrare che si fosse gettato con furia verso la porta come se non vedesse l'ora di vederlo e non avesse altro da fare, per quanto effettivamente fosse così).
Poi, aprì.
L'appartamento era al terzo piano e, mentre Aziraphale stava probabilmente prendendo l'ascensore, Crowley lasciò socchiusa la porta dell'appartamento e andò verso la cucina.
"Ehilà..." il ragazzo sentì il cigolare della porta e la voce dell'altro.
"Scusa, sono in cucina! Vieni pure! Vuoi qualcosa da bere?"
Aziraphale, con quella sua aria un po' assente, entrò guardandosi attorno e Crowley si ricordò che non sarebbe stato carino collassargli davanti.
"Allora... - Crowley tossicchiò - Vuoi un té, o del succo? Ho anche la cioccolata calda. Cioè, posso farla."
"Oh, non dovevamo... cioè...?" chiese Aziraphale, con aria insicura.
"Lavorare? Sì, sì... ma non c'è fretta, no?"
Il biondo sorrise "Oh, va bene."
Crowley iniziò a preparare la cioccolata. Non era un grande cuoco, ma qualcosina era in grado di farla. Se poi faceva piacere ad Aziraphale...
"Allora - disse, passandosi una mano tra i capelli - Come stai?"
"Oh, ehm, tutto bene."
"Hai mai posato per un ritratto?"
Aziraphale rise "Io? Ma scherzi?"
Crowley alzò un sopracciglio. Non capiva. Del resto lui era un così bel soggetto...
"Insomma - aggiunse il biondo, puntando con lo sguardo verso i propri piedi - Non... non è che io sia proprio una bellezza, con la pancia e tutto il resto. Anzi, forse non dovrei prendere quella cioccolata."
"Ma scherzi? Tu sei... - Crowley annaspò per un attimo, senza sapere assolutamente cosa dire - Sei un ottimo soggetto. Hai... ecco... quando ti ho visto ho pensato che tu fossi davvero uno da disegnare. Non si tratta solo di avere un certo fisico... e poi non sei esattamente un obeso, dai."
"Beh..."
"No, non dirlo. Sei solo un po' paffuto. A me le persone paffute piacciono tantissimo, mi ispirano dolcezza. E tu sei più che bello in modo convenzionale, è qualcosa che sta su tutto un altro livello."
Troppo diretto?
Crowley e Aziraphale si scambiarono un paio di sguardi e tossirono entrambi con aria nervosa.
"Sì, insomma, sei carino."
"Secondo me - cercò di ribattere Aziraphale - Tu saresti di più uno da dipingere. Sei particolare."
Crowley si sentì il rossore salire fino alle orecchie.
Aziraphale lo trovava bello, pensava che fosse carino!
Si morse l'interno della guancia, senza trattenere il proprio sorriso. Pensava che fosse carino.
Quella frase iniziò a ripetersi nella sua testa senza sosta. Era una sensazione così... dolce.
"Sono... non sono uno che si fa ritrarre...- quasi sussurrò - È pronta la cioccolata! Su, beviamo e iniziamo!"
°°°
"Dunque... - Aziraphale se ne stava con le braccia intrecciate, con l'ariq di essere un po' a disagio - Cosa dovremmo fare esattamente? Mi devo mettere in una posa precisa o...?"
"No, no. Cerca solo di essere naturale. Sei tutto teso." Crowley lo osservava, seduto su uno sgabello. Davanti a sé aveva lo sketchbook, per fare i primi schizzi.
"Credo di sentirmi un po' a disagio - sospirò il biondo - Non ci sono molto abituato..."
"Allora... - Crowley pensò per qualche secondo, rigirandosi la matita tra le dita - Cosa faresti se fossi qui e nessuno ti stesse osservando?"
"Penso che leggerei qualcosa..."
"Non abbiamo tantissimi libri qui, ma qualcosa dovrei trovare. Aspetta."
Crowley non era un grandissimo lettore, però, oltre a i suoi libri di astronomia e storia dell'arte, ne aveva qualcuno che fosse potesse essere più interessante.
Andando nella propria camera trovò infatti qualcosa che non leggeva da un bel po', Il Mercante di Venezia, di Shakespeare.
"Ho trovato questo, spero che vada bene." Crowley riemerse dalla propria stanza con il libro in mano.
Quando Aziraphale ebbe visto il titolo il suo sguardo parve letteralmente illuminarsi "Ti piace Shakespeare?"
"In realtà è da almeno tre o quattro anni che non leggo nulla di suo."
"E perché?" chiese l'altro, prendendo tra le mani il piccolo libro con la delicatezza di chi tocca un'antica e preziosa reliquia.
La ragione era semplice. A sedici anni Crowley aveva fatto coming out con un ragazzo che aveva sperato di poter considerare suo amico, un compagno di scuola. Lui lo aveva ripudiato, la voce si era sparsa e Crowley aveva passato gli ultimi anni di scuola a parlare solo ed esclusivamente con un commediografo morto.
Ma era il caso di dirlo ad Aziraphale? Crowley di solito non nascondeva di essere gay, però quello era un caso un po' diverso...
"Mi porta brutti ricordi. Nel periodo in cui lo leggevo stavano succedendo varie... cose, nella mia vita."
"Oh. Posso chiedere di cosa si tratta?"
"Ecco..."
"Oh aspetta. È per via dell'omosessualità, vero? Gabriel me ne ha parlato, mi ha detto che è già da un po' che hai fatto coming out."
Crowley per poco non si strozzò con la propria saliva. Aziraphale sapeva, sapeva già tutto.
"Oh. Non credevo che... e a te non da fastidio? In nessun modo?"
"Ma no, figurati."
Crowley si sentì sprofondare dall'imbarazzo e provò allo stesso tempo l'istinto di mettersi a ballare. E, soprattutto, non aveva la più pallida idea di che cosa dire.
"Allora, ecco... se, se è quello che ti fa stare bene e... rilassato, leggi pure. Fai... sì fai come preferisci."
Aziraphale si mise seduto sul divano del salotto, con il libro tra le mani. Lesse solo per qualche secondo, poi si voltò verso di lui.
"Posso parlarti, invece di leggere?"
"Certo - rispose Crowley, rigirandosi nervosamente la matita tra le mani - Tutto quello che vuoi, se resti in posa."
Aziraphale sorrise, restando fermo. Nonostante ciò, il suo corpo, la sua postura, divennero più rilassati. La calma e la tranquillità del suo corpo erano le stesse che aveva quando Crowley lo aveva visto, affacciato al balcone, mentre leggeva il suo libro con uno sguardo unico. Lo sguardo di chi, in quel momento, vede una sola cosa. Aziraphale aveva guardato il libro come se fosse stata l'unica cosa presente nell'universo, e in quel momento guardava Crowley allo stesso modo.
Il ragazzo si sentì colpito da quello sguardo azzurro come da un pugnale. Non era abituato a ricevere con un solo sguardo così tanta, terribile dolcezza.
"Farò una supposizione su di te." disse Aziraphale, mentre Crowley iniziava a disegnare, con la meraviglia negli occhi.
"Dimmi."
"Se lo leggessi, tu ameresti Neve di primavera."
"Non è facile convertirmi alla lettura."
"Lo ameresti davvero. Posso parlartene?"
"Certo che puoi, se è quello che desideri e se ti fa restare così, rilassato."
E poi, io ti ascolterei per eoni interi.
Questo, però, non lo disse.
Un capitolo scritto non durante la notte? Wa-fuckin-hoo!!
Sono molto, molto contenta di questo capitolo e proprio per questo voglio chiedervi di lasciare un commento e di dirmi che cosa ne pensate!
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