V. LEGAMI SPECIALI - . 1. Macramè


Nasce così, sotto il nostro naso, 

da un nodo in gola, 

il legame speciale tra Alex e Godfried.

(Ph: Albero della vita. Creato da @DanielaTroncacci)



Macramè: l'arte di giocare con i fili. Cotone, lino, lana, pelle o fibra sintetica; non importa lo spessore. Non si usano aghi o uncini. Unici strumenti: mani, pazienza e creatività. Si ottengono merletti, arazzi, paralume, borse, portachiavi, articoli di bigiotteria. Una volta acquisita la tecnica, ci si può sbizzarrire, aggiungendo perline di conteria, perle di vetro, legno o ceramica, bottoni e cabochon, e dando una pennellata di smalto brillantinato.

Quando le cose non vanno come vorrebbe, quando è arrabbiata, preoccupata o delusa, Myriam sceglie i materiali e i colori che più la rappresentano, e annoda. Con la stessa solerzia che mette nel lavoro, quando un lavoro ce l'ha.

Allenta le tensioni e tiene in movimento i muscoli delle mani, ma anche quelli di collo, schiena, addome: lo capisce dal dolore che le dà il "Buongiorno", il giorno dopo; ma non molla; si esercita e il dolore diminuisce, o forse non lo sente più. Se smette, quando riprende, esso ritorna più forte di prima. Allora, non smette.

Per ore annoda, snoda, scioglie i fili e l'ansia.

Annoda. Snoda. Cancella gli errori e ricomincia da capo.

Quante volte vorremmo farlo!

Per avere una seconda possibilità.

E valutare le situazioni col senno di poi.

Myriam sperimenta nuovi schemi, allena le mani e la mente, così come si allena il cuore.

Siamo stati tutti principianti nelle cose in cui siamo esperti, e sempre c'è del nuovo da apprendere. Anche in amore, a forza di sbagliare, prima o poi si impara: chi far restare e chi lasciare andare; a chi tendere una mano e a chi voltare le spalle.

Ci sono legami che, nel corso del tempo, si logorano, si sfilacciano e si esauriscono da sé; oppure diventano legacci da quattro soldi: è più economico scioglierli che mantenerli in essere. A volte non ne rimane segno, altre ce ne resta impressa nel tessuto la forma. O, ancora, ci sono nodi che si assestano e restano per sempre, che si aggiungono ad altri e formano una rete, che sostiene, quando non imbriglia.


Myriam prende ventisei corde di cotone riciclato, spesse tre millimetri, lunghe due metri e mezzo. Le piega a metà e le lega con nodo a testa d'allodola ad un anello di metallo del diametro di venti centimetri che ha fermato s'un pannello di polistirolo, affisso al muro. Ottiene cinquantadue corde che pendono verso il basso. Le divide in gruppi di quattro. Con ogni gruppo crea un nodo piatto: sono i primi tredici nodi d'un albero. A questi seguono altri nodi, che s'attortigliano in spirali simili a rami. Li unisce in rami più grandi, che unisce in un tronco. Sono gli alberi della vita, ne ha creati tantissimi, nessuno uguale a un altro.

Si inizia sempre da un primo nodo, da una prima nota. Il nostro albero, la nostra canzone, sono nati così. Da materiali naturali, e dall'ingegno.

Sono lì, vicino al sipario aperto, le corde di Myriam, caricate con montaggio doppio. Walter e Godfried, Thomas e Alex, Lucilla e Claudio. Formano nodi vivi. Alcuni si irrobustiscono. Altri sono messi in discussione o riveduti sotto una nuova lente.

Otto fili luminescenti, prendono forme ad ansa, si intersecano, si stringono: nasce così, sotto il nostro naso, da un nodo in gola, il legame speciale tra Alex e Godfried.


Cosa sono quegli occhi sgranati? Le persone si incontrano e scontrano, si scrutano e annusano, e possono scoprire, così, d'avere la stessa lava sotto il terreno su cui poggiano i piedi, un fuoco che scalda e unisce, come un falò attorno al quale danzare.

Sediamo tutti a terra alla luce delle sue fiamme che zampillando ci mostreranno la prossima diapositiva non statica di questa galleria d'arte improvvisata, in cui la mia famiglia scorre come fuori dei finestrini d'un treno che incede a cinquanta chilometri orari. Se a volte si ferma alla stazione, torna indietro, o scatta in avanti, è perché la mia memoria è una macchina del tempo che vi porta dove vuole.

Ogni tanto, però, perdo il filo del discorso, e... dove eravamo rimasti? Vi ho già detto chi è l'assassino? Vi ho parlato della promessa fatta a Vito? No, mi sto confondendo. Aspettate un attimo. Sì, ci sono. Mirko e Jacopo. In ospedale. Non mi è difficile immaginare l'ambiente, non sarà diverso da quello che mi circonda quando scendo da questo palco.

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