II. LUNA PALLIDA E NUDA - 1. Il palco di Amelia


"Luna pallida e nuda,

chissà se hai freddo o paura,

avvolta nel buio,

sospesa lassù.

(Ph: Luna, 02/02/2015, Daniela Troncacci © 2015)



Negli occhi di Norina uno sprazzo di vivacità mi fa intuire che capisce che capisco: noi ci siamo, con tutto il nostro essere.

Il mio pensiero scava dentro se stesso e, pur restando muto, continua a ricostruire la linea del tempo, rievocando i trattini che hanno portato a quel giorno e al di là di esso.

Dal letto accanto al mio, Norina mi guarda. Pare quasi che mi possa ascoltare. Nessuna delle due parla o si muove. Il nostro è un rapporto esclusivo, rafforzato dalla condivisione dello spazio entro le quattro pareti che ci contengono, talmente angusto che anche il pudore fatica a trovare posto e le scoregge diventano cadeaux perché indicatori di buona salute; fosse mai che ci venisse un'occlusione intestinale.



Mi sollevo in piedi; non fisicamente, è ovvio. Mi sistemo un attillato vestito di taffetà nero con paillettes argentate. E... Abimbarabimbarabà, sono s'un palco, come i miei ragazzi, assieme a loro!

Mi rivolgo a voi, miei egregi spettatori che mi raffiguro numerosi in platea, in galleria e davanti a un maxischermo in Piazza della Scala: il mio nome è Amelia! Ma non badate a me.

Seguite il flusso, non sempre lineare, della mia coscienza: le scene che m'affollano i neuroni, forse le potete vedere; proiettate dietro di me, primeggiano quando mi scosto di lato, cosicché vi possiate focalizzare su di esse. È come se volessi riviverle con voi e in tal modo sincerarmi d'esser viva.

Canti, esclamazioni, grottesche risate... Risuonano in quadretti che scorrono come fotogrammi; scivolano come lacrime, parole che non posso scrivere, emozioni... Mi trascinano lontano.

Non sembra anche a voi di udirla, mentre esce da dietro le quinte, Lucilla che canta il suo «Sì!» alla vita?


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