I. L'ULTIMO NATALE - 1. Atto finale


Tozzetti, una vera poesia per il palato.

Quelli viterbesi, da non confondere con i Cantucci toscani.

Ma fatti "a modo mio", senza strutto né latte.

(Ph: Daniela Troncacci © 2014)



Su di me i riflettori, prego! Ma che belli, che siete! Sono contenta di vedervi così numerosi. 

Come va? State bene? Siete seduti comodi? C'è la giusta temperatura in sala?

E' trascorso del tempo, da quando ci siamo visti, la scorsa volta che son salita su questo palco.

Ci torno, oggi, perché... Fosse mai che fosse l'ultima possibilità.

Per esprimervi la mia gioia. Per mostrarvi le pennellate fresche e vivaci che hanno apportato nuovi sprazzi di vernice alla mia famiglia larga larga.

Ho fatto i gargarismi per schiarire la voce.

Ho indossato il mio vestito di taffetà nero con paillettes argentate, il primo con cui mi sono presentata a voi.

Ed eccomi qua! A raccontarvi d'un pranzo di famiglia che ha il sapore d'una volta, quando i ragazzi erano piccini e noi adulti non avevamo ancora i capelli bianchi.

Lo sento ancora sulle labbra, sa di farina bianca e nocciole. Non ve l'ho detto, ma ho ancora tutt'i denti sani e mastico bene, questo piacere la sorte non me l'ha tolto!

Ho ripreso anche a muovere le mani, quel tanto che serve per fare piccoli segni e portare il cibo alla bocca, anche se non riesco ancora a usarle come, e lì, dove vorrei.

Vi faccio "Ciao". Dietro di me s'aprono nuove scene.

È pronto il banchetto... Dell'ultimo Natale.

Ascoltate, guardate. Non mi dimenticate.



*Facciamo due chiacchiere?!*

Inizia così la terza parte di questa storia, che va a sostituire quello che, nella prima versione era l'epilogo. Le cose da dire sono ancora tante, sembra quasi che Amelia non voglia proprio scendere dal suo palco, e io con lei. E voi, avete voglia di ascoltarla ancora?

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