Epilogo


MELLÀ

Dove affondano le radici 

e non si paga l'aggiunta di panna sul gelato



C'è vento; scompiglia le cime dei cipressi. Odora d'acqua piovana e crisantemi. Fa il rumore dei ricordi, di rimpianti e ringraziamenti.

Nel piccolo cimitero d'un paese della Tuscia, Mattia depone un mazzo di rose rosa scuro sull'altare della Cappella intitolata alla Famiglia Vincenti.

Da una lapide crepata, una giovane donna col velo da sposa e un giovane uomo con la scoppola in capo gli parlano dell'amore che non gli hanno potuto dimostrare.

Si raccoglie in preghiera, fischietta il Sicut Cervus di Giovanni Pierluigi da Palestrina.

Asciuga le lacrime. Si alza, si volta. Sul mento ha ancora un baffo di panna. I jeans, all'altezza del ginocchio, sono sozzi di polvere e cenere.

Mi guarda come fossi oasi nel Sahara.

Piega le labbra in un enorme sorriso.

Dice: «Zia Amelia: sei tu, la mia mamma».


«Non fine»

Amelia Vincenti, fu Cristalli

(vedova non mi si addice)



*Noticina*

Le rose rosa scuro esprimono gratitudine (dal web)



*Saluti e baci*

Eccoci arrivati al termine di questa storia con tanti personaggi, com'è nella vita: alcuni sono delle comparse, altri emergono dal fondo con delicatezza o prepotenza. Spero che Amelia, almeno per un attimo, abbia trovato un piccolo angolo nel vostro cuore. Voi, son sicura, siete nel suo.



*Uno spazio per voi*

Nella prossima pagina, se vorrete, potrete rispondere a qualche domanda, lasciare ancora qualche commento tecnico ed esprimere vostri pensieri, emozioni, impressioni a caldo o a freddo.

Sì, lo confesso: non riesco a lasciarvi andare via :-) <3

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