6. Un bombolone alla crema
Il piccolo ufficio era ubicato al primo piano d'uno stabile signorile. La vetrata laterale affacciava su d'un'isola verde e lasciava irrompere la luce diafana del mattino.
Alcune delle sedie ergonomiche in pelle sintetica erano già occupate; sul tavolo da conferenza stavano schierati i biglietti da visita e i fogli di carta intestata su cui era stato redatto il contratto. Walter era già lì che si guardava intorno con ammirazione, quando arrivarono i suoi fratelli.
Strette di mano e convenevoli presero il tempo indispensabile alla cordialità senza sbrodolare in opportunismo. Passarono ai fatti e agli atti, senza proroghe o ripensamenti. Avevano un unico comune obiettivo.
Innumerevoli fogli da sottoscrivere, clausole e articoli: Alex firmò meccanicamente su indicazione del suo Agente, gli occhi velati, la mano che tremava. Quando tutte le firme furono apposte sull'apposito rigo e dopo i saluti di commiato, si rivolse a Walter:
«Mi confermi che Thomas, in quanto membro dei Crystal Piglets, parteciperà al progetto: è basilare per le nostre sonorità».
«Certo che sì», rispose Nicolas, avviandosi all'uscita.
"Cosa vai farfugliando, cretinetti."
Gli voltò le spalle e poco ci mancò che gli chiudesse la porta in faccia.
William lo guardò, sbalordito da un improficuo piglio caustico, in dissintonia con gli accordi appena stipulati.
«Ma, Nico!»
In strada, Nicolas rispose secco:
«Non t'immischiare, che ne sai tu, non puoi capire, non è tuo fratello».
William, che sapeva, capì. Malgrado ciò, quella frase, buttata lì come una secchiata d'acqua gelata, non avrebbe potuto fargli più male. Tornò indietro di dieci anni, a quando Nicolas voleva tenersi i fratelli di madre tutti per sé. Aveva sempre avuto la fissa del mio e tuo, non solo per le cose. C'era sempre stato un posto per lui in casa di William, ne aveva diritto, era casa di suo padre; e c'era sempre stato un posto per William in casa di Nicolas, dove era ospitato tutte le volte che voleva o conveniva a Deborah e Mattia. Nicolas aveva impiegato tutta l'infanzia e parte dell'adolescenza per comprendere che Thomas e i gemelli erano per William fratelli come per lui lo erano Lucilla e Walter, anche senza avere un genitore in comune.
Da due anni loro tre vivevano insieme e il rapporto tra William e Thomas s'era rafforzato senza nulla togliere al legame profondo tra Thomas e il fratello maggiore.
Nicolas ingoiò un rigurgito acido e si rimangiò le parole: «Scusami, lo so che gli vuoi bene quanto me».
«Sei troppo protettivo. S'è preso una cotta per il suo eroe ed è rimasto scottato. Capita. È avvilente, ma capita.»
«Questo è il dilemma: è attratto dall'uomo o dal personaggio? Perché non credo che sia finita.»
«Sono sicuro che sappia distinguere un vestito per tutt'i giorni da un costume circense. È cresciuto. Deve imparare a tuffarsi senza dare spanciate sul fondale. Non possiamo trattenerlo o continuare a tenergli una mano sotto la schiena per farlo restare a galla. Dobbiamo farci da parte e guardarlo nuotare al largo senza braccioli. Sa che saremo sempre a pronti a lanciargli una ciambella.»
Nicolas avrebbe voluto contraddirlo: "Non c'eravamo, quando è stato quasi per affogare", ma era inutile tormentarsi.
«Sai che ti dico, ci facciamo un bombolone alla crema?»
«Ottimo. Ne portiamo uno anche a Tomi, così si tira su.»
Uscito dopo di loro, Walter, che nulla sapeva di tutto ciò, non stava più nella pelle, felice come una Pasqua; impettito e tronfio nella sua giacca da Manager, camminava rigido per darsi un contegno, mentre avrebbe voluto saltellare e scendere le scale due a due, come quando era bambino e prendeva un bel voto a scuola.
Sperò che Godfried fosse di buon umore, perché aveva voglia di folleggiare, alla loro maniera: a letto, ad ammazzarsi di pizza, birra e sesso.
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