6. La lunga notte di Nicolas e William


La notte fu lunga per Nicolas e William; il venerdì sembrò attardarsi nel trasformarsi in sabato e, anche dopo che i display dei cellulari ebbero segnato le 00:00, le cifre parvero darsi il cambio con la celerità di due guardie svizzere viste al rallentatore.

Fu un caso, o forse no: alle 02:33 s'incontrarono davanti alla porta del bagno; nessuno dei due entrò.

In boxer bianchi e felpa blu, scapigliati, senza calzini né ciabatte, poggiarono il bacino al muro. Uno di fronte all'altro, si scrutarono in silenzio, ognuno impegnato nell'interpretare gli stati mentali e fisiologici propri, prima che dell'altro.

William si grattò la nuca.

«Non possiamo lasciare a Thomas tutto il peso di questa decisione. Sappiamo bene che, s'accetta d'andare avanti in questo bailamme, lo fa per noi.»

«Soprattutto per me.»

Nicolas si sentiva schiacciato tra l'amore per il fratello e suoi desideri. A un passo dal realizzarli, era dura rinunciarci.

«Stasera mi sembra che se la sia cavata, ma non vorrei trovarmi di nuovo a contare con lui quante volte mette dentro aria e tira fuori aria, a farlo respirare dentro un sacchetto di carta e poi fuori dal sacchetto di carta, quando vorrei solo piangere fino a che non torna a respirare normalmente e il suo cuore smette di essere un puledro imbizzarrito.»

Il respiro corto, la voce tremula e gli occhi arrossati, era davvero sul punto di piangere. Non solo per Thomas.

«Sai quanto tengo al progetto, ma se questo è il prezzo da pagare, non so se ce la faccio. E Alex, mamma mia che rabbia! Se s'azzarda ancora a toccarlo con un dito, glielo spacco quel faccino d'angelo!»

William, d'accordo su tutta la linea, cercò d'assumere una postura, uno sguardo e un tono di voce che denotassero una pacatezza che non aveva affatto. Non sarebbe servito a nulla perdere le staffe; era necessario mantenere i nervi saldi, restare presenti a se stessi e sgombrare le idee da qualsiasi emozione disturbante, per riflettere con chiarezza sul da farsi.

«Dai, non esagerare: questa volta è diverso.»

«Che vuoi dire?»

«Non lo so. È una sensazione. Thomas è diverso. Ce la può fare.»

«Sarà.»

Rimasero insonni a rimuginarci fino all'alba, spostandosi in cucina davanti a una camomilla che nessuno dei due aveva voglia di bere.

Per quanto cercassero di convincersi che Thomas non ne aveva più bisogno, erano sempre dietro l'angolo pronti a intervenire, se qualcuno, in un modo o nell'altro, avesse provato a fargli del male. Non solo perché sapevano che fuori la porta di casa aveva più probabilità di loro d'essere aggredito, schernito, malmenato, ma perché questo, ahiloro, s'era già verificato, strascicando scie di gas nervino che ne avvelenava ogni velleità di lasciarsi andare.

Davvero questa volta s'era fermato in tempo da uscirne indenne? Si guardavano, con le teste che andavano verso sinistra e verso destra, poi su e giù, e di nuovo verso sinistra e verso destra. Si persuasero soltanto al mattino, quando lo sentirono cantare sotto la doccia:


«Ridiamo cantiamo

che tutto sen va,

se noi la perdiamo

non torna l'età.»


«Rossini, un bel modo per iniziare la giornata.»

William emise un risolino che, meraviglia delle meraviglie, contagiò anche Nicolas: aveva un impellente bisogno di credere in qualcosa di buono, e di orinare.

«Metto su il caffè; se non ci diamo una svegliata, ci sgama che non abbiamo dormito per lui.»

«E magari ci prende anche in giro.»

Non sapevano che lo stava facendo apposta, mentre le lacrime diluivano il balsamo alla mandorla dolce e fichi d'india.



*Facciamo due chiacchiere?!*

Se siete arrivati fin qui, innanzitutto grazie :-)

Vi ho presentato un certo numero di personaggi. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate di Alex e Thomas e del rapporto tra Thomas, Nicolas e William: vi siete fatti un'idea?

Inoltre, vorrei rispondeste a questa domanda:

senza andare a rileggere indietro, vi sapreste dire se fin qui la nostra Amelia ha mai accennato a tali Luca, Mirko, Jacopo?

Qualsiasi commento, correzione, suggerimento sarà super utile <3

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