4. Una montagna di sassolini
Non era neanche metà dicembre; da qualche giorno sembrava d'essere in pieno inverno, con temperature minime che scendevano sotto lo zero e un tasso di umidità tra il 97 e il 100%. Le strade di Milano erano agghindate a festa e le vetrine erano un tripudio di pacchetti rossi, oro e argento.
L'orologio dell'auto segnava le 19:23. Walter stava per imbottigliarsi nel traffico cittadino sempre più intenso. Dal cellulare giunse una voce meccanica: «Luì Luì Luì».
Attivò il vivavoce per rispondere senza togliere le mani dal volante.
Luigi era il solo, tra i compagni di liceo, con cui aveva ottimi rapporti; l'unico che non aveva mai fatto battute su «Linda e il motociclista», «Mattia il playboy» o «Myriam, te la porti a letto? Tanto mica è tua sorella»; non soltanto perché quello che Walter si portava a letto era lui: li rispettava e si faceva i fatti suoi.
Negli anni aveva conosciuto per intero quell'organismo pluricellulare aperto ch'era la sua famiglia e ci s'era affezionato, ricambiato da tutti; persino da Godfried s'era lasciato irretire dalla sua simpatia; i più piccoli stravedevano per il negozio d'articoli sportivi di suo fratello.
«Sai già cosa regalare ai gemelli?» chiese, con la boria di chi ha fatto la scoperta del secolo. «Ci sono due cosucce che calzano a pennello. Sono stati qui. Non schiodavano gli occhi da un certo scaffale. Gliel'ho fatte misurare, ma l'hanno posate: "Aspettiamo i saldi, o le mance di Natale". Li farai felicissimi, e per te c'è uno sconto extra».
Walter cosa regalare ai gemelli lo sapeva già. Credete nella telepatia? Era ciò che gli proponeva Luigi. Non lo stesso modello o colore, che di gusti giovanili non ne sapeva un granché, ma quella telefonata gli apparve provvidenziale.
«Tienimele lì. Non so quando le potrò prendere; dall'ufficio esco sempre tardi, poi devo correre in teatro dai ragazzi. Semmai mando Godfried.»
«Come va? Vi siete chiariti, voi due?»
«Ci vediamo poco e parliamo meno. "Uno a ponente e uno a levante", direbbe NonnoVito.»
«"Uno canchero e uno peste nun ce corre 'na saetta", direbbe Amelia! Vedi di fare il bravo, che è Natale e siamo tutti più buoni!»
A fare il bravo, Walter ci aveva provato tante volte, ma Godfried stava chiuso nel suo bozzolo acrimonioso e non si lasciava tirare fuori, neanche se gli faceva le fusa come un tigrotto o cercava di sedurlo con un profumo nuovo. Non che si sforzasse più di tanto. Lo faceva per non sentirsi rinfacciare di non averci provato.
Era da poco scoccata la mezzanotte. Al buio, ognuno nella sua piazza di letto, Walter e Godfried sembravano non aver nulla da dirsi. In realtà, d'argomenti ce n'erano anche troppi: un incontro segreto a Essen, per esempio, o un velivolo da pilotare insieme, chiuso in un hangar d'aria fritta.
Se avessero cominciato a scorrere, i flussi di parole trattenuti con dighe di ragione sempre meno resistenti, sarebbero stati fiumi in piena e l'avrebbero scaraventati con violenza a valle, ai piedi d'una montagna di sassolini nelle scarpe. Ne sarebbero usciti con le ossa fratturate.
"Aspettiamo ancora un po'", si dicevano.
«M'ha chiamato Luigi, oggi.»
Walter osò rompere il silenzio, a suo rischio e pericolo.
«Ha il regalo di Natale perfetto per i gemelli.»
Il tempio di pace era stato profanato.
Godfried colse l'occasione per dire quanto doveva, senza aprire voragini.
«Per Natale vado da mia madre. Al pranzo non ci sarò.»
Walter sventò una contestazione che non si sentiva in diritto di fare. Andò in bagno, anche se n'era uscito da meno di dieci minuti, e aspettò di sentire Godfried russare, prima di mettersi di nuovo accanto a lui.
Il tempo per prendere i regali ai gemelli l'avrebbe trovato; per gli altri aveva già ordinato per corrispondenza.
Compreso il "Weekend alle Terme in coppia" per Godfried.
Non era più tanto sicuro che glielo avrebbe dato.
"Chissà se prima di partire farà i maccheroni con le noci», pensò, per non pensare che si stavano lasciando.
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