4. Un bellissimo parco


In ogni famiglia, a parer mio, c'è almeno un artista; che sia in cucina  o in altri ambiti, non ha rilevanza; forse è solo che, ancora, non lo sa. Nella mia ce ne sono tanti, e non credo sia una questione di grandi numeri e probabilità: il talento naturale a poco serve, se non incoraggiato, esibito, coltivato.

Essere liberi di esprimersi, nei limiti del rispetto e delle regole tecniche e sociali, ha portato i miei ragazzi a creare nuovi dolci, simili ai miei, ma con delle personali varianti; a costruire ville e progettare giardini; a scrivere, comporre, suonare e cantare; a fotografare, dipingere, intrecciare corde.

Dovreste vedere Rudolf, che s'è mangiato tre piatti di pasta, prima che Godfried lo bloccasse: è passato dai foto ritratti ai ritratti a china, dalle fotografie panoramiche ai paesaggi a olio. Proprio lui, pensate, che «Non so neanche tenere inmano una matita o un pennello; solo forchette, cucchiai e coltelli».

Mi voltai nella sua direzione, mentre Walter gli porgeva un piattino di carote alla julienne.

«Prendi queste, che ti aiutano a digerire.»

Il suo era un mangiare ansioso, come se dovesse accadere qualcosa, da un momento all'altro, di decisivo.

Il suo spirito s'è espanso e anche la sua pancia, come se si fosse liberato da un maleficio, e gli pare di vivere in un incantesimo che spera non si spezzi mai.

La notte in cui rimorchiò Luigi, o fu da lui rimorchiato, dipende dal punto di vista dell'uno o dell'altro, Rudolf prese coscienza che con Godfried non aveva speranze.

Lasciare andare il passato non sempre è semplice, ma a volte è fondamentale, per poter cogliere il presente.

Non finse d'avere Godfried nel suo letto.

Percepì Luigi in tutta la sua carnalità.

Ne osservò i tratti del viso e del corpo.

L'assaggiò, l'annusò, lo toccò con delicatezza e con irruenza.

Ascoltò l'accelerare e il rallentare del suo respiro.

Dedicandosi a lui, per quello ch'era, in quel momento.

Senza pensare, chiedersi, o cercare di comprendere cosa sarebbe diventato.

La vita può riservare delle sorprese sorprendenti, quando si smette di guardare verso un portone chiuso e si svolta dietro l'angolo. Ha preso una bella capocciata, scontrandosi con Luigi; è annegato nell'ambra liquida dei suoi occhi e, giorno dopo giorno, mese dopo mese, è aumentata la voglia di non uscirne più.

Rudolf e Luigi si massaggiano ancora il corpo e il cuore. Si guardano con occhi da pesci lessi, intrecciano le mani e i desideri; arrivati alla frittura di lattarini, annunciarono a tutti che saranno i prossimi a portare una fede al dito, che non ce l'hanno fatta ad aspettate fino al dolce.

Mattia colse l'ennesima occasione per brindare, caldeggiato dal papà di Claudio, e uno scroscio d'applausi riecheggiò tra le quattro mura, tinteggiate di beige savana, che a Walter e Godfried non piacevano grezze come erano state per tanti anni.



Il mio sguardo fece un giro veloce da destra a sinistra e si fermò su Linda; si girava un anellino d'argento all'anulare sinistro. Anche lei, m'ha confidato, vorrebbe tanto una fede, a quel dito; qualcosa la blocca.

«Lo sento, che Roberto è quello giusto. Stiamo bene. E se la convivenza dovesse rovinare tutto?»

La proposta è arrivata, sotto al vischio, nel suo negozio di prodotti biologici. Ha chiesto tempo: «Per parlarne con mio figlio», come fosse un bambino. Non sa decidere, né Walter è stato d'aiuto:«Non chiedermi consigli, mamma, è della tua vita, che stiamo parlando, non della mia».

Linda è rimasta la ragazzina che portava Walter a spasso col carrozzino; a chi la guardava storto, rispondeva: «Volevo tanto un bambolotto di quelli che sembrano veri, li fai bere e fanno la pipì; i miei non me l'hanno voluto comprare e me lo sono fatto da me»; poi procedeva a testa alta per la sua strada.

Non so se sposerà Roberto, o resteranno fidanzati. Insieme, ridono come due scolaretti, e non c'entra nulla che lui sia molto più giovane d'età. Auguro loro di godersi questi momenti, l'uno con l'altra, il più intensamente possibile e di farne tesoro per quando, inevitabilmente, qualche nuvola apparirà a turbare il sereno. Che anche nei luoghi più belli, ogni tanto, cala l'oscurità. Fa parte della vita e la rende più stimolante.

Non ha alcun dubbio, invece, Myriam:«Oh, la convivenza! Che bella! Su due case: vivremo insieme, ognuno a casa sua», l'ho sentita affermare decisa, sgranocchiando uno spicchio di finocchio in pinzimonio.

Myriam la capra, divoratrice di indivia, scarola, belga e radicchio; ha cambiato dieta, eliminando sostanze che possono infiammare i tessuti. Niente legumi e cereali, a parte riso rosso e fiocchi d'avena; potrebbe mangiare anche quinoa, amaranto e grano saraceno, ma non le vanno giù. Eliminati zucchero raffinato e yogurt, latte, formaggi freschi, che contengono caseina. Via le solinacee: addio pomodoro sulla pizza, «Pizza? Non sia mai!», melanzane grigliate e patatine fritte.

Assaggiando un po' di tutto, si concesse comunque una serie di trasgressioni, per fare onore «Al ben di Dio che c'è in tavola e a chi ha faticato tanto a prepararlo».

Sally e Lucky restarono accucciati vicino a lei e Riccardo, nonostante la confusione e i buoni odori.

«Ho un nuovo lavoro, sì, ma già da prima dell'estate», raccontò a Deborah.

Anche lei è cambiata, a quanto pare, così come il suo approccio con i colleghi, i parenti, gli amici, se stessa.

«Da quando sono in cura dal Professore, dormo meglio, sono meno stanca. Non combatto contro il mio corpo. Gli concedo di stare male, se succede, e di fare delle pause, quando servono. Nel fine settimana, ricarico le pile senza obbligarmi a fare chissà quali e quante cose. Ho capito che ho dei limiti e li rispetto; ho imparato a conviverci.»

Rispose alle domande di Filippo, elencando sintomi e spiegando conseguenze della fibromialgia a livello motorio e umorale e quale grande conquista sia stata tenere a bada il senso di frustrazione, al sentirsi dire:«Potresti provare, che ne sai, magari ce la fai. Sforzati».

«Faccio quello che mi riesce bene; se qualcosa devo farla perché devo, cerco di farmela andare giù; per questo mi è sempre piaciuta qualsiasi attività abbia svolto. Questo, però è il lavoro migliore di sempre.»

Presso una Compagnia d'Assicurazioni. In Direzione. Controlla, scansiona, indicizza, archivia documenti.

Fino a pochi mesi fa non sapeva neppure cosa fosse una polizza: alla sua - per l'auto che fu di sua nonna, mai uscita dal suo garage, ma «Non si può mai sapere» - ci ha pensato Mattia; lei ha messo solo la firma. Ora inorridisce al pensiero: «Mai firmare senza leggere!»

È un'esperta. Di condizioni contrattuali, garanzie, esclusioni, franchigie. Non le sfugge niente: una N che diviene H nella targa d'un'auto, una l che si trasforma in 1, date di documenti che non coincidono, errori e incongruenze da segnalare ai referenti dell'ufficio Assunzione o all'Antifrode.

«Io non l'avrei notato!» I colleghi la stimano; la comprendono.

Dà tutta se stessa, ma quando esce, non ci pensa più.

Spegne il cervello per dedicarsi ad altro.

Fare una passeggiata.

Prendere un gelato con un'amica.

Leggere un libro.

Più dritta con la schiena, sciolta nel parlare, consapevole dei suoi attributi, è più disinvolta davanti ai genitori;  innamorata del suo uomo, dei loro due cani, di Myriam così com'è.

Dall'altra parte del tavolo, Lia e Rocco, non l'ascoltavano (ma che novità!), nella loro nuvoletta, alienati dal resto della combriccola. Linda venne a spifferarmi che hanno ripreso a frequentarsi. Stanchi di cercare chissà cosa, pare si siano trovati, scoprendo che una figlia non è l'unica cosa che hanno in comune.



«Essen una bella città, con tantissimo verde; un bel posto per crescere un bambino.» 

La voce di Lucilla, allegra e cristallina, catturò la mia attenzione. Non ho capito se lei e Claudio sono tornati insieme o quali siano i loro rapporti; quel che conta è che l'abbiano capito loro, o che, almeno, siano tranquilli così, qualunque modo sia. Colui che deve aver intravisto una bufera, a tale esclamazione, è Mattia: credo si sia strozzato, perché l'ho sentito tossire, prima di partire con una nuova serie di brindisi:

«Alle mie donne che m'hanno dato quattro magnifici figli e altrettanti figliocci!»

«Ai miei figli! Che m'hanno dato tre magnifici nipoti e due sono in arrivo!»

«Ai miei figliocci! Ai miei nipoti! Alle mie tre nonne

Non l'ho mai visto bere tanto.

Essere nonno non deve fargli un gran bell'effetto.

Il sorriso, sulle mie labbra, era appena abbozzato, ma mi sarei piegata in due dalle risate, tanto era buffo; s'avessi potuto, mi sarei scompisciata dalle risa, sarei rotolata già dalla sedia e mi sarei fatta la pipì sotto; ah, no, quella me la faccio sotto lo stesso.

Dopo mangiato, hanno sbaraccato tutto.

Hanno suonato, cantato, ballato.

Anche Myriam, a cui i ragazzi hanno regalato un sonaglio di unghie di capra, s'è scossa tutta, per quel che ha potuto, davanti allo sguardo complice di Riccardo.

«Divertiti amore mio; non importa se poi starai a letto per tre giorni. Meglio un giorno da leone che cento da pecora, diceva il mio pediatra, che d'inverno m'ammalavo ogni volta che mettevo la testa fuori casa. Sei in ferie e io, tra un turno e l'altro all'ospedale, sarò ben contento di trovarti a scaldarmi il letto. Non esagerare, però, eh, che ti voglio trovare... felice d'avermi lì.»

Tenero, malizioso..."Chissà che tipo d'amante sarà...", mi chiesi.

Come ogni anno, sperai d'ascoltare Ninna nanna per Lucy.

Non ho potuto chiederla e nessuno lo ha fatto al posto mio.

"Pazienza", mi son detta. "L'atmosfera è troppo allegra per perdersi in nostalgici ricordi".

La festa durò cinque giorni. Chi andava, chi tornava, chi restava lì a dormire. Il Concerto di Capodanno si svolse nella piazza d'un paese vicino. Parteciparono tutti. Solo io, Maria Dolores, Edoardo e i bambini restammo a casa e potemmo vederlo in un grande schermo allestito apposta per noi.

Per due giorni, s'aggiunsero anche Luca e Michele.

A completare la mia famiglia larga larga.

Che ha ancora tanto posto, nel salone e nel cuore.

Per accogliere altri alberi e farne un bellissimo parco.

In cui chiunque possa respirare aria di libertà.

Ognuno con la sua forma, il suo peso e il suo volume.

Che non si impone, ma si affianca.

Dona ombra senza soffocare.

Chiede spazio senza pretendere.

Offre aria senza rinfacciare.

Come nella più bella delle favole.



*Facciamo due chiacchiere?!*

Termina qui il racconto dell'Ultimo Natale. Manca ancora una scena: Amelia salirà ancora una volta sul palco per salutarci. Siete (siamo) pronti?

In queste tre parti, so di avere litigato un po' con i tempi verbali, nel mischiare passato, e presente. Spero di non avervi confusi e vi chiedo, gentilmente, un ultimo sforzo, nel segnalarmi eventuali errori e orrori.

Grazie per essere ancora qui con noi. Sapere di avervi con me ad affrontare le battute finali, mi fa sentire meno sola, che la nostalgia mi sta prendendo già e so che, una volta calato il sipario, mi mancherà Amelia e mi mancherete, tantissimo, anche voi.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top