4. Linda


Passò a farmi visita un pomeriggio di maggio. Mi trovò al riparo dai raggi invadenti del sole, sul retro della mia grande casa, lì dove una piccola aiuola colorava le mie giornate. Si sedette sulla sedia di plastica verde che avevo accanto e appoggiò le sue mani sulle mie, che tenevo sopra le cosce.

L'aria odorava di bouquet di fiori. Davanti ai nostri occhi due farfalle si rincorrevano, per posarsi sui petali d'una peonia gialla o d'un'ortensia lilla, e poi rincorrersi ancora.

Anche Linda profumava: Olio di Rosa canina.

È bassina e minuta, in netto contrasto con Mattia; i lineamenti delicati Walter li ha presi da lei. Spesso compra abbigliamento per ragazzi, porta il trentasei di scarpe e non indossa il reggiseno.

Aveva messo le lenti viola e i capelli corvini erano tagliati a caschetto. Dentro jeans a zampa di elefante, la camicia ocra, sbottonata sopra una canotta écru, lasciava vedere un ciccetto marroncino che s'era rifiutata di farsi togliere.

Due pendenti rossi; le unghie delle mani laccate dello stesso colore: donnina tutto pepe, è cresciuta dinamica e grintosa, ma mai l'avevo vista così appariscente. Nel suo modo di fare e di porsi, nel look marcato, mi parve di riconoscere i sintomi dell'infatuazione.

Non ha avuto molti uomini. Era ancora molto giovane, quando nella sua vita entrò quel motociclista con più fascino che sale in zucca, che le cambiò la vita. Non soltanto le fece girare la testa e la condusse all'altare: la rese madre per la seconda volta, pur senza aver partorito.

Che importava se non era mai a casa e quando c'era non aveva un soldo neanche per comprarsi le sigarette; non aveva parole adulatorie se non le due, tre, quattro, per portarsela a letto; e non si occupava di lei né della figlia, se non per lamentarsi se si lamentava?! Uscì dalla sua vita prima di entrarci, senza lasciar vestigia.

«Lasciami Myriam», fu il suo unico imperativo.

Ha ripreso a studiare, ha aperto un negozio di prodotti biologici e insegna cucina vegana a domicilio o collegata a un computer.

Dopo di lui, non m'ha parlato d'altri, non per mancanza di confidenza. Forse ce ne son stati, indegni di nota o transitori, oppure no e stava bene così.

La guardai incuriosita, mentre mi ragguagliava su Myriam:

«Ho l'impressione che s'alzi dal letto solo per Sally. È sempre stanca, già dal mattino. Le fanno male polsi gomiti ginocchia caviglie denti unghie capelli, tutto. La notte dorme male, si rivortica di continuo, e beve. Si gira di qua e beve. Si gira di là e beve. S'addormenta, dopo un'ora si sveglia che deve fare pipì e non riesce più a riprender sonno. Se non è il dolore, è la sete; se non è la sete, è la pipì. Se non è la pipì, è il dolore. Poi ha caldo, ma anche i brividi e si scopre e si ricopre e beve e s'alza. Tutta la notte così, tutte le notte, e di giorno casca dal sonno. Le dicono che è ansiosa e lei s'agita ancora di più. Le dicono ch'è depressa e a lei viene da piangere anche s'è contenta. Non se n'esce. Non ci capiscono niente e io non so più se spronarla compatirla o far finta di non sentirla».

L'era venuto l'affanno, come se avesse fatto una corsa senza raggiungere le bandierine d'arrivo. Dal mio cantuccio contro il muro, non potevo rispondere; cosa avrei detto, Linda lo sapeva già: noi due Myriam la conosciamo fin troppo bene.

Ma quel giorno non era a loro che pensavo.

Linda mi vide un po' svampita; l'attribuì alla mia malattia, qualunque essa fosse. Restò ancora un paio di decine di minuti e se ne andò, che:«Stasera, grande evento: ho Walter e Godfried a cena!»

In quanto a me, ogni atomo d'ossigeno, carbonio, idrogeno, azoto, calcio, fosforo, zolfo d'ogni mia cellula era in subbuglio per Thomas: il venerdì che aveva tanto atteso, era arrivato.


Ho bisogno d'una pausa.

"Chi è l'assassino?" A volte me lo chiedo ancora.

E ancora ha il potere di calmarmi.


Andiamo avanti.



Myriam leggeva, cantava, fotografava, passeggiava con Sally; a piccole dosi, manteneva vive le sue passioni, tra cui, v'era, imprescindibile, la crescita artistica dei Cipì.

Non partecipava alle serate perché aveva sonno o una spalla anchilosata o doveva alzarsi presto per il primo turno in qualche call center, ma non ne perdeva un post, un tweet o un video; li mostrava anche a me, con un ardore tale da sembrarne ammaliata.

I Cipì erano avanzati di parecchie caselle, nel giocare a fare i divi.

Ci presero gusto.

Più giocavano e più avevano voglia di giocare.

«Suonare! Suonare! Suonare!»

Era l'unica cosa che contava.

Alex era l'elemento trainante.

Il suo entusiasmo crescente era contagioso.

Nessuno dei Crystal Piglets sospettava che non fossero solo la musica, il canto, i fan e tutto quanto di bello ci girava attorno, a farlo sentire il perno d'una girandola di nastri colorati svolazzanti sotto un cielo blu.



*Facciamo due chiacchiere?!*

Così si chiude questo capitolo in cui vi ho presentato Myriam, con uno sguardo già oltre, verso il prossimo passo di Alex. Ma prima di voltare pagina vorrei chiedervi:

Qual è il problema di Myriam?

Vi ho accennato al suo malessere fisico, ma non fatevi ingannare. Non è triste, non è depressa; solo, si sente incompresa, come molte persone simili a lei, in maggior parte donne di età compresa tra i 40 e i 60 anni, anche se questa cosa può riguardare persone di tutte le età, persino bambini.

Avete capito di cosa si tratta? No? Tranquilli, neanche i medici ci sono riusciti, fino a questo punto del racconto.

Nel prossimo capitolo entreremo un po' più nel vivo della storia: Alex giocherà a carte scoperte; troverà il Re di cuori, o un due di picche? Di chi sono "quelle labbra" che tanto vorrebbe assaggiare? Riuscirà a conoscerne il sapore?

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