3. Nicolas. Paturnie


Più tardi, in un fast food poco frequentato, con la testa che gli scoppiava per la musica alta e le paturnie, Nicolas fu bersagliato dalle punzecchiature di Thomas:

«Hai fatto colpo su Alex! Sembrava non avesse altro scopo nella vita che chiedermi di te, di noi: "M'ha promesso di farmi ascoltare qualcosa di suo. Da quanto vi conoscete. È tanto che state insieme". Dovevi vedere che faccia ha fatto, quando gli ho detto che siamo fratelli! Gli piaci fratellone, gli piaci!»

Thomas batteva le nocche sul tavolo e i talloni sul parquet e rideva, brioso ma non troppo; fingendosi divertito e disinteressato, cercava di nascondere sensazioni affatto ambigue, le quali gli procuravano un certo pizzicore in parti del corpo che preferiva tenere sopite, sforzo non troppo convinto quanto vano, specialmente dopo che William gli si rivolse così: «Ma se ti mangia con gli occhi, Tomi! Non te ne sei accorto?»

Notando uno spontaneo lieto stupore nello sguardo del più piccolo tra loro, Nicolas si rabbuiò, il che non accadeva raramente, se si trattava dei sentimenti di Thomas. 



Trent'anni e poco più, capelli color cioccolato dal taglio frastagliato, occhi castani un po' a mandorla, viso ovale dal colorito olivastro, non assomigliava a nessuno dei suoi fratelli, non solo nel fisico. Più basso, un po' goffo, dal carattere non espansivo, si chiudeva come un istrice quando s'affrontavano argomenti che non gli andavano a genio.

"E se invece gli piacesse Lucy?" avrebbe voluto controbattere. Inforchettò una foglia della sua insalata scondita e ci si tappò la bocca. Thomas andò a prendere un tortino ai pinoli. William sorseggiò la sua birra chiara alla spina.

Dalla parte opposta della città, Alex, in camera da letto, a luce spenta davanti alla finestra aperta, inspirava l'aria fresca d'erba appena tagliata, con lo sguardo smarrito nel buio che si spargeva sulle campagne a sud di Milano, e il pensiero invaso dalle "Forme perfettamente imperfette" d'uno dei tre Crystal Piglets; non era Nicolas.

«Avrà capito?», si chiese, rosicchiandosi le unghie d'una mano. L'altra fu presto adoperata in ben più gradevole attività, un po' più in basso. 



La sera in cui fu deciso il mio futuro prossimo, Alex decise di tastare un po' più a fondo.

Arrivò in teatro prima di Thomas, per aspettarlo e suonare qualcosa insieme. Fianco a fianco, dita a dita, che scorrevano sui tasti bianchi e neri seguendo la stessa andatura, in un unico spazio, un unico tempo, un'unica bolla da cui non sarebbero voluti uscire mai più.

A un tratto, si fermò; la sua mano destra bloccò la sinistra di Thomas e, pochi secondi prima che William e Nicolas scalpicciassero nel silenzio, gli chiese: «Vieni a cena da me, una di queste sere?»

Dalle labbra carnose di Thomas lesse la risposta.



L'aria era tiepida, eppure Nicolas aveva la pelle d'oca.

"Non questa volta!" implorò non sapeva bene chi o che cosa.

Finite le prove, aveva lasciato la sua auto a William e Thomas, aveva preso la metro e s'era recato in centro, per confondersi con la gente che affollava Corso Vittorio Emanuele II.

La posta in gioco era alta. Il rischio anche.

Non gli erano sfuggiti certi piccoli accorgimenti di Alex, né le magliette stirate di Thomas: "Da quando Thomas stira le magliette?"; né il suo profumo nuovo, o la frenesia d'uscire di casa le sere in cui c'erano le prove. Non c'era bisogno di chiedere, né di rispondere; il sottinteso era palese.

Nicolas sperava che fosse diverso, questa volta; lo sperava per Thomas, ma anche, un po', per sé.

Prese un gelato: «Cioccolato fondente, grazie; e anche tanta panna: se devo farmi del male, devo farlo per bene!»

Al diavolo la dieta, doveva pur risollevarsi con qualcosa!



*Facciamo due chiacchiere?!*

Finalmente sappiamo chi è ad aver catturato l'attenzione di Alex.

Che impressione vi ha fatto la reazione di Thomas?

E quella di Nicolas? Cos'è che lo rende così scontroso?

I vostri commenti saranno molto utili per capire se questa storia piace e se sto andando nella direzione giusta, per cui ringrazio sin da ora chi vorrà lasciarli <3

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