2. Un nuovo orizzonte
Con la fronte imperlata di sudore e gli occhi che bruciavano, spalancò la finestra per inspirare aria nuova, perché faceva caldo nell'atmosfera gelida della sua cucina. Nella penombra delle diciotto d'un appartamento esposto a sud, stava preparando spaghetti al pomodoro e un contorno di verdure in padella, ma non erano stati né gli aromi usati in abbondanza né il vapore dell'acqua in ebollizione a dargli l'impressione di soffocare.
Avvertì un brivido lungo la schiena, mentre si voltava verso la parete a cui aveva appeso il suo sesto Disco di Platino; la scodella in cristallo di Boemia, cimelio d'un tour romantico, lo toccò appena, ma l'urlo cacciato nel tirarla lo ferì come uno stiletto:
«Stronzo!»
Si sentì vacillare, inerme, davanti al putiferio scatenato da Luca, ventenne dal sorriso enigmatico che s'era introdotto nella sua vita poco per volta fino a devastarne ogni micrometro cubo con la sua turbolenza.
Nei ventidue mesi di convivenza Alex non aveva mai perso il controllo.
"Sono i sette anni di differenza a fare la differenza tra me e lui. Deve crescere."
A crescere era il tarlo che lo rodeva fino a mangiarne ogni buon proposito; non sarebbe tornato in letargo, se non avesse raffreddato l'alito malsano che l'aveva svegliato.
Viscido e ripugnante, esso s'era incistato nelle anse del suo carattere sin dall'età di otto anni, quando il migliore amico del cuore aveva trovato un nuovo migliore amico del cuore con cui condividere interessi e scambiare figurine. L'aveva sentito strisciare tante volte, urticante, sotto la pelle. Non voleva che diventasse un insetto dalle zampe pelose e una sera, mentre si guardava allo specchio e faceva la conta dei primi peli da radere, s'era parlato: "Non va bene Alex, ognuno è libero d'essere amico di chi vuole, e tu sei libero d'avere altri amici; se stai male, vuol dire che ti sei legato con nodi troppi stretti". Qualche anno più tardi aveva capito che a stringerli erano le sue insicurezze.
Ogni volta che tornava, il vellicamento della larva gli suggeriva ch'era incappato in un rapporto ambiguo o non equilibrato, oppure che le sue insicurezze erano ancora lì a tormentarlo.
Con Luca gli sembrava di stare s'un ottovolante. Anche s'era stato divertente, all'inizio, aveva voglia di rallentare e procedere in piano.
«Sai che non mi piace farmi tante paranoie e farti il terzo grado, quando esci o ti squilla il cellulare.»
Mise un freno alla lingua e marcò ogni parola con lo stesso tono conciliante che si può usare per far comprendere a un bambino le regole d'un gioco di società.
«Mi provochi, zoccoleggi senza ritegno con i miei amici, per ottenere ciò che vuoi: vestiti firmati, carte prepagate, crociere. Se dico:"No, è troppo", vai dietro al primo riccone che trovi, sparisci per giorni, fino a che quello non ti sfancula, e torni da me; e dici pure che me la sono cercata. Ti sto rincorrendo senza raggiungerti. Devo fermarmi.»
Il risentimento s'era elevato a livelli insostenibili. Non era più amore, ma avvilimento che sarebbe potuto degenerare in astio.
Si chinò per raccogliere i frantumi e gettarli nella pattumiera.
«Ce l'ho messa tutta per cambiare le cose.»
Stava cambiando lui, e non in meglio.
Polverizzò un peperoncino sulle verdure e buttò giù gli spaghetti.
«Vattene.»
Luca si sganciò un bracciale d'oro e lo depositò in uno svuotatasche, insieme a due catenine e alcune tessere. Diede un ultimo sguardo ad Alex e se ne andò.
"Si farà ospitare da uno dei suoi ganzi; non è più affar mio."
Alex chiuse la porta con tre giri di chiave ed espirò.
I mobili di noce chiaro non erano più opprimenti. Le presine gialle e arancio erano appese al loro posto. Sul tavolo c'era un cesto di uva fragola. Riprese a cucinare canticchiando.
Alex scriveva canzoni e le cantava. Chiuse con tre mandate anche il cuore e, mentre le foglie ingiallivano e le cime imbiancavano, confezionò nuovi testi per il suo prossimo disco.
In un guscio di note e parole, per mesi non si dedicò ad altro.
La musica era ossigeno, acqua e sole. Era la sua libertà, un santuario in cui esprimersi senza remore; stava diventando una prigione dalle mura sempre più strette, da cui non aveva alcuna volontà di evadere. Eppure fu proprio la musica a dilatare il pertugio da cui avvistò un nuovo, ameno orizzonte.
Il cielo burrascoso del suo cuore s'aprì per lasciare spazio a un immenso, vivace arcobaleno: i Crystal Piglets suonano, ma cantare non è il loro forte; la cantante di famiglia è Lucilla, in arte Sister. Per Alex furono una rivelazione. Non solo in senso musicale.
Alex non aveva voglia di scrivere, suonare, cantare, leggere o guardare la tv, quel freddo pomeriggio di fine gennaio. In una rara fase d'ozio, stava in vestaglia di flanella bordeaux, incollato a un termosifone per assorbirne tutto il calore; i piedi, in calzini di cotone blu, penzolavano dalla traversa anteriore della sedia su cui s'era appollaiato. Col cellulare in mano, cazzeggiava passando da un sito d'incontri all'altro, da un'immagine erotica all'altra, da un video musicale all'altro, quando restò a mascella calata, con la schiena dritta e i piedi ben piantati a terra.
Ad attirare la sua attenzione, a risvegliare i suoi sensi, furono i suoni e le inquadrature d'un video amatoriale girato neanche troppo bene: tre uomini, più o meno della sua età, in jeans e camicie a quadri rossi e verdi, e una donna poco più giovane, con un vaporoso vestito vermiglio a pois rosa, s'esibivano attorniati da una ventina di strumenti musicali in quello che aveva tutta l'aria d'essere un garage.
L'illuminazione era scarsa e l'audio distorto, ma c'era poesia nelle poche frasi ripetute tre volte, che Alex ascoltò per altre dieci.
"C'è un ritmo fresco, nuovo; un mix di sonorità etniche e musica classica. Ancora in embrione, ma promette bene."
Ondeggiò col busto sulle note amalgamate della kora e della chitarra acustica, come una fronda che si lascia trasportare dalla fiumana, con lo sguardo fisso sulla bocca più sensuale che avesse mai visto.
Un impeto irresistibile lo indusse a inviare un messaggio:
"Sono Alex Au79, vorrei conoscervi".
Lo lesse Nicolas. Non perse tempo a verificare l'identità del mittente, come usava fare per bannare mitomani o finte attrici intenzionate ad adescare William, per spillargli un bel po' di banconote. Pensò a una burla e digitò:
"Io sono La Fata Turchina".
Alex prese informazioni e passò attraverso canali ufficiali. Stabilito un contatto, ottenne un primo appuntamento, un secondo, un terzo, un quarto, poi non li contò più.
In un soffio, soffiò il leggero soffio della primavera. Col passo delicato, i capelli raccolti in trecce adornate dei primi teneri fiori, venne a risvegliare ambizioni mai sopite e appetiti inappagati.
Di giorno i Cipì sognavano a occhi aperti champagne, coriandoli e petali di gladiolo al termine dei concerti d'un interminabile tour in cui Alex sembrava avere l'intenzione di trascinarli. Alex, nudo sotto la trapunta double face grigia a bande nere, trascorreva le notti a chiedersi quanto sarebbe stato bello, da dieci all'infinito, assaggiare quelle labbra; le sue mani calde e vogliose non restavano ferme.
*Noticina*
Il gladiolo simboleggia la forza, il coraggio e la determinazione, e rappresenta anche il successo e la vittoria (dal web)
*Facciamo due chiacchiere?!*
Iniziamo a conoscere i personaggi. Alcuni sono solo dei nomi, di Alex ne intravediamo la sagoma. Di chi saranno... quelle labbra?
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