2. Ninna nanna per Lucy


«Una goccia di rugiada

non brilla più al sole

i suoi raggi l'han succhiata

ed è vapore ormai.


Ma una goccia di vapore

Può sfiorar la pelle

Scaldare il cuore

E rilucere di stelle.


È una mano che sfiora

Il fior della memoria

Che cresce un bambino

E profuma la sua storia.


Una eco che svanisce

Una luce che si smorza

Non mancheran gli odori

Che daran la forza.


Ritornerà la voce

E ritornerà la luce

Nei sogni d'una notte

Nei passi che verranno.


La pioggia porta già

Una goccia di rugiada

Entra dentro te

E non ti lascerà.


Lasciati cullare

dall'amore

Ninna nanna ninna oh

Ninna nanna ninna oh!»


"Aspetta, ascolta. Senti anche tu? Il tamburello di Walter. La tromba di William. La pianola di Nicolas, la prima gliel'abbiamo regalata noi, ricordi? Aveva sei anni. La voce di Lucilla! Il controcanto di Thomas, che suona la kora. Il campanaccio di Mirko. Le unghie di capra di Myriam. Il fischietto di Jacopo. Il fischio di Mattia. Mani che applaudono."

Anche voi, amici miei, aspettate, non alzatevi ancora; non è calato il sipario. Cantate insieme a me, ognuno a modo suo, la mia canzone preferita.

La la la la la la la la la la la la la la

Mi sento già meglio!

"Abbracciami amore mio, ma lasciami ancora qui. Non sono pronta a lasciare questo palco. Ti raggiungerò più tardi, quando avrò mantenuto la promessa, quella che tu non hai potuto mantenere."



Quanti anni sono, ormai? Quaranta, forse, o anche di più. Abbiamo sottoscritto un patto, blu su bianco e l'abbiamo chiuso in un cassetto.

La vita, pur se non vuoi, ti prende, ti fa fare un giro di walzer, poi di polka, flamenco, cha cha cha, twist, rumba... Ti trattiene in balera. Poi un bel giorno ti accorgi che non puoi più andare da nessuna parte.

Ma io lo farò: tornerò nel nostro bar, se c'è ancora, oppure ne troverò un altro. Onorerò la promessa: lo mangerò, un bel maritozzo con la panna! Anzi, due.

"Uno per me e uno per te, amore mio."

Mi farò portare da Mattia, e dagli altri ragazzi, così vedranno dove siamo nati; il terreno in cui affondano le nostre, le loro radici.

Un applauso anche in sala, prego, se vi aggrada.

Io, m'inchino a voi che m'avete ascoltata: grazie a voi, io esisto.

E ricordate, se potete, le parole d'un'umile vecchia: siamo tutti così belli, e perfetti, nel nostro essere imperfetti!

Sta per calare il sipario, ma non si potrà ancora pronunciare la parola "fine".

È "fine" solo quando non si può pronunciare più alcuna parola. Nemmeno col pensiero. Non è ancora così: io, e voi, pensiamo.


A tutte le persone che amiamo,

che sembrano essere andate via,

perché non riusciamo a raggiungerle.





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