2.Le visite di Lucilla, William e Nicolas



Il sole s'era svegliato contro voglia; ogni tanto metteva il capo fuori dalle coperte, poi ci si rificcava sotto. Dispettoso e un po' imbronciato, andò avanti così per tutto il giorno. Fino alle 17:10, quando la mia cucina s'inondò di splendore.

Lucilla apparve come una visione, in un lungo vestito bianco a campana e i capelli sciolti che rifulgevano del loro colore naturale: biondo scuro con qualche striatura ramata.

Sorrise. Mi parlò, m'abbracciò e mi ricoprì di baci.

Ogni gesto era studiato per apparire serena. Tuttavia, un velo di nostalgia, di tanto in tanto, s'infiltrava tra i suoi raggi offuscandone la bellezza.

Nei suoi discorsi, Claudio era pulviscolo che non riusciva a rimuovere del tutto. Né le era possibile dimenticarlo, portando in grembo il frutto del suo amore.

«Era amore, sì. Cosa n'è stato? Voleva andare in Germania? Okay. Sarei potuta andare con lui, oppure no. Perché lasciarsi. Che poi, non m'ha nemmeno lasciata. M'ha solo detto che partiva, come se tra noi non ci fosse mai stato niente; come fossi un'amica da salutare con neanche tanto affetto.»

Non so s'abbiano mai parlato di matrimonio, ma, per quanto approssimativa potesse essere la bozza del futuro che stavano scrivendo insieme, non avrebbe mai letto tra le righe che sarebbe andata a finire così.

«Ma ora basta amareggiarsi, devo conservare le energie.»

Per farle convergerle su quella pittura a due mani che stava per vivacizzare i suoi giorni e le sue notti; uno sbuffo di vapore d'acqua distillata, emesso dal caso o dalla distrazione, capitato a cecio, non a riempire il vuoto lasciato: a creare un nuovo pieno, un nuovo amore.

Un dipinto in divenire. Non riusciva a goderselo. Non era corretto.

«Non è corretto per lui

Bevve l'ultimo sorso di tè e mi diede un bacio sulla fronte. 

«Vado, che ti ho tediata anche troppo.»

Restai con la cannuccia ancora in bocca, e nel cuore la speranza che il suo dolore non fosse più solo nascosto, sotto gli abiti e il fondotinta, ma che se ne fosse andato, come Claudio, per non tornare più.




Le campane avevano suonato a festa, per cui sapevo ch'era domenica. Il sole era alto nel cielo, quando William mi fece una lieta sorpresa: portò con sé Rossella.

Si sedettero accanto a me, uno per lato, sotto al portico che ci riparava dalla tramontana.

Un'aureola luminosa li contornava, mentre lei descriveva i preparativi per il loro matrimonio. Mora di capelli, ma non di carnagione, aveva fatto una permanente leggera; i boccoli le coprivano le spalle e la frangetta ricadeva sugli occhi verde oliva. Accanto a William era piccolina, anche se svettava s'un paio di tacchi che ai suoi piedi parevano trampoli. Ad innalzarla ancora di più era la sua esuberanza.

«Le bomboniere le farà Myriam, ma non ti sveliamo niente, e i confetti non saranno solo alla mandorla, ma anche d'altri gusti: nocciola, amarena, fragola, banana, arancia, mela verde.»

Si fermò un attimo per respirare. William ne approfittò, per risalire la corrente in quel ruscello di dettagli, e mettere una diga, a voce bassa, quasi temesse di farmi male.

«Possiamo fare il bouquet con i fiori del tuo giardino? Così ci sembrerà d'avere accanto anche NonnoVito.»

Sentii pungere gli occhi: che cari! E non avevano ancora finito.

«Ti veniamo a prendere ovunque sarai, così andiamo insieme a scegliere un vestito nuovo per te.»

L'avrebbero fatto davvero!

"Le promesse si fanno se si ha l'intenzione di onorarle, e la certezza di riuscirci, o è meglio tacere e tenersele per sé. Se poi si riesce, si fa, altrimenti no, e nessuno ci rimarrà male." 

Ero stata io a insegnarglielo.

Avevano intenzione di portarmi al loro matrimonio, mi volevano con loro! Come si fa, a non piangere di gioia?

Le mie lacrime rimasero impigliate tra le ciglia, battevo nervosamente le palpebre, per farle cadere, ma restavano lì.

«Forse ti abbiamo stancata, con le nostre chiacchiere.»

Si alzarono, mi baciarono e se ne andarono; la loro luce restò con me.

Avevano fugato la mia paura più grande: essere tagliata fuori dagli eventi della mia famiglia; che i miei ragazzi mi vedessero come un peso; e una volta parcheggiata in un ospizio, non m'avrebbero fatta più uscire neanche per un giro.

Mi volevano bene. Me lo dimostravano continuamente.




Dalla finestra del soggiorno guardavo il sole annegare in un lago di nuvole rosa. Un'utilitaria grigia percorse il viottolo d'ingresso e s'arrestò davanti al portico. Ne uscì Nicolas; sparì dalla visuale e arrivò dietro di me. Girò la mia sedia e mi fece "Ciao" aprendo e chiudendo i pugni. Era l'unico dei miei nipoti che non mi toccava: niente baci, né abbracci, né carezze. Lui mi guardava, cercando il contatto visivo: solo dopo averlo ottenuto iniziava a parlare.

«Sto portando Bors a fare un giro; ha atteso troppo sotto al letto, poverino, era pieno di polvere.»

Si riferiva al borsone blu che gli regalammo io e Vito per i diciotto anni: doveva tenerci tanto se, dopo tutto quel tempo, reggeva ancora.

«Ho ripreso a dare lezioni private di pianoforte. Ho nove allievi; in settimana non ho molto tempo. Col gruppo siamo fermi, così ho deciso di prendermi un weekend dei miei.»

Nicolas amava viaggiare.

Anche solo per un fine settimana.

Anche solo per una notte.

Anche da solo.

Ogni volta che poteva, partiva, alla ricerca di quello spazio solo suo che non aveva mai avuto.

Diviso tra due famiglie, apparteneva all'una e apparteneva all'altra ed era talmente abituato a stare sempre in compagnia da desiderare, talvolta, il silenzio e il vuoto.

Pendeva dalle labbra di Walter e Myriam; rimaneva sopraffatto dall'energia di Thomas, William e Lucilla; era sovrastato dal senso di responsabilità d'essere un buon esempio per i gemelli. Voleva capire quali fossero, in realtà, i suoi pensieri, i suoi desideri e per questo doveva allontanarsi. Spesso lo faceva mettendo le cuffie e immergendosi nella musica. Sono nate così le sue opere migliori, che necessitavano del tocco dei fratelli per essere rifinite. Dopo ogni viaggio, fisico o mentale, era a loro che tornava. Solo così si sentiva tutto intero.

«Ti porterò una cartolina per la tua collezione e magari un libro come quello che ho trovato a Matera: Myriam m'ha detto che vi sta piacendo.»

Non si fermò molto, neanche il tempo di mettere su il tè ch'era di nuovo fuori. Mentre salutava Maria Dolores, feci un sospiro, augurandogli, in cuor mio, di trovare una persona speciale con cui condividere i suoi viaggi, oppure fermarsi, sentendosi, finalmente, a casa.



* Domandina *

In questa pagina ho messo insieme tre capitoletti, per non diluire troppo la lettura: si tratta di fotografie del momento, per fare il punto della situazione su alcuni personaggi. Cosa ne pensate di questa scelta? Grazie per ogni vostro prezioso contributo!

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top