2. Durevole alleanza o armistizio?
Il volo era diretto e le condizioni atmosferiche buone. Sarebbero arrivati a Milano Malpensa in due ore e quaranta minuti. Troppo, per Alex e Thomas, che non vedevano l'ora d'individuare i grattacieli di Milano. In alta quota, tra bianche nuvole galleggianti nel nulla, non aggiunsero altro a quanto s'erano detti sul balcone dell'Hotel. Alex avrebbe voluto tenerlo stretto, ma Thomas rimase tutto il tempo con capo, spalle, schiena, bacino e ginocchia rivolto verso il finestrino, con le braccia conserte e le cuffie nelle orecchie. Non le tolse neanche quando l'aereo atterrò puntuale, mentre attendevano i bagagli o nel tragitto verso il parcheggio in cui avevano lasciato l'auto di Alex.
Si sistemarono nell'abitacolo e l'aria chiusa risuonò delle notifiche di chiamate perse e messaggi in arrivo, che Thomas lesse avidamente. Si accorse che Alex gli stava parlando solo quando gli diede un colpetto sulla mano.
«Vuoi andare in ospedale? O passiamo prima a casa?»
«A casa. A quest'ora, non mi farebbero entrare.»
Si soffiò il naso e abbassò il finestrino; gli sembrava scorretta, la domanda che stava per porre, eppure gli uscì come se fosse la richiesta più naturale del mondo:
«Posso dormire da te, stanotte? Nico e Willy sono da papà. Non voglio stare solo».
Thomas non lo stava estromettendo dalla sua vita, gli chiedeva di passare la notte insieme, tuttavia Alex avvertiva la necessità d'una conferma. Gli ghermì la mano e se lo tirò vicino per schioccargli un bacio sulle labbra. Thomas glielo restituì. La doccia fredda arrivò comunque:
«Alex, non riesco a pensare a noi, in questo momento».
«Lo capisco.»
Alex avviò il motore, chiedendosi se sarebbe mai arrivato il momento giusto per loro due.
Il pigiama di Thomas era nero, con stampati la sfera gialla e i fantasmini d'un videogioco giapponese. Non indossava calzini né pantofole: gli piaceva stare a piedi nudi sul pavimento. Ad Alex piaceva guardarli, quei piedi, e non si sarebbe limitato a ciò, se fossero riusciti a superare lo scoglio delle tenerezze andando a largo, laddove il mare dell'eros incontra il cielo dell'amore per fondersi e confondersi in esso in un'unica linea curva.
Si passò una mano sui capelli cercando di distogliere il pensiero dal corpo di Thomas: gli slip bianchi non sarebbero stati adeguati a nasconderne l'effetto e non aveva scuse attendibili per filare di nuovo sotto la doccia.
Thomas lo stava aspettando in cucina; non s'era seduto perché aveva mal di schiena. Guardò Alex che apriva lo sportello d'un pensile, in alto. Neanche lui era immunizzato contro quel braccio nudo e tutto il ben di Dio che ci stava attaccato, ma si sentiva troppo vulnerabile per cadere in tentazione senza pentirsene. Sarebbe stata una ricreazione effimera, ammesso che fosse riuscito a quagliare; Jacopo sarebbe sempre stato presente, con l'indice puntato verso di loro che si divertivano mentre lui lottava per riemergere dall'abisso.
Alex posò sul tavolo grissini, pesche sciroppate e papaja essiccata.
«Per non metterci giù a pancia vuota.»
A quel pensiero, gli si chiuse lo stomaco. Si chiese come avrebbero dormito: insieme nel suo letto o separati, uno in camera e l'altro sul divano del soggiorno? Avevano fatto pace, forse; non aveva capito se avessero sancito una durevole alleanza o un armistizio, prima di definire nuovi confini. Aprire di nuovo il discorso sarebbe stato sconveniente, Thomas era stato laconico ma intellegibile: non era il momento giusto.
Fu proprio lui, a mostrare di non avere dubbi.
«Ho bisogno di coricarmi. Da quale lato dormi, vicino alla porta, come in albergo?»
Molto più pratico di Alex, gli tolse la patata bollente dalle mani e gli avrebbe estorto anche una serie di intimi sfregamenti, se non fosse che il clima generale richiedeva una certa sobrietà.
«Sì, se per te va bene dormire vicino alla finestra.»
«Va bene, anche se non credo che dormirò.»
«Raccontami di loro.»
Si sdraiarono sotto la trapunta double face grigia a bande nere, uno di fronte all'altro, con la testa sorretta da una mano e le ginocchia piegate. Dalle tapparelle chiuse si intravedeva la luce arancione d'un lampione. Un tram si fermò, aprì e chiuse le porte, e ripartì per tornare in deposito.
«Quando sono nati, li hanno tenuti in ospedale tanto tempo. Mamma e papà mi dicevano ch'erano usciti dalla pancia troppo presto, che dovevano stare al caldo e imparare a respirare. Li hanno portati a casa dopo due settimane. Eravamo tutti elettrizzati. William voleva stare da noi ogni weekend; facevamo a gara a chi tenesse di più in braccio l'uno o l'altro; li cullavamo e cantavamo loro le canzoncine che inventava Nicolas. Hanno preso peso e colore e si sono dimostrati due leoncini attaccati alla vita, anche se avevano solo le gengive. Negli ultimi due anni, li abbiamo persi un po' di vista. Sai, lo studio, la casa per conto nostro, il gruppo.»
Thomas andava a ruota libera e Alex si beava di quella rara confidenza che glielo faceva sentire vicino pure senza toccarsi.
«Jacopo S'è alzato di due spanne, a Nicolas gli mangia in testa. Ha occhi e capelli scurissimi. Anzi, i capelli ora non ce li ha, li ha rasati a zero. Ha perso una scommessa con Mirko, o forse è stata una scusa per fare dispetto a papà. Mirko è più basso e tarchiato, come corporatura è simile a Nicolas, ha gli occhi marrone chiaro e i capelli ricciolini, biondi come William, anche se non sono fratelli. Sono diversissimi, non solo nel fisico. Fanno del tutto per differenziarsi anche nell'atteggiamento, nel modo di trascorrere il tempo libero, nella musica che ascoltano, nei programmi che guardano alla tv e frequentando scuole diverse, forse per affermare ognuno la propria identità. Però si vestono uguali, perché così si vestono i loro amici, a tutti e due piace correre, come a Nicolas, e tifano il Milan come me, mamma, Sergio, Walter e Mattia.»
«Che scuola frequentano?»
«Mirko il liceo classico, Jacopo l'artistico.»
«E di carattere, come sono?»
«Jacopo è pimpante, pane al pane e vino al vino, e se gli dici di non fare una cosa, stai pur certo che la fa. Mirko è posato e rispetta le regole, più per indolenza che per dovere. S'è innamorato. Prima del Pranzo di Natale, hanno fatto una scommessa. Jacopo è un dritto e conosce suo fratello fino al midollo. Ha fatto di tutto per perdere, e c'è riuscito. Non conosco i dettagli, i loro segreti sono sacri, "Bocca cucita con la spillatrice". È palese solo il risultato: Jacopo è senza capelli e Mirko s'è dichiarato alla sua Ilenia, che non aspettava altro.»
«Spero di conoscerli presto.»
Ad Alex scappò uno sbadiglio. L'orologio digitale sul comodino segnava 03:05. La periferia taceva e il cellulare di Thomas aveva smesso di gracidare.
«Sperèm.»
Alex fu destato da Thomas che gli spostava un braccio.
«Scusa, devo andare in bagno, non ce la faccio più.»
Sentì lo sciacquone, poi l'acqua della doccia che scorreva. Si alzò, mise su il caffè per il cappuccino con latte freddo e fece colazione, da solo. Non per scortesia, ma per battere Thomas sui tempi e correre in bagno a lavarsi e vestirsi, mentre lui beveva il suo caffè nero bollente e si vestiva in camera.
Quando Alex uscì dal bagno, Thomas era già sulla porta.
«Vado da loro, voglio vederli.»
«Ti accompagno.» Non era una domanda.
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