Terza Prova
In casa Weasley c'era caos. Non vi era altra parola per descriverlo, semplicemente erano bum e spam continui, accompagnati dagli schiamazzi dei bambini e dalle chiacchiere dei genitori.
A Lucy non era mai piaciuto il Natale. Con tutti quei parenti, spesso e volentieri passava inosservata. Sua sorella Molly, la più grande di tutti per qualche mese, era sempre al centro dell'attenzione, e questa cosa le dava un certo fastidio. Lei era come papà: brava, intelligente, responsabile, con dei buoni voti... quell'anno avrebbe avuto i G.U.F.O., e allora tutti a lodarla e complimentarsi con lei e gli altri del suo anno, ovvero Victoire e Fred.
A Lucy questo dava fastidio, e lo lasciava a vedere. Spesso si lamentava con sua madre o con sua nonna, ma tutti le ripetevano che prima o poi sarebbe toccato anche a lei e chissà se fosse riuscita ad essere brava come Molly.
In più, a Natale si mangiava tantissimo, e poi si scartavano i regali, a volte pure inutili che sembrava proprio che i suoi parenti avessero perso ogni speranza e le avessero regalato la prima cianfrusaglia trovatasi di fronte.
C'era un viavai continuo di gente, a volte parenti lontani, altre volte solo amici, altre volte amici che poi finivano per essere parenti lontani.
La mamma e il papà erano occupati tutto il tempo, e a Lucy non restava altro che badare ai suoi cuginetti più piccoli, Hugo, Lily e Louis, mentre tutti gli altri facevano giochi come sparaschiocco, o provavano di nascosto la nuovissima scopa di Teddy, che lui aveva colorato di rosso e di blu.
A Lucy non piaceva il Natale.
Nonna Molly batté un mestolo contro una padella, richiamando l'ordine.
- Tra cinque minuti a tavola! - Dichiarò, mentre i grandi si affaccendavano a portare piatti su piatti sul grosso tavolo della sala da pranzo.
- Molly cara, fai lavare le mani ai tuoi cugini - riprese la nonna, lanciando un'occhiata a sua nipote. Molly si alzò dal divano e portò tutti i piccoli nel bagno di sopra, a lavare le mani. Lucy rimase sola in cucina, mentre sua zia Hermione correva con in mano un grosso pentolone tutto arrugginito, e mentre suo zio George si sporgeva per rubare un cucchiaio di minestra prima della cena.
Suo padre corse verso la nonna, e quando si rese conto che Lucy era ancora in cucina, si arrestò e la guardo spaesato.
- Hai lavato le mani? - Mi domandò.
- Sì - mentì Lucy. In cuor suo sentiva di aver sbagliato, ma proprio non aveva voglia di infilarsi in un bagno pieno di maghetti.
- Aiuta i grandi per favore allora - Percy le spettinò i capelli con una carezza, e corse in cucina, dove provenivano le urla di nonna Molly, arrabbiata perché zio Ron aveva dimenticato di chiudere l'acqua del lavello, e la cucina si stava lentamente allagando.
- Lucy - zio Harry la guardò sorridendo, mentre tra le mani reggeva una pila di piattini, probabilmente per il dolce. Zio Harry era sempre gentile, Lucy ricordava che i regali più carini erano sempre i suoi, insieme a quelli dello zio George. - Hai fame?
- Un po' - ammise Lucy. La pila di piatti traballò e zio Harry dovette fare qualche passo indietro per mantenere l'equilibrio.
- C'è da portare le bevande al tavolo, puoi... ?
- D'accordo. - Lucy entrò in cucina e si diresse verso il tavolo, dove c'era la roba da portare in tavola. Infilò la bottiglia dell'idromele nella tasca interna del suo strano poncho, poi prese il bottiglione della burrobirra e la infilò dentro la seconda tasca, infine afferrò due caraffe di acqua, per entrambe le mani e si diresse verso la sala da pranzo.
La camera stava lentamente mutando, al suo arrivo. Zio Bill e zio Charlie si stavano occupando di ampliare lo spazio per far stare il lungo tavolo, che zia Ginny reggeva in volo radente il soffitto con la bacchetta.
Era uno spettacolo che non si perdeva mai. Sognava il giorno in cui avrebbe potuto fare quelle magie fuori da Hogwarts, stupendo i suoi genitori e dimostrando di essere al pari di sua sorella Molly.
In quel momento la scopa di Teddy spuntò dalla porta, con in sella il piccolo James che strillava divertito.
La scopa volò a destra e a sinistra, su e giù, e andò a schiantarsi proprio contro di lei. Lucy cadde a terra, rovesciando tutte le bevande; sentì velocemente il suo meraviglioso poncho inzupparsi di succo di mele, mentre velocemente nell'aria si levava un odore nauseante di alcool e burro, mischiato all'odore dell'agrifoglio delle ghirlande appese ai muri.
- James! - Zia Ginny lasciò cadere il tavolo sul pavimento con un tonfo sordo, e corse a vedere le condizioni di suo figlio. James rideva, tutto bagnato, tenendosi aggrappato alla coda della scopa volante, levitando a un metro di altezza. Lucy, cadendo, aveva battuto forte il sedere a terra e adesso era tutta idolenzita. Si alzò con calma, guardando con amarezza tutto quel disastro.
- Chi è stato? - Zio Ron in un attimo fu in cucina, e così tutti i grandi; poco dopo entrarono anche i piccoli e i cugini, con le mani ancora bagnate e insaponate.
- James ha fatto lo sciocco un'altra volta - disse zia Ginny. Percy raggiunse sua figlia e guardò per terra la chiazza di liquido dolciastro.
- Lucy sei stata tu? - Disse cupamente, la fronte corrucciata.
- I-io no... - Balbettò. Fu un attimo: le si inumidirono gli occhi, le punte delle orecchie si tinsero di rosso e il viso cominciò a bruciarle, infine scoppiò in lacrime e scappò via correndo.
- Lucy!
Attraversò la cucina ed uscì fuori in giardino dalla porta sul retro, mentre il freddo gelido le si infiltrava fin dentro le ossa. La neve le inzuppava le ciabatte di cotone, e i capelli rossicci erano bagnati e appiccicosi.
Lucy pianse. Pianse perché non le piaceva il Natale. Pianse perché aveva deluso il padre e perché in quel momento stava piangendo per un nonnulla.
Si accucciò nella casetta in giardino, nascondendosi alla vista e chiudendosi alle spalle la porticina. Un tempo era stato il suo posto preferito dove giocare, e ancora oggi era un fidato luogo dove rifugiarsi. Si pulì le lacrime e il muco con un bordo ancora asciutto del poncho, e si rese conto di avere le mani sporche di sangue. Piccoli pezzettini di vetro delle bottiglie si erano infilati nelle falangi, tra le dita, e faceva un male cane. Lucy strinse i denti e guardò fuori. Era tutto buio, eppure il bianco della neve rifletteva una luce opaca che rendeva facile l'orientamento. Lucy restò lì ferma ad osservare il cielo tingersi di stelle luminose a poco a poco, e infine vide spuntare la luna.
Sentiva le voci dei suoi famigliari che la chiamavano, che la cercavano. Avrebbe preferito che si fossero messi a cenare senza di lei, così almeno avrebbe avuto una giustificazione per tutto l'odio che riservava ai suoi parenti in quel momento, perché adesso sentiva quel sentimento tremendamente ingiusto. Sentì sua madre chiamarla poco distante da lì, ed ebbe quasi voglia di correrle incontro e piangerle addosso, e lasciarsi cullare come quando era piccina.
Perché tutto quel casino? Perché quel disastro?
- Lucy! - Lily sbucò dalla finestrella della casetta, il faccino preoccupato e la guardò sorridendo.
- Bu. - Lucy sussurrò il verso con un mezzo sorriso, mentre sentiva in cuor suo di essere felice di avere un po' di attenzione.
- Trovata! - Albus e Rose arrivarono insieme, sporgendosi per vedere attraverso la finestrella, e poco dopo spuntarono anche i visi di James, Hugo, Louis, Victoire, Dominique, Roxanne e Fred, Ted e infine Molly.
Lucy si sentì in dovere di uscire dalla casetta, perché aveva il vago sospetto che tutti i grandi non sarebbero riusciti a sbirciare attraverso la finestrella anche loro.
Scoppiò in una risata sonora e uscì, mentre tutti i suoi cugini e sua sorella la stringevano in un abbraccio strettissimo, e poco dopo sentirono le voci di nonno Arthur e nonna Molly dire: - I bambini! - E dunque in un secondo tutta la sua gigantesca famiglia le fu addosso, stritolandola in un abbraccio.
Era una famiglia caotica e disastrosa, tremendamente confusionaria e incorreggibilmente disordinata, ma era famiglia.
E in fondo in fondo, non era poi così brutto il Natale.
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