Hopebringer - Seconda Parte
I nostri due sguardi si incrociarono, io rimasi impietrita, come se il rimanere fermi fosse una tecnica di mimetismo.
Avevo il martello in mano, la gemma ai miei piedi, lei mi guardò severamente, ma non in modo minaccioso. Probabilmente una ragazzina come me non risultava neanche una interessante preda.
Per qualche ragione, anzi, probabilmente per la mia stoltezza, non mi nascosi subito e lei vide la gemma ai miei piedi.
Lo capii perché i suoi occhi luccicarono quando mi guardò meglio.
Borbottò qualcosa, ma non riuscii a sentire da qui, lei si alzò e mi ringhiò contro.
Io guardai la gemma e poi lei, poi la gemma e lei ancora.
Avete presente quella cosa istintiva di combattere o fuggire? Ecco, io non riuscivo a fuggire.
"Tanto sono morta comunque, ma la gemma per lo meno la spacco!"
Ripresi a martellare, con più forza e disperazione.
La gemma s'incrinò, ci ero quasi!!!
Ero convinta che una volta rotta la gemma sarebbe tutto finito.
Istintivamente rialzai gli occhi e vidi che la demone stava per saltarmi addosso, era quasi sopra di me.
Mi si gelò il sangue, fu un attimo, ma per qualche ragione mi sembrò infinito.
La demone cadde improvvisamente a terra proprio vicino a me, smuovendo e alzando la polvere del vicolo.
Non tossii subito, perché stavo trattenendo il respiro.
Guardai davanti a me.
Lo straniero stava puntando qualcosa verso di me, non capivo cosa fosse, era piccola, stava nella sua mano sinistra. Inoltre... stava abbracciando la demone magenta?
Guardai meglio, no, non era proprio un abbraccio, ma i loro corpi erano molto vicini, e il ragazzo le stava tenendo la schiena per tenerla più vicino a lui.
Lui aveva un sorriso malizioso mentre mi guardava.
Mi aveva.... appena salvato la vita?
Rimasi a osservarlo, lui guardò me e poi la demone che aveva di fronte.
Lei lo spinse via, facendolo cascare sui gomiti.
«Come osi toccarmi?» ringhiò.
Keyla si girò nella direzione in cui stava guardando prima lo straniero, la MIA direzione!
Vide sua sorella accanto a me, priva di sensi, la gemma e il mio martello.
I suoi occhi si dilatarono proprio come a Kadria poco prima, e allo stesso modo borbottò qualcosa che non riuscii ad udire.
Dopodiché ringhiò, camminando verso di me con aria minacciosa.
"Di... DI NUOVO?!?"
Colpii la gemma ancora e lei sembrò cedere, smise di luccicare per un attimo.
«NO!» sentii gridare la demone, spiccando il volo.
Ma lo straniero gli afferrò rapido la caviglia e scattando in avanti la trascinò con violenza a terra.
«Dove credi di andare? Sono io il tuo avversario!» esclamò.
La tenne ferma a terra con un piede sulla schiena, gli afferrò l'ala sinistra e la recise dalla schiena.
La demone urlò dimenandosi.
Di nuovo, lo straniero afferrò l'ala destra e con la spada la recise con grande facilità.
La demone gridò di nuovo per il dolore, dovetti tapparmi gli orecchi perché faceva male.
Lei si voltò di scatto e provò ad attaccare il ragazzo, lui con agilità colpì l'elsa dell'ascia che si staccò di netto, poi colpì il muso della demone con il pugno sinistro e lei tornò a terra.
Infine, lo straniero si chinò rapidamente e la afferrò per il collo, la sollevò da terra. La demone afferrò la sua mano, tentando di allentare la presa, ma il ragazzo portò indietro la spada e poi la trafisse.
Sentii per un attimo il cuore in gola. I due erano erano circa a tre cavalli da tiro di distanza da me, ma il silenzio tombale tutt'attorno a loro mi permetteva di sentire chiaramente le cose.
La demone urlò di nuovo e iniziò a sanguinare dalla bocca.
Vedevo chiaramente la sottile spada penetrare il suo petto, la sua armatura, la parte sinistra del suo seno e poi uscire dalla schiena. Da entrambe le ferite il sangue usciva lentamente.
«La mia lama è a due centimetri dalla tua aorta, più ti agiti e più la lama si sposterà verso il tuo cuore» disse freddo il ragazzo.
La demone smise di dimenarsi ma continuava a fare presa sul braccio del suo nemico.
Stettero lì fermi per qualche secondo, il giovane non emise un fiato, ma la demone gemeva e ansimava per il dolore.
«Che cosa si prova quando sono gli altri ad avere la tua vita in mano?» disse calmo e freddo il ragazzo, con un viso colmo di disprezzo.
«Guardati, un sangue nobile e puro come il tuo, versato da mano umana. Come ci si sente?» fece una pausa «Come ci si sente ad essere impotenti e deboli? Sentire la propria vita appesa a un filo, in mano a qualcuno di cui non importa niente di chi sei, di cosa provi, di quali progetti hai per la tua vita, dei tuoi desideri, delle tue passioni e dei tuoi sogni. Non gliene importa niente»
Keyla si muoveva sempre meno, con più fatica.
«I demoni sono una razza forte, potente, orgogliosa. Abili nelle arcane arti magiche, dominatori e predatori di ogni altro essere vivente sulla terra e nel cielo. Creature incontrastate!» il ragazzo parlava lentamente, scandendo bene le parole con enfasi.
«Che cosa sono per loro gli altri esseri viventi se non infime e inferiori creature da essere schiacciate? Sono cibo, prede, organismi viventi senza scopo e utilità, se non per i vostri giochetti malvagi»
Il tipo sembrava avere già avuto a che fare con i demoni, e certamente non poche volte. Forse c'era anche di mezzo una questione personale.
«Dì la verità demone... no, ti voglio chiamare per nome, perché sarebbe prepotente chiamarti solo con il nome della tua razza, non sono come voi. Per me, i dettagli contano, ogni essere vivente conta, ogni creatura senziente! Ogni demone, angelo, enymia, drago, uomo, donna o bambino che sia, è una creatura di Mytheloeria.»
Notai che la lama emetteva delle impercettibili pulsazioni che convergevano dal corpo della demone sulla lama stessa.
Sì, quella spada dev'essere senz'altro un artefatto davvero potente, sembrava essere molto efficace contro i demoni.
«Quindi, Keyla, che cosa provavi quando massacravi ogni essere vivente? Ogni uomo, donna o bambino; che cosa provavi?! Dimmi! Cosa provavi?» il tono dello straniero iniziò a scaldarsi.
«L-lasciami...» disse con uno sforzo la demone.
«Lo so io cosa provavi! Provavi piacere! PROVAVI PIACERE! Poiché è nella vostra natura malvagia provare piacere nel fare del male agli altri! A causa della vostra arroganza e prepotenza!» il tono dello straniero era decisamente arrabbiato ora. Caspita, allora qualche emozione la provava.
«Ora guardami! GUARDAMI! Sai cosa sto provando io ora? Solo rabbia! Rabbia e non piacere! Dolore e non sollievo! Non sanguinoso e lascivo piacere! È questo ciò che non fa di me un mostro! È questo che distingue una persona da un'altra! Non il sangue! Non la razza! Non quei poteri magici che vi rendono superiore a qualsiasi cosa! MA SOLO IL CUORE!»
La demone era chiaramente sofferente, sembrava ormai un peso morto, aveva smesso di lottare.
«T-ti prego...» le parole le morirono quasi in bocca, le braccia le caddero penzoloni lungo i fianchi.
Si era finalmente arresa, quando ogni forza l'aveva abbandonata.
«Ma voi non capirete mai, il vostro cuore è morto. E io non ho bisogno di spezzare anche il tuo» il tono della sua voce tornò calmo e pacato, estrasse lentamente la spada dal suo corpo ormai quasi coperto di sangue, poi la mise giù. Il suo corpo si afflosciò privo di energie, si mosse appena, provando a rannicchiarsi su se stessa.
Una volta mollata la presa sulla demone, lo straniero rivolse lo sguardo verso di me.
Sussultai.
"Ora viene da me!"
In quello stesso momento percepii l'altra demone muoversi accanto a me. Non ci pensai due volte: presi gemma e martello, poi corsi via.
Superai il ragazzo sconosciuto, che mi osservava mentre scappavo, poi mi nascosi dietro una bancarella distrutta del mercato.
Mi sporsi per guardare quello che succedeva.
Vidi Kadria alzarsi, si stava tenendo il braccio sinistro, il quale era penzoloni, completamente coperto di sangue.
Aveva uno sguardo torvo e infuriato.
"Chissà che razza di magia gli ha tirato addosso lo straniero!"
«Non ho ancora finito con te, umano!» ringhiò lei.
«No, ti sbagli. Sono io ad avere finito con te, demone»
Rapidamente afferrò qualcosa che stava al suo fianco, la demone reagì, provando a scattare, ma lui fu più veloce.
L'oggetto emise una sottile scia di luce, e fece un rumore simile a un basso brontolio che fu coperto da un suono sordo, come una specie di petardo.
Kadria cadde di nuovo violentemente a terra. Il ragazzo rimase a guardarla mentre il suo corpo giaceva immobile.
Poi lui si avvicinò alla demone, porse la mano sinistra davanti a sé, quasi stretta in un pugno. La sua mano s'incendiò. Il fuoco crebbe fino a illuminare per bene tutta la sua armatura.
Era di schiena rispetto a me, ma a giudicare dall'ombra che faceva, era la cosa più luminosa in quel momento, poiché il sole faticava a passare nell'aria densa.
All'improvviso aprì la mano verso la demone e tutto il fuoco si avventò su di lei.
Dopo qualche secondo si voltò, si avvicinò al corpo senza testa di Karia, la demone dal pelo rosso e striature nere. Fece la stessa cosa anche a lei.
I due corpi stavano bruciando velocemente, e mentre ancora bruciarono si voltò e camminò verso di me.
"Ora viene davvero verso di me! Forse anche lui vuole la gemma!!"
Pregai il mio coraggio di venire fuori per un'ultima volta, solo una e poi basta.
Alzai il martello e urlai: «F-fermo! O la spacco! Fosse l-l'ultima cosa che faccio!»
Solo qualche secondo dopo mi accorsi di quanto stridula fosse la mia voce in quel momento.
Ma lo sconosciuto non si fermò.
«L-la spacco! Ho-ho detto!» urlai di nuovo.
Ma lui continuò a camminare.
«Se vuoi romperla fa pure, io sono venuto per te»
Il martello mi scivolò di mano, ebbi l'impulso di correre, ma avevo già chiesto troppo al mio coraggio per oggi. Fui fortunata a non farmela letteralmente addosso.
Lui fu ormai a tre passi da me, stavolta riuscii a voltarmi per correre, ma inciampai e caddi.
Mi girai verso di lui mettendomi seduta, realizzai che anche se fossi riuscita a correre sarebbe stato vano.
Lui era più veloce dei demoni.
Non ebbi più forze per trattenere il pianto, mi rannicchiai, accettando con intensa amarezza il mio destino.
«Hey ragazzina, stai bene? Sei ferita?»
Non riuscii a badare a quello che diceva, ero troppo spaventata, riuscivo solo a piangere.
«Hey, tranquilla, va tutto bene. Non c'è più alcun pericolo, va tutto bene»
La sua voce era gentile e dolce, rialzai un poco lo sguardo.
Era seduto in ginocchio vicino a me, sorrideva appena, alzai ancora di più lo sguardo e vidi i suoi occhi.
Era davvero giovane, circa vent'anni, forse meno. I suoi occhi erano molto belli, azzurri come il cielo, aveva uno sguardo innocente e docile. Delle tracce di sudore gli coprivano la fronte e una sottile ciocca di capelli castani sporgeva dal suo elmo.
Aveva delle chiazze di sangue sparse su tutta l'armatura, sangue di demone. Ho sentito dire che il sangue di demone è una cosa molto rara da trovare, perché era quasi impossibile far sanguinare un demone e sopravvivere per raccontarlo.
E lui.... era ricoperto da quel sangue...
«Come ti chiami? Ti va di dirmi il tuo nome?»
Non risposi, ma mi tranquillizzai un poco, smettendo di singhiozzare.
«Fai bene a non fidarti degli sconosciuti, ma ti prego, fai un'eccezione per me»
Mi sembrò che la sua voce divenne ancora più dolce. Si mise le mani sui lati della testa e l'elmo emise una specie di sbuffo, i lati si mossero e il retro si aprì.
Sull'elmo c'erano diverse cose che da lontano non avevo notato per niente: sulle tempie c'erano due simboli diversi, una sembrava una spada corta avvolta in una specie di edera dalle foglie a goccia, l'altra era un simbolo strano, sembrava una lingua antica, due simboli con altre tre tacche accanto. C'erano anche diverse strisce blu sull'elmo e un particolare simbolo dorato in cima alla testa, proprio sopra. Era un cerchio con una specie di omino dentro che formava una stella col corpo.
Quando si tolse l'elmo, vidi un viso dalle curve morbide e sinuose, ricordavano appena quelle di una ragazza.
Era... bello...
Mi carezzò le spalle, chiedendomi di nuovo se stessi bene.
Mi asciugai le lacrime ed annuii.
«Mi fa piacere, ti va di dirmi il tuo nome?»
Scossi la testa, ero troppo timida per dirglielo: era un nome che suonava strano.
Lui ridacchiò: «Va bene, però non potrò per sempre chiamarti ragazzina. Posso fare qualcosa per te?»
«D-daniel...» con un filo di voce indicai il corpo immobile del mio amico.
«Daniel? Dici la guardia?»
Io annuii.
«Vieni, ti va di farmelo conoscere?»
Annuii di nuovo.
Lui mi porse la mano e ci mettemmo in piedi. Lo accompagnai da lui.
Lui e le tre guardie lupo erano ancora lì, con gli occhi bianchi, privi di vita.
«È lui Daniel?» disse lo straniero indicando il ragazzo.
Feci cenno di sì con la testa.
Lo straniero si rimise l'elmo, si abbassò in ginocchio vicino a lui e gli mise una mano sul petto.
«È m-morto?» bisbigliai.
Non mi aspettavo che lo sconosciuto dagli occhi azzurri mi sentisse, però mi rispose:
«No, ma le sue attività biologiche sono ridotte al minimo»
Di quello che aveva detto, capii solo che Daniel non era morto, il cuore mi si riempì di speranza.
Dalla parte superiore della sua schiena si distaccò una specie di sfera nera, sembrava fatta dello stesso materiale della sua armatura. Emetteva una fioca luce azzurra da una lente incastonata nella sua parte frontale. Non aveva un aspetto minaccioso, ma mi metteva comunque i brividi.
Poteva fluttuare, volteggiò sopra il corpo di Daniel e si fermò a poco sopra di lui.
«Area conica, trenta gradi, pieno impulso per 100 millisecondi»
Stetti a guardare in soggezione, avevo le mani strette al petto, le braccia e le mani mi dolevano per gli sforzi fatti usando il martello.
La sfera emise un brevissimo suono, che mi ricordò quello di un uccellino, la sua lucina divenne verde.
Poi lo straniero si concentrò con lo sguardo su Daniel, mise entrambe le mani sul suo petto, la mano destra sopra la sinistra.
«Ora»
In un battito di ciglio la sfera emise una specie di lampo luminoso verso il corpo della guardia, immediatamente dopo lo straniero gli spinse il petto e le sue mani emisero un'onda di energia verde. Il secondo dopo, lui si alzò di scatto, mi prese per le spalle dolcemente, facendomi allontanare dal mio amico.
L'attimo successivo infatti, i suoi occhi ripresero colore, sulle sue guance tornò il tepore, i suoi polmoni si riempirono rapidamente d'aria e Daniel si alzò di scatto, mettendosi in ginocchio.
"È VIVO! IL MIO AMICO ERA VIVO!"
Lo straniero, lo stesso straniero freddo che non sembrava provare alcuna emozione o pietà, aveva appena salvato il mio amico!
Il mio unico amico....
Daniel era disorientato, mi guardò negli occhi, sembrava non conoscermi. Lo straniero mi spinse piano verso di lui e mi sussurrò: «Va da lui» .
Lui continuò a guardarmi confuso, io mi avvicinai e lo abbracciai scoppiando a piangere.
«DANIEL!»
«Oh, piccola... piano... mi fa male tutto...» borbottò lui.
«Pensavo fossi morto! » dissi singhiozzando.
«Cos'è successo? Ricordo che... agh... la testa... il mio stomaco... » si alzò in piedi e si allontanò da me, appoggiandosi a un'asse di legno.
«Cos'hai? Stai bene?» gli misi una mano sulla schiena.
«Intorpidimento, nausea, mal di testa, disorientamento, perdita di equilibrio... a parte questo, è sano come un pesce» rispose lo straniero, ripetendo lo stesso rituale sull'altra guardia lupo.
«La demone... le guardie... la piazza... » cercò di dire ansimando esausto.
«Non ti preoccupare Daniel, è tutto a posto ora, lo straniero le ha sconfitte» cercai di confortarlo.
«Lo.. lo straniero? » ci girammo entrambi verso di lui, mentre rianimava l'ultima guardia.
Entrambi i lupi ebbero la stesso tipo di reazione di Daniel dopo essere stati "resuscitati".
«Chi sei tu?» chiese Daniel.
Lo straniero si avvicinò a noi: «Dipende, potrebbe essere una risposta molto lunga»
«Sei un cacciatore di demoni?» chiesi a bruciapelo.
«No...» rispose col suo tono calmo e pacato.
«Un mago?»
«No...»
«Un angelo?»
«No...» sorrise ridacchiando.
«Hey piccola, non fare l'irriverente» mi fermò Daniel.
«Va bene così Daniel, in effetti... sono qui per dare delle risposte»
«Che genere di risposte?» chiese Daniel alzando un sopracciglio.
«Risposte riguardo all'umanità. A dire il vero, anche io sono in cerca di risposte, e voi mi potete aiutare»
«Come?» chiese la guardia.
«Ci sono altri umani qua? Oltre a voi?»
«Sì, siamo circa una decina, nessuno di loro ha mai lasciato la città»
«Perché hai detto che sei venuto per me?» gli lanciai quella domanda come un sasso pesantissimo, avere Daniel lì vicino a me, mi dava coraggio, ero serissima.
Lo straniero guardò me e poi Daniel.
«È vero? Hai detto così?» disse severamente la guardia.
«In verità, sono qui per tutti gli esseri umani»
«Perché? »
«Ho una proposta da fare, da fare a tutti loro, voi due compresi»
«Siamo tutt'orecchi»
«Voi sapete che gli umani si stanno estinguendo vero? In tutto il mondo, l'umanità è solo un distante eco nell'oscurità. Vengono malvisti da tutte le altre razze, disprezzati dagli angeli e tormentati dai demoni. Siamo considerati come la specie dell'avidità e dell'arroganza. I pochi di noi rimasti si nascondono, vivono una vita nell'ombra o sono resi prigionieri, se non addirittura schiavi. La nostra destrezza con le abilità magiche è così scarsa da renderci una tra le razze più deboli. Tutti ridono di noi»
«Ma qui non è così! Guardaci, questa città ci tratta alla pari degli Enymia, stiamo bene qui» rispose Daniel.
«E per questo ne sono sollevato, ma nel resto del mondo non è così, e anche questa città, prima o poi, non sarà più sicura neanche per voi»
Daniel si fece riflessivo, in effetti, qui gli esseri umani sono davvero pochi, tutti sanno che uscire dalla città significherebbe essere esposti, non è sicuro là fuori per noi, mia mamma mi ha sempre detto di non uscire mai dalla città.
«Sono qui per offrirvi una nuova speranza, sto guidando personalmente la rinascita della specie e della civiltà umana»
I nostri occhi si illuminarono, entrambi lo guardammo increduli.
«L'umanità smetterà di essere solo una leggenda, un ricordo di una razza disprezzata da tutti. Siamo già in tanti, a Nuova Alergoria, l'umanità sta nascendo di nuovo, diventando una civiltà senza pari, amicizia e conoscenza guideranno i nostri passi. Io stesso sarò vostro maestro. Vi insegnerò ogni cosa che so, non conoscerete più discriminazione...» poi rivolse lo sguardo verso me «o povertà. Saremo un'unica nazione, insieme. È questa la mia offerta e la mia promessa. Venite con me, farò di voi dei fratelli appartenenti a un grande popolo» lo straniero alzò infine una mano verso di noi, come se volesse afferrare le nostre mani per accompagnarci.
La sua voce era piena di calore, di speranza, di passione.
Mi stavano tornando le lacrime agli occhi.
Mi avvicinai a lui: «Può venire anche mia mamma?»
«Sarebbe un gran piacere per me» rispose.
Mi si riempirono i polmoni di gioia. Mi misi le mani sulla bocca per non lasciare tutta quella felicità esplodere fuori. Stava accadendo davvero? Avrei davvero avuto una nuova vita? Davvero non avrei più dovuto rovistare nei vicoli? Niente più freddo e fame? Non avrei più dovuto lottare per sopravvivere? E mia mamma? Sarei finalmente riuscita a vedere sorridere mamma di felicità, vera e autentica!
Allora era come pensavo... l'umanità sembrava proprio che fosse cambiata.
«Come possiamo essere certi che quello che dici sia vero?» Daniel, con quella frase frenò la mia felicità. Aveva ragione, c'era da fidarsi? Dov'era la fregatura?
«Guardati intorno, quei demoni volevano prendersi la gemma con la forza, potevano farlo senza chiederlo, potevano perché erano più forti. Io li ho sconfitti e vi sto chiedendo di seguirmi. Sto rispettando la vostra decisione, non è un atto di forza»
Se era davvero così allora, era venuto lì solo per noi, per salvarci dai demoni, per darci una nuova speranza, una nuova casa.
Una nuova vita.
«Tenente? Tenente Daniel?» una delle guardie lupo di avvicinò a noi. Si era finalmente ripresa del tutto.
«Sì? Ditemi pure» rispose Daniel mettendosi sugli attenti.
«Signore, cosa facciamo? Dove sono i demoni? Dove sono i rinforzi?»
«Non preoccuparti Lyndrel, questo stra... » Il tenente si fermò.
Lo straniero scosse la testa, la guardia lupo gli dava le spalle e non lo notò.
«Questi... demoni non sono più una minaccia. Assicurati che non ci siano feriti, va a cercare rinforzi»
«Sissignore!» Il lupo corse subito via.
«A proposito, che fine hanno fatto le altre guardie? Sarebbero dovute accorrere subito» chiese il mio amico al ragazzo.
«Le demoni hanno lanciato un incantesimo di occultamento, chiunque al di fuori della piazza non è stato in grado di notare quello che accadeva qui»
«Ma qualche mercante è fuggito, non hanno dato l'allarme?»
«In verità nessuno ha lasciato la piazza, l'incantesimo creava delle illusioni per cui chi provava a raggiungerci, in realtà tornava indietro. Chi invece provava a uscire, tornava all'interno»
Quella notizia mi sollevò il cuore, nessun'altra guardia o mercante era stato ferito. Stavano tutti bene. A parte le merci dei mercanti. Solo poche bancarelle erano rimaste in piedi. Questo spiegava perché oggi ci fosse tutta quella nebbia.
Ricordai che avevo promesso a me stessa di chiedergli una cosa:
«Come fai a sapere tutte queste cose? Come hai fatto a sconfiggere quei mostri da solo? Avevi... paura?»
«Purtroppo non posso darvi tutte le risposte alle vostre domande. Qui ed ora almeno, ma vi prometto che vi spiegherò ogni cosa a Nuova Alergoria, vi insegnerò io stesso ogni cosa che so. Vi posso solo dire che per fortuna quelle demoni erano molto giovani e quindi ho avuto modo di prepararmi per contrattaccare»
"Ecco come faceva!" prima di attaccarle le osservava e le studiava! Davvero incredibile! "Ecco perché attaccava sempre all'ultimo secondo!"
«Come puoi essere un maestro? Sei pure più giovane di me!» commentò Daniel.
«Hai ragione, ma nonostante la mia giovane età, ho visto molte più conoscenze di ogni altro abitante di questo mondo» il ragazzo non aveva mai perso per un secondo il suo tono calmo e amichevole, nonostante lo stessimo pressando di domande.
«Ma non mi hai risposto alla mia ultima domanda! » esclamai, volevo sapere se davvero lui potesse avere paura, tutti gli umani provavano paura.
«E sì piccola, avevo paura»
Aggrottai la fronte, stupita.
«Ogni singolo giorno ho paura. Ho paura per ogni essere umano di questo spietato pianeta, ho paura per le persone innocenti, ho paura che perdano le speranze e si arrendano. Temo per loro e ho paura di fallire nella mia missione. L'umanità deve sorgere ancora!»
Erano parole così belle. Non sapevo davvero cosa dire, ero completamente incantata. Mi sembrava impossibile tutto ciò. "Una nuova umanità? Un'intera città popolata da umani come me?"
«Tenente! » il richiamo della guardia destò di nuovo la nostra attenzione.
«Dimmi Lyndrel» rispose Daniel.
Anche la guardia Lupo ora aveva una cera migliore, mi faceva piacere che stesse meglio.
«Cosa ne facciamo del demone ancora vivo?»
Daniel stette per rispondere, ma il ragazzo dagli occhi azzurri lanciò un'occhiata d'intesa alla guardia.
«Trattenetela per il momento, me ne occuperò personalmente» rispose Daniel.
Il lupo si mise sull'attenti e andò via.
«Tra poco l'incantesimo svanirà e i rinforzi arriveranno, la demone deve lasciare questa città tenente Daniel» spiegò a bassa voce il giovane.
«Perché?» chiese la guardia.
«Loro sono state inviate qui per la gemma, se non tornano ne arriveranno degli altri, e stavolta sarà per questioni personali. Non lasciare che se la prendano con gli abitanti di questa città, lasciala andare. Lasciala testimoniare contro di me, così gli altri demoni se la prenderanno con me e non con persone innocenti» spiegò a bassa voce.
Il suo ragionamento non faceva una piega, sembrava quasi che avesse pensato ad ogni dettaglio.
Io ero davvero senza parole, ma volevo fare un'altra domanda.
«Se non fosse stato per la città l'avresti uccisa? » chiesi.
«Probabilmente» annuì lui.
«Ma allora... perché prima l'hai abbracciata?» la domanda mi sorse spontanea, ma tra tutti e tre ci scambiammo degli sguardi curiosi.
Daniel sembrò arrossire un pochino, l'unico a cui non sembrò dare fastidio la domanda fu al ragazzo stesso.
«Oh, non avevo spazio, dovevo prendere la mia arma, per fortuna che quella demone aveva un fisico asciutto... »
«Ah sì? » borbottò Daniel arrossendo di più.
«Ti faccio vedere...» il ragazzo fece un passo avanti e afferrò il mio amico come aveva fatto prima con la demone.
«M-ma che fai? » borbottò di nuovo Daniel.
«Afferra qui, mi stai spingendo con l'ascia okay? Io ho una spada e faccio pressione qui, ma la mia pistola è qui, sul mio lato sinistro. La ragazzina è alle tue spalle, mi blocchi la visuale. Quindi...»
lo straniero mimò perfettamente la dinamica degli eventi, mentre Daniel stava arrossendo ancora di più, stavo per scoppiare a ridere. Però la spiegazione era molto accurata, forse sarei potuta fare la stessa cosa anch'io dopo quella dimostrazione.
«...ti stringo a me, ho spazio per prendere la pistola al mio fianco e visuale per sparare, tutto chiaro? »
«C-chiarissimo!» balbettò Daniel mentre lo straniero si scostava da lui con un passo indietro.
«No... io non ho capito» sorrisi maliziosa, sperando che il misterioso forestiero abbracciasse di nuovo Daniel, facendolo diventare di nuovo paonazzo.
«Hey tu! Sei proprio pestifera eh?» mi brontolò la guardia.
Io provai a fare finta di niente, ma era ovvio ormai capire cosa avessi in testa e non riuscii a trattenere un sorriso.
«A proposito, che gemma volevano le demoni?» domandò Daniel.
«La stella di ghiaccio è una gemma potente, è stata forgiata da un abile artigiano, è in grado di congelare qualsiasi cosa, se usata come si deve può anche congelare interi territori»
«Allora ho fatto bene a provare a distruggerla?» chiesi.
«Assolutamente, sei stata molto coraggiosa»
Stavolta fui io ad arrossire, dondolandomi.
«Che ne farai allora? La distruggerai?» proseguì la guardia.
«No, la porterò con me, sarà un buon oggetto di studio e in questo modo toglierò ogni possibile ragione che i demoni possano avere nel tornare in questa città»
«È davvero un grande favore quello che stai facendo qui, gli abitanti di questa città non ti ringrazieranno mai abbastanza»
«Tutto quello che voglio, è la rinascita della specie umana, nulla di più» scosse la testa il ragazzo misterioso.
«Lascia almeno che ti offra del cibo, non è facile raggiungere questa città, siamo lontani un giorno di cammino da qualsiasi centro abitato e...»
«No, mi spiace davvero, non sono qui per rimanere un secondo di più. Voi piuttosto, fareste bene a prepararvi, domani mattina sarò di nuovo qui, per fare in modo che tutti gli altri umani nella città sappiano della mia proposta. Dopodiché, partiremo tutti insieme»
«Per favore, aspetta solo un minuto, vado a riprendere la gemma allora, torno subito!» detto questo corsi via, verso la bancarella dove mi ero nascosta prima.
Trovai la gemma ancora lì, quasi del tutto rotta, scommetto che un colpo in più l'avrebbe spezzata del tutto.
Mentre tornai verso i miei amici il mio sguardo notò la demone dal pelo magenta, Kelya.
Si era leggermente ripresa, era ancora sdraiata a terra, ma con il busto sorretto dal braccio, mentre si tamponava la ferita sul suo petto. Stava in una pozza fatta del suo stesso sangue, mentre una guardia lupo la teneva severamente d'occhio. Come faceva a essere ancora viva dopo aver perso tutto quel sangue? "Già, è un demone dopotutto"
Lei alzò lo sguardo e mi notò. Ringhiò e io sobbalzai, ma la guardia la pungolo con la lancia brontolandola, e lei smise.
Non potevo credere di avere visto un demone così da vicino, ne avevo così tanto sentito parlare, ma ero del tutto convinta che non ne avrei mai visto uno. "E invece..."
La demone guardò di traverso la guardia e poi tornò a guardare me, mentre tenevo la gemma in mano. La stessa gemma che lei e le sue sorelle agognavano tanto di possedere. Sorelle che ora non c'erano più.
Il suo sguardo non era più pieno di rabbia e grinta, i suoi occhi avevano qualcosa di diverso, ma non riuscii a capirlo bene, perché ora il suo sguardo era rivolto verso il basso, come se si fosse vergognata di qualche cosa.
Aveva un che di triste tutto ciò, nonostante fosse lei la cattiva, quella che aveva minacciato di addirittura portarsi via quel povero coniglietto bianco, mi dava tristezza vederla così sofferente.
Era una volpe molto bella dopotutto, davvero un peccato che avesse un cuore così crudele.
Mi tornarono in mente le parole del ragazzo misterioso: "Solo il cuore".
Già, ora le comprendevo un poco di più, era questo ciò che ci distingueva da loro.
Corsi via, non volevo far aspettare i miei amici un minuto di più.
Non appena tornai, Daniel mi sorrise e si inginocchiò per vedermi meglio nel viso: «Hey piccola, il nostro amico mi ha raccontato che non gli hai ancora detto il tuo nome, dai sù, lo sai anche tu che è un nome molto bello»
Io scossi la testa imbarazzata. "No, non lo era".
«Facciamo così, io ti dico il mio e tu mi dici il tuo, scommetto che il mio è più buffo del tuo» disse lo straniero prendendomi per mano.
In effetti... anche io non potevo più chiamarlo solo "straniero", soprattutto non dopo che ci aveva salvato la vita.
Io annuii appena.
«Io mi chiamo Tiberio Corghean, e tu?»
Arrossii.
«Elyonor Kidagash» dissi infine.
-- Fine del Racconto --
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top