Hopebringer - Prima Parte


Mytheloeria è un pianeta molto speciale. È pieno di creature fantastiche, mitologiche e non. Un tempo gli esseri umani abitavano questo pianeta in grande numero, ma la loro arroganza e la loro debolezza nelle arti magiche segnò il loro crollo. Mytheloeria è un mondo meraviglioso quanto selvaggio e pericoloso. Gli abitanti variano dai comuni mortali Enymia, esseri antropomorfi con sembianze animali, alle creature più antiche come draghi, angeli e demoni. I quali possono avere qualsiasi forma e dimensione.

La magia è la principale forma energetica del pianeta, quasi ogni essere vivente ha una forte connessione con essa e si può manifestare in molti modi.

Per questo la tecnologia come noi la intendiamo non è progredita, infatti sembra che l'intero pianeta si sia fermato all'età medievale, nonostante questo però, la scienza magica è molto avanzata.

-----

E sono di nuovo qua, a cercare qualcosa da mangiare in mezzo alle sporche strade di questa città, in questa giornata nuvolosa.

Non ho tante altre particolari cose da fare, non posso andare a scuola, non sono abbastanza forte per lavorare, non ho nessun particolare amico della mia stessa età, non più almeno.

Chi vorrebbe essere amico di una povera stracciona?

Mia madre fa quello che può, ha un lavoro umile nel lavatoio, prende i soldi che bastano per un misero pasto, quello che basta per non morire di fame.

Forse se mio papà fosse ancora con noi staremmo tutti meglio, no, niente forse. Ne sono sicura.

Ma come si fa a riportare in vita una persona che non lo è più? Soprattutto se il suo corpo è finito in un posto lontano, in una terra dimenticata.

Ho sentito che ci sono potenti magie per fare tante cose, sono sicura che ci sia anche una magia per riportare indietro papà.

Ho sempre desiderato di diventare una potente maga, un'avventuriera che girava il mondo insieme ai suoi migliori amici, a caccia di avventure.

Chissà quanti maghi hanno iniziato da così in basso.

Tutte le volte che capita di pensare a ciò che non posso fare cerco di distrarmi pensando invece a quello che posso fare. "È inutile concentrarsi sugli aspetti negativi delle cose" sento dire ogni tanto da mia madre.

 Il nostro re non è buono né cattivo, fa il suo dovere di re, certo, alcune persone pensano che lo potrebbe fare meglio, ma in fondo ci da quello che basta per fare una vita abbastanza tranquilla. Le regole sono quelle che sono, le tasse sono quelle che sono, ma niente di soffocante. È dura, almeno per una persona nelle mie condizioni, ma si riesce ad andare avanti.

"In questo vicolo non c'è niente. Passo al prossimo."

Ho sentito molte storie su questo mondo, mi piace fermarmi ad ascoltare le persone nella piazza, a vedere quello che vendono, tutte le volte c'è qualcosa di nuovo, di magico, nel vero senso della parola.

Questa città è un perfetto punto di sosta per i mercanti, è arroccata bene su un passo di montagna, ben visibile, offre un riparo per i mercanti del nord, provviste per i mercanti del sud. Nuovi abiti per chi arriva dall'est e manutenzione per i carri dell'ovest.

Non è una città ricca, non è potente, ma non ha nemici e offre spesso un posto dove lavorare.

Se potessi lavorare anche io, anche un lavoro piccolo, potrebbe fare la differenza e aiutare mamma.

Forse devo solo avere pazienza di crescere, o essere più forte.

Un'altra cosa che mi piace di questa città è la grande varietà di persone che ci abitano, ce ne sono di ogni genere e specie, anche quella umana. Di cui ne faccio parte.

Mia mamma è una Enymia, una panda per la precisione, mio papà era un umano, amava tanto mia mamma e lei era una delle poche a cui piacevano gli esseri umani.

Infatti, questa città è una delle poche che tollera ancora gli umani.

Non vedo mai mercanti umani infatti. Mai. Mia mamma mi ha spiegato che gli esseri umani molto tempo fa erano davvero tanti, c'era un intero continente abitato da loro. "Ti immagini? UN INTERO CONTINENTE!" Ripensavo ogni volta. Ma gli esseri umani erano anche molto noti per la loro avidità. Preferivano arricchirsi che stare uniti, e questo li ha resi molto deboli.

Io però non voglio essere ricca, voglio solo poter mangiare di più, vedere la mia mamma felice, non sempre triste e affaticata.

Forse ora gli esseri umani sono cambiati? Dopotutto sono nata da una Enymia; anche mio papà era una brava persona. Io penso che le cose siano cambiate.

"Anche qui niente, spero che nel prossimo vicolo trovi qualcosa, altrimenti torno a casa, è quasi ora di cena."

Quando fa buio devo essere a casa, e quando il sole è andato giù si mangia.

È una fortuna non avere degli inverni troppo rigidi, nevica poco, e il vento del sud ogni tanto ci porta un po' più di caldo.

Mentre entro nell'ultimo vicolo vedo che di guardia all'entrata della piazza c'è Daniel, un altro dei pochi umani in città. Le guardie cittadine non sono nè buone nè cattive, fanno anche loro il proprio lavoro e mantengono l'ordine nella città.

Però Daniel era diverso, una volta mi sorprese a rubare del pane, avevo davvero troppa fame, ci pensai per un'intera ora se prendere quella pagnotta sul bordo del tavolo o no. Era una pagnotta anche brutta, forse non la voleva nessuno e se non la voleva nessuno sarebbe caduta per terra nello sporco, quindi sarebbe stata persa comunque. Allora mi sono convinta che quella pagnotta stava meglio nel mio stomaco che per terra nella polvere.

Riuscii a prenderla senza che nessuno mi notasse, poi dopo qualche altro passo corsi via, ma andai a sbattere contro la guardia Daniel.

Daniel era un ragazzo carino, non tanto alto, ma aveva un viso gentile, con degli occhi azzurri e i capelli biondi.

Lui mi guardò storto e mi chiese cosa stessi facendo, non risposi, ma lui capì che avevo rubato la pagnotta. Io non gli mentii: quando mi chiese se l'avevo rubata, annuii e basta. Lui invece di punirmi diede i soldi al panettiere e mi lasciò mangiare la pagnotta.

«Tuo padre non ti ha insegnato che è sbagliato rubare? » mi ricordo che disse.

«Non ho più un padre, signore» risposi.

Lui evidentemente si intenerì, ogni volta che montava la guardia vicino al panificio mi dava una piccola pagnotta e così diventammo amici. Io però avevo paura per lui. Non so, mi sembrava troppo gentile, avevo paura che in questo modo rischiasse qualcosa, quindi cercavo di stare il meno possibile vicino a lui.

Ora stava facendo la guardia alla piazza, la piazza è un luogo importante perché ci si fermano i mercanti ed è il nostro principale punto di scambio, nessuno può entrarci armato.

Provai a salutarlo, ma non mi notò. Notai che era più serio del normale, molto pensieroso. Stavo morendo dalla voglia di avvicinarmi e chiedere se andasse tutto bene.

Ma avevo paura che avrebbe rischiato dei guai nel parlare con una ragazzina povera come me.

Mentre stavo pensando a lui, notai che tutto ad un tratto nella via principale, quella che portava alla piazza, era piombato un silenzio tombale.

Mi sporsi dal mio vicolo per vedere cosa era successo.

Vidi che la via si era fatta sgombra, che stava accadendo? Stava arrivando qualcuno di importante?

C'era poca nebbia, ma quel poco bastava a impedirmi di vedere cosa fossero esattamente quelle tre forme in lontananza che si stavano avvicinando.

Quando si avvicinarono sufficientemente vidi che erano tre volpi, sembravano delle guerriere, avevano delle armature scure e un po' sinistre. La volpe centrale aveva un'armatura rosso sangue, le decorazioni della sua armatura erano ansiogene. Per di più non avevano neanche un vestiario particolarmente coprente. Molte parte vulnerabili, come fianchi, pancia e polpacci erano completamente scoperti.

Che razza di armature erano? Dovevano avere davvero un cattivo gusto. Però quelle volpi erano molto belle, forse anche troppo. Capelli lunghi e lisci, curve perfette, andatura slanciata e con un fisico davvero in forma. Mi chiesi se quando fossi diventata grande sarei diventata bella anche io.

La volpe centrale aveva il pelo con un bel motivo bianco e nero, molto ben curato, da quanto era bello non sembrava quasi neanche pelo; come dipinto. La guerriera alla sua sinistra aveva un pelo color magenta e bianco, mentre quella alla sua destra era rosso e nero. Tutte e tre avevano un pelo perfetto e una coda elegante.

Erano tutte e tre armate, quella dal pelo nero aveva una grande spada, dal colore e forma strana, sembrava fatta d'ossa. La rossa aveva una frusta e la magenta una grande ascia bipenne.

Anche questo era strano, non sembravano molto muscolose per maneggiare armi così grandi.

"Sento puzza di guai."

Le tre tipe proseguirono verso la piazza con un atteggiamento spavaldo che non mi piaceva per niente, io rimasi nascosta nel vicolo, sporgendo appena un occhio.

Non appena furono vicine alla via che dava accesso alla grande piazza brulicante di mercanti le guardie le fermarono.

«Non è possibile entrare con le armi qui! Dovete depositarle prima di entrare!» disse con freddezza Daniel avvicinandosi ai suoi commilitoni. In totale erano tre, Daniel e due lupi.

Quelle tre tipacce stavano chiaramente cercando dei guai, per lo meno le guardie erano del loro stesso numero. Probabilmente ne sarebbero arrivate anche delle altre.

«Spostati mortale, abbiamo importanti questioni da risolvere» disse con aria dispregiativa la volpe nera e bianca che stava davanti al gruppo.

«Le regole sono chiare, non si può entrare armati nella piazza centrale» ribatté seriamente uno dei lupi accanto a Daniel.

«Oh, e chi ce lo sta impedendo esattamente?» sibilò la volpe.

«La guardia reale!» esclamò Daniel sfoderando la spada «...e io non voglio disordini nella mia città, quindi posate le armi o ve ne andate, chiaro?» proseguì la guardia.

Io sorrisi, Daniel era molto coraggioso, non solo era una persona gentile, ma aveva anche un forte senso del dovere. In quel momento stavo tifando silenziosamente per lui.

«Sentito sorelle? Questi mortali non hanno capito con chi hanno a che fare» si voltò la volpe nera verso le altre due alle sue spalle.

«Sul serio, perché non glielo facciamo capire?» commentò la rossa.

«Già, il viaggio è stato molto lungo, che ne dite di uno spuntino?» aggiunse la magenta leccandosi le labbra.

«Ora basta, non ve lo ripeterò più, gettate le armi o andatevene!» alzò la voce una delle guardie lupo puntando la sua lancia contro le volpi.

«Neanche io...» a quelle parole la volpe dalla pelliccia nera alzò rapidamente una mano, la roteò come se dovesse spostare qualcosa di leggero che stava in aria verso l'alto. Una specie di vapore azzurro uscì dagli occhi e dalle bocche delle guardie, che caddero come pesi morti. I loro occhi erano completamente bianchi.

Immediatamente mi misi una mano sulla bocca per impedire che ogni eventuale esclamazione mi uscisse senza intenzione.

Cosa avevano appena fatto?

Ora ho capito... erano delle demoni!

Sapevo che esistevano, che non erano solo storie, che non erano leggende! Tutti nella città lo sapevano!

I demoni sono una razza belligerante, ma che raramente si addentra in questi territori, cosa ci facevano qui? Cosa volevano?

Le tre volpi ridacchiarono e sorpassarono le tre guardie, entrando nella zona commerciale.

Avrei voluto correre da Daniel per vedere se stava bene, avrei voluto chiamare aiuti. Ero sconvolta e disorientata, non sapevo cosa esattamente fare.

Stetti a osservare facendo più silenzio possibile.

Le tre volpi si divisero tra le bancarelle del mercato con aria altezzosa.

Il mercato si era già iniziato a svuotare non appena sconfitte le guardie, ora restavano solo i mercanti spauriti e preoccupati di perdere la loro merce, frutto di tanti viaggi e fatiche.

Si nascondevano tra i tavoli, le bancarelle e le loro stesse merci. Non emettendo un fiato.

«Uscite fuori cari mercanti! Non abbiate paura» disse la rossa.

«Non vi mangeremo, almeno per ora!» disse la magenta.

«Vi prometto che se ci darete la stella di ghiaccio vi lasceremo in pace» disse la terza sorella.

"Ecco, cosa... vogliono questa stella di ghiaccio, ma cos'è? Una pietra? Un talismano?"

Notai che la sorella dalla pelliccia nera teneva in mano un mezzo di carta scolorita, la stava mostrando ai mercanti. Il pezzo di carta mostrava una specie di pietra a sette punte, bianca, con la parte centrale sopraelevata, formando sette spigoli con le punte.

Nessuno rispose, rimasero tutti zitti in mezzo alle loro merci.

«Lo sapete che è inutile nascondersi, ma sarebbe saggio invece se collaboraste» quella dall'armatura rossa si mise al centro della piazza mentre le sue sorelle giravano tra i banchi.

La rossa alzò con facilità un banco, dove c'era nascosto un giovane mercante, un felino dal pelo grigio scuro e un motivo a strisce rosse sulle guance. Lui rimase immobile dalla paura.

La demone lo sollevò come se non avesse peso e lo mise seduto su una cassa, dopodiché lei si sedette sulle cosce di lui.

«Potete ragionare con le buone» disse prendendolo per il mento e leccandogli la fronte.

Il giovane mercante arrossì violentemente, gemette, non sapendo come reagire.

La volpe magenta fece una cosa simile con un altro mercante più vecchio: era uno scoiattolo dal pelo marrone tendente al rosso, era sulla quarantina e poco meno alto della volpe. Lei lo afferrò per la giacca blu grigiastro e lo sollevò di peso, tenendolo contro un palo.

«O con le cattive» disse mostrando gli artigli intorno alla sua gola. Premette il suo petto contro quello del povero scoiattolo per assicurarsi una stretta migliore su di lui e poi si leccò di nuovo il muso.

Sentii un brivido freddo salirmi la schiena.

Che crudeltà, non solo minacciavano i poveri mercanti di chissà quali atrocità, ma sfruttavano anche il loro lato esageratamente sensuale per metterli completamente a disagio.

Io non sono un maschio, ma potevo fortemente immaginare come si sentivano quei poveri maschietti.

Mi dava la nausea al solo pensarci.

«N-n no.. non so d-di cosa parliate. Io s-sono un umile mercante di p-porcellane!» balbettò lo scoiattolo spremendo tutto il suo coraggio.

«Oh davvero?» sorrise maliziosa la volpe togliendosi una specie di fermaglio dai capelli.

Lei soffiò sul fermaglio e poi lo lasciò andare, quando cadde avvenne un'esplosione. L'intera merce di porcellane era distrutta. Quella era magia demoniaca...

Dopodichè mollò il mercante, il quale cadde sulle ginocchia in preda alla disperazione.

La volpe magenta si diresse verso la volpe dal manto nero: «Sorella! Penso che questi fifoni non abbiano nessuna intenzione di collaborare... e io sono affamata! E tu sai cosa succede quando sono affamata...» esclamò per poi leccarsi di nuovo il muso.

«Non essere frettolosa Karia, sorella mia, mangeremo, ma dobbiamo prima sbrigare questa faccenda. Sai benissimo come agiamo!» raggiunse la sorella dalla pelliccia rossa.

«Sì, lo so benissimo Keyla, ma sto cominciando ad averne abbastanza» calpestò per terra con la zampa, creando una spaccatura nella pietra.

Deglutii, la mia paura stava crescendo di minuto in minuto, ero sicura che qualcosa di orribile sarebbe successo da un momento all'altro.

Per lo meno ora sapevo come si chiamavano, quella col pelo magenta era Karia e quella dal pelo rosso era Keyla.

La terza sorella sorrise: «Fatevi forza sorelle, dobbiamo trovare quella gemma, a qualsiasi costo!» esclamò con tono rincuorante, poi aggiunse «e Keyla...?»

«Si Kadri?»

"Ecco come si chiamava l'ultima sorella!"

«Cos'è quello?» la sorella dall'armatura rossa indicò un giovane coniglio dal pelo bianco e candido con una macchia nera sull'occhio sinistro. Era legato come un salame ed era tenuto sottobraccio dalla volpe.

«Oh, questo? È un piccolo souvenir, sai, abbiamo viaggiato tanto e volevo un piccolo giocattolo con cui divertirmi durante il viaggio di ritorno»

Adria sospirò irritata: «Quante volte ti ho detto che non facciamo prigionieri a meno che non sia strettamente necessario!»

«P-per favore, lasciatemi, vi darò tutto quello che ho...» disse con una voce sottilissima il coniglio.

«Shh, mia piccola lepre, così sono costretta a mangiarti quel bel muso che ti ritrovi prima del previsto» rispose Keyla leccandolo in mezzo agli occhi.

Karia ringhiò strappando di mano alla sorella il coniglio e lo scosse:

«Tutto quello che vogliamo è la stella di ghiaccio! Mi hai capito? Non le vogliamo le vostre stupide cianfrusaglie!»

«Hey! Questa preda è mia! Trovati la tua» esclamò mostrando i denti.

«Smettila di giocare e trova quella gemma, io ho fame!»

«E secondo te? Io no?!»

Mentre abbaiavano tra di loro, il coniglietto scoppiò in un silenzioso pianto che mi strinse il cuore. È possibile che nessuno intervenga? Che fine hanno fatto le altre guardie? Perché nessuno ha dato l'allarme? Perché... oh no.

Forse nessuno ha dato l'allarme perché non c'era nessuno che poteva farlo, questo significava solo una cosa....

Mi rifiutai di pensarlo, iniziai anche io a sentire il bisogno di piangere.

Una nuova figura però attirò la mia attenzione e mi fece ricomporre, forse qualcuno mi aveva sentito? Mi nascosi meglio.

Mi sporsi appena appena e vidi una persona incappucciata, vestito con un mantello sporco e polveroso. Sembrava uno straccione come me.

La figura si avvicinò all'interno della piazza, verso le tre volpi-demone che stavano continuando a litigare.

«NE HO ABBASTANZA!» ringhiò infine Kadri mostrando bene le fauci «Abbiamo del lavoro da fare! Quindi trovate quella gemma e andiamocene da qui!»

Le sorelle si zittirono e fecero quello che aveva detto la volpe che probabilmente era la maggiore.

«Voi non andrete da nessuna parte»

Disse una giovane voce maschile.

Le tre sorelle si voltarono verso l'individuo celato dal mantello, che lo copriva dalla testa ai piedi.

Il tono fermo, deciso e pulito della sua voce risuonò nell'intera piazza come un annuncio che non sarebbe stato ripetuto due volte.

«Ti prego sorella, lascialo a me, farò velocemente, e finalmente sazierò la mia fame» disse Karya leccandosi di nuovo il muso.

«Solo un momento sorella, lasciami fare una domanda prima..» rispose Kadri «Straniero? Sai bene a cosa stai andando incontro? Sai bene chi siamo?»

«Che importanza ha? Sarà comunque morto» sibilò Keyla

«Sì, lo so sorella cara, ma tu sai quanto io odio le persone stupide, almeno lasciamelo accertare... Quindi? Qual'è la tua risposta?» concluse Kadri.

Ci fu silenzio per qualche secondo. Chissà quale intenzione aveva lo straniero. Mi era pure impossibile vedere anche una minima parte del suo viso. Era di spalle.

Chissà, forse era un cacciatore di demoni, ho sentito spesso parlare di loro, MA CERTO! Ne ho pure visto uno ora che ricordo, qualche anno fa... sono tipi un po' tetri e taciturni, però sembrano gli unici mortali in grado di affrontare un demone.

«Perfettamente» rispose alla fine con tono fermo.

Chissà se provava paura? Alcuni dicono che i cacciatori non ne provano, ma altri sostengono il contrario. Secondo me hanno paura, ma riescono a concentrarsi così tanto che è come se non ce l'avessero.

«Molto bene, Karya, è tutto tuo...» disse la sorella maggiore, voltandosi per continuare la ricerca della gemma.

«FINALMENTE!»

Karya scattò sulla figura misteriosa come me, quando mamma mi cucinava le frittelle, solo che quella volpe cattiva aveva molti più denti e sbavava molto di più.

La volpe fu fulminea. Fu su di lui in un attimo, con gli artigli sguainati.

La figura non si mosse, ma in qualche modo la corsa della demone rossa si fermò.

Aguzzai gli occhi.

Vidi che in realtà la figura si era mossa!

"Cosa... cosa era successo?" Mi sporsi con entrambi gli occhi per vedere meglio.

L'individuo ammantato era immobile, col piede destro avanti, il braccio steso davanti a sé.

Nella mano teneva qualcosa, e quel qualcosa era conficcato fino in fondo al petto della volpe.

Il suo ghigno si trasformò in una espressione stupita e confusa.

Lo straniero torse l'arma nel petto della demone, la quale provò ad afferrare per togliersela, ma il suo corpo venne scaraventato via, rotolando a qualche passo dalla figura ammantata.

Lei tossì sangue, cercando di fermare il liquido denso che sgorgava a fiotti dal suo petto, creando una pozza rosso scuro per terra.

Le altre due sorelle rimasero basite, guardarono esterrefatte lo straniero tornare in posizione con la lama puntata verso il terreno alla sua destra.

Osservai attentamente la lama, era una spada! Una spada dalla lama argentata. Era un argento estremamente chiaro però, quasi bianco.

Il sangue rimasto sulla spada sembrò evaporare e la lama tornò immacolata.

Dopodiché lo sconosciuto scostò appena un lembo del suo mantello e rimise la spada nel fodero.

SANTO CIELO! Volevo esclamare. Non ho mai visto visto qualcuno più veloce di così! Voglio dire, ne ho viste di persone che sono davvero veloci! Letteralmente fulminee, ma questo tizio.. cavolo questo tizio le ha stra-battute tutte!

«Ora statemi bene a sentirei, demoni» prese a parlare lo sconosciuto con la stessa voce pacata di prima «..io ora so perfettamente cosa farete. Ma a differenza vostra so cos'è l'onore, quindi vi do una scelta: affrontarmi e perire... »

Fece una pausa, in cui si voltò verso la demone insanguinata, sdraiata per terra che lottava per non morire dissanguata.

Sperai di vedere il muso dello straniero, ma non ci riuscii perché si rigirò subito.

«...o tornare da dove siete venute, ancora vive» disse infine.

La reazione delle sorelle fu ovvia, si misero entrambe a ringhiare, mostrando una dentatura molto più grande e affilata di una volpe enymia normale.

Kadri sguainò la spada e lanciò un fendente in aria che colpì anche il terreno, fratturandolo.

Il fendente volò magicamente in aria verso lo straniero, che altrettanto prontamente evitò mettendosi di lato.

Dalla seconda sorella comparvero delle ali, sembravano quelle di un pipistrello, balzò in aria con l'ascia bipenne sguainata, poi ripiombò verso la figura misteriosa.

Ancora, la figura si mosse prontamente, fermando il colpo con la spada e deviando la massa della demone verso il terreno.

Ma la demone non si sbilanciò. Staccò l'ascia da terra e assestò un colpo verso la testa del suo avversario, che bloccò ancora. La lama dello straniero scintillava, mentre era tra l'elsa e la lama dell'ascia.

La demone stava cercando di spingere la sua lama verso il collo dell'avversario, ringhiava come una bestia famelica, ma non riusciva a spingere più di tanto.

«Pagherai per quello che hai fatto!» urlò infuriata.

«Non c'è riscatto per le tue immonde azioni, demone» rispose invece calmo, ma severo lo straniero.

In quel momento, la terza sorella dal manto nero attaccò.

Lo straniero ruotò su se stesso, mantenendo salda la presa contro l'ascia e poi tese la mano sinistra verso Kadria. Nell'esatto momento in cui lei stette per colpirlo, una specie d'onda la investì. Respingendo con violenza la demone che atterrò di schiena contro la fontana della piazza, quasi distruggendola del tutto.

Keyla sfruttò il momento per colpire il suo avversario: tirando un potente calcio lo distaccò da lei, facendolo cadere. Provò a colpire di nuovo, ma il suo avversario si scansò e lei colpì il terreno.

Lo straniero ne approfittò per fare uno sgambetto alla demone, che finì in ginocchio, poi la colpì con forza.

La demone alzò l'ascia in tempo e il suono che fecero i due metalli fu assordante.

Dovetti tapparmi le orecchie. Socchiusi anche gli occhi per un attimo, quando gli riaprii notai che il cappuccio dello straniero si era abbassato, finalmente riuscivo a vedere il muso dello straniero.

No, non era un muso, era un viso! ERA UN ESSERE UMANO!

Non ci potevo credere! Un umano! Che veniva da fuori città! Impossibile! Tutto ciò non aveva senso! Nessun essere umano era abbastanza forte e abile da affrontare un demone! Nessuno!

A malapena una barriera magica di un enymia poteva resistere contro la magia demoniaca, ma un essere umano? Contro delle creature magicamente così potenti era impossibile! E non mostrava neanche tanti anni, era molto giovane, avrà avuto il doppio dei miei.

Lo straniero e la demone combattevano con grazie a agilità, rispondendo colpo su colpo, bloccando colpo su colpo, ma la demone sembrava essere quella più in difficoltà.

Notai che l'uomo era leggermente più basso e poco più piccolo della demone, come faceva a possedere tanta forza in corpo?

All'improvviso Karia, che fino a quel momento sembrava indisposta, prese la frusta e bloccò la gamba sinistra dell'uomo, subito dopo ricomparve Kadri, anche lei aveva evocato le ali.

Piombò dall'alto sul nemico con la grande spada seghettata color osso.

Ma non colpì direttamente lo straniero, colpì il suolo sotto i suoi piedi.

Il suo corpo venne sollevato da terra, con un ulteriore colpo la demone dal pelo nero e bianco lo scaraventò lontano contro una costruzione vicina.

L'urto distrusse del tutto la parete.

Poi ci fu silenzio.

Per qualche secondo le tre sorelle fissarono la parete distrutta.

Si guardarono tra di loro, dopodiché iniziarono a ridacchiare.

Keyla rimise in piedi Karia, che stava ridacchiando anche lei, mentre si premeva il petto per la ferita, la quale però si era quasi rimarginata per via del suo speciale sangue demoniaco.

«Ecco cosa succede chi si mette contro...» Kadria non riuscì a finire la frase.

Un fischio richiamò la sua attenzione verso un'altra direzione.

Quando le sorelle si girarono, Kadria fu colpita da un calcio dritto sulla sua faccia.

La demone venne scaraventata contro le bancarelle, le quali le caddero addosso.

Le altre due sorelle non ebbero tempo di reagire: l'uomo compì fulmineamente una piroetta e Keyla venne spinta via dalla sorella.

Il colpo seguente era diretto verso Karia.

Vidi la sua lama passare vicino alla sua testa. All'inizio non successe niente, l'uomo stette immobile guardando negli occhi il suo avversario che non reagiva.

Poi capii.

La demone cadde prima sulle ginocchia e poi si accasciò definitivamente per terra, con la testa recisa perfettamente di netto.

Tutto accadde così velocemente che la mia mente stava per scoppiare nel cercare di capire cosa veramente fosse successo.

Lo straniero portò la spada davanti a sé e poi con eleganza la ripose nel fodero.

Io ero a bocca aperta, non sapevo davvero cosa pensare. Cominciai a sospettare che lo straniero non fosse umano. I suoi movimenti erano così rapidi e precisi che non riuscivo neanche a vedere se usasse veramente degli incantesimi!

Ora stava lì immobile, osservando con aspra severità la demone dal pelo magenta, il suo mantello era ridotto a brandelli, a malapena riusciva a stargli ancora addosso. Infatti, lo gettò via, rivelando cosa in verità indossasse.

La mia bocca si aprì ancora di più: era una specie di corpo metallico, non capivo se era una specie di armatura o il suo vero corpo. Indossava una specie di elmo che lasciava solo la parte frontale del viso scoperto, in realtà, solo il viso era l'unica cosa scoperta dall'intero corpo.

Il colore predominante era il nero, ma c'erano alcuni dettagli sulle spalle e sulla cintura che avevano sottili strisce o motivi bianco-blu. L'elmo sembrava un pezzo unico che avvolgeva l'intera testa con una superficie liscia e nera, non si vedeva bene, ma c'erano diversi dettagli anche sull'elmo.

«Ora sai cosa si prova, a perdere un fratello» pronunciò lui con lentezza e affilata severità.

Keyla era sconvolta: osservava il corpo della sua sorella senza muoversi, non capivo se stesse per piangere. "Già, ma i demoni piangono? Sono in grado di farlo?"

La demone strinse i denti e ringhiò, riprese in mano la sua ascia e scattò verso lo straniero. Quest'ultimo mise il piede sinistro indietro ed espose il lato destro verso l'assalitrice.

"Forse ora lo fa di nuovo!"

Il suo movimento fu velocissimo: estrasse la spada, bloccando il fendente diretto alla sua testa e afferrando da sotto le gambe l'avversaria, che scaraventò contro le bancarelle.

Mi domandai se i mercanti fossero fuggiti tutti. "Da quando il combattimento è iniziato ne ho visto molti uscire dalla piazza, ma forse qualcuno è rimasto nascosto".

Mentre stavo aguzzando lo sguardo per cercarne qualcuno, notai un piccolo oggetto bianco brillare per terra.

"Hey.. forse..."

Non riuscivo a vederlo bene, era vicino a una della bancarelle distrutte, in mezzo a delle assi rotte.

L'oggetto scintillò di nuovo, non emetteva luce, ma rifletteva i raggi del sole che ogni tanto passavano attraverso la nebbia e le nuvole.

Un forte urlo attirò la mia attenzione: Kadri era tornata all'attacco.

Aveva evocato enormi serpi oscuri dal terreno, li sollevò in aria creando un turbinio di ombre e oscurità, poi le scagliò tutte verso il giovane straniero.

Le serpi oscure lo avvolsero per intero, inghiottendolo in un turbine tutto intorno a lui.

La demone dal pelo nero e bianco sorrise, sembrava impossibile sfuggire a una cosa del genere. Non appena il turbinio svanì però, il suo sorriso si trasformò in un ringhio di frustrazione.

Lo sconosciuto era con un ginocchio a terra, il viso rivolto verso il basso, mentre le mani si appoggiavano alla spada, puntellata a terra.

Lui alzò lo sguardo, impassibile. Continuavo a non crederci... non aveva subito neanche un graffio.

Sua sorella Keyla riemerse dalle assi di legno, stiracchiandosi un braccio raggiunse la sorella, neanche lei aveva un singolo graffio.

«Come hai osato toccarmi!?!» urlò allo straniero, che si rimise senza fatica in piedi.

«Concentrati sorella, abbiamo sottovalutato il nemico e per colpa sua, ora nostra sorella Karia è morta, non possiamo anche perdere la stella di ghiaccio! Dobbiamo agire insieme!» disse con tono deciso la sorella maggiore.

"Forse è la sorella maggiore, sembrano tutte e due uguali..." pensavo che lei fosse la più grande perché sembrava quella con più autorità.

«Sono pronta sorella!» rispose la volpe dal pelo magenta dandogli la mano.

Entrambe alzarono le braccia verso il cielo, il quale si oscurò. Apparve una densa nuvola nera come la pece che prese a girare formando una spirale sopra le nostre teste.

Dei piccoli fulmini saettarono dalle estremità verso il centro.

Poi, all'improvviso.

Un enorme drago nero comparve dal centro, lunghissimo, buio come la notte più oscura, con degli occhi bianchi minacciosi.

Il mio cuore prese a battere forte. Non avevo mai visto nulla del genere e mai più ne avrei voluto vederne una.

Avevo di nuovo tanta paura, volevo scappare, ma così avrei lasciato la mia unica protezione.

Avevo di nuovo paura e non sapevo che cosa fare.

Il drago fissò l'uomo e l'uomo fissò il drago, con una calma quasi sinistra, come se tutto ciò non fosse un pericolo per lui.

"Chissà se ha paura" pensai di nuovo.

"Se sopravvivo... glielo voglio chiedere!"

Vidi il suo elmo ricoprire ora il suo intero viso, lentamente, afferrò la spada, senza estrarla dall'elsa. La sua mano destra premeva col pollice sull'elsa, era pronto a estrarla di nuovo veloce come il fulmine, la sua mano sinistra era intorno all'estremità superiore della fondina. Emanava un'aura azzurra, dei filamenti magici stavano ruotando intorno alla mano e intrecciavano l'elsa.

Mise di nuovo lentamente il piede sinistro indietro e piegò le gambe, tenendosi molleggiato.

Poi le sorelle abbassarono le braccia verso il terreno urlando tutta la loro rabbia.

Il drago ruggì con loro e con un volteggio serpentino si scaraventò verso il ragazzo.

Lo straniero borbottò qualcosa, non capii bene, ma disse qualcosa con "serio".

Dalla sua, "Armatura? Non lo so, è troppo... poco spessa per essere un'armatura, addirittura l'armatura delle demoni, nonostante non gli coprisse tutto il corpo, sembra più spessa".

Da quella che pensavo fosse un'armatura si accesero delle linee rosse, come se il metallo si stesse riscaldando.

Nel momento in cui quel terrificante drago gli fu addosso, il ragazzo saltò. Contro di lui!

Il mio respiro si fermò.

Era sparito.

Il drago invece si schiantò a terra, creando un enorme polverone di ombre oscure.

Gridai. Per appena un secondo, ma gridai. L'oscurità invase tutta la piazza e le altre vie vicino ad essa.

Tossii, avevo pensato che sarei morta, ma in realtà ero ancora lì.

Avevo paura, stavo tenendo gli occhi chiusi. Come se mi potesse dare qualche specie di protezione.

Poi sentii una voce femminile gridare "VIA!" e un tonfo sordo risuonò dal centro della piazza.

Mi feci coraggio e riaprii gli occhi, lentamente.

Vidi che finalmente l'oscurità si stava dissipando. Al centro della piazza c'era di nuovo quel ragazzo sconosciuto e le demoni, che lo guardavano in cagnesco.

"C-com'è possibile? Com'era possibile?!?!"

"Prima è svanito, p-poi quel... quella cosa... si è abbattuta su di lui... poi è riapparso... ma come è possibile? Come fa? Non è possibile che sia umano, non sono neanche sicura se addirittura un mago possa fare qualcosa del genere!"

Lui era al centro, in mezzo alle due demoni, che ringhiavano guardandolo da una distanza di almeno tre cavalli da tiro messi per lungo.

"Non solo è ancora vivo! Ma ha addirittura rotto l'incantesimo di quella magia oscura!"

Quel tipo era davvero straordinario, non pensavo esistesse qualcuno capace di combattere così.

Stava lì, immobile, con la spada che puntava in basso alla sua destra, il braccio era distaccato dal suo fianco.

Intuivo che era di nuovo pronto a colpire, aspettava solo una mossa dell'avversario.

Le due demoni scattarono, mi aspettai che il ragazzo stesse fermo ad aspettarle, per poi sorprenderle con una delle sue mosse fulminee, ma non fu così.

Un attimo dopo scattò anche lui, non capii bene dove, le demoni erano veloci nei loro movimenti, niente di più veloce che io abbia mai visto, ma quel tipo andava davvero oltre il limite.

Capii dov'era andato solo qualche secondo dopo: aveva ingaggiato la volpe alla sua destra, quella dal pelo nero e bianco.

Nel momento in cui sua sorella li raggiunse, l'uomo si girò, trascinando con sé la demone.

Così facendo, sorprese l'altra che stava ancora caricando, finendo addosso a sua sorella.

L'elmo dello sconosciuto si aprì, mostrando di nuovo il suo viso, lui spinse con forza travolgente le due sorelle, lanciando un furioso grido di battaglia.

Tutti e tre sparirono nell'oscurità che si stava ancora dissipando lentamente.

Io ero a bocca aperta, non sapevo davvero come reagire o cosa pensare davanti a un combattimento simile.

Di nuovo quel luccichio attirò la mia attenzione. Girai lo sguardo e la vidi.

La stella di ghiaccio!

"Sì è lei! Proprio lei! È quella che stavano cercando quelle brutte meger... no.. brutte magari no.. però antipatiche sì!"

La guardai incredula mentre scintillava nei miei occhi.

"È così vicina... forse... forse..."

Alzai gli occhi, non riuscivo più a vedere nessuno, li sentivo ancora combattere, ma li sentivo lontani da me, forse avrei potuto...

"Prenderla? No, se mi scoprissero sarei di sicuro morta... e se invece? La distruggessi?? Cosa accadrebbe? Se loro sono qui per la stella.... ma se forse venisse distrutta.... mi ucciderebbero lo stesso, ma non se sparisco prima che mi vedano..."

Ci ripensai... "ma no, ma chi me lo fa fare? Se vogliono solo la gemma se la prendono e poi spariscono, meglio così"

Continuai a fissare la gemma, il suo luccichio era davvero attraente.

"Ma se invece la usassero contro di noi, o contro altri innocenti?"

Mi guardai intorno, lentamente uscendo dal mio nascondiglio.

"Non l'hanno vista prima per terra e non vedranno me quando la prenderò!"

Però mi bloccai, "Ma come la distruggo? Con che cosa? Non certo a mani nud..." ... un martello.

Sorrisi, corsi tenendomi bassa, presi il martello da fabbro e poi la gemma, tornai nel vicoletto e mi nascosi tra delle casse di legno. Poi iniziai a martellare la gemma.

La gemma continuava a luccicare ai pochi raggi di luce che passavano l'aria densa.

Io martellai e martellai, ma la gemma era davvero molto dura, e il martello era piuttosto pesante per me, dovevo tenerlo con due mani.

Sentivo i miei palmi diventare caldi e stanchi, se avessi continuato così mi sarebbero sicuramente venuti dei calli.

Ma poco importava, perché avrei impedito a quei mostri di prendere questa gemma, e se la volevano loro era sicuramente per un utilizzo malvagio.

Meglio distrutta che in mano a un malvagio, quindi continuai a martellare più forte.

I miei occhi si dilatarono quando vidi che un pezzo della stella si era scalfito. Ci stavo riuscendo!

Alzai lo sguardo e vidi di scorcio il ragazzo misterioso mentre combatteva le demoni.

Tutti e tre stavano lottando con molta grinta, ma il ragazzo sembrava irriducibile, non gliene faceva passare una.

Keyla lo colpì proprio sulla schiena usando l'ascia bipenne mentre Kadri lo spingeva con lo spadone color osso, la sottile lama dello straniero quasi spariva in confronto, ma resisteva a ogni parata.

Lo straniero tentennò, lo sentii gemere fin da qui, la demone che gli stava davanti alzò la spada per colpirlo, ma lui ruotò su se stesso, colpendo con la spada le gambe e la sorella maggiore cadde sulle ginocchia urlando.

"Dopo quella botta riesce ancora a combattere? Ma di cosa è fatta la sua armatura?"

Nel momento in cui la demone magenta fu di nuovo su di lui, il ragazzo gli si gettò addosso col suo corpo, placcandola per terra. Poi piantò la spada nella sua spalla e lei mollò la presa sull'ascia.

Lei sdraiata sul terreno mentre lui stava seduto sulla bocca dello stomaco, lo straniero iniziò a sferzare coi pugni l'affascinante muso volpino.

Stava... prendendo a pugni, un demone? E stava pure avendo la meglio?!

La demone cercava di fermare i sui colpi, di spingerlo via, ma niente da fare, lui stringeva i fianchi della demone con le gambe e la colpiva con pugni assestati.

"Concentrati! Concentrati!"

Anche io avevo una gemma da colpire, e continuai a colpirla e a colpirla.

Nonostante mi sentissi stanca, stavo quasi meglio, non avevo quasi più paura, martellare quella gemma sembrava darmi sollievo, un modo di scaricare la tensione.

Martellai, martellai e martellai, ancora e ancora.

Gemendo, tirai un'altra martellata e un pezzo della stella si staccò, "Ci sto riuscendo!"

Con la coda dell'occhio notai un movimento improvviso, alzai lo sguardo.

Vidi che Kadri era stata sbattuta a terra, facendo quasi un solco nel terreno, il muso rivolto verso il basso.

"Ora capisco perché si dice 'Mordere la polvere' "

Lei rialzò il viso e il busto, mettendosi infine seduta. Portava diverse ammaccature sia sull'armatura che sul corpo, dal naso e dalla guancia sinistra scendevano dei rivoli si sangue. Si mise la mano nei capelli e si strinse la fronte serrando i denti. Probabilmente aveva preso una bella botta.

Lei aprì gli occhi, pieni di rabbia e....

Guardò proprio nella mia direzione!!

 --Fine prima Parte--

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top