Capitolo 43
‹Abbiamo preso tutto?› domanda Fede controllando per la terza volta il portabagagli, ‹e questo che cos'è?›
‹La tenda di Mattia› dico. Perché mentirgli?
‹Abbiamo già una tenda, quella della mia famiglia, non ce ne serve un'altra tanto meno la sua› dice
‹Con tutto il rispetto ma credo che la tenda della tua famiglia è vecchia e chissà non funziona› dico
‹La tenda Rossi è indistruttibile› dice Federico andando alla guida.
Se lo dice lui.
‹Sai dove si trova?› dico
‹Certo, sai non avrò la laurea come il tuo Mattia ma un navigatore so programmarlo›
Alzo gli occhi al cielo. ‹Era una domanda semplice› dico
Oggi gli rode ma spero che gli passi perché non voglio rovinarmi il campeggio per colpa sua e del suo malumore.
Arriviamo per ultimi come al solito. ‹Mentre i genitori montano le tende, bambini venite qua› dice la maestra
Serena lascia la sua valigia e corre dalla maestra, ‹bene vuoi una mano?›
Nega con la testa e incomincia a montare la tenda. Ha detto che non vuole essere aiutato e lo sto rispettando. ‹Sicuro che non vuoi una mano?› ritento
‹Ho detto di no› dice
Lo odio quando fa così. ‹Ma falla finita, tu e il tuo stupido orgoglio› dico e lo vado ad aiutare ma il risultato che finiamo entrambi nella tenda. ‹Forse è meglio usare quella di Mattia›
Non lo avessi mai detto...
Mezz'ora dopo finalmente stiamo mettendo l'ultimo chiodo.
Poi entriamo a sistemare le valigie. ‹Molto spaziosa› dico
‹Al contrario di quella di Mattia› dice
Non capisco adesso che cosa centra questa paragone?
Il pomeriggio passa velocemente tra giochi e divertimento. ‹Papà perché non ci canti qualcosa?› domanda Serena
‹Si dai› imitano anche gli altri bambini
Fede mi guarda ed io alzo le spalle. ‹Cosa volete che vi canti?› dice
‹Troppo Forte› dice Serena
Sa che è una delle mie preferite dell'album.
Fede si siede in mezzo ai bambini e inizia a cantare.
FEDERICO.
Quando i bambini in generale mi chiedono di cantare io non posso che accettare la loro richiesta. E così sto cantando "troppo forte", ma quando mi giro verso Silvia, la vedo allontanarsi per rispondere al telefono. ‹Mattia› dice
Mi sento pizzicare totalmente dalla gelosia.
Non sentivo la loro conversazione anche perché i bambini chiedono un'altra canzone. Forse è anche meglio. ‹Sery, ti va di farla una insieme?›
‹No, papà mi vergogno› dice
‹Ti vergogni dei tuoi compagni di classe?› dico
Annuisce.
‹Serena, Serena› fanno eco i bambini così lei si convince e mi sale in braccio. Insieme facciamo 'Tutto per una ragione'.
‹Momento della merenda› annuncia la maestra e i bambini si dirigono verso di lei, così da aver un attimo di pace nella tenda. ‹Ti stai annoiando?›
Mi giro ed è una delle due maestre. La più vicina.
‹No, mi riposo› dico
‹Come mai tu e Silvia siete separati?› dice
Non mi aspettavo da lei questa domanda. ‹La nostra storia risale tanto tempo fa e se non fosse per Serena credo che non avremo neanche un rapporto›
‹Però peccato siete così carini quando state insieme, come se fosse una famiglia e a lei piaci ancora›
‹Ormai ci sto prendendo le speranza, tra quattro giorni si sposa› dico
‹Sarà ma è da ore che ci sta fissando da ore e scommetto che vorrebbe uccidermi›
Mi giro dietro di me e lei distoglie lo sguardo facendo finta di guardare l'albero.
Ora la sistemo io. ‹Posso fare una cosa solo farla ingelosire› dico
SILVIA.
Sapevo che quella maestrina sotto sotto era una gatta morta, lo conosce solo da due secondi e già gli infila la lingua in bocca. Mi sale una rabbia e una voglia di spaccare la faccia a quella. Urgh che nervi e oggi non dorme nella nostra tenda.
Dopo cena io e Serena i avviamo verso l'interno della tenda, e quando Fede sta per entrare lo fermo. ‹Non puoi› dico
‹Come prego?›
‹Non puoi entrare› dico
‹Non vorrai farmi dormire fuori?›
‹Vai dalla maestrina che di certo non ti dice di no› dice
‹Sei gelosa per caso?›
Divento bordeaux. ‹Assolutamente no› dico
‹Si lo sei e sai una cosa? Sei anche molto affascinante› dice
‹Io non sono gelosa› dico e io vado nel mio materassino mentre Fede va nel suo.
‹Li avviciniamo?› propone Serena
‹Ehm ... va bene› dico.
Il giorno dopo il cielo non promette niente di buono ma non c'era odore di pioggia.
Fede faceva il simpatico con la maestrina davanti a me e davano i nervi soprattutto la risata di lei.
La mattinata passa in fretta alla ricerca di funghi e per pranzo si cucinano quelli tranne noi. ‹Inutile Fede proprio› dico
‹Sono un cantante, non un esperto di funghi› dice
‹Sei un esperto di gatte morte› dico
‹Chi sono le gatte morte?› domanda Serena
‹La nuova fidanzata di tuo padre› dico
‹Non è la mia fidanzata› dice
E nel pomeriggio, mentre i bambini giocano, io decido di andare all'esplorazione nel bosco assieme a Federico. Non c'è niente di interessante, solo alberi e alberi e una casa abbandonata. ‹Sento odore di pioggia, credo sta per piovere› dice
‹Non piove secondo me› dico ma mi tradisco perché inizia a piovere forte. Corriamo verso la casa abbandonata aspettiamo che smetta. Questione di pochi secondi speriamo.
‹Credo che ci tocca restare qua per un po'› dice
‹Non vedrai la maestrina› dice
‹Sei gelosa›
‹Di nuovo non sono gelosa›
‹Ma perché non lo ammetti›
Mi mordo il labbro. ‹Io... si è tutto vero› dico e lo bacio.
Quando le mie labbra toccano le sue sembrano che non aspettavano altro.
Federico ricambia il bacio cingendo le braccia intorno alla mia vita e mi spinge verso il muro ed io gli metto le braccia attorno al collo e le mani sono nei suoi capelli platino. Ci allontaniamo ansimando per riprendere fiato guardandoci negli occhi. ‹Ti piace ancora giocare con i capelli› dice
Annuisco avvicinando le labbra alle sue come per chiedere un altro bacio e lui me lo diede.
Senza neanche riflettere le nostre maglie sono a terra e senza neanche smettere di baciare, mi slaccia il reggiseno che scivola per terra.
Percorre una lunga e lenta scia di baci al collo scendendo fino ai miei seni. Poi riprende la sfilza di baci sull'addome fino ad arrivare all'altezza del pube, lì alza gli occhi verso i miei come per chiedermi il permesso. Annuisco. E fa scivolare i miei pantaloni e i miei slip per terra, poi mi bacia in quella zona e ritorna nelle mie labbra. E nel frattempo armeggio con i suoi jeans per toglierli, ai boxer mi ferma
‹Sei sicura di continuare?› chiede
‹Ti prego non farmi domande› dico. Ho bisogno di lui, di sentirlo.
Si libera dagli boxer e penetra dentro di me.
Ci baciamo mentre Fede continua a spingere, veniamo entrambi mentre fuori l'acquazzone sembra calmarsi. Poi crolliamo tutte e due per terra.
Sapevo che questo prima o poi sarebbe successo.
Lentamente apro gli occhi e vedo fuori che il sole sta uscendo. Mi alzo e cerco le mie mutandine e il reggiseno. ‹Fede muoviti› dico.
Si stiracchia lentamente sistemandosi il suo ciuffo. ‹Dove siamo?›
‹Come dove siamo? Al campeggio scolastico› dico
Ci vestiamo velocemente poi corriamo verso gli altri.
‹Che cosa sta succedendo?›
‹Andiamo via, stasera ripiove› ci comunica la maestra
Smontiamo anche noi la tenda e le nostre cose e le carichiamo in macchina. Saliamo in macchina prima che inizia di nuovo a piovere. Serena si addormenta subito dopo che entriamo in autostrada. ‹Ora possiamo parlare?›
Gli metto l'indice sulle labbra. ‹Ti prego non ne parliamo, lasciamo tutto così› dico
‹Va bene, lasciamo tutto così› dico
Sorrido e mi riposo qualche oretta fino a quando stiamo dentro Milano città.
Si ferma davanti casa mi e ha smesso di piove. ‹Questa è una tregua...sbrighiamoci›
Prendiamo le valigie e Fede prende Serena in braccio poi entriamo in casa.
Sono troppo stanca per disfare le valigie stasera, ‹dorme come un angioletto› dice Fede, ‹qui è tutto a posto io allora vado›
Non voglio che se ne va.
‹N, resta› dico appoggiando la mia mano sulla sua
‹Silvia è meglio non correre troppo›
Mi mordo il labbro e lui mi sfiora con il pollice il labbro per impedirlo di non morderlo.
‹Per favore›
‹Buona notte› dice e fa per uscire ma io gli tiro leggermente la mano, e le sue labbra sono di nuovo sulle mie. Le sue braccia cingono di nuovo la mia vita, mentre le mie nei suoi capelli. Lui mi morde il labbro e io gemo. ‹Buona notte di nuovo, piccola›
Quel vezzeggiativo mi fa tremare.
‹Buona notte› dico
Se ne va e questa volta lo lascio andare, entro in casa e mi lascio andare lungo la porta sfiorandomi le labbra. Mi sento diversa e felice. Come lo ero molti anni fa.
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