Capitolo 4

Nel pomeriggio dopo aver preso Serena all'asilo andiamo alla scuola di canto. ‹Dai mamma muoviti› dice lei correndo e finisce addosso alla gente
‹Attenta› dico.
Entriamo nella scuola poco vicino al duomo. ‹Buongiorno, vorrei iscrivere mia figlia al corso di canto› dico alla segretaria
‹Bene, dovrebbe arrivare tra poco l'insegnante› dice
E infatti pochi minuti dopo entra un ragazzo giovane. ‹Una nuova bimba?› dice
‹Si, vorrei iscriverla› dico
‹Questa settimana è gratis poi è 50 euro al mese› dice
Annuisco. ‹Direi che va bene› dico
‹Vuoi iniziare oggi?›
‹Sii› dice Serena
L'insegnante sorride e le indica la sala dove si tengono le lezioni. Serena corre verso di essa. ‹Allora ci vediamo alle 19› dico
‹Alle 19› dice.

Annuisco poi esco dirigendomi verso l'ufficio per fare qualche ora di tirocinio. E qua Francesco mi attende con una notizia.
‹Lunedì devo andare alla Warner per un'intervista› dice
‹Wow e chi devi intervistare?› domando
‹Un duo da quello che so› dice
Già che è un duo non mi piace e non prometto niente di buono.
‹Vuoi venire? Sono dei punti extra› dice
‹Posso fartelo sapere più avanti?› dico
‹Certo però non troppo avanti›
Annuisco. Ma la mia risposta sicuramente è no, anche se può essere un'opportunità per me.
Alle sette meno quarto finisco e vado a prendere l'autobus, che è ovviamente in ritardo di cinque minuti e quando arriva non puoi neanche entrare ma un ragazzo gentilmente mi ha fatto sedere.
Ringrazio.
Devo scendere all'ultima fermata.
Di tante scuole di canto vicino casa proprio quella vicino al duomo sono andata a scegliere.
Me l'ha detto Federico› aveva insistito Serena.
Mi appoggio al finestrino e osservo la gente che esce dal lavoro e si incammina verso casa.
Scendo alla mia fermata di corsa e un ragazzo in bicicletta mi viene addosso facendomi perdere l'equilibrio ma un braccio mi afferra e finisco addosso a lui. Confusa alzo lo sguardo e incrocio i suoi occhi azzurri e il mio cuore perde un battito. E mi rendo conto di essere abbracciata a lui, così mi allontano subito e quando faccio per andarmene la sua mano afferra il mio polso
‹Che cosa ci fai qua?› domanda
Non mi vede da anni e questa è la sua domanda? Non mi chiede se sto bene. ‹Motivi di studio› dico.
Mi lascia finalmente il polso.
‹Devo andare› dico e corro via
‹Silvia› urla lui
Ma io non mi fermo.
Non mi aspettavo di rivederlo in questo modo e ha risvegliato in me quei ricordi e quelle emozioni che sono stati difficili dimenticare.
Sono davanti al portone e attendo che finisce il corso cercando di calmarmi e calmare il mio cuore. ‹Voglio iscrivermi qua, è stato fantastico mamma› dice Serena
Immaginavo.
Mi raggiunge l'insegnante, ‹sua figlia ha un talento strepitoso, ha una voce bellissima, a soli tre anni› dice
Ma che strana coincidenza.
‹Dove deve firmare?› chiedo
‹Mi segua nel mio ufficio› dice
Lascio Serena a giocare con gli altri bambini e seguo il ragazzo nel suo ufficio, ‹comunque Mattia› dice
‹Silvia› dico
‹Cosi giovane per essere già mamma› dice
Alzo le spalle. ‹Già› dico
‹Ecco il foglio e paga dalla settimana prossima› dice
‹50?›
‹Si› dice.
Ritorniamo all'ingresso, ‹allora a mercoledì› dice e sorride a Serena,
‹Grazie mamma› dice Serena quando usciamo dalla scuola


FEDERICO.
Non riesco a togliermi dalla testa i suoi occhi sbalorditi. Sono rimasto senza parole perché non mi aspettavo di rincontrarla dopo tutti questi anni e in quel modo.
Rivederla ha svegliato in me quelle emozioni e quei ricordi che ho messo tanto a dimenticare. Non è cambiata per niente, ha mantenuto quello sguardo innocente che mi ha fatto innamorare di lei due anni fa.
Busso a casa di Benjamin, ‹Fede che ti è successo? Sembra che abbia incontrato un fantasma›
‹Quasi› dico
‹Ho rivisto Silvia, anzi meglio l'ho praticamente salvata prima che cadeva› dice
‹Ah›
Non sembra sorpreso. ‹Tu lo sapevi che era a Milano?›
‹Può essere› dice
‹Dai Benjamin smettila, ti sei incontrato con lei domenica?› dico
‹Senti Federico anche se avete rotto, io e lei siamo rimasti buoni amici e ci siamo visti per parlare› dice.
Sento il mio cellulare squillare, un numero sconosciuto ma è di Milano. ‹Disturbo?› domanda una bambina e mi sembra familiare.
‹Serena?›
‹Si, sono io, mi avevi detto di chiamarti quando avevo una bella notizia› dice
‹Ah si raccontami›
‹Mamma mi ha iscritta al corso di canto› dice
‹Wow bellissimo› dico
‹E mi ha detto che sono bravissima› dice
‹Allora devo sentirti cantare› dico
‹Sta arrivando mamma e non vuole che parli con te› dice
‹Ah come mai?› dico
‹Non lo so, la mia mamma è tutta matta ma è la più bella di tutte› dice
‹Fortunato il tuo papà› dico
‹Io non ho il papà› mi confessa
‹Mi dispiace› dico. Che cosa deve dire? Per fortuna che mi salva Benjamin.
‹Una ragazza nuova?›
‹No, è una bambina›
‹Una bambina?›
‹Si, che c'è di strano? Mi è simpatica›
‹Come si chiama?›
Perché mi fa tutte queste domande? ‹Serena› dico
Faccio giusto in tempo a spostarmi prima che mi sputa addosso l'acqua
‹Serena?›
‹Si chiama così che devo farci io?› dico
‹Quanti anni ha?› dice
‹Davvero devo risponderti? È solo una bambina e sono stato solo gentile con lei› dico, ‹posso restare a dormire qua?›
‹Strano che me lo chiedi, di soliti fai come te pari› dice
Sorride vado nella camera per gli ospiti.
Che giornata da dimenticare.


SILVIA.
Entro nella mia camera e vedo Serena con il telefono in mano. ‹Con chi parli?›
‹Con una compagna di scuola› dice
Puzza di bugia ma ci credo lo stesso. ‹Su a nanna› dico
‹Quando ti rivedrai con Benjamin?›
‹Non lo so› dico
‹Posso venire anch'io? Per favore›
‹E va bene› dico
‹Posso vedere Federico così› dico
‹ Serena lo sai il perché› dice
‹Si si mamma› dice e si volta dall'altra parte.
Se solo sapessi...
Vado a letto anch'io.
Che giornata.
Sapevo che un giorno sarebbe successo ma pensavo che arrivasse tardi perché non ero pronta in quel momento.




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