Capitolo 30
DUE SETTIMANE DOPO
Avevo letto che gli instore erano finiti cosi posso parlare con Benjamin. Lo chiamo, ‹Ci possiamo vedere? Devo parlarti›
‹Si, dove?›
‹Sono alla Warner› dico
Allora scendo› dice
‹Grazie› dico e chiudo la chiamata.
Esce dall'ascensore correndo e tra poco cade. ‹Però non ammazzarti› dico
Ride. ‹Che volevi dirmi?›
‹Hai tempo per un caffè?›
Annuisce e andiamo al primo bar vicino, non quello di Sara ovviamente.
Ordiniamo due caffè e dopo un ampio sospiro gli racconto tutto.
...
‹A Verona? Con Mattia?› domanda
‹Shh che te urli, è una cavolata?›
‹Un po'...praticamente neanche lo conosci, che dicono i tuoi?›
‹Sei il primo a cui lo dico› dico
‹Quindi Fede lo sa?› dice
‹No e lui non deve proprio saperlo, non prima del 22 febbraio quando mi laureo› dico
‹Regalo di compleanno perfetto›
‹Come dici che la prenderà?›
‹Sincero vuoi che sia?›
Annuisco.
‹Secondo si incazzerà tantissimo, non tanto per te ma per Serena. Adesso che la trovate non credo che voglia vederla andare via di nuovo›
‹Non gli impedirò di vederla ma avrò il diritto di farmi una famiglia› dico
‹Speravamo tutti con Federico, sai anche quelli della band›
Alzo gli occhi al cielo, ‹Fede non è al centro del mondo, io e lui abbiamo già avuto il nostro momento, tanti anni fa, e forse non eravamo destinati a stare insieme poi gli porto solo guai l'hai detto anche tu›
‹Io non ho detto proprio niente Silvia, sei pregata di non mettermi parole che non ho detto› dico
‹Potresti farmi il piacere di non dire niente a Fede? Anzi non dirgli proprio che mi hai incontrato› dico
Chiamo il cameriere per pagare ma Benjamin mi anticipa e paga lui al posto mio.
‹Era l'unico bar che potevo permettermi di pagare› mi lamento
‹Sarà per la prossima› dice
Stiamo per andare via, ‹quanto vi fermate?› dico
‹Questa settimana abbiamo un'inaugurazione al bar di Sara, sembra che sia diventata proprietaria› dice
‹Splendido› dico
‹Perché non vieni? Mi ha chiesto anche di invitarti›
‹Cosa? Scordatelo› dico
‹Io ti aspetto› dico
Vado davanti alla scuola di Serena per aspettare quando vedo Federico, non posso tornare indietro e cambiare strada perché ormai mi ha visto
‹Che fai adesso scappi quando mi vedi?›
‹No, pensavo che mi fosse caduto qualcosa› dico
Serena esce, ‹papà› dice correndo ad abbracciarlo, ‹stiamo tutte e tre insieme oggi?›
‹Io oggi non posso› dico, ‹ci vediamo stasera o domani›
Dovevo andare all'ufficio, è una settimana che non vado ma quando entro mi aspettano delle novità. Accanto alla mia scrivania c'è una ragazza
‹Silvia piacere› mi presento
‹Silvia anch'io›
Mi sta già antipatica.
‹Ah vi siete conosciute› dice Francesco, ‹anche lei è una tirocinante, si è trasferita da poco›
‹Benvenuta›
‹Hai un faccino conosciuto...mi sembra di averti visto da qualche parte›
‹Se leggi riviste forse mi avrai visto sicuramente› dico
‹Silvia c'è una persona che ti cerca›
Penso a Mattia, o anche a Fede ma invece è una persona che non mi aspettavo mai di vedere. Sara. ‹Che ci fai qua?› domando
‹Devo parlarti?›
‹Ho delle cose daffare› dico
‹Per favore, è urgente› dice
Però sembra diversa, più gentile verso i miei confronti quindi penso che è giusto esserlo nei suoi
‹Solo cinque minuti› dico
Andiamo al piano superiore, ‹dimmi tutto› dico
‹Non è facile quello che devo dirti›
‹Riguarda Federico?›
‹No›
Mi sta mettendo paura e ansia allo stesso tempo.
Sara tace per qualche minuto, ‹no, forse è stata una cattiva idea venirti a parlare› dice e se ne va lasciandomi senza parola.
Non è normale.
Scendo ma sulle scale vedo che ha perso un foglio, la prendo ed è una foto strappata.
Alzo le spalle e la infilo nella mia borsa.
Però c'è qualcosa che non mi quadra in questa faccenda.
La gentilezza di Sara.
È fin troppo gentile, troppo direi.
Fede mi ha chiamato per dirmi che Serena dorme da lui, così passo dal giapponese e porto il sushi a casa.
Non è che vado pazza per il sushi, ma ogni tanto si può fare.
Ho intenzione di guardarmi un film, ma la mia idea viene rovinata dall'amministratore,
‹Buonasera signorina› dice mentre tira fuori una busta, ‹tenga›
La prendo e la leggo. ‹Mi sta cacciando?›
‹Assolutamente no, è un avviso e se non mi paga entro questa settimana quei tre mesi, è fuori› dice, ‹passi una buona serata› ed esce.
‹Buona serata un corno› dico sbattendo la porta, ‹adesso dove li trovo mille e trecento euro›
Chiamare i miei non se ne parla perché significa ammettere di aver fallito.
Mi è anche passata la fame, metto il sushi nel frigo e vado in camera.
Tutte a me capitano.
Non volevo andare all'inaugurazione ma Serena mi ha convinta. Devo dire però che ha fatto bene mi piace e mi sto divertendo.
Benjamin e Federico hanno cantato qualche canzone del loro nuovo album e Serena è tipo impazzita, e alla fine Federico l'ha fatta salire sul palco.
E in questo momento si avvicina un ragazzo. ‹Tu dovresti essere Silvia?›
‹Si› dico
‹So moltissime cose su te e Sara› dice
Cavolo che ansia.
‹Che cosa intendi per moltissime cose?› chiedo
‹Molte cose› dice, si guarda intorno, ‹però non è conveniente parlarne qua› mi passa un biglietto, ‹ti aspetto domani mattina se vuoi saperlo› e poi se ne va.
Apro il biglietto ed è un indirizzo, ritorna Serena e lo metto in borsa. ‹Mi hai visto? Mi ha fatto anche cantare›
‹Si, ho visto› dico ma non ci sono con la testa.
Che cos'è tutto questo mistero?
FEDERICO.
Quando sto cantando con Serena vedo avvicinarsi un ragazzo a Silvia che le parlava fitto fitto e troppo vicino per i miei gusti. Poi sto per raggiungerla ma vengo bloccato da Sara. Non stiamo più insieme noi due uno per la storia della Warner poi perché tra di noi non poteva funzionare.
‹Sono preoccupata per Silvia›
A chi lo dici
‹Perché?›
‹L'hai visto anche tu? Il ragazzo che sta parlando con Silvia?›
‹Si› dice
‹Quello è il mio ex e ho paura che possa parlare›
‹Possa parlare cioè? In che senso?›
‹Troppo complicato›
‹Provaci› dico
‹No, meglio di no› dice andando via.
Non può fare così. La seguo. ‹Dimmi quello che devi dirmi› dico
Fa un respiro profondo.
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