31) Comunque?
Attraversato tutto il settentrione del regno, i quattro fuorilegge si potevano annoverare tra i migliori conoscitori di quel versante del mondo. Un vanto illustre per la carriera di Fedele sicché, a suo dire: «Molti scribacchini posseggono la vista sbiancata tanto hanno studiato le carte del regno, ma un vero artista ha visto quei luoghi di persona.»
«Io preferivo non vederli.» l'opinione del nano non poteva che trovarsi contraria «Cosa te ne fai di conoscere la buccia della terra, quando ciò che davvero interessa sta sotto?»
«Non capisci niente, Fil.»
«Tu mangi la buccia della mela e il resto lo lasci?»
«Io sapevo già tutto.» Mavelina prese parola tra i due «Sulle carte c'era segnata tutta la pianura, il grande fiume del confine e tutti gli affluenti.» sorniona fece un cenno del mento verso Fedele «È stato come guardare uno spettacolo già visto.»
«Stai mentendo.»
«Mavelina, scusa» Lisifilio accanto a loro tirava le redini da un lato all'altro, come si sposta un timone nella tempesta «Siccome siamo fuori dal regno...» il carretto sfrecciava come se il cavallo non vedesse quegli alberi che gli sfioravano il muso e quegli steccati di fronte ai quali curvava all'ultimo «...hai idea di dove si debba andare ora?»
«Aspetta che guardo la mappa.» sollevò l'indice «Un momentino.»
«Eh» sospirò lui, sotto gli occhi sgranati del contadino, il proprietario del carro, Lisifilio sollevò le spalle «Dice un momentino.»
«Ma voi siete dei criminali?» domandò quello.
«Io sono un principe, lei è un'incantatrice, lui un acrobata e lui un nano.»
«Uah» una manata di Filomeno levò il contadino dal sedile, come si sposta una brocca dal tavolo per vedere oltre, il contadino volò giù dal carro, sotto gli sguardi stupefatti degli altri tre «Non fate quelle facce» il nano prese il suo posto «ce lo saremmo trascinati dietro come quell'altro, è meglio che ci abbia lasciati ora.»
«Fil» Fedele si rabbuiò «dici che non potremmo più trascinarci dietro nessuno? Siamo dei maledetti?»
«Ma no, è chi ci incontra che è maledetto.» una freccia si piantò al centro del cassone, tra i piedi di Mavelina e quelli di Fedele, a lanciarla i cavalieri del regno, ostinati a non lasciarli sfuggire «Però siamo dei ricercati.»
Sollevati gli occhi dalla carta Mavelina contò tre uomini a cavallo, più veloci di loro ma impegnati a incoccare frecce «Mi serve del potere» una di queste fischiò tra le sue mani e le bucò la cartina «Fedele, in questi giorni hai paura meno spesso.»
«È stata la vicinanza con Cacciatore Frignone, lui l'aveva anche per me.» afferrò al volo la freccia che puntava all'occhio di Mavelina, ormai non si stupiva più, e la tirò a Filomeno «Fil, non avevi dei cugini a nord?»
«Sì, a nordovest nell'arcipelago delle Isole Verdi, oppure a nordest nel deserto freddo, lì dicono ci abiti un popolo di nani a cielo aperto, uomini dal sangue misto, chiamarli cugini è un complimento.»
«Lisifilio» con l'attenzione sugli archi tesi, Fedele picchiò col sedere la nuca del principe «il tuo regno è a est o a ovest?»
«Ho le redini in mano, ti assicuro, se lo sapessi non avrei chiesto a voi.»
«Aspetta che seguo la mappa» Mavelina stendeva la cartina sul pavimento ma questa tornava arrotolata, da un lato o dall'altro «Oh!» due dardi cascarono piantati sugli angoli della mappa «Grazie» fece lei.
«Oplà!» un terzo lo afferrò Fedele «Ebbasta!» rilanciatolo indietro andò a ficcarsi nell'occhio del primo cavallo, il quale scartò di lato e venne travolto dagli altri due per rovesciarsi a terra assieme a tutti, cavalli e soldati «Quando vi serve altro ditemelo.»
«Guardia reale!» un trombettiere annunciò la carica, da dove i tre cavalieri s'erano fermati ne giunse un intera guarnigione, bardati e veloci a galoppare, stretti in file di cinque che riempivano il sentiero «Morte ai ladri del tesoro reale!»
«Oh no.»
«Ehi!» fece Mavelina mentre Fedele staccava una delle frecce per lanciarla contro quell'avanzata di cavalleria «Ehi!» lanciò anche l'altra, entrambe senza sortire effetto.
«Fil!» si attaccò alle spalle del nano «Ho finito la dose di fortuna che avevo per oggi.»
Il nano lanciò un'occhiata dietro, oltre il fondo del carro «Pietra della porca spaccata!» scrollò la testa «Ti conviene usare anche quella di domani.»
«Pietra della porca spaccata?» Mavelina alzò dalla cartina uno sguardo compiaciuto «Se un qualche nanetto provasse paura, magari io potrei risolvere la situazione.»
«Ah no!» il nano balzò di rabbia sul sedile di guida «Ancora con questa storia? Io non ho paura.»
«Eh beh. Se non lo ammetti allora non vi posso aiutare.»
«Ti assicuro che io comincio ad averne» Fedele contava senza sosta le lunghezze tra loro e i cavalieri, sempre meno «Non puoi usare la mia?»
«No» Mavelina scrollò le spalle «Sento...» sospirò a occhi chiusi «Sento dei flussi antipaura che provengono dal nano e mi disturbano il potere.» aprì una palpebra «Se solo ammettesse di provare un poco di paura...»
«Dai, Fil!» lo incitò Fedele «Ti prometto che non lo raccontiamo a nessuno.»
«Ah! Bella promessa da un cantastorie» Filomeno incrociò le braccia «Il ladro cantastorie romantico, fai così tanto spesso promesse d'amore che non mantieni che il tuo nome è sarcasmo puro.»
Mavelina sollevò la falda del cappello per vedere Fedele dritto in faccia «Non mantieni le promesse d'amore?»
«Sì che le mantengo! E anche questa lo era, per il mio nano. Dai nano!»
«Che bugiardo, vero principe mela?» lo sguardo di nuovo rivolto alla strada Filomeno tese il dito verso un precipizio «Occhio principino, che tendi un po' troppo a sinistra. Attento, che mi sembra ci sia un dirupo. Porca pietra spaccata, Lisifilio gira quest'affare!»
Il tintinnio di una mela d'oro aprì loro gli occhi sugli alberi sotto cui passavano e l'ombra delle chiome che copriva completamente il carro. Filomeno con le sopracciglia sollevate verso il posto accanto a lui, rimasto vuoto, Fedele, attaccato sull'ultima sponda del carro, le palpebre spalancate verso quel pomo d'oro che rimbalzava sul selciato e spariva nello scalpiccio di cento zoccoli.
«Fed!» Mavelina gli scrollò il gomito «C'è bisogno di un'idea.»
«Fed!» Filomeno prese le briglie e le tenne, come se il cavallo guidasse lui e non il contrario «C'è subito bisogno di un'idea.»
«Giù dal carro!» ordinò lui.
«Ci pesteranno» avvertì Mavelina.
«Non se andranno dritti, Mavel.» Fedele saltò giù dal carro mentre esclamava coi pollici in su «Ho una paura matta!»
«Bene, non la sprecherò.»
Un uomo solo, saltato giù dal quel carro che continuava a filare dritto, il trombettiere suonò la carica, quell'uomo sarebbe stato schiacciato e poi raccolto da terra al ritorno. Tutti i cavalieri convinti sarebbe successo così, Fedele invece li caricò, fece un balzo e finì sulle mani, poi di nuovo sui piedi, e sulle mani ancora, prese velocità a furia di rovesciate. A un palmo dai cavalieri, diede l'ultimo colpo di piedi col quale si scaraventò in aria in un salto tanto alto e tanto lungo che i cavalieri passarono tutti senza sfiorarlo.
Atterrato dietro a loro ecco il pomo d'oro rimbalzare tra gli ultimi zoccoli, in preda a un abbrivio che lo portava avanti. Sfuggì alla mano di Fedele e proseguì la corsa dietro ai soldati.
«Concentratevi sul carro!» urlò il trombettiere, un attimo prima che «Ah!» strada e carro non si rivelarono un'illusione. Dal ciglio del dirupo Mavelina col bastone in mano guardò i cavalieri tirare dritto sulla curva, rovesciarsi di sotto e rotolare, lanciati nel vuoto a tutta velocità «Come volano...»
«Op!» dopo l'ultimo dei cavalieri Fedele raggiunse la mela e la prese proprio sull'orlo, lì dove si ritrasformò nel principe Lisifilio.
«Quella gente laggiù?
«Pensavo che fosse uno strapiombo e invece è solo una pendenza.» lo tranquillizzò Mavelina «Non morirà nessuno.»
«Sento i loro cavalli nitrire in modo strano.»
«Ma...» Fedele sbottò «Ma hai sfasciato il carro!»
«Non sapevo come si curvasse» brontolò Filomeno «saremmo finiti di sotto, così ho staccato una ruota.» lanciò la ruota contro il carro piegato su un fianco.
«Come fai a non capire come si guidi un carro? Ne hai pure costruito uno!»
«Eh già.» Mavelina corrugò la fronte «Il tuo carro era molto più complicato.»
«Ogni carro ha il suo costruttore, bisogna avere una certa sensibilità meccanica per capire che il mio carro è molto differente dal carro di un altro.»
«Ragazzi» il principe indicò giù per il pendio «I soldati stanno cercando di tornare su.»
«E adesso?» Fedele e Mavelina si sporsero assieme, tenuti l'un l'altra per accertarsi che l'altro non cadesse.
«Di sotto.» Filomeno rovesciò il carro giù dal pendio «Ah» sospirò soddisfatto «Comunque.»
«Ma no!» Fedele non poteva crederci «Quello lo potevi riparare in un battito di ciglia e ce ne saremmo andati di corsa.»
«No che non l'avrei riparato.»
«Ma perché?»
«Non era il mio carro, te l'ho già detto.»
«Eheh» sghignazzava Mavelina «Quanta paura.» là sotto i cavalieri si tuffavano di lato per sfuggire al franare del carro, scappavano a gambe levate.
Lisifilio avvicinò l'orecchio di Fedele «Ma nemmeno l'altro carro era il suo carro, all'inizio.»
«Guarda, non me ne parlare. E dillo pure a voce alta tanto non ci sente: è un pazzo.»
Filomeno davvero non sentì, il suo orecchio buono correva verso la ruota rimasta sulla strada, il vibrare dei chiodi e dei bulloni lo attirava come il profumo di una cucina. Si accucciò, con lo zaino slacciato accanto.
«Questo ferro qui non va mica sprecato.» con la punta delle unghie riuscì a schiodare la ruota, e con la forza delle braccia a piegarne l'incamiciatura per riporla nella sacca, il legno lo abbandonò, un bastone come un altro a suo avviso.
«Andiamo?» domandò Mavelina.
Il nano si accorse dei tre compagni attorno a lui, inconsapevole del loro sguardo fino a quel momento, anche i suoi allievi lo osservavano lavorare, ma sapeva benissimo che a quei tre non interessava essere suoi allievi.
«Cosa guardavate?»
«Ti aspettavamo, nanerottolo.»
Arrossì «Grazie» uno di quei momenti in cui la barba sulle gote donava uno dei suoi infiniti vantaggi, nascondere l'emozione «Fedele, comunque» schiarì la voce «comunque hai avuto una bella idea.»
«Grazie, e scusa se mi sono innervosito. Il cavallo che trainava il nostro carro dov'è?»
«Lo sai che non sono familiare con gli animali...»
Fedele inspirò a occhi chiusi, due volte, poi tirò una pacca sulla spalla dell'amico «Non ti cambierei con nessuno, Fil.»
«Comunque?»
«Comunque.»
«Tanto non ci potevamo salire in quattro.» Mavelina calcò il cappello sulla testa, il sole che batteva su quel pendio rischiava di colorirle le guance «Andiamo.»
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