26) Il viaggio verso le frontiere del regno Parte 2
«Va bene, parliamone un attimo.» Fedele teneva le mani aperte davanti a quel che guardava, sembrava tenere ferma un'immagine «Quando ho visto il carretto del cacciatore mi sono detto: come mi aspettavo, una schifezza a due ruote.»
«E ora non lo è più» Filomeno levò i guanti da lavoro per tornare ai guanti d'armi «L'ho migliorato, salta su e non fare storie.»
«Fil, ma... hai incamiciato il pianale col ferro.»
«Era l'unica cosa che avevo dietro.»
«Hai aggiunto un'asse, un timone e un... come si chiama?»
«Un giraruote.» il nano alzò le spalle «Serve per cambiare direzione alle ruote senza bisogno delle briglie: degli animali non mi fido.»
«Tra l'altro sono carini» fece Mavelina «Quelli che hai messo al tiro» carezzò la testa del cacciatore seduto in terra e legato «Come hai detto che si chiamano?»
«Sono tre daini e due caproni, ma è selvaggina che avevamo catturato, non sono da soma...» perse la voce quando il sorriso di Mavelina andò a rivolgersi dritto a lui «Molto carini.» ribadì lei.
«Hai aggiunto due ruote e le hai fatte in pietra.» esclamò Fedele «Due ruote di pietra, Fil! È assurdo.»
«Sono un nano! Ti vuoi lamentare anche di questo?»
Messo un piede sulla ruota in granito bianco, Fedele guardò il buco nella roccia da cui Filomeno poco prima l'aveva cavata, poi si voltò verso la strada dove il carro puntava, saltò su e provò a sedersi sulla panca del conducente «Voglio guidare io.»
«Mi siedo vicino a te.» salì anche Mavelina «Basta che vai tranquillo.»
L'andatura tranquilla durò fino al primo tornante dove il carro tirò dritto, a piombo giù per il pendio.
«Che fine ha fatto il giraruote?» Fedele urlò per sovrastare il rumore del vento.
«Era la leva a sinistra.» il nano si teneva a un'asse del pianale così forte da deformarla sotto le dita «Non l'hai usata, vero?»
«Posso sbagliare qualcosa di tanto in tanto?»
Scendevano giù per il fianco della montagna con un fracasso che nemmeno una frana di ghiaia, le ruote di pietra giravano all'impazzata, saltellavano come martelli da tamburo contro il terreno.
«Vi prego, slegatemi» il cacciatore rimbalzava sul sedere lungo tutto il pianale «Voglio tenermi!»
Il principe Lisifilio tolse una delle due mani dal bordo del pianale e la allungò con cautela verso il cacciatore, uno scrollone e la ritirò indietro «Non ce la faccio.»
«Ti prego!» urlò il cacciatore.
Lisifilio allora si attaccò al bordo del pianale con tutto un braccio e con l'altro tirò fuori la spada dal fodero «Cerca di stare fermo.» tese la lama verso i polsi del cacciatore.
«Uah!» il cacciatore scrollò la testa, l'unica parte del suo corpo che si agitava volontariamente «Non così. Non così.»
«Tranquillo.» il principe muoveva la spada con precisione, anche nel mezzo agli scossoni più violenti «Adesso ti...»
«Buca.» avvisò Mavelina.
Un giro di ruota dopo il cassone del carro saltò, scaraventò per aria i piedi del nano, per un lungo momento a testa in giù attaccato per le mani, Lisifilio e il cacciatore invece volarono via.
Apparvero alla vista di Fedele come due uccelli intenti a gareggiare col carro, li guardò a bocca aperta, sembravano volerlo sorpassare in volo e arrivare a fondo valle per primi.
«Prendili!» la voce di Mavelina nell'orecchio, Fedele schiaffò le briglie sul dorso delle capre e dei daini «Dai! Dai!» spronava lei.
Il carro calò velocissimo assieme ai due uomini, tanto che quasi li raggiunse, quasi. Il cacciatore cascò in groppa a uno dei caproni, il sedere sul dorso e i legacci dei piedi incastrati tra le corna. Lisifilio invece all'ombra degli animali si trasformò in mela, sbatté per terra, il tintinnio acuto del pomo d'oro, rimbalzò ed ecco che di nuovo umano tornò altissimo per aria.
«Ah!» cominciò a gridare dopo il secondo rimbalzo all'ombra e proseguì col terzo e il quarto, rimbalzo, tintinnio della mela, urlo del principe e di nuovo rimbalzo tutto raddoppiato dall'eco.
«Ahahahah!»
«Mavel» gli occhi a palla per la seconda volta in un giorno, Fedele si chiedeva quanto sarebbe durata.
«Ahahah!»
«Mavel, stai ridendo?»
«Lo senti come grida quello seduto sul caprone? Ahahah!»
«Qui dietro sta cedendo una ruota.» avvisò il nano.
«Ma se sono in pietra!» Fedele non si voltò «Vedi di risolvere, qui la situazione è anche peggio.»
«Una sola giornata» Filomeno strizzò le labbra e lasciò che il nervoso gliele aprisse con un grido «Una sola giornata in cui va tutto secondo il programma! Ne vorrei solo una.»
«Benvenuto nel mondo reale Fil, nessuna giornata è così.»
«Nessuna delle giornate che passo con te è così. Che è diverso.»
Mavelina si voltò, il cappello tirato fin sulle sopracciglia, che non le sfuggisse, le mani sbiancate sugli appigli, i denti serrati mentre ordinava «Trova il modo di sostituire la ruota.»
«E va bene.» corrucciato, il nano partì con l'aprire una sacca, sfilò una mazza di ferro, controllò la forma di una padella rispetto alla ruota e poi praticò un buco nella padella «Quasi fatto.»
«Buca» sussurrò Fedele che in quel dosso in rapido avvicinamento riconobbe la tragica fine di quella corsa, se non che notò anche una macchia d'ombra proprio in quel punto, si trattava del picco di un monte che, per pochi passi, copriva completamente il sole. Fedele inspirò di colpo, un suono che richiamò l'attenzione di Filomeno «Cos'hai Fed?»
«Buca tra poco, cambia la ruota in quell'istante. Mavelina» le passò le redini «usa la paura del cacciatore per far accelerare gli animali con l'illusione di un lupo.»
«Pensavo di un leone... tu dove vai?»
«A raccogliere una mela.» nella mente contava i giri di ruota, si sollevò dalla panca, ne mancavano dieci alla buca, passò sul cassone, ne mancavano cinque, la mela d'oro rimbalzò a terra e volò per aria, questa volta al buio del picco non si trasformò, mancò un giro di ruota e Fedele rizzò le gambe in fondo al cassone.
I carro prese la buca e lui decollò dal pianale, come un colpo di balista diretto al cielo. Al rimbalzo della buca la ruota esplose, nel medesimo istante Filomeno ci piantò la padella come sostituto, con un colpo di mazza «Non avevo idea di poterci riuscire.»
«Non avevo idea...» balbettò Mavelina col naso alto e la bocca aperta, quel Fedele volante le ricordò gli angeli dipinti sul soffitto del convento «È unico.»
La mela vibrava ancora del rimbalzo quando Fedele la fermò nella sua mano «Presa.» per poi guardare in basso «Mavel!»
«Lupo!» esclamò quella, il cappello a punta volò in faccia al nano quando lei prese il bastone «Lupo e leone, un grosso leone cattivo.» apparve una testa di leone al posto di quella di Mavelina e un lupo, accanto a daini e capre, che li guidava come un cane pastore.
Fedele atterrò con una capriola, perfetto sul pianale del carro, Lisifilio, sotto al sole, apparve sotto braccio a Fedele, il viso bianco, i due arrivarono in piedi sul carro traballante che ancora correva verso valle.
«Sapevo che mi avresti preso.» il principe deglutì «No, in realtà no. Ma ringrazio il cielo che tu sia venuto in questa spedizione.»
«Se non fosse venuto, almeno per ora, sarebbe stato meglio.» commentò il nano «Ma sa risolvere i problemi che crea, quasi sempre.»
«Grazie Fil.»
«Ah!» il grido di Mavelina attirò l'attenzione dei tre, per prima quella di Fedele «Una buca?» chiese lui.
«Stiamo per tagliare il sentiero, c'è della gente.»
«Spaventali.»
«Sono scappati tutti ma è rimasto un bambino!»
«Fed» Filomeno diede due manate alla schiena dell'amico «Risolvi questo problema» si sporse dal lato del carro per notare che il bambino occupava proprio l'unico passaggio possibile «Muoviti.»
Fedele rizzò tutti i muscoli, gli occhi fissi per aria, parlò senza nemmeno rendersene conto «Lisifilio prendi il bambino e salta più in alto che puoi. Mavelina, ombra su Lisifilio.» lei obbedì, mandò una macchia scura sull'ombelico del principe «Segui la mela con la tua ombra» Fedele scagliò il pomo d'oro verso il bambino «Ora levala!» disse a Mavelina.
Lisifilio si trovò di fronte al bambino, lo prese e saltò, gli passarono accanto tre daini, due capre, un cacciatore, poi il carro gli arrivò sotto, Fedele afferrò lui e il bambino, uno per braccio, di nuovo sul pianale in corsa.
Senza parole Filomeno allargò le braccia di fronte all'amico, prese un respiro e tirò un ruggito «Uargh!» a cui Fedele rispose con altrettanta foga «Uargh! Siamo fortissimi!» schioccò pure un bacio sulla fronte del bambino.
La pianura accolse placida l'arrivo del carro, e quello poco a poco prese a fermarsi, sempre più piano, sempre più fermo e infine fermo.
I quattro ne scesero barcollando, un senso di nausea e il mondo che pareva girare fuori controllo. Sceso il nano, col bambino in braccio, il carro diede un ultimo scricchiolio e si sfasciò, tutti i pezzi prima uniti ora scomposti per terra.
Cercarono l'equilibrio da sdraiati, con gli occhi che spaziavano sul cielo mentre gli animali riprendevano la loro libertà, divincolati dalle briglie mollate. Con loro si allontanò anche il grido disperato del cacciatore «Slegatemi!» chiedeva ancora ma quel caprone su cui stava seduto correva molto veloce e ormai troppo lontano.
«Non riesco.» Mavelina non gli sarebbe stata dietro, nemmeno fosse riuscita ad alzarsi.
«Quando lo rifacciamo?» domandò Fedele.
«Vuoi sempre esagerare.» fece il nano.
«Sono uno coerente: se una cosa mi piace, allora mi piace, non basta un giro per stufarmi.» schioccò la lingua girato verso Mavelina con un occhio chiuso.
«Voglio la mamma.»
«Chi vuole la mamma?» domandò il principe.
«Quest'affare.» Filomeno lo sollevò per poi rimetterselo sul petto «Uno dei pochi umani più piccoli di me. Comunque, li rispetto.»
«Piccolo!» la voce di una donna, i passi frenetici, la risposta del bambino «Mamma» e le braccia di questa che lo prendevano al nano per portarlo via di corsa.
«Come ha fatto a metterci poco meno del carro?» domandò Mavelina.
«Nessuna idea.» fece Lisifilio «Nessuna idea» gli fece eco Fedele.
«È il potere materno.» rispose Filomeno «Madre Nostorre per i suoi amati figli si sarebbe prosciugata dal sangue.»
«Ma tu non eri tra i prediletti, giusto?» Fedele poggiò la guancia sull'erba per vedere l'amico «Mi dispiace, Fil.»
«No, ero amato anch'io, penso. Anche la mia stirpe, ma ci hanno mandati via comunque. Sarà per un altro motivo, credo. Non lo so. Va bene?» sospirò «Mi manca.»
«È una ferita ancora aperta, ho capito, non ci metto il naso .»
«No, intendevo mi manca il bambino.»
«Stavi già instaurando una fratellanza tra piccoli?»
«Comunque.» il nano alzò le spalle «Comunque mi manca anche Nostorre.»
«Quando ne vorrai parlare un po' di più ci sono. Un dialogo tra piccoli fratelli: mi accuccio.»
«O ti taglio le gambe.»
«Intendo sul serio, Fil.»
Filomeno incontrò lo sguardo dell'amico e annuì.
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