10) Mela volante d'oro fuorilegge

Aprire gli occhi e cadere è peggio che sognare di cadere. Uomo mela aprì gli occhi per aria, il vento gli sbatté i capelli sul naso, il sole lo baciò in fronte ora che si trovava in cielo come un uccello in picchiata, a metà altezza della torre.

«Aiuto!» sopra di lui Mavelina ripeté la stessa parola di poco prima «Aiuto!» sotto invece gli altri due compagni, con le braccia tese in alto «Ti prendiamo! Ti prendiamo!» gridavano.

Poi uomo mela vide la mantella svolazzare affianco a lui, la prese e ci infilò tutta la testa fino alle anche. Tornò mela.

«Oh ciao, uomo mela.» la mano delicata di Mavelina lo aiutò ad alzarsi sulla terrazza «Ben arrivato.»

«Meno male» si levò la mantella di dosso «Allora al secondo tentativo ce l'hanno fatta.»

«Secondo? Sarà stato il centesimo. Cercavo di prenderti al volo ma non mi andava di sporgermi troppo.»

«Lascia stare hai fatto bene. Allora» batté le mani «dov'è la porta che devo aprire? Aspetta...» fissò Mavelina «Perché non l'hai già aperta tu?»

«Perché è chiusa a chiave.»

«Oh mamma mia! Non ce la faccio più...»

«Tranquillo!» alzò l'indice «Ho un piano. Tu ti trasformi in mela...»

«Oh per grazia!»

«Tutto bene lassù?» la voce di Fedele saliva flebile dal fondo della torre.

«Dai uomo mela, è la tua capacità speciale...» lo pregò Mavelina.

«Ma tu come sei arrivata quassù?»

«Dentro quella cassa.» la ragazza indicò una cassapanca aperta e vuota «Mi ci hanno portata i tesorieri: ogni volta che la aprivano, io con la mia magia mostravo una testa di maiale colata d'oro, terrificante ma preziosa.»

«Quindi non sono servito a nulla.»

«Sei qui con me apposta per servire» lo colpì col gomito «Compagno fuorilegge.»

«Fammi vedere la porta.» le spalle basse e i passi strascicati, uomo mela si mosse verso la porta posando i piedi solo nelle chiazze di luce, evitò quelle pozzanghere d'ombra che l'avrebbero tramutato di nuovo in mela. Accucciato di fronte alla serratura guardò oltre. Il bagliore della luce filtrava dal foro, intravide molte finestre, spinse la porta, di legno rinforzato da una camicia di metallo inchiodata a forza di martello, chiusa ovviamente.

«Avevi già un piano?»

«Cosa?» fece lei.

«Avevi già un...» girato la vide con una corona in testa, cinque collane al collo, due coppie di orecchini, decine di braccialetti per polso, tutto in oro luccicante e costellato di gemme.

«Credi che sto prendendo la roba giusta? Per loro cosa prendo? Tu cosa vuoi?»

«Dove hai trovato quella roba?»

«Lì» indicò sette casse spalancate e colme fino all'orlo di oggetti d'oro e d'argento «Siamo nella stanza del tesoro, dove pensavi di essere?»

«Ora ho capito. Ehm, prendi tutto e lanciaglielo di sotto.»

«Pesa.»

«Ti do una mano.»

Piovve oro nel giardinetto privato del re, per qualche motivo questi non se ne accorse, coricato nelle sue stanze continuava a parlare ai medici di un uomo spuntato da una mela. Le guardie invece non ci fecero caso, un paio distratte, un paio svenute qualche ora prima sotto un colpo di Filomeno.

«Ehi!» una coppa batté sull'elmetto di Filomeno come un battacchio sulla campana «Cosa state tirando?»

«È oro!» esclamò Fedele.

«Li senti come ridono?» domandò Mavelina aiutata da uomo mela a rovesciare la terza cassa.

«Sarà meglio che non esageriamo» il riso toccava anche le sue guance «Pensiamo a come uscire: c'è una guardia con la chiave da qualche parte?»

«Sì, subito dietro la porta» annuì lei «Ho provato a creare un'illusione per farle aprire la porta ma è svenuta dalla paura.»

Uomo mela notò un piede spuntare nella visuale della serratura nella porta, tornò alla terrazza dalla quale ancora si sentivano Fedele e il nano ridere e si sporse per guardare lungo il muro della torre.

«Va bene, coprimi, diventerò il pomo d'oro, mi lancerai in quella finestrella indicò poco più in là lungo il muro una feritoia dalla quale nessun uomo intero sarebbe mai passato «Dovrei trovare un po' di luce in quella stanza e potrò raggiungere la guardia con la chiave.»

«Come farai a toglierti la mantella da solo?»

«Ah...»

«Tranquillo, userò la magia dell'ombra» tolse la corona e il cappello per trarne fuori il bastone con la cima a chiocciola «Ti coprirò d'ombra finché non sarai oltre la finestrella.»

«Brava, Mavelina» uomo mela accennò un inchino con la mano sul petto «Ti aprirò la porta.»

«E... mela!»

L'ombra coprì uomo mela, Mavelina afferrò il pomo d'oro, mirò la finestrella con un occhio chiuso e lanciò.

Uomo mela aprì gli occhi nella stanza di guardia, una camera a metà di due corridoi chiusa dall'interno su entrambi i lati. La guardia stesa a terra dormiva con una smorfia di terrore sulle labbra. La sua chiave si trovava appesa sulla parete e uomo mela aprì la stanza del tesoro.

«Complimenti» annuì Mavelina decorata dei gioielli della regina, del re e delle principesse, due corone in testa e collari fin a sollevarle il mento.

«Prego vostra signoria.» uomo mela aprì la seconda porta.

Assieme corsero giù per la chiocciola della torre usciti dal fondo incontrarono gli altri due.

«È l'ora della fuga» Fedele portava tanti anelli da nascondere le dita.

Filomeno invece confrontava il proprio elmetto con un paio di altri tutti dorati e ingioiellati «Aspetta, devo scegliere!»

Mavelina lo tirò per la spalla «Metti addosso quello che puoi e filiamo! Sento la paura crescere...»

«È la mia.» confessò Fedele «Non mi era mai riuscito un colpo così grosso, è così strano, ho paura che non vada in porto.»

«Sentilo, Filomeno!» sbottò Mavelina «Porta tanta sfortuna che nemmeno io, strega nera. Ce ne vogliamo andare?»

Agitato da non riuscire ad articolare parole, Filomeno indossò quello che riuscì, riempì le tasche e quasi dimenticò di riprendere l'ascia da terra, eccitato e confuso riempì d'oro l'elmetto come fosse un secchio e attaccò a correre.

«Via! Via!» esclamò Fedele.

Tutti e quattro fuggirono a caso, svelti e competitivi come se l'ultimo del gruppo fosse il primo degli spacciati. Filomeno imboccò una scalinata che scendeva nel terreno.

«Non di là!» gli urlò Mavelina.

Uomo mela girò per un camminamento ampio e diretto ai portoni «Non di là!» gli urlò Filomeno.

Mavelina bussò a una porticina sul lato delle mura «Che fai?» le domandò Fedele «Non penserai ti aprano ancora.»

«Ma è la strada dell'andata.»

«Mai uscire come si è entrati.» Fedele in due balzi scalò una parete e salì sul tetto del camminamento di ronda «Usciremo per la mia strada, ragazzi.»

Filomeno lo seguì, a furia di sforzi salì anche lui e gli altri si convinsero. Una lunga corsa sulle tegole, poi un salto un piano sotto, su un carretto di fieno, due svolte per vicoletti tanto piccoli che nemmeno le guardie si sprecavano a controllare e poi «Ecco lì il ponte levatoio abbassato. E noi usciremo proprio di lì...»

Una figura d'uomo, con la mano sul pomolo della spada alla cinta e il sorriso in volto, uscì dalla stanza di guardia e si piantò al centro della strada.

«Sono l'araldo del re!» urlò Fedele molto prima di raggiungerlo «Largo all'araldo del re, oppure la morte!»

«Eccoti, Fedele di Gambagamba.» si trattava del capo delle guardie e attorno a lui si schierarono una dozzina di soldati con le lance abbassate verso la banda, il nano, il ladro, la strega e il pomo d'oro «Siete ridicoli. E tutto quell'oro vi peggiora.

«Ripetilo "ridicoli"» Filomeno girò l'elmo sulla testa per indossarlo che una doccia di monete gli rimbalzò sul naso e sulle spalle, poi strinse l'ascia «Ripetilo!» ringhiò.

«Mavelina...» l'uomo mela le tirò la gonna con la voce sussurrata «Ci dai una mano tu?»

«Sì, con la paura di Fedele...» Mavelina guardò alla sua sinistra, ma si dovette voltare del tutto per trovare l'amico «Fedele!» stava correndo coi talloni sulle natiche «Non scappare!»

«Scappate!» gridava lui.

Mavelina sfilò dal cappello il bastone «Prima che sia troppo lontano faccio un diversivo.» sbatté un'estremità del legno sul pavimento.

Agli occhi di tutti il pavimento parve aprirsi e collassare in una voragine che li divise dalle guardie, il capo di queste agitò i pugni «Mi scapperete ancora per poco!»

«Tu mi scapperai ancora per poco!» rispose Filomeno, prima che Mavelina riuscisse a trascinarlo via.

Corsero, scapparono senza rifugio, un corno squillato dal capo delle guardie parve richiamare ogni soldato del castello e farne uscire da ogni porta, bloccare ogni vicolo, sbarrare ogni passaggio, con armi, armature, cavalli e cani.

Presto Fedele tornò sulle tegole di un tetto seguito a stento dagli altri tre e presto giunse a un percorso senza uscita, sulla cima di una torre merlata, in fondo a un camminamento strapieno di soldati tutti rivolti a loro. I quattro si strinsero contro il parapetto e vi salirono che le picche dei soldati parvero spingerli fino a non aver altra uscita che il salto.

«Ci hai portati a perdere.» brontolò il nano.

«Mi spiace, Fil.» gli occhi di Fedele spalancati sulle picche come queste volessero entrarvi di lì a poco.

«Io ho avuto fiducia in voi ragazzi» Mavelina carezzò le spalle dei due e poi carezzò quella di uomo mela «Anche in te, caro.»

«Se solo avessi potuto fare di più...» lamentò uomo mela.

«Già» Fedele notò il capo delle guardie camminare tra i suoi sottoposti intento a raggiungere i quattro topi all'angolo, poi si guardò alle spalle, il salto dal parapetto poteva lasciarlo gridare tutta l'aria di un respiro prima di schiantarlo a terra.

«L'umiliazione dal capo delle guardie, oppure una morte di precipizio, sul lato in ombra del castello... Aspetta!»

«Oh sì!» Filomeno strinse un pugno «È per questo che non mi deludi mai, Fedele.»

«Ci sei arrivato anche tu, piccolo vichingo?»

Fedele e Filomeno si sorrisero, si tolsero tutto l'oro che ancora indossavano e vi riempirono l'uomo mela, Mavelina senza riflettere fece lo stesso «Ragazzi, avete un piano?»

«Vorrei saperlo anche io.» fece uomo mela mentre Fedele gli si parava di fronte con un ghigno sul viso «Appena il sole cambia versante delle mura, vienici a tirar fuori.»

«Cosa?»

Filomeno colpì con una gomitata uomo-mela, questi rimase barcollante sull'orlo del parapetto.

«Mi raccomando» gli disse Fedele «Tiraci fuori» poi con un dito gli diede una spintarella.

«Aiuto!» uomo mela cadde nel vuoto, nel lato in ombra del castello si trasformò in pomo d'oro e volò di sotto.

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