Capitolo 19
«Clai dolmen» sussurro mentre Kalen socchiude leggermente gli occhi. Poso la mano libera sul terreno al mio fianco e ordino agli alberi di proteggerci e di bloccare la strada ai pirati.
Riesco a percepire le fronde allungarsi, snodarsi verso il basso prendendo vita, le grida di chi viene incatenato dalle radici, la terra che si solleva formando uno scudo dai loro proiettili e le imprecazioni in sottofondo di chi provava a colpirci.
Il mio cuore però non sembra calmarsi e il ritmo ne rimane accelerato.
«Muoviamoci» ci chiama Asso, riportandomi alla realtà. Derrin e lui aiutano Kalen a sollevarsi e lasciarmi libera. Senza il riparo dell'ombra di Kalen, la luce del sole mi si fionda sul viso.
Asso si china per tirare su anche me e gli afferro il polso, grata di quel gesto. Stringo le palpebre per vedere meglio e mi giro a guardare quello che avevo immaginato. Un'enorme duna di terra mi nasconde allo sguardo la foresta e i nostri assalitori. Anche Derrin fissa la mia magia, ma quello che scorgo nei suoi occhi sembra essere stupore e meraviglia e non paura e odio. Gli poso una mano sulla spalla per attirare la sua attenzione.
Lui si volta di me e non riesco a capire cosa stia provando. Asso, rimasto dietro di lui, solleva gli occhi al cielo, spazientito. «Non abbiamo tutta la vita per scappare da quei brutti individui».
«Già, ne arriveranno altri» constata Kalen, che si sta riprendendo e stringe al petto il pugnale come se fosse l'aria e lui stesse soffocando.
«E tu sei uno di loro» rispondo io, inchiodando i miei occhi nei suoi.
«Sì, sono uno di loro» conferma «Ma voglio aiutarvi a scappare».
«Non ci si può fidare dei pirati». Derrin fa un passo verso di lui, cercando di ostentare autorità. «Perché vorresti farlo?».
«Perché lei mi ha salvato» lo ignora e continua a ricambiare il mio sguardo.
Un colpo simile a un'ariete che spinge un portone disturba la nostra chiacchierata. I pirati stavano provando a sfondare lo scudo di roccia.
«Santa magia, ci muoviamo?» implora Asso, mettendosi le mani nei capelli e stringendoli come se li volesse strappare. «Io vi lascio qui, non voglio di nuovo combattere».
Derrin lo guarda e poi si volta verso di me. Il suo sguardo è smarrito adesso. «Decidi tu allora, cosa ne facciamo di lui?» mi domanda indicando Kalen che assume un'espressione confusa, alzando un sopracciglio.
Prendere decisioni non è mai una cosa facile, o si finisce per combinare guai, o va tutto bene oppure ci si pente e si vorrebbe fare una scelta diversa.
Potevo fidarmi di Kalen? Dopotutto mi aveva puntato una spada alla gola pur di riprendersi il suo pugnale e voleva consegnarmi ad altri membri della ciurma al nostro primo incontro.
Avevo fatto bene ad aiutarlo? Una buona parte di me mi diceva di sì, ma i fatti sembravano remare contro la mia scelta.
Ora non ero più tanto sicura. C'è qualcosa di così strano in tutto questo. Davvero ci avrebbe aiutato in riconoscenza al mio gesto? O era tutta una trappola?
Ho così poco tempo per trovare le risposte alle mie domande.
Un altro colpo mi costringe a voltarmi. La duna emette una nuvola di polvere e terriccio. Cederà. Non ho usato molta energia per farla, per poterla risparmiare per altri incantesimi.
«Andiamo, andiamo, andiamo, andiamo» comincia a ripetere come un mantra preoccupato Asso.
«Andiamo» ripeto io, nervosa e messa alle strette da quello che sta succedendo. Kalen mi sorride, si aggiusta il pugnale alla cintura e ci fa strada verso la spiaggia poco lontano.
È molto diversa da quella che avevo visto al mio arrivo. Il terreno è coperto da roccia levigata dall'acqua e vari scogli e alture si innalzano prima del mare, dove le onde sbattono con vigore contro la pietra calcarea. Il loro suono è molto simile al respiro dei draghi quando dormono.
Derrin si accosta a me e mi aiuta a restare in piedi, cingendomi sotto le spalle con un braccio, non facendomi rimanere indietro. Le gambe mi fanno male, i piedi mi bruciano, i polsi mi prudono e da quando ho ridato il pugnale a Kalen mi sembra di essere diventata più pesante. Ma forse è solo un gioco della mia mente.
Tra le insenature del fiordo scende una strada di terra umida che conduce a un piccolo golfo nascosto e incastrato tra colonne di roccia grigia. Sul pelo dell'acqua ondeggiano imbarcazioni di varie forme, piccole e grandi, ma tutte con le vele scarlatte e gli scafi di legno scuro.
«Correte, i pirati che erano di guardia mi hanno inseguito per la foresta» ci avverte Kalen, aumentando il passo verso una piccola nave, lasciata in disparte dalle altre. Sulla facciata dello scafo è marchiato in lettere dorate il nome Palhrose, che spicca sul legno in maniera quasi eccessiva. Le vele sono piegate sull'albero, legate, come se non venisse utilizzata da molto tempo.
Lui è il primo a toccare l'acqua. Ci corre dentro veloce, alzando schizzi limpidi e spumosi, bagnandosi i pantaloni fino al polpaccio. Con l'aiuto di una corda che pende nel vuoto, si arrampica per lo scafo fino a raggiungere il pontile della nave. L'acqua gelida da sollievo ai graffi che i rametti sparsi per il sottobosco mi hanno procurato sotto i piedi. Asso lo imita subito dopo e sporgono le mani per aiutarmi a issarmi, una volta che mi sono arrampicata anche io. Derrin ci raggiunge per ultimo.
«Perché non una più grande uomo-cane?» domanda Asso a Kalen che gli rivolge un'espressione schifata per il nomignolo che gli ha appena affibbiato.
«Perché siamo soltanto in quattro e non chiamarmi in quel modo» lo avverte e lo sento sbuffare. Come se cercasse di trattenersi dal dire altro.
«Ma nessuno ci insegue?» domanda invece Derrin, guardando verso la costa dove per ora non c'era anima viva a parte noi.
«Arriveranno» risponde Kalen, mentre slega delle corde. «Come ti aiuto?» gli chiedo io, affiancandolo.
«Sai usare un timone?».
Scuoto la testa rammaricata.
«Io sì» s'intromette Derrin. «Ottimo, vai» gli indica il timone di legno che troneggia sul piccolo pontile. Derrin esegue immediatamente l'ordine, afferrando gli appigli verticali in legno che ne circondano la ruota. Intanto lui si mette freneticamente a slegare le corde utilizzando un pugnale diverso da quello che gli avevo rubato. Molto più piccolo, senza decori, quasi simile a un coltello, ma molto affilato, perché le corde si spezzano subito al tocco della lama.
«Se arrivano abbatteranno questa scialuppa» ci avvisa Kalen, mentre si accinge ad afferrare un remo laterale e guarda Asso affinché prenda l'altro.
«Lasciate stare» li fermo io. Guardo la vela che Kalen ha aperto slegando una corda. «Clai ventas». Una brezza di vento la gonfia spingendo la nave fuori dal golfo, lontano dalle altre che costellano la spiaggia, lontano dalla costa e dalle rocce.
Appena usciamo dalle alture che abbracciano il golfo mi guardo indietro. «Clai dolmen». Le rocce si sgretolano e cadono nell'acqua con tonfi pesanti, sollevando degli schizzi di mare, che arrivano a colpirmi la pelle, ostruendo in parte l'imboccatura dell'insenatura. Se volevano inseguirci adesso non avrebbero potuto farlo con le loro navi, perché erano troppo grandi per passare nei buchi tra le rovine dei blocchi di roccia.
«Questo li rallenterà di sicuro» afferma Asso compiaciuto, come se quel lavoro lo avesse fatto lui. Gli sorrido debolmente.
«Bravissima» si complimenta Kalen, battendomi una pacca sulla spalla. «Che colpo di genio».
«Solo che... Qualcuno di voi sa dove andare?» domanda Derrin, arrestando quel piccolo momento gioioso.
«Io avrei un'idea» propone Kalen «Non troppo lontano da qui c'è un'isola con un piccolo villaggio, potremmo andare lì».
«Possiamo fidarci di te?». Derrin continua a rimanere in guardia e ogni tanto mi lancia delle strane occhiate di rimprovero, come a volermi dire che ho fatto sbagliato ad aiutare il pirata.
Kalen lo fissa come se gli avesse appena rivolto lo stesso insulto che gli ha detto Asso. «Non vi avrei prestato questa nave, aiutandovi. Se non ti fidi, l'isola di cui parlo si chiama Graal. Un atollo che si vede dalla costa di Landa, in lontananza, come dei cumuli azzurro scuro sull'orizzonte. Dovresti conoscerla, la geografia» afferma ostile.
Dalle coste di Landa? Io e Derrin ci scambiamo un'occhiata preoccupata. Eravamo tornati indietro? Come era possibile che il vento ci avesse sospinto per così tanti chilometri? Come era possibile che eravamo rimasti vivi. Avrei tanto voluto ricordare cosa era successo dopo l'incontro con lo spettro.
«Se è poco distante, non credi che potrebbero capire che siamo andati lì?» ragiona Asso.
«Sì, ma non abbiamo altra scelta, in questa cambusa non c'è nulla. Questa nave non veniva usata da un bel po'» risponde Kalen afferrando il parapetto del pontile e guardando l'orizzonte.
«Avremmo dovuto prendere una nave più grande, con i cannoni magari» commenta Asso, incrociando le braccia. «Lo avevo detto io».
«E la guidavi tu?» sottolineava Kalen «Per governare una nave con i cannoni non bastano quattro persone».
«Va bene, non discutiamo per favore» cerco di farli calmare.
Ad un certo punto il mondo comincia a vorticare su sé stesso e mi accascio sul legno, piegando le ginocchia. Il legno scuro e i colori dei vestiti sembrano rincorrersi in un brutto girotondo. «Lainnyr cos'hai?» mi chiede Derrin e sento dei passi avvicinarsi a me. Ma Kalen gli ordina di rimanere al suo posto.
Mi copro gli occhi con le mani, cercando di fermare la corsa dei colori. Possibile che l'effetto del nettare non fosse finito?
Qualcuno mi tocca le spalle e tra le fessure della dita noto Kalen che mi mostra il suo pugnale. «Avanti tocca la pietra. Devono essere gli effetti della maledizione. Quando usi troppo la tua forza ti senti male».
Con titubanza seguo il suo consiglio. Ma appena tocco la pietra blu, il capogiro svanisce del tutto come se non ci fosse mai stato e la sensazione di nausea che mi aveva attanagliato la gola si trasforma in un immenso sollievo. Lui si alza, lasciandomi il pugnale in mano ancora un po' e continua a osservarmi. Il vento magico gli scompiglia i capelli, mandandone diversi ciuffi a contatto con le labbra.
«Grazie» gli dico, ma intanto la mia testa continua a formulare preoccupazioni. Se è davvero la maledizione di cui parla, non so come farò a sopportare il mal di testa ogni volta che uso troppi incantesimi. Di sicuro mi avrebbe aiutato a usare meno la magia però non era una sensazione gradevole.
Alzo lo sguardo verso le vele e per la prima volta nella mia vita riconosco davvero il peso importante che la magia ha su di me.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top