64- Al lavoro
L'accoglienza presso la tenda del corpo di guardia era stata piuttosto fredda. Li avevano fissati dapprima con sospetto, poi con stupore. Che ci facevano lì in mezzo due ufficiali? Ci si poteva aspettare che organizzassero i turni e dessero ordini, ma vederli farsi assegnare la postazione e avviarsi in silenzio a svolgere il loro compito come tutti gli altri fu destabilizzante.
Jonathan imbracciò il fucile e si allontanò serio senza incrociare lo sguardo con nessuno. Robert si sbrigò a imitarlo lasciando attonita la maggior parte dei presenti. Dopo due ore tornarono alla tenda, ma invece di abbandonarsi all'ozio in attesa del prossimo turno si avviarono decisi verso il lato nord del campo.
«Non mi ricordavo fosse così noioso stare di guardia» esordì Robert mentre camminavano fianco a fianco.
«Beato te che ti sei annoiato, a me prudevano le mani...» rispose secco l'altro.
«Qualcuno ti ha dato fastidio?»
«Nessuno ha osato, ma c'era un gruppetto seduto a giocare a dadi e fumare che continuava a fissarmi e bisbigliare.»
«Be', devi ammettere che lo spettacolo di un ufficiale piazzato a un lato del campo a far avanti indietro come uno scemo non si vede tutti i giorni» cercò di sdrammatizzare.
«Già» chiosò livido Jonathan, poi continuò: «Adesso smettiamola con le sciocchezze, ci aspetta un compito da sbrigare.»
Il caporale che dirigeva i lavori di costruzione della palizzata li vide avvicinarsi e tradì appena un leggero stupore. Era stato informato del loro arrivo, ma lo stesso non poté evitare di lanciare uno sguardo alle mostrine e alle loro shell jacket di buona fattura.
Jonathan si tolse la giubba e si arrotolò le maniche della camicia fino al gomito in perfetto silenzio, pronto a immergersi nel lavoro in compagnia del fratello senza mescolarsi agli altri. La tattica parve funzionare in un primo momento: erano tutti talmente scioccati nel vedere due ufficiali intenti a sporcarsi le mani che non osavano parlare.
Dopo una ventina di minuti, però, la situazione era mutata. I soldati avevano ripreso a chiacchierare tra loro mentre si passavano i pali di legno, li piantavano al suolo con le pesanti mazze e li assicuravano con la corda. E i commenti erano tutti rivolti ai due fratelli che, seri, si erano isolati.
«Guarda quei galletti: possono pure mettersi distanti, ma alla fine stanno facendo il nostro stesso lavoro» affermò un uomo fissandoli di sbieco e sputando al suolo.
«Sì, infatti. Si credono meglio di noi, ma se sono qua è perché sono pure peggio» malignò un altro, tanto per dare corda al compagno e avere qualcosa di cui parlare per rendere meno pesante il lavoro.
«Ehi, tenente, com'è che siete qua a piantare pali invece che a bervi un tè nella tenda ufficiali?» li schernì un terzo guadagnandosi un paio di pacche sulla schiena dai vicini.
Jonathan irrigidì appena le spalle, ma finse di non aver sentito e continuò a legare il palo che Robert gli stava sostenendo.
«Si vede che il tè faceva schifo!» esclamò un altro provocando uno scoppio di risa nel gruppo.
«Soldati, al lavoro!» li zittì il caporale, ma il silenzio che seguì fu rotto da brevi risatine mal trattenute.
«Caporale, ci perdoni! Volevamo solo fare un po' di conversazione: non capita tutti i giorni di stare così vicini a degli ufficiali» disse uno con finta deferenza, trattenendo a stento il riso.
«Già, di solito non si mescolano a noi...» ribatté un altro con stizza.
«Ma no! Non hai capito! Se fossi stato una femmina, vedi come ti accoglievano a braccia aperte nella loro tenda» insinuò un terzo.
Jonathan rizzò le orecchie e respirò forte lanciando uno sguardo al fratello per intimargli di mantenere un contegno, ma il giovane era già impallidito.
Intanto il gruppetto si era lanciato in commenti osceni sulla natura della possibile relazione tra i due e la ragazza scoperta di recente.
«Questa» esclamò un uomo e abbracciato a un palo cominciò a strusciarglisi addosso sussurrando frasi lascive tra le risate generali.
«Soldati, finitela!» intimò il caporale.
«Signore, volevamo solo capire com'era la vita con una puttanella travestita da soldato», si fece avanti l'uomo dopo aver gettato a terra il palo su cui si era strusciato.
«Il tenente si è divertito? L'ha passata anche al fratello o è stato egoista? Noi della truppa non abbiamo nessuno svago, almeno vorremmo poterci divertire con qualche racconto piccante» continuò tra le risate e le grida di incoraggiamento degli altri.
Uno spintone ben assestato mise fine all'ilarità generale. Jonathan era livido.
«Quella che tu chiami "puttanella" è nostra sorella, hai capito pezzo d'idiota? E io sono un tuo superiore. Ti conviene mostrare rispetto o ti faccio appendere per i pollici» sibilò.
«Ehi, amico, calma... stavamo scherzando» cercò di schermirsi, mettendo avanti le mani in segno di difesa.
«Non sono tuo amico, sono un tenente e tu sei un soldato di truppa. Questo è l'esercito, non un saloon.»
Robert si era fatto vicino al fratello, pronto a intervenire se fosse saltato addosso a quell'uomo passando dalla parte del torto, ma si stava controllando nonostante la rabbia.
Il gelo era calato nel gruppo, avevano pensato di poter prendersi gioco di quei due vedendoli costretti a eseguire lavori di basso livello, ma forse avevano sbagliato la valutazione.
«Caporale», intervenne Robert «faccia rapporto a quest'uomo per oltraggio.»
«Sì, signore» si affrettò a rispondere il giovane.
«E adesso diriga i lavori come è suo compito» chiosò serio.
Il sottufficiale, imbarazzato, rimandò ognuno al suo posto sotto lo sguardo freddo dei due, poi Robert mise una mano sulla spalla del fratello e con un cenno tornarono a svolgere il loro incarico in disparte, mentre un silenzio assordante si stese come una nebbia opprimente su tutto il gruppo.
Potevano anche essere costretti a lavorare come muli spalla a spalla con gli altri, ma loro rimanevano degli ufficiali e non avrebbero mancato di ricordarlo a nessuno. Era un azzardo e lo sapevano entrambi: se fossero stati degradati, sarebbero finiti là in mezzo e questa volta li avrebbero fatti a pezzi per il gusto di prendersi una rivincita. Ma per il momento avevano ancora i loro gradi a proteggerli e avrebbero sfruttato il vantaggio. Forse, se si fossero dimostrati decisi, nessuno avrebbe più messo in dubbio la loro autorità.
Il capitano non tornò sull'argomento. I due si ripresentarono dopo qualche giorno alla sua tenda e le attività ripresero normalmente, come se non ci fosse mai stata nessuna ragazza travestita da uomo.
Nessun commento a riguardo.
Le chiacchiere continuavano a girare, ma avevano perso vigore. Non c'erano più dettagli utili a ravvivare la fiamma del pettegolezzo: i fratelli Becker erano seri e composti come sempre e il capitano fingeva che non fosse mai accaduto. Tutti si adeguarono, anche se il pensiero di quella ragazza e di come fosse possibile che avesse vissuto in mezzo a loro senza che mai nessuno se ne accorgesse a volte tornava a ravvivare piccole discussioni. Come potevano essersi fatti abbindolare così?
Talvolta i discorsi diventavano più gentili: in fondo come si poteva negare che fosse un portento in sella o si fosse destreggiata in battaglia nonostante la corporatura mingherlina? Commenti di ammirazione affioravano sulle loro labbra. Nonostante i pregiudizi e l'unanime condanna al suo comportamento, ogni tanto una frase benevola veniva pronunciata e la ragazza ricordata con una punta di nostalgia.
Ma non c'era tempo per i racconti malinconici o le critiche aspre: erano tornati in azione e c'era altro a cui pensare.
Anche Robert e Jonathan sembravano meno focalizzati sul destino della sorella, impegnati com'erano a gestire nuove operazioni di pattugliamento in vista della prossima missione imminente.
Nessuna lettera era giunta da Fort Leavenworth, ma questo non significava nulla. Poteva essere che il padre semplicemente preferisse ignorare l'argomento e affrontarlo faccia a faccia. Perché prima o poi avrebbero dovuto presentarsi al suo cospetto, non potevano evitarlo per sempre. Unica consolazione il pensiero di tornare da lui con i gradi intatti.
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