51-Proposte

«Domani o dopodomani al più tardi ci metteremo in viaggio» esordì Robert fissando le stelle mentre Emily se ne stava accoccolata al suo fianco. Le labbra doloranti e gonfie per i numerosi baci che si erano scambiati fino a poco prima.

La giovane si rizzò a sedere e l'osservò con un'espressione indecifrabile. Era preoccupata per lui? Era triste? Robert non avrebbe saputo dirlo.

«E quando sarai di ritorno?» gli chiese dopo qualche attimo di silenzio.

«Non ne ho idea» rispose con un sospiro convincendola a riaccomodarsi contro la sua spalla.

Rimasero così per un po', senza aggiungere altro, poi Emily si sciolse dal suo braccio e tornò a sedersi dritta fissandolo negli occhi.

«È una missione pericolosa? Devo stare in pensiero?» la voce sembrava incerta ma lo sguardo era attento.

Robert non sapeva cosa rispondere, quegli occhietti affilati sembravano volerlo dissuadere dal raccontare qualche pietosa bugia e il tono di voce gli suggeriva che la ragazza fosse in pena.

«È inutile che ti ricordi che siamo in guerra...» sospirò. «Ogni occasione potrebbe rivelarsi pericolosa. Non so cosa aspettarmi: Price non ha accettato lo scambio di prigionieri e sembra che stia raccogliendo altri uomini. Dobbiamo stanare dei gruppi di Ribelli che si stanno formando nel Missouri. Credo che staremo via un bel po' di giorni... Ti troverò ancora qui al mio ritorno?»

Emily rimase rigida qualche istante, come se stesse elaborando la portata di quelle informazioni, poi lasciò andare il respiro e gli prese le mani tra le sue.

«Certo... E se non dovessi essere qui, sai comunque come trovarmi a Mound City. Andrai molto lontano?»

«Prima tappa è Morristown, a una settantina di miglia da qui... poi si vedrà.»

«Vedi di tornare tutto intero» lo minacciò, ma le labbra tremavano nel pronunciare quelle parole.

Robert sciolse una mano dalla presa e le sistemò con delicatezza una ciocca dietro l'orecchio.

«Certo... Tu vedi di non fare il filo a qualche altro ufficiale nell'attesa.»

«Robert! Sei forse geloso?»

«Non più di tanto... ma se qualcun altro ti posasse gli occhi addosso sarei costretto a sfidarlo a duello. Preferirei evitare.» E dopo una breve pausa aggiunse: «Io sono innamorato di te...»

Un timido sorriso spuntò sul viso di Emily, rischiarandolo all'improvviso. Poi un'ombra velò il suo sguardo e fu costretta a distogliere il volto, turbata.

«Che succede?» si preoccupò Robert.

Lei scosse la testa e tentò di sorridere di nuovo, anche se le lacrime stavano lottando per uscire. Deglutì più volte e alla fine scoppiò a piangere e ridere insieme.

«Oh, Robert... è così bello quello che hai detto! Anch'io ti amo!»

Il giovane sorrise. Davvero l'amava? Quanta gioia poteva provare il suo cuore adesso che lei gli aveva confermato di ricambiare i suoi sentimenti? Di slancio l'abbracciò stretta.

«Non devi piangere!» E percependo che si stava di nuovo rilassando osò continuare: «Vorresti diventare mia moglie?»

Alla domanda lei si irrigidì e posandogli le manine sulle spalle si separò con forza dall'abbraccio.

«Non scherzare... non adesso...»

«Ma io sono serio!» Robert si alzò di slancio e la obbligò a tirarsi in piedi, la fissò per qualche istante con lo sguardo luccicante e il respiro leggermente affannoso, poi si inginocchiò davanti a lei.

«Signorina Adams, avrei voluto fare questa richiesta in un'occasione più felice. Avrei voluto chiedere il consenso dei vostri genitori e presentarvi mio padre, ma devo partire e temo che se non lo facessi adesso poi me ne mancherebbe il coraggio.»

«Non essere sciocco, Robert. Alzati...» tentò lei imbarazzata.

«È quello che provo a rendermi un po' folle, l'ammetto... La paura di non rivederti, Emily, di non tornare...»

Lei gli pose un dito sulle labbra con foga, spaventata.

«Non dirlo nemmeno per scherzo... Porta male! Di' subito una preghiera!»

Lui le scostò con delicatezza la mano, soffermandosi a baciare quel dito affusolato.

«Dilla tu per me... Prega perché torni e dà al mio giovane cuore una speranza.»

«Ti prego! Sii serio!»

«È un sì?»

Lei riprese a piangere, mentre le labbra si tiravano in un sorriso.

«Sì!» pronunciò piano e poi lo ripeté ridendo con più convinzione, mentre il giovane si rialzava e la sollevava facendole fare una piccola giravolta e baciandola.

«Allora è fatta... Dammi il tempo di tornare da questa missione e poi troveremo il modo di sposarci.»

«E se questa guerra ci portasse via tutto?» chiese in un sussurro con gli occhi di colpo asciutti e sbarrati.

«Non è possibile... non mi farò ammazzare adesso! Te lo prometto» rispose fermo.

Lei sospirò e si lasciò cullare in un abbraccio, improvvisamente silenziosa. Che stesse pensando al peggio? Che ci fossero altre difficoltà a impedire la loro unione? Robert non voleva crederlo, la giovane era parsa troppo felice della proposta perché si fosse ingannato.

Forse era solo spaventata.

Rimasero abbracciati senza più parlare fino a che sentirono suonare il silenzio, poi si affrettarono verso i loro alloggi mentre la giovane parlava fitto fitto. Voleva avere più informazioni possibili sull'imminente partenza: dove avrebbe potuto cercarlo se non avesse avuto più notizie? In quanti uomini sarebbero partiti? Era una missione pericolosa? E così via.

Appena giunti davanti alla sua baracca Robert la interruppe.

«Va bene, adesso basta con le domande. Non ti devi preoccupare: sarò al sicuro.» E stampandole un bacio sulla fronte si allontanò con passo leggero e un sorriso ebete sul volto.

«Che hai combinato, stasera?» gli domandò in un sussurro Jonathan avvicinandolo mentre si spogliava.

Robert si riscosse alla domanda e guardandolo stranito rispose con un semplice "niente".

Il fratello lo scrutò serio.

«Tu non me la racconti giusta... Non avrai mica varcato nuovi confini...» ma non riuscì a finire la frase che si trovò una mano sulla bocca. Gli occhi si Robert sembravano due tizzoni accesi.

«Non ti azzardare a fare insinuazioni squallide. Emily è una signora, non oserei mai...»

Jonathan gli scostò la mano con stizza.

«Va bene, va bene... tregua, d'accordo? Volevo solo capire perché mi sembravi così felice alla vigilia di una missione. Se te ne fossi dimenticato ce le hanno suonate la prima volta...»

Robert sembrò calmarsi all'istante, il suo sguardo si addolcì forse perso nel ricordo degli ultimi istanti passati con la ragazza.

«Perché ora so di amarla... e sono riuscito a dirglielo. Se anche dovessi morire, non avrei lasciato in sospeso la questione» annunciò tutto d'un fiato.

Jonathan inspirò forte e rimase in apnea qualche secondo prima di lasciare uscire il fiato. Suo fratello era uno sciocco romantico, ma quanto invidiava quel suo modo di sentirsi felice e vivo in quel momento. Lui era preoccupato per la partenza, aveva sperato che il colonnello Johnson non portasse tutto il reggimento in missione, che fosse possibile lasciare al forte la sorella, ma non c'era stato verso di convincere il capitano a rinunciare al ragazzino. Si era comportato con onore e non vedeva motivo per non coinvolgerlo ancora.

Addolcendosi a sua volta, posò una mano sulla spalla del fratello e diede un paio di pacche amichevoli.

«Congratulazioni... Adesso però vediamo di tornare indietro tutti sani e salvi, che dici?» pronunciò calcando la parola "tutti".

Robert annuì.

«Stai tranquillo, sai che rimane la mia priorità.»

Morristown era stata una prova tremenda per Sabrina, Robert glielo aveva letto negli occhi appena si erano accampati a West Point. Si era ritrovata nella mischia come tutti gli altri, dietro il colonnello Johnson che era morto sul colpo guidando la carica, con le pallottole che fischiavano tra i muri delle case e i Confederati che sbucavano da ogni cespuglio o angolo.

Aveva i pantaloni macchiati di sangue quando l'aveva vista, ma non sembrava ferita sebbene zoppicasse leggermente, doveva aver preso qualche botta. Appena l'aveva riferito a Jonathan lui si era scaldato.

«Questa storia deve finire, adesso» aveva pronunciato deciso avviandosi in cerca della sorella.

Ne era seguita una spiacevole discussione: Jonathan aveva tentato di convincerla a rimettersi in abiti femminili e lei l'aveva guardato con disprezzo. Non avrebbe disertato. Punto. Non era questo che le avevano insegnato i fratelli e il padre con il loro esempio di vita.

Come al solito era toccato a Robert mettere un po' di pace tra i due, prima di appartarsi e dedicarsi ai suoi pensieri.

Cara Emily,

la nostra missione a Morristown si è conclusa con successo, abbiamo preso la città e ci sono stati solo pochi feriti tra le nostre linee. Purtroppo il colonnello Johnson è caduto guidando la carica.

Nonostante questo ci siamo battuti con valore e sono ancora qui a scriverti, anche se non so quando potrò tornare ad abbracciarti. Domani ci avvieremo verso Oscela per tagliare la ferrovia, pare sia in arrivo un grosso carico di munizioni, e poi chissà...

Ma non voglio tediarti con questi racconti di battaglie, desidero solo dirti che sto bene, nonostante le notti passate in tenda siano piuttosto fresche e il cibo sia, se possibile, ancor peggiore di quello servito a Fort Scott.

Mi manchi e vorrei poter stare ancora accanto a te la sera, invece la mia unica compagnia è quella di uomini che necessiterebbero di un buon bagno. Sono solo fortunato di avere con me mio fratello, altrimenti mi sentirei perso quando cala il buio e rimango solo con i miei pensieri.

Il ricordo delle tue carezze e dei tuoi occhi vivaci mi è di conforto. Non vedo l'ora di stringerti ancora.

Aspettami,

Tuo Robert

«Che fai?»

Jonathan gli si sedette accanto estraendo un panetto di tabacco dalla tasca.

«Scrivo una lettera» rispose distratto, poi rilesse al volo il foglio, lo piegò con cura e ripose il materiale da scrittura. «Me ne offri un pezzo?» disse riportando l'attenzione sul fratello.

Jonathan gli allungò il tabacco e rimase a fissarlo in silenzio, poi si decise a parlare.

«Sai una cosa? Comincio a essere invidioso...»

Robert sollevò appena un sopracciglio.

«Per Emily?»

«No, cioè sì, ma non perché sia Emily... Invidio quello che stai provando.»

Il giovane non rispose, ma un sorriso malinconico gli spuntò sulle labbra.

«Forse se ci fosse ancora Lizzie...» tentò dopo un po' per rompere quel silenzio che stava diventando opprimente.

«No... Con Lizzie non avrebbe funzionato, lo sai. Però ho nostalgia di quello che ho provato per lei. Quel fuoco e desiderio che tu ora provi per Emily...»

Robert annuì, capiva cosa intendeva. Quei giorni in sella, come possibili prede dei Ribelli, senza il pensiero della ragazza ad addolcirli sarebbero stati molto più pesanti.

«Di' un po'... Te la vuoi sposare?»

Il ragazzo abbozzò.

«Puoi dirmelo... hai la mia parola che mi asterrò dal fare commenti spiacevoli!» continuò mettendosi una mano sul cuore con espressione solenne.

Robert lo fissò serio per qualche secondo, poi scoppiò a ridere.

«Non sei credibile!»

«Così mi offendi! Quando mai ho tradito la tua fiducia?» ribatté piccato.

Il ragazzo rimase zitto ridacchiando e masticando tabacco per un po', poi si decise.

«Va bene... sì... vorrei sposarla... Se mi ridi in faccia, ti tiro un pugno!»

Jonathan alzò le mani in segno di resa.

«Non potrei mai!» Poi iniziò a sghignazzare sommessamente.

«Stai ridendo!» lo accusò.

«No, no... non è come credi...» E prese a ridere più forte.

«Non dovevo darti retta...»

«Scusami, scusami... È che stavo immaginando la faccia di Emily quando le avresti presentato Sabrina... la Santa di Pittsburgh...»

Robert rimase spiazzato per qualche istante, poi si lasciò andare a sua volta a una risata liberatoria.

Forse era la tensione accumulata in quei giorni, ma i due non riuscivano a smettere di ridere, con le lacrime agli occhi. L'immagine della sorella in candide vesti che assisteva i feriti era troppo distante dalla realtà e Robert si chiedeva come avrebbe potuto giustificare la sua innocente bugia. Se anche avesse presentato la ragazza vestita di tutto punto, con i suoi modi di fare l'avrebbe smentito in un secondo... Senza contare che di sicuro avrebbe tentato di mettergli i bastoni tra le ruote se non avesse gradito la notizia.

Cercando di ricomporsi, si fece passare un altro pezzo di tabacco mentre il fratello si asciugava le lacrime con un polsino della giubba.

«Mi inventerò qualcosa...» pronunciò cercando di frenare un'altra risata.

«Meglio per te» commentò l'altro sogghignando ancora. 

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