50- Messaggi segreti
L'incontro serale divenne un appuntamento fisso.
La prima battaglia era ancora viva nei ricordi di tutti e il sonno disturbato da incubi, ma Robert sembrava sereno. Il pensiero di Emily riusciva a curare le sue inquietudini e si chiese come fosse possibile che tanta fortuna fosse capitata a lui: l'aveva incontrata mentre tornava dall'ospedale in compagnia di alcune signore e si erano scambiati solo un rispettoso saluto, prima che lei si staccasse dal gruppo sotto lo sguardo torvo della zia.
«Signor Becker, aspettate! In merito a quel libro...»
Robert era rimasto interdetto, ma notando i suoi occhi dilatarsi e le labbra mimare un'esortazione aveva recuperato il controllo.
«Ditemi, signorina» aveva risposto con garbo.
Lei gli si era avvicinata e gli aveva messo in mano un libriccino rilegato in pelle, tornando in fretta dalla zia che li scrutava con i suoi occhietti affilati da falco. Il giovane aveva soppesato un attimo il libro tra le mani prima di sollevarlo nella sua direzione e ringraziarla. Emily gli aveva sorriso e il gruppetto si era rimesso in moto, inglobandola come per proteggerla da altri incontri.
Walden ovvero Vita nei boschi di H.D. Thoreau. Robert aveva rigirato il libro tra le mani, perplesso. Che doveva farci con quello? Non era un gran lettore, ma ricordava vagamente dalla scuola che quel tizio doveva essere un filosofo o qualcosa di simile, insomma, non era proprio il genere di libro che poteva appassionarlo. Lo stesso si trovò ad aprirlo e sfogliare distrattamente le pagine facendo cadere un foglietto infilato in mezzo. Si era chinato per raccoglierlo ed era rimasto senza parole.
Robert caro,
ho pensato a voi tutta la notte.
Non vorrei che mi giudicaste troppo audace, ma se voleste rivedermi io vi aspetterò ogni sera davanti al mio alloggio, finché staremo qui.
Spero vogliate accettare la mia compagnia.
Emily
Si era liberato da ogni possibile impegno dopo cena e si era presentato senza indugi, lasciando il fratello con uno sbrigativo "poi ti spiego".
Emily sembrava nervosa e appena lo vide spuntare lo esortò ad allontanarsi e trovare un luogo più riparato. Robert pensò di avviarsi verso le stalle, non sapeva dove altro andare: erano in un accampamento militare, c'erano uomini ovunque in giro. Non gli era mai pesata tanto la mancanza di riservatezza che caratterizzava quel genere di vita... Improvvisamente desiderò di essere un ufficiale anziano o alto in grado per avere diritto a un alloggio privato.
«Se la zia mi scopre o qualcun altro lo viene a sapere, la mia reputazione sarà rovinata per sempre...» sussurrò mentre veloce lo seguiva al buio aggrappata alla sua mano.
«In tal caso sarò costretto a sposarvi...», le sorrise.
«Oh, lo fareste davvero?» lo rimbeccò.
«Io credo che in fondo mi abbiate scelto perché ne siete convinta.»
Lei gli gettò le braccia intorno al collo ridendo gaia.
«Siete davvero cattivo a prendervi gioco di me in questo modo, ma voglio credervi.»
Robert si sciolse dall'abbraccio ridendo a sua volta e la condusse dietro alla stalla. Era molto buio in quel punto, ma la falce di luna rischiarava i loro volti quanto bastava per leggere le emozioni che li attraversavano. Avevano smesso di ridere e un silenzio carico di aspettativa aleggiava tra i due, i loro respiri sembravano rimbombare nell'intimità della sera. Robert osservò gli occhi della ragazza che parevano ancora più grandi e scostò una ciocca di capelli che le era ricaduta sulla fronte, con delicatezza. Le labbra della ragazza si aprirono appena, come per permettere a un sospiro di sgusciare fuori e Robert le baciò.
Non seppero quanto a lungo si concessero di abbandonarsi l'uno nelle braccia dell'altro, tra baci e conversazioni, ma quando sentirono che il silenzio veniva suonato si riscossero. Robert la fissò allarmato e cercò di ricomporsi la giubba sgualcita e lisciarsi i capelli spettinati dalle carezze.
«Dobbiamo muoverci!» le disse soltanto.
La ragazza armeggiò con i bottoncini del corpetto e strattonò la gonna per rimetterla al suo posto sui cerchi della crinolina mentre lui la guardava con apprensione. Appena fu presentabile le afferrò una mano e prese a trascinarla al buio, muovendosi rapido ma furtivo. Raggiunsero la baracca della ragazza senza intoppi e Robert la salutò veloce, pronto ad andarsene. Poi ebbe un ripensamento e si avvicinò per baciarla un'ultima volta.
«Domani» le sussurrò a fior di labbra.
«Domani» confermò lei con un sorriso timido e gli occhi luccicanti.
Robert sembrava distratto. A colazione aveva un'espressione vacua e Jonathan seguì la direzione del suo sguardo capendo al volo il motivo di quell'aria trasognata. Inspirò forte sforzandosi di non dire nulla.
«Quindi, ieri sera eri di nuovo con lei?» buttò lì appena furono al riparo da orecchie indiscrete, mentre si avviavano per le occupazioni del mattino.
Robert si voltò di scatto a fissarlo, allarmato, poi si rilassò vedendo che non c'era rimprovero o sarcasmo nel suo sguardo.
«Sì» rispose in un soffio.
«E cosa fate insieme?» chiese con noncuranza.
Le guance del fratello presero immediatamente colore e Jonathan lo sentì farfugliare qualcosa di incomprensibile.
«Mi sembra di intendere che tu non stia seguendo le regole del corteggiamento...»
Robert si fermò di colpo, sul volto passarono rapide varie espressioni interpretabili come imbarazzo ma anche rabbia.
«Se credi che io voglia danneggiare la reputazione della ragazza...»
«Non lo credo» lo interruppe con un cenno infastidito della mano. «Logico che no... sei troppo onesto... Solo ho intuito che non state insieme a chiacchierare o passeggiare con una chaperon al seguito. Di' un po', come hai fatto a liberarti della zia?»
«Dorme... Emily dice che ha il sonno pesante così lei ne approfitta per sgattaiolare fuori dalla baracca...»
«E tuffarsi tra le tue braccia» concluse Jonathan con un sorriso malizioso.
«Sì! Cioè... no! Non è come credi tu...»
«E cosa credo secondo te? Che ve la stiate spassando in qualche angolo buio? Non è così?»
«No! E va bene... sì! Ma non è così squallido come lo fai sembrare tu» rispose deciso, cercando di riprendere il controllo.
«Non mi pare che ci sia nulla di squallido...»
«No, davvero, a me piace molto e non vorrei fare nulla che possa danneggiarla o offenderla. Forse dovrei declinare il prossimo invito.»
«Non essere sciocco; se lei non teme per la sua reputazione, non vedo perché dovresti preoccupartene tu!»
«Potrei sempre chiederla in sposa e fare tutto come si deve...»
Robert aveva dato voce ai suoi rimorsi più profondi.
«Senti, se davvero te la vuoi sposare, allora non dovresti preoccuparti così tanto. Non mi pare che tu te ne stia approfittando: lei ti mangiava con gli occhi. Consideralo un anticipo...»
Robert rimase senza parole e Jonathan scoppiò a ridere. La sua risata era così pura e contagiosa che il più giovane alla fine sospirò e cominciò a sogghignare a sua volta, pur senza intenzione.
«Sei tremendo, davvero...» riuscì a pronunciare a fatica mentre il riso prendeva il sopravvento.
Jonathan gli passò un braccio intorno alle spalle e ripresero a camminare, allegri.
«Comunque, sono contento che tu abbia trovato una ragazza per bene. Prima o dopo dovrai svelarmi il tuo segreto» sussurrò il più grande.
«Che segreto?»
«Come che segreto? Questo è il segreto! Riesci a far comportare una femmina del genere come una donnaccia... Chi potrebbe sospettare che una così si lasci trascinare in qualche angolo buio a far chissà che cosa, senza prima averti strappato una promessa di matrimonio firmata con il sangue?» esclamò sorpreso. Davvero suo fratello non si rendeva conto di quanta fortuna avesse?
Robert lo guardò limitandosi a un'alzatina di spalle.
«Dev'essere la tua faccia d'angelo...» pronunciò pensoso.
«Angelo?»
«Sì, hai un'aria così da bravo ragazzo che forse, se fossi una donna, anch'io sarei portato a credere che le tue intenzioni siano oneste...»
«Ma io sono un bravo ragazzo!» protestò scostandosi e tirandogli un pugno sulla spalla con fare scherzoso.
«Certo! E non sfioreresti una dolce e casta signorina nemmeno con il pensiero» ribatté sarcastico.
«Ecco, di nuovo riesci a far sembrare tutto molto squallido» si ribellò scuotendo la testa contrariato.
«Non c'è niente di squallido! Dipende tutto dalle intenzioni... Nemmeno tra me e Lizzie era squallido, almeno fino a quando abbiamo creduto di volerci bene davvero, poi continuare lo è diventato.»
«Quindi, quasi quasi devi ringraziare Sabrina che ha ficcato il naso dove non doveva?»
«Adesso non esagerare...» Lo fissò torvo.
Robert alzò le mani in segno di scusa.
«Sia mai... Ma se devo essere onesto, io ho paura di Sabrina! Quella è gelosa fino al midollo.»
Jonathan scoppiò a ridere forte.
«Forse è meglio se non ti fai vedere da lei...»
«Già» chiosò senza il coraggio di rivelargli che l'aveva già beccato. Sperava di tenerla a bada e che non facesse sciocchezze. In fondo, se continuavano a incontrarsi in quel modo senza mettersi a gironzolare per il forte tra i soldati, magari non li avrebbe più sorpresi insieme.
«Adesso vado, devo uscire in pattuglia con alcuni uomini. Sono contento di capire, comunque, che non avete molta voglia di parlare voi due...» concluse il maggiore allontanandosi.
Robert rimase interdetto: che intendeva dire?
Parlare con chi? Con Sabrina? O forse intendeva Emily? Era ancora preoccupato che si mettessero a discutere di argomenti militari? Sospettava ancora di quella ragazza?
Che sciocchezze.
E comunque non gli sembrava che gli avesse chiesto più nulla, forse si era lasciato scappare qualche breve commento sulle prossime missioni a cui avrebbe dovuto partecipare, ma non era parsa interessata... avevano avuto altre priorità. Jonathan era solo paranoico.
Jonathan stava camminando in compagnia di altri due ufficiali dopo cena. Robert si era dileguato in fretta per raggiungere la sua bella e lui aveva in programma una seratina da passare scommettendo ai dadi, quando si trovò la sorella che sbarrava il passo al gruppetto.
Se ne stava lì zitta e rigida, con i grandi occhi persi nel viso sporco e smagrito.
«Che succede, ragazzo?» la interrogò uno degli ufficiali.
«Tenente Becker,» esordì timida «potrei parlarle un momento?»
«Che succede?»
«In privato, signore...» lo supplicò con lo sguardo dondolando sui piedi incerta.
Jonathan osservò la ragazza, la divisa troppo grande le cadeva floscia lungo il corpo, e senza cintura e cartucciera la faceva sembrare ancora di più uno spaventapasseri malmesso. Gli cadde lo sguardo sulle mani annerite dalla polvere da sparo e i polsini della camicia spuntavano sudici: pareva uno sporco vagabondo.
«I militari di truppa, che desiderano parlare con un ufficiale, devono mettersi a rapporto...» si intromise pedante lo stesso graduato che l'aveva apostrofata poco prima.
«Sì, sì, tenente Burke, la ringrazio. Lasciamo perdere le formalità per stasera. Il ragazzo fa parte della mia compagnia. Me ne occupo io, vi raggiungo più tardi» intervenne Jonathan sfoderando un sorriso, come se amasse sembrare magnanimo.
Il gruppetto si allontanò parlottando e lui si avvicinò a Sabrina, smettendo di sorridere.
«Che ti prende? Ti pare il caso di sbucare così?» le disse tra i denti mentre si accertava che non ci fossero altri in giro.
«Be', non sapevo come altro fare... Ultimamente parlare con voi due è diventato impossibile!»
«Siamo un po' impegnati da quando ci hanno attaccato, se non te ne sei accorta» sbuffò.
Sabrina decise di non rispondere a tono e portandosi una mano tra i capelli si grattò con furia dietro l'orecchio.
«Di' un po', da quant'è che non ti fai un bagno?»
«È un po' complicato, non ti pare? Un bagno...» rispose con una smorfia.
«Be', trova il modo di lavarti... e di dedicarti anche al bucato prima che mi tocchi fare rapporto. Non siamo in sella da giorni costretti a dormire all'addiaccio... Siamo in un forte, non puoi essere così sporca!»
«Be', non mi pare che gli altri siano tirati a lucido... La nostra baracca è un letamaio» si schermì.
«Se ci fosse un'ispezione...»
«Non ti conviene entrarci!» lo interruppe. «A meno che tu non voglia prenderti i pidocchi...» E si riportò la mano dietro la nuca per un'altra grattatina.
Jonathan la fissò disgustato.
«Ti avverto: vedi di lavarti prima che al capitano venga in mente di prendere tutti quelli nelle tue condizioni e obbligarli a spogliarsi per darvi una ripassata con la pompa dell'acqua... Sarebbe un bel problema, no?»
Sabrina incrociò le braccia al petto e non rispose, offesa. Sapeva di non aver curato minimamente la sua igiene, ma era così tesa e stanca dopo il suo battesimo del fuoco che pensare anche di trovare il modo di togliersi i vestiti per lavarsi le sembrava una fatica troppo grande. Però suo fratello aveva ragione...
«Va bene, io ti ho avvertito... Di che volevi parlarmi?»
«Volevo chiederti di Robert...» disse incerta.
«Robert?» Il giovane si irrigidì all'istante intuendo quale potesse essere il problema.
«Sì, l'ho visto un po' di sere fa passeggiare con una ragazza, una di quelle donne che è venuta con l'associazione di soccorso... E li ho sorpresi di nuovo mentre sgattaiolavano via al buio l'altra notte...»
«Sorpresi, eh...» le disse afferrandola minaccioso per un braccio. «Di' la verità... lo stavi spiando!»
Sabrina sentì il sangue affluire al viso, imporporandolo, e preferì tacere.
«Senti un po', quello che fa Robert non sono affari tuoi. Hai capito? Non provare a metterti in mezzo.» Il tono di voce aveva una sfumatura particolarmente dura che colpì la ragazza come uno schiaffo.
«Ma io...»
«Se ti becco ancora a seguirlo o scopro che hai tentato di avvicinarti alla ragazza come hai fatto con Lizzie, ti sistemo a dovere» rincarò. Non avrebbe permesso a quella piccola guastafeste di dare fastidio a suo fratello come aveva già fatto con lui. Il risentimento per quell'intromissione ancora gli bruciava.
«Cos'è, vorresti attaccare rissa qui?»
«Oh no, soldato, non ho bisogno di sporcarmi le mani. Ti faccio assegnare una serie di mansioni umilianti e ti piazzo di guardia a vita... Posso renderti la vita un vero inferno se voglio, e lo sai» disse puntandole un dito al petto e con uno sguardo così duro che Sabrina faticò a deglutire.
«Nostro padre non sarebbe contento!» tentò di ribattere con piglio deciso, non voleva mollare il colpo.
«Di cosa?»
«Di sapere che Robert non segue le regole del corretto corteggiamento e si apparta al buio con una donna come si trattasse di una sgualdrina!»
«A parte che non sappiamo cosa fa con quella ragazza: potrebbe anche essere che se ne stiano seduti a raccontarsi ricordi d'infanzia, e conoscendo Robert non mi pare nemmeno così improbabile... Ma anche se così non fosse, vorresti davvero andarlo a dire a nostro padre? Non credo che riusciresti ad affrontare l'argomento se ti presentassi davanti a lui... Temo che avreste ben altro di cui discutere...» rispose con una buona dose di sarcasmo.
Sabrina impallidì.
«Ma a te piace quella ragazza?» chiese con una nota di disperazione dopo qualche istante di silenzio.
«No. Ma non è importante che piaccia a me o a te, sono affari di Robert e tu non ci devi mettere becco... Ti ho avvertito.»
La ragazza rimase in silenzio, delusa e sopraffatta da una serie di sentimenti che le torcevano lo stomaco in maniera spiacevole. Aveva sperato di trovare un alleato in Jonathan, ma era troppo leale verso il fratello.
«Adesso fila nella tua baracca. Gli altri sono ancora in giro a ciondolare per il forte: chissà che tu non riesca a fare pace con il sapone.» E le diede una leggera spinta per convincerla a mettersi in movimento.
La ragazza fece due passi poi si voltò e lo richiamò.
«Cosa dirai agli altri ufficiali se ti chiederanno cosa volevo da te?»
«Che sei venuta a piagnucolare per sapere come fare a ottenere il congedo» rispose con un ghigno.
La ragazza si irrigidì.
«Non lo farai...»
«Benvenuta nell'esercito!» commentò sarcastico e ridacchiando le diede le spalle lasciandola sola con le sue inutili gelosie e risentimenti.
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