1860.
La vita alla scuola militare non era poi così male: l'unico motivo di turbamento era l'aver lasciato Sabrina sola al forte. Robert si intristiva ogni volta che ricordava lo sguardo smarrito della sorella al momento del commiato e il suo abbraccio quasi disperato.
Stava giocherellando con il pennino pensando a lei e rammentando con un mezzo sorriso la macchia d'inchiostro sul suo naso, in attesa dell'inizio della lezione, quando il maggiore Turner fece il suo ingresso seguito da un altro ufficiale. Immediatamente tutti i ragazzi scattarono sull'attenti.
«Buongiorno, signori» esordì. «Vi presento il capitano Campbell, appena trasferito da Fort Scott in Kansas. Da oggi sarà il vostro istruttore.»
La notizia fu accolta da un silenzio pieno di sospetto e preoccupazione: il maggiore Turner si era dimostrato un comandante severo, ma si era guadagnato la stima e il rispetto dei ragazzi; il nuovo capitano, invece, incuteva semplicemente timore. Alto e magro sembrava un fascio di nervi, con una barbetta caprina che ne accentuava il profilo affilato, e nel suo sguardo c'era una vena crudele che non sfuggì ai più attenti.
«Buongiorno, signori, riposo. Prendete posto.»
Il capitano sorrise mentre li invitava a sedersi, ma pareva più un ghigno e Robert teneva lo sguardo fisso su di lui, diffidente. L'uomo si fece consegnare il registro e si mise a scorrere i nomi dei suoi nuovi allievi, chiamandoli singolarmente e soffermandosi a scrutarli uno per volta con attenzione. Sembrava quasi un esame e Jonathan lanciò un'occhiatina densa di significato al fratello che rabbrividì. Avrebbe voluto dirgli di non farlo più: se quell'uomo l'avesse notato ne avrebbero pagato le conseguenze, ne era certo. Ma il capitano era troppo concentrato nel suo compito per accorgersene.
«Bene, signori. Il maggiore Turner mi ha detto che siete una classe diligente, però io ho bisogno di capire a che punto siete arrivati con la vostra preparazione prima di procedere.» E fece una pausa prolungata che suonava di minaccia mentre li scrutava. Il maggiore era rimasto impassibile al suo posto e nessuno avrebbe potuto indovinare se era contrariato o meno da una tale affermazione: sembrava quasi che quell'uomo volesse mettere alla prova non solo i ragazzi ma anche i precedenti istruttori.
I giovani cominciarono a sentirsi inquieti, qualcuno iniziò a muoversi nervosamente sulla sedia, mentre lo sguardo del capitano li setacciava inesorabile.
«Lei.» Robert sentì un tuffo al cuore, vedendosi apostrofare, e si alzò rigido.
«Lei è il signor?»
«Becker, Robert Becker.»
«Ah, giusto, uno dei due fratelli che vedo qui nel registro... Be', mi dica qualcosa della posizione corretta da assumere dal soldato di truppa, così come avrete imparato dal manuale di Hardee*.»
Il ragazzo si schiarì la gola e rispose, cercando di controllare il tremito della voce. Non capiva il perché di tanto nervosismo per una domanda così banale, ma qualcosa in quell'uomo non lo rendeva tranquillo.
«Non male, ma sembra che lei abbia imparato una lezioncina a memoria... Mi spieghi il perché di questa postura che ci ha descritto.»
Robert tacque, la sua mente si era annebbiata di colpo: si era sentito come preso in giro e ora faticava a raccogliere le idee. D'un tratto la domanda non appariva più tanto banale. Ma lui sapeva la risposta, doveva solo stare calmo...
«Nessuna idea?» Un sorrisetto beffardo si era dipinto sul volto del capitano e una smorfia di fastidio aveva attraversato per un momento quello del maggiore, prima di tornare immobile e impassibile.
«I tacchi devono essere affiancati perché altrimenti le spalle non sono sulla stessa linea o lo sono in maniera forzata» cominciò balbettando, mentre Jonathan stringeva i pugni sotto il banco per dominare la rabbia: quel tizio stava cercando di mettere in cattiva luce suo fratello.
Il sorrisetto scomparve dal volto del capitano, man mano che il ragazzo proseguiva e acquistava fiducia, e dalla sua espressione sembrava che avesse assaggiato un limone acerbo.
«Basta così, mi dica in che modo si divide una compagnia in plotoni durante la marcia.»
Robert cominciò a spiegare la manovra, ma non era semplice: avrebbe avuto bisogno di una lavagna per descrivere al meglio gli spostamenti dei vari componenti, disegnando qualche freccia o altro, come avevano sempre fatto.
Lo sguardo del capitano diventò duro e sprezzante.
«Se una compagnia fosse nelle sue mani non saprebbe come muoversi, gli uomini si aggroviglierebbero in una matassa confusa. Io stesso, che conosco la teoria, fatico a seguirla... Spero che la preparazione degli altri sia superiore a quella del signor Becker.»
Robert si sedette, mortificato, mentre il maggiore Turner stringeva le labbra impercettibilmente per la magra figura.
«Che diavolo ti ha preso?»
Jonathan raggiunse il fratello fuori dall'aula. Robert sfuggì il suo sguardo con un'alzata di spalle.
«Non lo so...»
«È evidente che cercava qualcuno da mettere in difficoltà per farsi bello davanti al maggiore, ma tu avresti dovuto reagire! Dopo tutti questi anni potresti recitare l'Hardee a memoria...»
Robert non rispose. Sapeva di aver fatto una pessima figura, ma quell'uomo era riuscito a metterlo in soggezione e confonderlo.
«Non hai visto la faccia del maggiore? Stava per venire a prenderti a sberle!»
Robert si scostò dal fratello con stizza; non aveva bisogno di ricordare la sua recente umiliazione, si sentiva già abbastanza sciocco da solo. Era soltanto preoccupato per la pessima impressione iniziale sul nuovo istruttore: se non recuperava, avrebbe avuto vita dura da quel momento in avanti. Poco dopo fu raggiunto dagli altri che lo circondarono esprimendo rammarico per il trattamento che gli era stato riservato e il ragazzo si sentì sollevato. Almeno i suoi compagni non lo consideravano uno sciocco né avevano l'intenzione di rimproverarlo come suo fratello.
Il giorno seguente erano ben schierati sulla piazza d'armi e attendevano l'inizio dell'esercitazione del mattino, quando si ritrovarono davanti al nuovo istruttore. Robert vide allontanarsi il maggiore Turner alla guida di un altro gruppo e sospirò.
Il capitano Campbell li fece iniziare con semplici istruzioni.
«Attention! Rest! Right face! Front! Eyes Right! Tu, non muovere quelle spalle e allinea l'occhio con i bottoni. Non sai dove sono i tuoi bottoni? Razza d'incapace...»
Sbraitava i comandi e non mancava di criticare la loro esecuzione, come se quanto avevano appreso fino a quel momento non fosse di suo gradimento. Jonathan e Robert si scambiarono più di qualche occhiata contrariata: erano avvezzi a quel genere di manovre da anni e sapevano che non c'era nulla di sbagliato in quanto stavano facendo, ma sembrava che quel tizio si divertisse a cercare il pelo nell'uovo, così, tanto per screditare i precedenti istruttori. I ragazzi cominciarono a sentirsi inquieti; dopo quasi un'ora in piedi a ripetere le stesse semplici posizioni, davano segni di insofferenza.
«Cosa succede? Non mi verrete a dire che siete stanchi! A cosa vi hanno abituato fino ad ora? A bere il tè con i biscotti? Lei, signor Bethea, venga qui.»
Il ragazzo lanciò un'occhiata nervosa al suo amico e si mise a fianco all'istruttore.
«Dia lei gli ordini, vediamo se l'ascoltano.»
Il ragazzo iniziò a sbraitare gli ordini con voce stridula, alterata dal nervosismo, e un compagno si lasciò scappare un risolino. Il capitano lo raggiunse e lo colpì con il frustino.
«Non si permetta mai più di ridere o la faccio rinchiudere a pane e acqua» lo minacciò e quello si limitò a mettersi sull'attenti spaventato.
«Non male, signor Bethea, anche se con quella voce mi fa dubitare della sua mascolinità... Signor Becker!»
I due fratelli scattarono sull'attenti.
«Robert Becker.»
Il ragazzo deglutì e si fece avanti, cosa voleva di nuovo da lui?
«Ho visto come guardava suo fratello durante l'esercitazione, cos'è? Pensa di poter fare di meglio? Lo dimostri...»
Robert cominciò a guidare i suoi compagni sotto lo sguardo sarcastico del superiore.
«Ci metta più vigore, signor Becker, devono poterla sentire in battaglia: non sia così educato.»
Robert cercò di usare un tono più convincente, ma non sembrava bastare a placare quell'uomo: era chiaro che aspettava il momento giusto per umiliarlo di nuovo.
«Alzi la voce: pare una femminuccia in una biblioteca pubblica!»
Robert lo fissò con odio e stava per gridare il prossimo ordine quando il frustino del capitano calò su di lui lasciandolo senza parole e con un brutto segno sul viso.
«Non si permetta di guardarmi in quel modo. Rispetto!»
Il ragazzo si toccò la guancia e vide che sanguinava. Senza abbassare lo sguardo, deglutì e si mise sull'attenti cercando di dominare l'istinto di rispondere a tono.
«Se ne torni in fila.»
Robert eseguì in un silenzio pieno di astio, mentre suo fratello teneva lo sguardo fisso davanti a sé senza guardare niente in particolare. Capì che stava facendo un grande sforzo per mantenere il controllo e una nuova preoccupazione lo investì: se quel tizio non avesse smesso di provocarlo, alla fine Jonathan avrebbe reagito e si sarebbe messo nei guai.
La ferita si era rimarginata in fretta, era rimasta solo una striscia rossa contornata da un alone viola, ma spiccava sulla faccia pallida del ragazzo mentre si guardava allo specchio nella camerata. Sospirando si lasciò cadere sulla branda; suo fratello era di turno per le pulizie e non poteva parlargli. Avrebbe avuto bisogno della sua complicità, ma soprattutto della sua approvazione. Doveva essere sicuro che lui non lo disprezzasse per la sua inettitudine...
Chissà suo padre cosa avrebbe pensato di quella situazione, non riusciva a comprendere se l'ira del capitano Campbell era esagerata o se lui era semplicemente inadatto: magari quello che aveva vissuto al forte fino a pochi mesi prima non era che una versione edulcorata della vita nell'esercito e lui si era illuso di essere in grado di affrontarla, mentre non era altro che un povero incapace, senza fibra, uno smidollato insomma.
Si allungò a prendere la sua copia del manuale Hardee e iniziò a sfogliarla, svogliato. Il fratello aveva ragione: avrebbe potuto recitarla a memoria... Eppure non era riuscito a convincere il capitano della sua preparazione. Quell'uomo aveva guardato oltre i suoi occhi e le sue parole: quell'uomo aveva capito che lui era un impostore.
Robert non aveva intenzione di diventare davvero un soldato: era lì per compiacere suo padre e ottenere un diploma, ma non era innamorato di quella vita e il capitano l'aveva visto. Forse era quello il motivo per cui l'aveva da subito preso in antipatia. Aveva picchiato anche Jeff Finnegan per avere riso, ma non con tanta forza da lasciargli un segno visibile della sua ira... E con Mark Bethea non era stato così severo: gli aveva perdonato la voce stridula mentre aveva gridato contro di lui più volte per fargli assumere un tono che lo soddisfacesse, ma sarebbe riuscito ad accontentarlo anche se si fosse messo a urlare con tutta l'aria che aveva nei polmoni? Ne dubitava...
Sospirando lasciò cadere il libro a terra e rimase a lungo a rimuginare.
*"Rifle and Light Infantry Tactics for the exercise and manoeuvers of troops when acting as light infantry or rifleman. Prepared under the direction of the war departement by brevet lieut.-col W.J.Hardee", manuale militare ufficiale per l'istruzione delle truppe approvato dal Presidente con l'atto del 12 maggio 1820.
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