Polaroid
Quante persone entrano nella nostra vita? Tantissime. Chi con una breve apparizione, chi occasionalmente, spuntando come i fiori in primavera e poi sparendo con l'avvento dell'inverno, oppure quelli del "ciao" la prima volta e poi le successive si girano dall'altra parte, come se non ti avessero mai visto in vita loro.
Ma c'é anche chi appare e resta.
A quanti di noi capita di poter fare affidamento su determinate persone di cui hai sempre la certezza che ci siano qualsiasi cosa accada.
Nella vita, come sappiamo tutti, si distinguono principalmente tre momenti, quello dell'infanzia, dell'adolescenza e quello della maturità, con conseguente età adulta.
Alcuni amici ti hanno accompagnato per gran parte di questi stadi, partendo dall'infanzia, altri sono apparsi dopo, eppure ci stai assieme come se li conoscessi da una vita intera.
Il sabato sera sono le prime persone che contatti, e nonostante vi vediate tutta la settimana a scuola, il fine settimana è sempre il fine settimana, d'altronde.
Ecco, parlando in prima persona, posso dire di avere parecchi amici, con i quali mi frequento principalmente o l'estate o l'inverno, ma sono tre le persone che non potrei fare a meno di sentire in qualsiasi momento dell'anno.
Sono le otto e un quarto, mi sto allacciando le scarpe seduta sul mio letto addossato alla parete color lilla e il citofono suona. I miei genitori rimangono fermi perché sanno debba rispondere io quando si tratta delle mie amiche. Accendo il piccolo schermo del citofono e il viso di Kath appare sorridente, con la frangetta smossa del vento e gli occhi scuri socchiusi. Ha un rossetto lucido sulle labbra carnose e gli occhi contornati da un filo sottile di matita nera. Sorrido e le apro il portone, mentre finisco di farmi il nodo alle scarpe.
Quando suona al campanello, apro la porta ed irrompe in casa con un "Buonasera!" che possono sentire anche i vicini.
Saluta i miei sporgendosi sulla cucina e poi andiamo in camera. Abitualmente, si toglie la giacca, la getta sulla sedia della scrivania e lascia la borsa accanto a sé mentre si siede sul letto. Mi guarda, mentre cerco di sistemarmi i capelli corti di fronte il piccolo specchio di Hello Kitty (un regalo delle medie, lo giuro) appeso alla parete.
"Sto caricando il cellulare" mi dice, estraendo il caricatore bianco dell'Iphone dalla borsa. Lo infila nella presa e poi si stende sul mio letto, abbracciandosi il cuscino degli One Direction al petto.
Vado a prendere i trucchi dal bagno e ritorno in camera per stare con lei, per poi scoprire che mi stia facendo degli Snaps, mettendoli online.
Ovvio, insomma.
Katherine - detta più comunemente Kath - la conosco solo dal terzo anno delle superiori (quando ha cambiato classe), eppure mi sembra di conoscerla da sempre.
Il nostro carattere è praticamente uguale, stesso orgoglio, stesso modo di pensare (tranne per i ragazzi, grazie al cielo), stessa parlantina. Proprio a causa della nostra somiglianza, ci ritroviamo a litigare la maggior parte delle volte, sia anche per una cazzata.
Però, quando ci litighiamo, oltre a mandarci frecciatine su Twitter, stiamo male perché sappiamo di non poter fare a meno l'una dell'altra. Certo, ci scontriamo anche su chi deve fare il primo passo verso la riappacificazione, però alla fine ci riusciamo sempre, anche se alcune volte mi venga da strozzarla.
Mentre finisco di prepararmi, i minuti passano e si fanno le 21.00, ora in cui ci dovremmo incontrare di fronte al nostro punto strategico, la gioielleria dell'angolo, insieme alle altre due. Scendiamo rapidamente da casa, alzando il passo per accorciare i tempi e quando giungiamo nel punto prestabilito, Emma è lì, che aspetta il nostro ritardo nella macchina dei suoi. Con il telefono in mano, gira la testa verso il finestrino con la speranza che possiamo arrivare quanto prima. Quando appariamo nel suo campo visivo, saluta il suo papà e scende dalla macchina, venendoci incontro con la braccia spalancate e la giacca non abbottonata. "Salve!" saluta, accostandoci.
Emma ha ricci capelli color biondo scuro che le arrivano ben oltre le spalle, la fronte spaziosa (é la prima cosa di cui si lamenta sempre, insieme al suo naso), le labbra a cuoricino che talvolta colora in maniera tenue e gli occhi sono di una chiara sfumatura di marrone, contornati da ciglia che spesso ripassa con il mascara, senza appesantirle.
La conosco da ben più tempo di Kath, dalla prima media. Non abbiamo legato da subito, eravamo delle semplici compagne di classe, però grazie ad un professoressa siamo state assegnate compagne di banco e da allora lo siamo state praticamente ogni anno fino al terzo delle superiori. Il nostro approccio diretto - che ci ha permesso di legare tantissimo - è stato Percy Jackson, e da allora siamo praticamente inseparabili.
Tutto è iniziato da lì, il principio, possiamo dire.
Inoltre, Emma é stata la prima con cui sia entrata nel mondo delle fanfiction, infatti ho aperto il profilo di Efp insieme a lei. Ne abbiamo lette a bizzeffe, iniziando a - come ormai si dice - fangirlare.
È stata la prima, anche, a cui ho esposto la mia volontà di scrivere, esattamente nel marzo del 2014 con le prime one shots.
Come dice lei, è sempre stata la mia musa ispiratrice, colei che mi ha suggerito le scene e le vicende e, devo dire, qualsiasi cosa io abbia scritto é anche grazie a lei, la mia beta.
Ci mettiamo tutte e tre vicine nei pressi del semaforo ad attendere la solita ritardataria del gruppo.
Il semaforo diventa rosso per minimo cinque volte prima che possa apparire con la sua macchina, accostandosi al marciapiede. Io, Kath ed Emma cerchiamo di assumere uno sguardo furioso, ma per lo più siamo rassegnate.
Andy è un caso perso.
Scende dalla macchina e ci sorride, chiedendoci inutilmente scusa. Ha i capelli neri e lunghi che le circondano il volto, gli occhi enormi nascosti dietro la montatura spessa degli occhiali ed è piccolissima di statura, tanto che é costantemente presa in giro da noi altre.
Andy è venuta in classe mia insieme a Kath solo in terzo superiore, sebbene io ed Emma avessimo già avuto modo di conoscerle superficialmente nel corso della gita dell'anno prima. "È uguale ad un Volturo di Twilight" dicevamo insieme, proprio nel constatare quanto gli occhi di Andy fossero grandi e, non conoscendola, inquietanti.
È una ragazza simpatica, ingenua, fin troppo calma - tranne in prossimità delle verifiche scolastiche -, ritardataria e semplice nel linguaggio.
Mai che abbia detto una parolaccia.
Nemmeno una, neanche quando è arrivata ad un tale punto di rabbia quando chiunque si lascia scappare qualche imprecazione pesante.
Ah, e poi è l'unica ad essere fidanzata del nostro gruppetto (a cui é stato anche assegnato un nome), proprio per questo motivo esce con noi solo qualche volta.
Dopo ben quindici minuti di attesa, iniziamo a passeggiare, dirigendoci verso il centro della nostra città, dirette al solito luogo, il nostro piccolo rifugio.
È un pub leggermente nascosto, in una via poco frequentata con un nome abbastanza strano. L'atmosfera è soffusa da luci tendenti al viola e la musica è notevolmente alta. Non appena varchiamo la porta in vetro, ci accoglie il solito cameriere, gli occhiali al viso e il sorriso stampato in volto. "Ciao, ragazze" dice sempre con voce squillante, "per quattro?" chiede.
Noi annuiamo e, passando per raggiungere il tavolo assegnatoci, salutiamo i proprietari del piccolo pub che ormai reputiamo la nostra famiglia del sabato sera. Non aspettiamo tantissimo, vengono subito a prenderci le ordinazioni - rigorosamente due piadine e due panini, tre Coca Cola ed una Fanta - e, subito dopo, iniziamo a spettegolare.
Insomma, chi non lo fa? È normale aver sempre un nuovo gossip a portata di mano di cui parlare, facendoci i fatti degli altri e lasciandoci scappare qualche commentino al riguardo.
Questo pub é il luogo delle rivelazioni, degli scoop e dei segreti, e tutto quello che ci diciamo rimane all'interno di queste quattro piccole mura.
È Kath quella che parla di più, raccontandoci aneddoti giornalieri e recenti, ed è anche la mente più fantasiosa del gruppo. Il suo mondo onirico è così ampio che ci ritroviamo sempre noi ad essere tra le protagoniste di un sogno, ma in panni del tutto diversi.
Andiamo, nella maggior parte dei sogni siamo sempre colte in atti intimi e improbabili! Oppure fidanzate con gente famose...sì, insomma, Kath la notte fantastica molto, facendoci divertire con i suoi racconti.
Emma credo invece che sia una delle ragazze più divertenti che abbia mai conosciuto. Si lascia scappare alcune esclamazioni a cui è inevitabile ridere, siano anche solo delle espressioni facciali. Andy, invece, è la più razionale e, nonostante sia divertente a modo suo, i suoi discorsi non sono frivoli come i nostri (non che siamo delle oche, eh), ma più profondi e spesso contorti. Non a caso vorrebbe diventare una psicologa in futuro.
Quando le ordinazioni arrivano, finiamo tutto nel giro di cinque minuti e rimaniamo nel pub fino a sera inoltrata, come se aspettassimo che i proprietari possano cacciarci.
Siamo tutte e quattro pigre, ci annoiamo a camminare facendo su e giù lungo tutto il corso e preferiamo di gran lunga rimanere sedute a parlare.
Spesso si fanno anche le undici e mezzo, orario in cui i nostri genitori ci vengono a recuperare, sebbene tre di noi abbiano la patente.
Non siamo come gli altri ragazzi della nostra età, i quali si chiudono nelle discoteche per tutta la notte e riemergono solo alle prime luci dell'alba. Le strade ad un certo orario si fanno desolate, e quindi non è molto piacevole continuare a passeggiare nel mezzo del silenzio, interrotto dalle nostre risate che ci fanno apparire ubriache (fidatevi, è successo ci abbiano reputate tali.) Allora ci alziamo, riprendiamo le nostre borse e le giacche e ci avviamo a pagare, rigorosamente una alla volta perché abbiamo sempre problemi a regolarci con il resto. Una volta fuori dal pub, Kath esce la propria Polaroid bianca dalla borsa, regola la luminosità e la passa ad Emma la quale, essendo la più alta, è quella che ha le braccia leggermente più lunghe.
Ci mettiamo a forma piramidale nella speranza che possiamo entrare tutte nell'obiettivo, ma prima di scattare la foto istantanea, Andy si sfila gli occhiali ed io mi stacco e controllo che rientriamo tutte nella visuale.
Una volta appurato ciò, ci sistemiamo e al "via" ci immobilizziamo con il nostro sorriso, abbagliate dal flash.
La piccolo foto abbandona la macchina e Kath la prende con due dita, sventolandola un paio di volte e infilandola nella borsa.
Aspettiamo circa due minuti prima che la nostra immagine possa mettersi a fuoco nella piccola pellicola.
Ci mettiamo in cerchio, tutte con lo sguardo rivolto sulla fotografia, sorridendo e facendoci beffe dei nostri visi abbagliati.
È questo l'intento di questo scritto.
Esattamente come una Polaroid, voglio cristallizzare il momento, affinché possa ricordarci di questi piccoli attimi di una grande e salda amicizia...e chissà, magari in futuro, incontrandoci e ripensando a ciò, potrebbe spuntarci un sorriso.
Anzi, credo sarà proprio così.
Vi voglio bene.
E.F.A.E.
N/A
One Shot che dedico alle mie migliori amiche. I nomi sono del tutto fittizi.
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