Capitolo 5: Risveglio inaspettato

Con il suo udito acuto, la Raichu di Alola era in grado di percepire tutti i rumori della Hau'oli notturna; le auto che rombavano, i chiacchiericci della gente in strada, le liti all'interno degli appartamenti. Era strano. Troppo strano. Ma evidentemente, doveva ancora farci l'abitudine. In realtà, avrebbe preferito ignorare tutto quel chiasso, quel rumore, quel brusio, e andare semplicemente a dormire, sprofondando fra le ali morbide di Cresselia, ma... semplicemente, non ci riusciva. Ogni volta che serrava le palpebre, veniva tormentata dalla stessa, turpe visione di un corpo umano che si polverizzava. La trasformazione di quella bambina, di cui si era resa testimone quel pomeriggio, non avrebbe mai abbandonato la sua mente; la pelle che si faceva nera, la carne che si tramutava in sabbia, le grida di paura e la disperazione nei suoi occhi... Kiana non poté fare a meno di rabbrividire. Era tarda sera; il che significava che, per lei, era giunto il momento di rifugiarsi sulla piccola piattaforma coperta sul tetto della casa e dormire. Tuttavia, la Raichu non riusciva a prendere sonno; ciò che aveva visto alla spiaggia quel giorno era vero e proprio carburante per incubi.

Inoltre, la brutta notizia che la Raichu aveva ricevuto proprio quel pomeriggio non aveva fatto altro che rendere le cose ancora più difficili.

"Mi chiedo cosa stia facendo adesso quella bambina... mi pareva si chiamasse Cindy...". Sbatté le palpebre un paio di volte, cercando in tutti i modi di lasciarsi sopraffare dalla stanchezza e sprofondare nel mondo dei sogni, ma senza riuscirci. "Santo Arceus... spero solo che padre sia diverso dalla madre". Sul suo muso venne a formarsi una piccola smorfia. "Insomma, chi diavolo sposerebbe mai una persona del genere?!". Premette la faccia sul suo cuscino giallo, raffigurante Tapu Koko. "Uff... non riesco a dormire".

Si levò di dosso con due calci la trapunta con sopra il logo degli Smashin' Pumpkaboo, il suo gruppo musicale preferito, e si mise a sedere. Vari pensieri la turbavano. Poi, però, le venne alla mente una persona con cui avrebbe potuto parlare. Un qualcuno che, sicuramente, l'avrebbe ascoltata. Girò la testa verso destra, posando gli occhi sul suo cellulare; ad esso era collegato un dispositivo simile ad uno stetoscopio, che in realtà era un caricabatteria capace di sfruttare l'energia dei tipi Elettro. Kiana afferrò il telefono, attaccandosi alle guance i due elettrodi del caricatore, per poi premere il tasto d'accensione. Una familiare luce azzurra le illuminò per pochi istanti il muso. Dopo aver inserito il PIN, iniziò a comporre un numero. Si portò il cellulare all'orecchio, sperando in una risposta. Risposta che, puntualmente, arrivò.

«Pronto?», esordì una familiare voce maschile. «Chi parla?».

«Ehilà, Ross!», salutò la Raichu di Alola, una volta che la chiamata si fu connessa. «Come stai?»

«Ciao, Kiana», fece Ross, sorpreso, dall'altro lato della linea. «Stavo per chiamarti io! Ho una notizia grandiosa!».

L'orecchio della Raichu fu percorso da un fremito. «Oh? Adesso sono curiosa!».

«Mia madre ha vinto la custodia!». L'eccitazione nella voce del Meowth pareva essere trattenuta a stento. «E mio padre si è beccato una sentenza di quattro anni! Ci crederesti? Aveva falsificato dei documenti».

Kiana scattò in piedi. Era da diversi giorni che il fidanzato era partito per Unima. «Davvero?! È grandioso! E quindi... quando torni?».

«Domani!». Un rumore simile a delle fusa arrivò ai timpani di Kiana. «Non vedo l'ora di rivederti».

«Anch'io», fece la Pokémon Topo. «Non sto più nel pelo!».

«Tu invece? Come stai?», chiese Ross.

«Così così», rispose la Raichu di Alola. Si rigirò sulla schiena, volgendo lo sguardo alla lampadina montata sul soffitto di legno. Sapere che l'indomani avrebbe rivisto il suo ragazzo la faceva sentire felice, tuttavia era stata lei a chiamarlo quella sera, per comunicargli una brutta notizia. «Oggi pomeriggio... ho perso... il lavoro alla centrale elettrica».

«COSA?!». L'esclamazione del Meowth rimbombò nel padiglione acustico di Kiana, spingendola a premersi la zampa libera sull'orecchio. «Com'è successo?!».

«Be'...». Kiana fece un respiro profondo, poi iniziò a spiegare. «Come posso dire... sarò anche una Raichu, ma ho pur sempre sedici anni. Il che vuol dire che, tecnicamente, sono ancora minorenne». Sospirò, abbattuta. «Quando il mio boss lo ha scoperto... che dire, la cosa non gli ha fatto molto piacere». Si girò a pancia in giù, per poi avvolgersi intorno alla trapunta. «Mi ha buttata fuori... ma lo capisco; il lavoro minorile è vietato, e anch'io, al posto suo, avrei temuto ripercussioni legali. Il punto è che le mie giornate, d'ora in avanti, saranno alquanto vuote...». Inconsciamente, si portò una zampa alla coda, iniziando ad arricciarla come un tempo era solita fare con i suoi bei capelli biondi. «...ho paura, Ross. Paura del futuro. Siamo esseri umani nel corpo di Pokémon; cosa possiamo fare, nella vita?».

Per qualche secondo, l'unica cosa che Kiana poté udire fu un lungo silenzio, interrotto dalla voce dell'amato. «Sono sicuro che sapremo cavarcela. Se ci pensi bene, ci sono un sacco di Pokémon che lavorano; pensa ai Comfey dei Centri Pokémon, o ai Growlithe e agli Arcanine della Polizia; pensa ai Pokémon del Poképassaggio, o a quelli che, come te fino a qualche ora fa, forniscono energia alle nostre case; pensa ai Pokémon che prevedono il meteo, o che assistono le persone affette da problemi fisiologici o mentali».

«...vero, non ci avevo pensato». L'abbozzo di un sorriso affiorò sul muso di Kiana. «G-grazie, Ross». Rimase per un attimo in silenzio, prima di aggiungere; «Ti amo».

«Anch'io, tesoro», rispose il Meowth di Alola. «Ora, però, riattacco; qui sono le tre del mattino, ed il mio volo parte alle sei... quindi, tecnicamente, parto oggi ma torno domani».

«T-ti ho svegliato?!». Kiana abbassò la testa. «S-Santo Cielo, mi ero c-completamente dimenticata del fuso orario... mi dispiace!».

«Eh, non proprio». Ross non poté trattenersi dal ridacchiare. «In realtà, i Meowth sono Pokémon attivi prevalentemente di notte, quindi per me non è un problema stare sveglio fino a tardi... anche se poi finisco per addormentarmi un sacco durante il giorno. Allora... a domani!».

«Sì!», fece la Raichu, annuendo energicamente. «A domani!».

Con in cuore finalmente in pace, Kiana si infilò nuovamente al calduccio sotto le coperte, riparandosi dalla fresca brezza notturna, e chiuse gli occhi. Prima di addormentarsi, però, le sovvenne un ultimo pensiero.

"...prima io, poi Ross, poi Dolores... e infine, quella bambina". Dischiuse le palpebre per un attimo. "...queste trasformazioni continueranno? E se sì, per quanto a lungo ancora? E, se succederà ancora... chi sarà il prossimo?". Serrò gli occhi. "No, le vere domande sono altre; come accadono le metamorfosi? C'è forse un qualche criterio necessario alla trasformazione? Si tratta forse della maledizione di un qualche Pokémon Leggendario? Oppure... oppure... op... pu... re...".

In quel momento, la stanchezza ebbe la meglio su di lei. Si accasciò sul suo cuscino, rilassando i muscoli e la mente, per poi sprofondare finalmente in un sonno profondo.

XXX

Pamela andava a scuola a Mele Mele, ma viveva con la sua famiglia nell'isola di Akala. Assieme ai suoi genitori, gestiva una piccola fattoria-allevamento di Lopunny e Buneary; ottima la lana dei primi, ottimi Pokémon da compagnia i secondi. Il che, per lei, si traduceva in una routine massacrante; ogni giorno doveva alzarsi, vestirsi, dar da mangiare ai Pokémon, fare colazione, andare a scuola, studiare, tornare, pranzare, dar nuovamente da mangiare ai Pokémon, pulire i pavimenti e le stalle, strigliare i Pokémon e lavarli, fare i compiti, aiutare a preparare la cena e infine andare a letto; tutto questo, almeno, con l'aiuto dei genitori e della sorella minore, Evelyn. Ovviamente, il carico di lavoro per lei era minore durante i mesi estivi, durante i quali però doveva fare comunque almeno il sessanta percento delle cose che faceva di solito. La cosa, ovviamente, la lasciava completamente distrutta alla fine della giornata.

Quella sera, come ogni sera, Pamela si svestì e si infilò il pigiama rosa e nero raffigurante Tapu Lele. Lentamente, la ragazza spense le luci e si mise a letto, infilandosi sotto le coperte grigie e serrando gli occhi. La sua mente venne invasa dai pensieri più disparati.

"Mi chiedo come se la passi Kiana", si chiese ad un certo punto la bionda. "L'aver perso il lavoro deve averla distrutta". Si girò a pancia in su, l'oscurità sopra di sé. "Forse dovrei parlarle... ma sì, potremmo vederci domani; magari andare al negozio di Malasade, prendere un caffè... o qualcosa del genere. Forse-".

Il suo ragionamento venne interrotto dalla più atroce ed agonizzante fitta di dolore che avesse mai provato in tutta la sua vita. Si raggomitolò su sé stessa, afferrandosi lo stomaco. Ogni singola cellula del suo corpo pareva sul punto di esplodere, mentre un fastidioso formicolio si diffondeva sotto tutta la sua pelle. Il tutto colse la ragazza totalmente di sorpresa, facendola andare nel panico. Mentre soffriva, il suo cervello continuava a formare teorie su quello che poteva starle accadendo; tuttavia, ciascuna venne scartata all'istante, a favore dell'unica opzione che pareva avere senso.

"...sta succedendo anche a me!". Strinse i denti, cercando di gridare ma riuscendo solo ad emettere versi strozzati. "C-com'è possibile?! Prima Kiana, poi Ross, poi Dolores e quella bambina sulla spiag-".

A quel punto, tuttavia, il dolore aumentò a tal punto da costringere il suo cervello a cessare ogni ragionamento. In qualche modo, però, pur nel panico e nella confusione del momento, Pamela riuscì ad alzarsi e a dirigersi verso la porta, cercando a tentoni l'interruttore che avrebbe acceso la luce. Lo trovò e, senza indugio, lo premette, riuscendo in tal modo ad osservare il suo corpo. Sconvolta, osservò una fitta coltre di pelo marrone esplodere sotto i suoi vestiti. Riuscì a percepire le sue orecchie che si spostavano dalla zona delle tempie alla sommità della testa. Rimase a fissare spettacolo orribile, tanto inorridita quanto impotente. Avrebbe voluto fermarlo; dentro di sé, pregava che qualcosa, o qualcuno, ponesse fine a quel processo di disumanizzazione. Ma non c'era niente che potesse essere fatto. Rassegnata, Pamela strisciò agonizzante fino al letto, sdraiandocisi sopra e aspettando che quella tortura cessasse, rendendosi inoltre testimone di ciò che stava accadendo al suo corpo. Tuttavia non ci riuscì per molto, poiché ad un certo punto il dolore si fece così intenso, che la ragazza svenne, sprofondando nell'oblio.

XXX

Quella mattina, Pamela si svegliò alla solita ora, cioè alle cinque in punto. La battaglia che dovette combattere fra la forza di volontà che la spingeva ad alzarsi e quella di gravità che la spingeva su letto le parve più dura del solito.

«Oof!». Si lasciò sfuggire un gemito quando finalmente riuscì ad alzarsi in piedi. Le faceva male tutto, come se avesse passato un'intera giornata in palestra, a fare sqout, sollevamento pesi, flessioni, addominali e giri di corsa. «Aaah... ahio... ahio!». "Ma che mi prende?!", si domandò ad un certo punto, ancora mezza assonnata e intontita. "Ogni passo è un'agonia... come quando i muscoli si affaticano dopo ore ed ore di allenamento". Alla fine, però, decise di non pensarci; dolori muscolari o meno, c'erano ancora dei Pokémon che attendevano di essere nutriti. "Mah... avrò dormito male". Si stirò un braccio dietro la testa, lasciandosi sfuggire uno sbadiglio; si sentiva la testa incredibilmente leggera.

Uscì dalla sua stanza e andò dritta in bagno, dove procedette a lavarsi la faccia; l'acqua gelida che le scorreva fra le dita e sul volto contribuiva a darle una svegliata, facendola uscire dal suo stato di veglia semicosciente. Si asciugò in fretta e si girò, intenzionata a tornare in camera sua per prendere qualche vestito, ma si pigliò un colpo quando si ritrovò davanti un muso marrone, sormontato da due enormi sopracciglia color crema, appartenenti a Ayoy, la Lopunny di suo padre. La Pokémon Coniglio inclinò la testa di lato, con un'espressione a metà tra il confuso ed il sorpreso.

«Santo Cielo!», commentò Pamela, portandosi una mano al petto. «Mi hai fatto davvero spaventare, sai?». La Lopunny non rispose, e la ragazza incominciò a sentirsi sotto pressione, per qualche motivo. La bionda si strinse nelle spalle; c'era qualcosa di decisamente troppo insistente, nello sguardo di quella Pokémon. «Insomma, si può sapere cosa vuoi?». Conosceva quella Lopunny da una vita –da quando era ancora una Buneary, in effetti–, eppure non si era mai sentita spaventata da lei, al contrario di ciò che stava accadendo in quel momento.

Ayoy non rispose. Semplicemente, alzò una zampa superiore e la appoggiò sulla testa della ragazza. Passarono diversi istanti, durante i quali sia lei che Pamela rimasero immobili, immerse in uno strano silenzio, fino a che la bionda non si scansò, indietreggiando.

«Ma che vuoi?», domandò Pamela, riuscendo comunque a non alzare la voce. «Per favore, vai via». Si appoggiò al lavandino, sbuffando. «Oggi mi fa male tutto... il collo, le gambe, le braccia!». Ancora una volta, la Lopunny rimase in silenzio, le braccia dietro la schiena e la testa piegata verso sinistra. Infine, sospirò e picchiettò con il dito sulla sua guancia destra. «Cosa c'è?». La bionda alzò una mano, poggiandola sulla propria guancia. «Ho... ho qualcosa in fac... cia... eh?». La ragazza allontanò la mano dal volto; quella che aveva sentito sotto i polpastrelli non era la superficie liscia della sua pelle. «...eh? Eh?! EEEEH?!??!!!!». Si girò di scatto verso il lavandino, osservandosi nello specchio; tuttavia, voltandosi, s'imbatté in una creatura alquanto bizzarra. Sulla faccia stavano due enormi occhi dorati, lunghi capelli castani sulla testa sormontata da due enormi orecchie appuntite ed un naso piccolo e nero; attorno al collo, invece, si esibiva un magnifico collare di pelliccia chiara. Aveva una fisionomia umanoide, ed un fisico a clessidra che avrebbe fatto invidia ad una modella. Il suo intero corpo era ricoperto di pelo marrone, e alle sue spalle svettava una folta coda dello stesso colore, ma la cui punta aveva la stessa sfumatura del collare di pelo. Sembrava una persona con addosso un costume da Eevee; ma, ovviamente, non poteva essere. L'espressione, il battito delle palpebre e persino gli occhi sembravano essere troppo reali per appartenere ad una maschera. Dunque, non poteva trattarsi di un essere umano.

"...huh", fu il suo primo pensiero. "Forte! Mi sono imbattuta in un nuovo Pokémon! E pensare che si sia introdotto proprio qui, a casa mia!". Il suo entusiasmo la portò al settimo cielo, per poi sparire di colpo e farla schiantare nuovamente per terra. "Aspe'... mi sto guardando allo specchio...".

Lentamente, si liberò del pigiama, rimanendo completamente nuda; vero, Ayoy la stava osservando, ma al momento non era una sua preoccupazione. Abbassò lo sguardo, notando come tutto il suo corpo fosse ammantato in un morbido cappotto di pelliccia marrone; le mani parevano guanti di pelo, mentre sulla sommità di ogni dita svettava un piccolo artiglio nero. Al posto dei polpastrelli erano spuntati dei cuscinetti rosa. Si portò una mano ai denti, accorgendosi di quanto questi si fossero fatti affilati, tanto che, passandovi sopra la lingua, si procurò un taglietto, ed il sapore metallico del sangue le riempì per un istante la bocca. Poi, come in un sogno, quello stato di semi-trance finì. Passarono due secondi; secondi che il cervello della ragazza impiegò saggiamente per processare le nozioni che aveva ricevuto. E a quel punto, ovviamente, Pamela fece ciò che qualsiasi altra persona sana di mente avrebbe fatto nella sua situazione; gridare.

«AAAAAAAAHHH!!!». Si portò le mani alla testa, afferrandosi i capelli. «O SANTI TAPU, O SANTI TAPU!». Si voltò di scatto verso Ayoy, la quale teneva le braccia incrociate e la fissava con un sorriso a metà fra il malizioso ed il divertito. «ERA QUESTO CHE VOLEVI FARMI NOTARE?!».

La Lopunny annuì mestamente. «Eh... già», commentò, e Pamela si stupì di essere capace di comprendere ciò che la Pokémon stava dicendo. «Però, non ero sicura che mi avresti capita se te lo avessi detto a voce, quindi... ho preferito aspettare che te ne accorgessi da sola». Si portò una zampa alla bocca, coprendosela. «Cavolo... dev'essere stato uno shock!».

«Oh, merda, merda, merda!». Pamela si poggiò le mani pelose sulle guance altrettanto pelose. «E adesso cosa faccio?! Non posso farmi vedere così! Insomma, sono una specie di... di... ibrido umano-Pokémon!». Sconsolata, si accasciò a terra. «Sono un mostro...». A quel punto, non resistette più ed incominciò a piangere, la testa fra le ginocchia. «La mia vita è finita. Almeno Kiana, che ha l'aspetto di una Raichu di Alola in tutto e per tutto, può ancora passare come Pokémon "normale" ... ma io? I-insomma, non... cosa... come...». Alzò lo sguardo quando sentì Ayoy poggiarle una zampa sulla spalla.

La Lopunny si era accovacciata, e la guardava dritta negli occhi. «Ascoltami», disse poi, «io non sono mai stata un'umana, e non posso capire quali effetti potrebbe avere questa tua... metamorfosi sulla tua vita sociale. Ma... insomma... cerca di vedere il lato positivo della cosa!».

«Se c'è, dev'essere molto piccolo e lontano», commentò Pamela. «Ed io devo essere molto miope».

«Dai, non fa così schifo essere un Pokémon!». Ayoy tentò di sorridere. «Parlo per esperienza personale!».

«Tu cosa faresti, se all'improvviso ti ritrovassi trasformata in una ragazza umana?», domandò a quel punto Pamela, in tono grave.

«Sicuramente mi abbatterei», ammise la Lopunny. «Sarei triste... depressa... e anche arrabbiata. Ho solo qualche idea di base di cosa fate voi umani per vivere; insomma, non ho praticamente mai lasciato questa fattoria! E la TV mi fa male agli occhi. Però, prima o poi, cercherei di fare qualcosa».

Pamela fece per controbattere, ma dalla porta giunse un lieve bussare. «Pam?». A parlare era stata sua sorella minore, Evelyn. «Mamma ti ha sentita gridare, quindi mi ha mandata a vedere se va tutto bene».

La ragazza fece un respiro profondo. Poi, sotto lo sguardo attonito di Ayoy, si alzò in piedi e aprì di colpo la porta.

*
E

hilà! Qui DuskForm! Dunque... so che ultimamente non mi sono fatto sentire molto su Tangerine Sun, e  vi chiedo scusa, ma stavo avendo una grave carenza di idee per questa storia. Ora, però, se tutto va bene, si torna in carreggiata, anche se non sono in grado di garantire la regolarità degli aggiornamenti di questa storia. Per quelli di voi preoccupati degli aggiornamenti relativi a Dark Side of the Moon, non preoccupatevi; gli aggiornamenti usciranno con regolarità ogni ultimo Giovedì del mese. Statemi bene! Ciawoooo!
*

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