Capitolo 2: Shady Gentlemon
Era ufficiale; Kiana aveva conquistato il nuovo record per il tempo più breve mai impiegato a diventare celebrità. Apparentemente, infatti, qualcuno aveva fatto un video della sua trasformazione e lo aveva postato poi su Internet. Certo, il post originale era stato segnalato e cancellato dalla stessa Kiana, ma era ormai troppo tardi. In una settimana, infatti, il video aveva ricevuto più di ottocento milioni di visualizzazioni, con più di diciassette miliardi di commenti! E lei, che odiava essere al centro dell'attenzione, in quella settimana si era preoccupata di una questione incredibilmente importante; non sapeva se avrebbe dovuto vivere la sua vita come essere umano o come Pokémon. Perché, in fondo, dentro era uno e fuori era l'altro. Infine, aveva deciso di continuare la sua solita vita finché poteva. E quello fu infatti il motivo per cui entrò nel negozio di Malasade, cercando di dare l'impressione di essere lì per caso. Fallì miseramente, e tutti si voltarono a guardarla, facendola sentire profondamente in imbarazzo. Si trattava senza dubbio di uno spettacolo insolito; insomma, non capitava tutti i giorni di vedere una Raichu di Alola con una borsetta. Nervosamente, la Pokémon fluttuò con la propria coda fino al bancone, innalzandosi poi fino ad arrivare agli occhi della cassiera.
«S-salve», esordì lentamente, «s-s-sono qui p-per... perché... vorrei ordinare una... una Malsada, grazie».
«Subito!», commentò l'impiegata dietro al bancone. «Come la vorrebbe, di preciso?».
«A-ai f-f-frutti di b-b-b-bosco», rispose Kiana. Quando poi ricevette il sacchetto di cartone con sopra il logo del locale e dentro la propria ordinazione, mormorò un sincero ringraziamento e posò i soldi sul ripiano in legno. Andandosene, si rivolse velocemente verso l'impiegata e la salutò con un rapido cenno della zampa. «A-a-a p-presto, eh?».
Uscì dal negozio con lo sguardo basso; odiava la situazione in cui si trovava al momento. Certo, aveva imparato a surfare per aria... ma cosa cambiava? Era pur sempre diventata una Pokémon. Aveva paura di uscire di casa, perché non voleva essere vista in quello stato dalla gente o anche solo dagli altri Pokémon. Cosa avrebbero pensato di lei? Era diventata una Raichu parlante, una specie di fenomeno da baraccone. L'altro ieri un tale con un Drampa aveva persino provato a tirarle addosso una Pokéball, che aveva tuttavia fatto cilecca, forse perché Kiana non era una Pokémon "pura", ma una ex-umana. Ovviamente si era subito presentata, e l'Allenatore si era scusato per l'accaduto, ma il danno era fatto, e la ragazza aveva iniziato a sviluppare una vera e propria agorafobia, ossia la paura delle folle e degli spazi aperti. Era arrivata ormai ad un punto in cui usciva di rado, e solo su richiesta della madre, che non osava deludere, e che in quel caso l'aveva praticamente obbligata a "prendere una boccata d'aria fresca".
Lentamente, Kiana si accasciò su di una panchina poco al di fuori del negozio, incurante degli sguardi che i passanti le volgevano. Era così... stanca. Sospirò, estraendo dal sacco la propria Malasada e cominciando a mangiarsela, senza neanche essere in grado di sentirne il dolce sapore. Perché la gente non era in grado di capire quello che lei stava provando?
"Perché nessuno è una bizzarria come me", fu la sola risposta cui riuscì ad arrivare. "E onestamente, spero che non lo diventino mai!". Ricordava bene il dolore che aveva provato durante la propria... metamorfosi. Ed era un qualcosa che non avrebbe mai augurato neanche al suo peggior nemico. Per non parlare poi dell'umiliazione quando le era caduto il costume di dosso.
Si accorse solo allora che la sua visione si era lievemente offuscata. Una volta portatasi la zampa all'occhio, notò di stare piangendo. Si odiò per questo. Aprì il sacchetto di cartone e se lo ficcò sopra la testa, continuando a mangiare il dolce infilandolo sotto la propria copertura, volendo nascondere le propria lacrime. Ma con un sacchetto in testa, sarebbe apparsa ancora più ridicola. Se lo sfilò, e lo gettò immediatamente nel cestino a fianco, finendo in fretta e furia la propria Malasada. Una volta, ci sarebbe stato Ross a consolarla nei momenti di difficoltà... ma il ragazzo pareva essere improvvisamente sparito. Non visualizzava più i messaggi che gli inviava, non rispondeva alle telefonate o alle e-mail... del resto, però, non poteva immaginarlo. Per quanto fosse stato forte il loro amore, era logico pensare che non sarebbe uscito con una Pokémon.
XXX
«Ma perché?!», domandò Ross, livido di rabbia ed esasperato. «Mi vuoi spiegare per quale motivo non posso più vederla?!».
«Perché non è naturale!», fu la risposta di suo padre. «Gli umani NON frequentano i Pokémon! Non in... quel modo!».
«Non siamo nemmeno più fidanzati! La nostra è una semplice amicizia ora», cercò di far notare il ragazzo, ma fu come parlare al muro.
«ORA BASTA!», gridò Hans Ridley, sbattendo una mano sul tavolo. «ROSS RIDLEY! TI PROIBISCO CATEGORICAMENTE DI AVVICINARTI A QUELLA COSA, TANTOMENO DI PARLARLE. SONO STATO CHIARO?!».
«Vai al diavolo!». Il ragazzo girò i tacchi e se ne tornò al piano di sopra, nella propria stanza, ignorando gli sproloqui di suo padre. Si sedette sul letto, le braccia incrociate ed un'espressione furiosa in volto. «Cazzo... ha persino cancellato il suo numero dal mio cellulare ed il suo contatto dalla mia casella di posta elettronica». Si sedette sul proprio letto, imprecando silenziosamente. «Vorrei che mamma vivesse ancora qui... forse, sarebbe riuscita ad inculcargli un po' di sale in zucca! Invece, non la rivedrò fino al prossimo Natale».
I genitori di Ross erano divorziato da tempo, da ben dodici anni ormai, ed il ragazzo non aveva certo dovuto faticare per capire il motivo di tale decisione. Hans Ridley, suo padre, era un tipo che non passava mai alle mani, ma aveva la brutta mania del controllo. Insomma, era una di quelle persone che si credevano al di sopra di tutto e tutti, e pensavano di avere il pieno diritto di comandare gli altri a bacchetta. In poche parole, il ritratto perfetto del classico narcisista, che aveva ottenuto la custodia congiunta per miracolo, tramite qualche suo aggancio alla Corte Suprema. E Ross odiava quelli come lui. Ma la cosa che detestava di più di suo padre era proprio il fatto che quest'ultimo fosse... suo padre. Il pensiero di condividere con lui metà del proprio DNA lo disgustava profondamente.
Solo allora si rese conto di aver lasciato il cellulare giù in cucina. Fece per alzarsi, ma un'improvvisa fitta allo stomaco lo fece cadere violentemente per terra. Il ragazzo si mise le mani attorno alla zona dolorante, mentre la visione iniziò ad offuscarglisi. Faceva malissimo, era come bruciare vivi!
In qualche modo, il ragazzo riuscì ad ignorare il dolore e a rimettersi sulle due gambe, accorgendosi con sommo orrore di come queste stessero diventando sempre più corte e sottili. Intuendo quello che gli sarebbe successo, si affrettò a chiudere porte e tende e a spogliarsi del tutto, perché i vestiti non gli intralciassero i movimenti. I piedi gli si allungarono, mentre le loro dita si ingrossarono e si fusero, diminuendo da cinque a tre, mentre su di loro cresceva uno stuolo di peli color grigio. Il suo bacino divenne più stretto, mentre tutti gli organi al suo interno vennero si compressero e restrinsero. Stessa cosa accadde al torso e alla gabbia toracica; entrambi si restrinsero di colpo, spremendo una certa quantità d'aria fuori dai polmoni del ragazzo, facendolo sentire non poco a disagio. Le braccia e le mani subirono una sorte non dissimile da quella delle gambe e dei piedi; le prime si affusolarono e restrinsero, le seconde si gonfiarono e fusero, mentre le unghie rientrarono. Il tutto accompagnato da una serie di distinti CRACK e POP, i quali annunciavano al ragazzo che la sua struttura ossea stava cambiando, anche se non aveva esattamente bisogno di sentirli per capire cosa gli stesse succedendo; lo vedeva, e gli faceva malissimo. Poi venne colto da un improvviso attacco di emicrania; il suo cervello venne come pressato, mentre il cranio si riduceva di dimensioni, diventando più ovale, mentre i capelli gli si tramutavano in una specie di polvere fine. I suoi occhi si fecero più grandi e ferini, mentre l'iride scompariva e la pupilla assumeva una forma sottile e verticale. Il naso divenne talmente piccolo da essere invisibile ad occhio nudo, e le orecchie si spostarono sulla sommità della testa, facendosi grandi e triangolari, nere ai bordi e foderate di una pelliccia grigia che ben presto incominciò a ricoprirgli la faccia. Proprio accanto alle orecchie e sulle guance, spuntarono dei peli più lunghi, che fungevano da vibrisse, mentre sulla fronte emerse un ovale piatto e dorato, simile ad un Monetamuleto. Ma proprio mentre Ross pensava fosse finita, un dolore al di là di ogni immaginazione prese possesso della sua mascella, facendola diventare più piccola ed espellendo tutti i denti, che caddero sul pavimento, venendo rimpiazzati da una nuova dentatura da carnivoro. E il tocco finale arrivò quando una nuova serie di ossa si prolungò violentemente dal suo coccige, arricciandosi leggermente in punta. Quell'appendice gli dava strana all'inizio, ma divenne ben presto più normale man mano che si formavano nuove connessioni nervose e muscolari che gliene garantivano il controllo.
Quando fu finita, Ross fece un respiro profondo e gli parve di aver trattenuto il fiato per tutto quel tempo. Si guardò le zampe, e riconobbe immediatamente quale fosse il Pokémon in cui si era appena trasformato; un Meowth di Alola. Un primo momento di panico venne immediatamente soppresso dalla famosa curiosità che aveva ucciso il Meowth, o l'Espurr, o lo Skitty. Il ragazzo piegò di colpo le dita della zampa superiore destra, protraendo tre artigli, di quindici centimetri ciascuno, dall'aria piuttosto affilata. Sul suo volto si delineò un sorriso divertito, ma anche un poco malizioso; con quelle meraviglie nelle dita, avrebbe potuto fare un mucchio di cose! Il suo collo, poi, era diventato più flessibile, permettendogli di girare la testa abbastanza da guardarsi la schiena. La sensazione della cosa gli faceva ancora strano, ma ci si sarebbe abituato. E infine... c'era Kiana.
"Mio padre non digerisce l'idea di un umano che frequenta una Pokémon, anche se solo come amica?", pensò il Pokémon Graffimiao. "Be', allora... non c'è alcun problema! Ross l'umano è sparito; fate largo, gente, a Ross il Meowth!". Immediatamente, si portò la zampa superiore destra dietro alla testa, mentre mise quella sinistra sulla spalla destra, per poi piegare la schiena all'indietro, assumendo così una posa stilosa. "E ora, andiamo a trovare Kiana! Se la conosco, probabilmente adesso è nei pressi del negozio di Malasade!".
Approfittando di una finestra aperta, il Meowth si ritrovò in un istante sul tetto. E grazie ai suoi artigli affilati, scendere fu un gioco da ragazzi. Non appena toccò terra, però, udì una voce suadente alle sue spalle.
«Ehi... bel maschione...». Si voltò; a parlare era stata una Purrloin, stravaccata per terra sul fianco sinistro. Ora, Ross conosceva quella Pokémon; si trattava di una randagia che era solita vagabondare attorno alla loro casa, spesso frugando nei bidoni della spazzatura. «Da dove vieni? Non ti ho mai visto da queste parti». Stava parlando nel linguaggio dei Pokémon, che ora il ragazzo poteva capire benissimo perché era diventato egli stesso un Pokémon. «Appartieni forse alla famiglia che vive in quella casa alle tue spalle? Oooh, ma in fondo... che importa?». Lentamente, la Pokémon Malizia si alzò in piedi ed iniziò ad avvicinarglisi. «Posso almeno sapere come ti chiamano da queste parti?».
«Ross», rispose secco il Meowth, parlando la lingua degli umani. «Contenta?».
La Purrloin si bloccò, gli occhi sgranati e la bocca che si apriva e chiudeva come quella di un Magikarp. Sbatté le palpebre un paio di volte, poi indicò il ragazzo con una zampa.
«...tu ...saresti ...Ross Ridley?», mormorò, incredula. Sul suo muso spuntò l'abbozzo di un sorriso nervoso. «Nah, non ci credo... stai scherzando... però, la lingua che parli...».
«Ti assicuro», proseguì il ragazzo, puntandosi una zampa sul petto, «che sono io. Mi sono... trasformato in un Pokémon. Non so come sia successo».
«Aaah!». La Purrloin parve illuminarsi. «Come quella ragazza alla spiaggia una settimana fa?».
Gli occhi di Ross si ridussero a due fessure, mentre scrutava sospettoso la Pokémon Furbizia. «E tu... come fai a saperlo?».
«Non sottovalutare la rete Pokémon di informazioni di questa città», rispose semplicemente la Purrloin. «Le notizie viaggiano in fretta tra di noi. Dopo un'oretta e mezza, era già sulla bocca di tutti i Pokémon».
«...oh», fece il Meowth, stupito. «Altro che Internet...». Poi si ricordò di Kiana. «Cazzarola, devo andare!». Salutò la Purrloin con un cenno della zampa. «Arrivederci!».
«Arrivederci», ripeté in tutta risposta la Pokémon Furbizia, tornando a sdraiarsi.
XXX
Kiana era seduta su quella panchina da un bel po', almeno mezz'ora. La verità era che non se la sentiva di andarsene, per qualche motivo. Oramai, le persone non facevano neanche più caso a lei, anche perché non ce n'erano proprio in giro, vista l'ora. Si era tolta il sacchetto vuoto dalla testa, e lo fissava sconsolata. Fece un profondo sospiro triste; la sua vita era finita. Certo, era il periodo delle vacanze estive, ma... cosa avrebbe fatto, una volta ricominciata la scuola? Dopotutto, voleva ottenere bei voti, che magari le avrebbero assicurato una carriera decente. Si era sempre impegnata nello studio, tanto da essere una delle migliori studenti. Ora, però... era tutto finito. Insomma, non si era mai sentito di Pokémon che avessero studiato all'università, al liceo o in un qualsiasi istituto scolastico. Alzò la testa, osservando il cielo che iniziava a rannuvolarsi; fra poco sarebbe caduta la pioggia. Lentamente, si rimise in piedi sulla propria coda e si staccò dalla superficie metallica che costituiva la panchina, levitando a pochi centimetri sopra di essa. Almeno, poteva surfare dappertutto. Stava giusto per andarsene, quando...
«KIANA!», esclamò una voce a lei ben nota. «SONO QUI!».
La Raichu si voltò, aspettandosi e sperando di rivedere Ross. Ma del ragazzo non c'era traccia. Sconsolata, e certa di essere stata vittima di un'allucinazione, Kiana sospirò ed incominciò a dirigersi verso casa.
«KIANA!», gridò ancora la voce di Ross. «SONO QUAGGIÙ!».
La Pokémon Topo si girò ancora una volta, tenendo però lo sguardo più in basso, e vide un Pokémon bipede, grigio, alto all'incirca quaranta centimetri. Aveva dei bei baffi, ed una specie di scintillante moneta sulla fronte. Era un Meowth di Alola. Si fissarono per qualche secondo, in silenzio.
«...ehilà?», salutò nervosamente Kiana, alzando una zampa. «Cioè... wow! Non sono molti i Pokémon che mi si avvicinano, quindi sono un po'... be', come posso dire...».
«Kiana, sono io», proclamò il Meowth, puntandosi una zampa contro il petto. «Sono Ross».
Passarono alcuni istanti, poi la Raichu spalancò la bocca ed esclamò: «CHEEE?!». Si precipitò immediatamente verso l'amato. «Come... dove... perché... COSA CAVOLO TI È SUCCESSO?!». Gli poggiò le zampe puntate di bianco sulle spalle, avvicinandosi molto al suo muso. «Stai bene?! Ha fatto male?! Credi di averla presa da me?! Tuo padre sa qualcosa?!».
«Sì, sì, forse e... no». Il Meowth scosse la testa, orgoglioso. «Non ne sa assolutamente niente! Sono fuggito di nascosto».
«Oh, grazie al cielo...», mormorò Kiana sollevata. «Santo Arceus, quell'uomo è un mostro. Non oso immaginare cosa ti avrebbe fatto».
«In realtà, non credo che serva», commentò Ross, balzando agilmente sulla panchina. «Voglio dire... è pazzo. Per quale motivo, altrimenti, non gli avrebbero concesso la licenza da Allenatore?».
«Giusto, giusto», fece la Raichu, annuendo. «Be', ad ogni modo... come stai?».
«Bene, grazie. E tu?».
«Io... sto passando attraverso un periodo un poco buio...».
«Davvero? E... vuoi parlarne?».
«Sì, certo che voglio parlarne. Con te».
«Allora... non esitare oltre, e dimmi. Lascia fluire le parole come un fiume in piena».
«È soltanto che... non ho la benché minima idea di cosa farò, una volta che le vacanze saranno finite. Avevo grandi sogni; volevo finire il liceo, andare all'università e procurarmi una laurea in gastronomia. Poi, avrei aperto una piccola pasticceria tutta mia, in centro. Ma adesso... adesso, sono rovinata!». Kiana si immerse il muso fra le zampe di panna. «Quale Pokémon è mai stato ammesso all'università, eh? E quale Pokémon ha mai aperto, posseduto o mandato avanti un'attività commerciale? NESSUNO! SONO FREGATA! Il massimo cui potrei aspirare è una "carriera" come un fottuto fenomeno da baraccone, perché sono una Raichu parlante! Per l'amor dei Tapu, quasi quasi preferirei che quella metamorfosi mi avesse costretta a parlare come una Pokémon! E che cazzo!».
«Ok, va bene, però adesso cerca di calmarti». Ross le mise un braccio attorno alle spalle. «Sono certo che troverai un modo».
«Forse sì», mormorò la Raichu, togliendosi le zampe dal volto e fissando il compagno con i suoi enormi occhi azzurri. «E tu, invece, che farai?».
Il Meowth incrociò le braccia. «Iniziamo da quello che non farò; tornare da mio padre. È sempre stato un pezzo di merda, ma negli ultimi tempi sembra essere completamente impazzito! È diventano persino più narcisista e insensibile di quanto non fosse mai stato». Strinse i denti, rabbioso. «Ti ha chiamato "quella cosa", ti rendi conto? Per lui, tu non sei altro che una "cosa"! Arceus solo sa come abbia fatto ad ottenere la mia custodia quando mia madre ha divorziato da lui. Probabilmente ha corrotto i giudici. È sempre stato il tipo di persona convinta di poter risolvere tutto con i soldi».
«E allora, dove andrai?», domandò Kiana, prendendogli delicatamente una zampa. «Cosa farai?».
Ross sospirò. «Io... io non lo so». Scosse mestamente la testa. «Impossibile dire come reagirà. Potrebbe sbattermi fuori di casa a calci, o addirittura provare a catturarmi».
«Sai, se tu vorresti...», esordì la Raichu, distogliendo lo sguardo mentre si sentiva avvampare, «credo che... per qualche giorno... potresti... stare... con me».
Il Meowth inarcò un sopracciglio. «...prego?».
«I-intendo dire che puoi v-v-venire a vivere da noi, per qualche tempo», spiegò la ragazza, imbarazzata. «A-almeno, finché le cose non si saranno s-s-sistemate in una qualche maniera».
Il Pokémon Graffimiao si grattò il mento con una zampa. «Non lo so... non sarei un po' un peso?».
«Mia madre odia i pigri», disse Kiana. «Dovrai darti da fare, forse con qualche faccenda domestica». La Raichu di Alola lo fissò negli occhi. «V-voglio dire... mi sembra un o-o-ottimo accordo, no?».
Rosso sospirò. «Va bene... ma soltanto qualche giorno, ok? Non mi va di disturbare!».
Immediatamente, la ragazza lo circondò come meglio poteva con le braccia tozze, strizzandolo in un abbraccio strettissimo. Il Meowth rimase un attimo sorpreso dalla reazione della Raichu, ma subito dopo la ricambiò, poggiandole le lunghe braccia grigie sulle spalle. Forse, le cose sarebbero andate bene, dopotutto.
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