Capitolo 18: Ricordo di Pittura Rossa (Seconda Parte)

(ost nothing can be explained)

https://youtu.be/5ixZf5-LLek

Solo per qualche secondo, l'aria intorno ebbe una leggera sfumatura di brezza, dando l'impressione di voler invitare le membra degli esploratori a rilassarsi. Poi, senza avere il tempo di dire addio, quella sensazione svanì, lasciando loro un fastidioso brivido pungente.

- Prima di iniziare, devo darvi due informazioni, - procedette il piccolo licantropo, - La prima, è che Amelia poteva tornare nel nostro mondo, e la chiave di questo era Mew, l'esistenza originale di Amelia. La seconda... è che la Materia Oscura, in realtà, era sempre stato un Kodamon, e risiedeva in Mew stessa.

- C-co-

Una sola sillaba si sentì in risposta, ma era provenuta da entrambe le bocche dei due compagni leali a Rukio: nessuno dei due, però, fermò colui che stava raccontando, lasciando intendere a quest'ultimo di poterlo fare, con una leggera richiusura delle proprie labbra e degli occhi mezzi aperti che esigevano risposte.

- Non dovrei dirlo a nessuno di questo. Se si venisse a sapere, si avrebbero dei dubbi sui primogenito e sulla loro funzione di protettori. Anche se la paura di questo non è facile da scatenare, visto che verrebbe presa come blasfemia. Ma è la verità: Mew era il vero cuore della Materia Oscura, il nido di tutte le emozioni negative dei Kodamon mortali. E questo fardello... era stato trasferito alla sua reincarnazione, Amelia.

- A-amelia... e la materia oscura... - disse Shinso.

- Erano... lo stesso Kodamon?

Il Riolu non continuò subito a parlare. Stette un attimo in silenzio, abbassando lo sguardo verso il suolo. Quando notò che il Frogadier non voleva continuare l'interruzione, riprese a parlare.

- Non è sparita perché era un esistenza temporanea. Cioè... anche quella era una motivazione, ma non una necessità. Quella che abbiamo combattuto noi due non era il vero mostro: era la sua attualizzazione, una sorta di secondo corpo creato dallo spirito oscuro che risiedeva in Amelia. Una volta che noi l'abbiamo sconfitto, abbiamo riportato ogni energia vitale nel corpo originale, ovvero in Amelia. Con la sua sparizione, lei ha portato con sé la Materia Oscura, impedendo la caduta della Terra sul Sole. Entrambe sparirono dal nostro mondo senza lasciare traccia, impedendo così la grande catastrofe. O, almeno, questo credevo all'inizio...

Fece un respiro profondo, per poi continuare il racconto.

- Circa tre mesi dopo la sua scomparsa, la rincontrai con le sembianze di Mew nella Giungla del Mistero. Amelia era sparita, ma Mew, grazie al suo potere di reincarnazione, era tornata senza problemi.

Una nota di malinconia si sentì in quella frase senza emozioni, come se volesse liberarsi tutto d'un fiato delle parti più spiacevoli.

- Avevo capito subito che non aveva ricordi della vita passata come Amelia, ma... per capriccio, decisi comunque di reclutarla e portarla con me, nella speranza di fargli ricordare qualcosa del passato. Passammo molto tempo insieme: in quei giorni vidi tante volte in lei Amelia più di quanto la stessa Mew era capace di vedere. Non tornò il benché minimo ricordo, nemmeno durante qualche missione affrontata in coppia. Un dungeon; due; dieci: non vi fu nessun cambiamento. Almeno... fino a quel giorno.

Gli sguardi dei suoi compagni si fecero più duri. Compresero che era arrivato al momento davvero spiacevole.

- Mi accorsi... che qualcosa non andava in Mew. In realtà, era da quando era arrivata a Brusilia che non si comportava come un Kodamon normale. Era solita avere dei momenti in cui si sentiva male, e poi si riprendeva subito. All'inizio pensai fosse per il cambiamento di clima, o per il cambio in una routine più movimentata. Mi resi conto del mio sbaglio troppo tardi. Quel giorno, Mew svenne e non si risvegliò per un'ora abbondante. Le fitte aumentarono, così come la sua temperatura. Chiamai il capo,  che assieme agli altri del GIK convocarono Xatu, il Kodamon che mi aveva indirizzato nella Giungla del Mistero, per farci aiutare. Quel Kodamon mi spiegò il motivo della sofferenza di Mew e del pericolo del ritorno della Materia Oscura.

- U-un attimo, - interruppe la Schiumorana.

- Cosa c'è, Shinso?

- Con Xatu... intendi...

- Hakū Xatu(*), proprio lui. Il leggendario Kodamon divinatore in grado di vedere nel futuro. Si dice che abbia vissuto per millenni, ed oltre a poter prevedere catastrofi è un Kodamon dotato di una cultura esagerata, talmente grande che nemmeno i libri di storia hanno accesso a tale sapere. Mi piacerebbe parlare anche di lui, ma ci impiegherei troppo tempo...

- C-capisco... continua pure.

- Mew si risvegliò dopo quell'oretta di paura. Quando si risvegliò, ho pensato di portarla a Borgo Quieto. Credevo che farle rivisitare posti famigliari avrebbe potuto risvegliare qualcosa in lei, ma non fu così. Anzi... Non feci altro che peggiorare la situazione.

Ci fu una lunga pausa. Solamente le parole del piccolo licantropo ruppero di nuovo il silenzio.

- Sotto il grande albero fummo aggrediti e ci stordirono. Quando mi risvegliai, non vidi piú Mew. Tornando al GIK per risposte, scoprii da una lettera lasciata dagli aggressori che era stata rapita e portata alla Grotta della Purezza, che si diceva avesse il potere di portare la pace eterna agli spiriti. Da quel che avevo capito, coloro che avevano portato via Mew volevano scacciarla per sempre da questo mondo, probabilmente per la paura che la Materia Oscura potesse apparire di nuovo. Solo più tardi scoprì che, invece di comuni banditi, erano stati Nuzleaf e i suoi compagni Beheeyem a rapirla.

Un piccolo sorriso malinconico apparve sul suo volto: all'inizio, i due non capirono tale cambio di registro.

- Quella... era tutta una messa in scena di Xatu e Ampharos, per farmi recuperare Amelia. Nuzleaf e i Beheeyem dovevano recitare la parte dei cattivi, ed io mi sarei dovuto precipitare e fermarli, manifestando così un forte desiderio di recuperare la mia compagna di avventura. Era davvero... un ottimo piano...

Qui Rukio si fermò, come colto dall'angoscia della bellezza perduta. Tuttavia, le sue labbra si spensero di tale sentimento: gli angoli si richiusero verso il basso, e i suoi occhi divennero iracondi e pieni di fiamme infernali. Cercò di calmare il suo respiro per tranquillizzarsi: ogni volta che ripercorreva quelle immagini, la rabbia rischiava di consumargli il cuore.

I due aspettarono, ma la pausa si prolungò per ben venti secondi. Presi dall'empatia verso il capitano, trasformarono il motivo nella stasi in una volontà di non continuare la conversazione. Ebbero timore nel riprendere il piccolo licantropo ed invitarlo a continuare.

- Tuttavia... - disse infine il Riolu, - Qualcuno con delle cattive intenzioni... con un vero sentimento maligno... li seguì in fondo al dungeon, fino all'ultimo piano.

Il successivo commento del Legnogeco risultò rapido quanto preciso: era quasi scocciato, di averci preso così velocemente.

- Mashinsatsu Slade.

Rukio riprese con un sospiro sommesso: il ricordo doloroso di quel giorno lo colpì tutto in una volta come un grande camion.

- Esattamente. Non era la prima volta che lo incontravo: ho dovuto salvare da lui delle vittime qualche tempo fa, ma lui e il suo team Deathmetal erano talmente forti che ho dovuto battere in ritirata e accontentarmi di aver salvato il team d'esplorazione che aveva mandato la richiesta di soccorso. Il motivo per cui era in quella grotta abbandonata... ero io. Si era talmente estasiato per la mia rabbia quel giorno, quando lo trovai intento a fare quello che uno psicotico come lui era solito fare, che decise di organizzarsi per provare ancora quella sensazione, nei migliori dei modi.

Il discorso riprese una velocità quasi galoppante. Era davvero facile, in quel momento, leggere lo stato d'animo del tanto eroico quanto demoniaco Combattente del Tramonto.

- Non mi ero accorto di niente: ogni mio pensiero era annebbiato dal desiderio di soccorrere Mew e rivedere ancora una volta Amelia, in quel momento. Quando mi rincontrò mi disse che mi aveva spiato dietro le quinte per "vedere la disperazione nei miei occhi". Aveva inseguito Nuzleaf e i suoi compagni, assieme a Ampharos, Mawile e Xatu, facendo attenzione a non venire scoperto.

Terza pausa. Fece un respiro profondo prima di continuare, stringendo però i pugni, segno che la rabbia stava per prendere il sopravvento.

- E poi... Accadde quella disgrazia... Gli altri non poterono fare nulla contro la sua forza: era un mostro in tutto e per tutto. Arrivai troppo tardi: Mew era ai suoi piedi, ricoperto di sangue da cima a fondo, completamente... priva di vita.

Il silenzio entrò ancora una volta in scena, attirando a se tutta l'attenzione del pubblico. I due compagni avevano smesso di respirare per qualche secondo, talmente era profondo il monologo di Rukio, per quanto sia un bene ricordare ogni minimo particolare di quel giorno.

- Mi sentì... disperato. La mia amica stava lì, morta davanti ai miei occhi tra le zampe di un Serial Killer. I miei compagni feriti a terra terrorizzati, completamente sopraffatti. L'unica possibilità che conoscevo per riportare indietro Amelia era sparita per sempre, per davvero. Non appena vide la disperazione nei miei occhi, quel mostro rise fragorosamente, con quella risata agghiacciante che mi fece arrabbiare talmente tanto da scuotermi fin dalle viscere. Spiegò minuziosamente cosa aveva fatto con soddisfazione, guardandomi con quell'orrendo ghigno. Il solo pensiero mi fa ribollire ancora!

Il piccolo licantropo strinse con la mano sinistra il pugno destro, come se volesse mantenerlo fermo ed evitare di colpire a caso qualcosa. La stretta fu talmente forte da farlo calmare di nuovo.

- Non ci volle molto... affinché la mia rabbia prendesse il sopravvento. Fu in quel momento che riuscì per la prima volta a manifestare il mio Meisoku, lasciandomi avvolgere nella sua energia.

Il Genshimon si componeva a più stadi: la manifestazione del Meisoku era il primo, mentre il potere misterioso era il secondo. Solo con l'attivazione del secondo stadio l'occhio sinsitro cambiava forma.

- Ricordo bene la sensazione. Sentivo come se un fiume di lava mi stesse bagnando tra le sue fiamme. Combattei furiosamente, mentre i miei amici a terra non poterono fare nulla per fermarmi. Non usai mosse: attaccai con furia, senza ragione né precisione. Nella mia testa lo volevo morto. Non riuscivo a pensare ad altro...

I due compagni stavano fissavano Rukio con il terrore negli occhi: non avrebbero mai pensato che il loro punto di riferimento, sempre volto al bene, avesse mai pensato una volta di fare una cosa simile.

- All'inizio ebbi la meglio: riuscii a soggiogarlo con la pura potenza. Tuttavia, Slade poi decise di fare sul serio. Non riuscì a controbattere: era troppo forte per me, anche in quello stato. Anche lui era in grado di manifestare il proprio Meisoku. Mi mise a terra con una mano, per poi spezzarmi le gambe e le braccia per impedirmi di muovermi. Dopotutto, ero il più forte là dentro: il Mashinsatsu non uccide mai prima la sua preda più feroce... Con un ghigno sulla faccia, si diresse verso i miei compagni per torturarli e torturarmi. Ero stato uno stupido: lo sapevo fin dall'inizio che non avrei potuto sconfiggerlo, nemmeno con quella forza, e invece di portare in salvo i miei compagni con il mio distintivo mi sono fatto accecare dalla rabbia. Vedendomi in difficoltà, nonostante le loro ferite, Nuzleaf e gli altri cercarono di combattere contro Slade per salvarmi. Potevano scappare, ma non l' hanno fatto. Ho pianto: ho maledetto la mia stessa esistenza per essere stato così stupido ed egoista. Era finita: sembrava finita in tutto e per tutto. E poi...

- E... poi? - Chiesero i compagni all'unisono.

- E poi... Sentì le mie mani avvolgersi in un calore infuocato. Non vedevo niente: non c'era niente sulla mia mano destra. Me la sentivo abbracciare e riscaldare, un calore accogliente e confortante. Ma non vedevo niente comunque. Quando poi cominciai a sentire umido, i miei occhi riuscirono a vederla: la sua forma era sbiadita, quasi trasparente, ma riuscì a vedere Amelia che piangeva accoccolata alla mia mano.

Kenji e Shinso sobbalzarono contemporaneamente, rimanendo a bocca spalancata.

- P-PARBLEU! A-AMELIA?!?! M-MA NON ERA MORTA?

Rukio non rispose alla domanda, ma continuò la storia.

- Mi disse... che era triste. Non avrebbe mai pensato che la sua scomparsa mi avrebbe potuto consumare così tanto da farmi diventare una persona diversa da quella che voleva io fossi, che io volevo essere. Mi pregò di non farlo più: non avrebbe riposato in pace a sapermi consumato dalla rabbia, a vedermi così triste. Gli dissi... che mi dispiaceva, e che aveva ragione: rammentai il fatto che avrei potuto fare la cosa giusta invece di perdermi nell'odio, tra le lacrime mie e le sue. In quel momento, alla mercé del mio dolore, feci un giuramento. Col senno di poi non ho idea del perché l'abbia fatto, visto che non era possibile una via d'uscita, ma lo feci comunque. Se fossi sopravvissuto, non importava dove e quando: avrei sempre anteposto il bene degli altri ai miei desideri, in qualunque situazione. Non avrei più sopportato vedere la mia migliore amica con le lacrime agli occhi, né immaginarmela, né io pentirmi di qualcosa. In quel momento, qualcosa nacque in me. Non sapevo come spiegarmelo: non vidi più Amelia, ma quel calore che avevo sentito cominciai a provarlo per tutto il corpo, fino a quando non diventò un bruciore violento. Non riuscivo più a sopportarlo: mi sentivo divorato, come se qualcuno mi stesse mordendo da ogni lato. Quando il dolore cessò, io ero in piedi: le ossa delle mie gambe e delle braccia si erano ricostruite, e da me usciva un'aura blu elettrico come un cielo stellato percorso da fuochi d'artificio. Quella era la prima volta che attivai il Blue Dusk. Avevo perso la possibilità di rincontrare Amelia, rischiato la vita dei miei compagni per colpa del mio egoismo e ritrovato la speranza nello stesso giorno. Il potere che sentì quel giorno fu talmente inebriante che attaccai Slade senza pensarci. Non fu rilevante il fatto che fosse lontano da me: in un balzo lo raggiunsi, e gli tirai un pugno talmente forte da scaraventarlo contro la parete. Quel pazzo, all'inizio sorpreso, si mise a ridere a crepapelle. Non gli diedi un attimo di respiro: anche se mi resi conto del dolore nel mio corpo che aumentava, attaccai senza sosta. Nonostante non riuscissi a toglierli quel maledetto sorriso, arrivò ad un certo punto che non riuscì più a tenere i miei colpi. Quando si decise ad usare la sua mossa finale, il Death Cannon, decisi che glie l'avrei rispedito indietro con un Centripugno. Quello che successe poi, non me lo sarei mai immaginato. Non rispedì semplicemente indietro il suo colpo: il mio pugno destro creò una tale pressione da comprimere l'aria davanti a me, scaraventando quella e la forza del mio pugno addosso a lui. Fu talmente potente da far tremare l'intero piano, il muro su cui si scontrò Slade a momenti cedette, e il pavimento risultò come lacerato dai Dragartigli di un Salamence.  Rimasi in silenzio davanti a quello scenario, paralizzato tra la riuscita della mia vendetta e il terrore della mia stessa mossa. Non avevo idea che si potesse arrivare a tali livelli di forza. Quando andai a recuperare Slade, lo vidi contorto nel dolore, con la corazza completamente sfasciata e tinta di rosso. Ho... Rischiato di ucciderlo davvero. Non ci pensai più di tanto, perché una volta finito lo scontro svenni dalla fatica e mi risvegliai al GIK nel mio vecchio letto di paglia, ricoperto da cima a fondo da bende. Seppi successivamente che i miei compagni erano tornati tutti sani e salvi grazie a me, e Slade era stato portato nelle Fauci del Seviper, recluso.

Ci fu qualche minuto di silenzio tra i tre: Shinso e Kenji presero tempo per digerire tutto quanto, mentre Rukio cercò di respirare piano per non cedere alla rabbia dei ricordi.

- E... Che fine fece Mew? - Chiese il Grovyle.

- Arceus mi contattò telepaticamente: mi disse di non preoccuparsi per lei, perché si sarebbe reincarnata senza problemi. Lo stesso, purtroppo, non poté dire di Amelia... Dopo quell'avvenimento, non era riuscito più a percepire la presenza della Materia Oscura, né di lei...

Il racconto terminò così: tra una vittoria incredula e una più prominente sconfitta, la vera protagonista di quella storia. I due rimasero a guardare il capitano in silenzio, entrambi con uno sguardo di comprensione e dispiacere. Quello che lo dava a vedere di più era il ninja, che stava cercando di trattenere le lacrime il più possibile, solo per non far sfociare la situazione nel suo solito teatrino, in rispetto del suo adorato capitano.

- (c-che... Che cosa... tristissima... I-io non... È t-troppo per me...)

Kenji, per non far vedere di essere estremamente dispiaciuto, fece uno sbuffo e commentò:

- Che seccatura... Quel Kodamon è un bastardo di prima categoria, eh?

- Giá... - Disse il Riolu stringendo i pugni.

- Comunque... C'è una cosa che non mi è chiara.

- Uh?

- Hai detto di aver usato Centripugno, ma io non ti ho mai visto usare quella mossa. Lo tieni come asso nella manica?

- E' QUESTO CHE TI PREOCCUPA!? - Sbraitò la Schiumorana, - HA PERSO LA SUA COMPAGNA E TU-

Il Legnogeco lanciò un'occhiataccia al compagno. Il Frogadier all'inizio si bloccò spaventato, ma poi rimase fermo per ben altro motivo. Per quanto l'occhio del Grovyle fosse rabbioso, poté scorgere dell'umidità lungo la parete di esso.

Il piccolo licantropo alzò lo sguardo verso il compagno prima di rispondere. Non avrebbe potuto nascondere quella decisione per tanto tempo.

- L'ho... Dimenticata, - ammise il capitano, confondendo lo spadaccino.

- C-co-

- Ho chiesto ad Hawlucha di cancellarmela dalla memoria. Quando ho visto quello che ero in grado di fare in Blue Dusk, ho pensato... Che avrei rischiato di fare seriamente del male. In un certo senso, è stata una fortuna che Slade fosse così forte. Un Kodamon normale... Non sarebbe sopravvissuto a quell'attacco.

Lo stato di tristezza che albergava nel Legnogeco era il medesimo della Schiumorana: quello che Slade aveva fatto a Rukio era imperdonabile, e la situazione era troppo struggente per rimanere indifferente. Tuttavia, quello stato di profonda amarezza divenne rabbia ingiustificata.

- MI PRENDI IN GIRO!?

Per qualche ragione, quella cosa lo fece arrabbiare molto.

- Ma che diavolo stai dicendo, capitano?! - Disse allargando le braccia, - se l'avessi ucciso ti saresti vendicato, no?! E noi non dovremmo avere questa gatta da pelare ora!

- MA CHE DIAVOLO STAI DICENDO TU, KENJI! MON DIEU! - Esclamò il ninja furiosamente, reduce dallo stato di profonda amarezza.

- Cosa vuoi, Froggy viscido?!

- IL CAPITANO È UN EROE! UN KODAMON DAL CUORE PURO! NON SI PERMETTEREBBE MAI DI DESIDERARE LA MORTE DI UNO! ANCHE SE QUELLO... Se quel mostro...

Nonostante fosse iracondo nei confronti del suo stupido compagno, l'apprensione nei confronti del piccolo licantropo lo trattenne dall'essere completamente furioso.

- Anche se quel mostro... gli ha portato via una persona speciale... lui ha pensato... I-il capitano n-non... non si merita tutto quest-

- Ti sbagli, Shinso.

Le parole dure di Rukio fermarono il tempo per il ninja, che rimase sospeso in piedi tra le sue stesse lacrime.

- C-capitano?

https://youtu.be/sTvlA5fkBSQ

(Early summer rain ost naruto)

- Il motivo per cui l'ho fatto è quello che dici tu. Non sono qui per fare del male, ma per fare del bene. Ma... non l'ho fatto per lui. Non sono così buono come mi descrivi.

Ci fu una pausa di qualche secondo: entrambi i compagni erano con il fiato sospeso, con lo sguardo rivolto verso il capitano.

- Francamente... Non potrebbe importarmi minimamente se vivesse o meno. Anzi... se ci fosse la possibilità di farlo pagare, sarei il primo a farlo.

Guardò in alto cielo, come se la risposta dovrebbe cadere da esso da un momento all'altro.

- Non vi nascondo... che da quel giorno, ci ho pensato più volte. Cosa dovrebbe fare un eroe, in merito a questo. Come dovrebbe sentirsi, nei confronti di colui che gli ha tolto tutto? Dovrebbe portare in alto la bandiera del bene e perdonarlo? Dovrebbe cercare di capirlo, e fargli correggere i propri passi? Oppure dovrebbe vendicarsi di lui, e farlo soffrire allo stesso modo con cui ha sofferto? "Non sei meglio di lui, se la pensi in questo modo": mi sono dato una risposta retorica a quest'ultima domanda. E poi... ho fatto i conti con quello che sentivo veramente.

Abbassò lo sguardo al suolo. I suoi occhi erano vitrei e senza alcuna luce.

- Poi... ho pensato ad altro. A cosa avrei fatto, se mi fosse capitata di nuovo l'occasione di affrontarlo. A quale fosse il modo giusto per fargliela pagare. Il giusto modo per restituirgli tutto quello che aveva fatto. La verità... e che lo odio. Lo odio con tutto il cuore. Per tutto quello che mi ha fatto... per tutto quello che ha fatto i miei compagni... per tutto quello che ha fatto nella sua vita, a danno di Kodamon innocenti. Non riesco a nascondere la mia rabbia e il mio rifiuto nei confronti della sua esistenza. Non lo posso accettare! Farmi stare bene la sua presenza solo per dare il buon esempio? Non riesco! L'episodio della Materia Oscura... mi ha insegnato che non bisogna nascondere i sentimenti negativi, ma accettarli. Solo così si potrà andare avanti ed evolversi. E purtroppo... questo è come mi sento. Questa rabbia... questo male... è parte di me. Se rifiutassi questo male... il sacrificio di Amelia non sarebbe servito a niente.

L'espressione di Shinso divenne sconsolata, in un limbo tra comprensione ed empatia nei suoi confronti.

- Sono ben consapevole di quello che voglio e non voglio. E so bene che, sebbene il mio odio in qualche modo possa essere giustificato, non posso assolutamente ripetere gli errori del passato. La mia rabbia non deve mettersi in mezzo tra me e il fare la cosa giusta. La mia ira nella Grotta della Purezza mi aveva impedito di salvare i miei amici. Questa cosa non si deve ripetere. Ma... non posso... e non voglio mentire ai miei sentimenti.

Strinse i pugni, in quella posizione supina di un uomo che faceva il resoconto della sua vita.

- Anche più di Slade... mentire sulle mie emozioni è la cosa che odio più in assoluto, ancor più di quell'essere rivoltante, e di tutti quei tipi come lui che si permettono di influenzare la vita degli altri Kodamon come gli pare e piace, come se il mondo fosse la loro scatola di giocattoli, presi dall'unico dubbio su quale rovinare prima. Come se avessero le capacità di farlo, come se fosse divertente ed entusiasmante, come se fossero degli dei scesi in terra. Kodamon del genere... Questi mostri non si meritano di conoscere la gioia della vita e della libertà!

La sua voce divenne più roca e potente, come se dalla sua bocca stesse per uscire il suo stesso cuore.

- Quando mi avevano riferito che Slade era ancora vivo, dopo lo scontro alla Grotta della Purezza... Mi sono sentito quasi sollevato. All'inizio pensavo davvero che fosse il mio animo eroico. Ma oggi... quando ho rivisto la sua taglia... ho capito che non c'era niente di eroico.

Il suo Meisoku blu, in quel momento, si manifestò senza volontà: al posto dei fili d'erba, si levò una fiamma di due metri dall'istinto bruciante.

- Non sono stato sollevato perché non lo volevo uccidere.... SONO STATO SOLLEVATO PERCHE' COSI' AVREI POTUTO DARGLI LA GIUSTA PUNIZIONE! VOGLIO VEDERLO IN PRIGIONE! VOGLIO CHE PASSI INNUMEREVOLI GIORNI DI SOFFERENZA, COSI' COME HO SOFERTO! VOGLIO CHE LA SUA ESISTENZA SI CONSUMI LENTAMENTE FINO A QUANDO NON SI SAR' STUFATO DI VEDERE IL MONDO ALDILA' DELLE SBARRE, PER POI MORIRE DI VECCHIAIA SENZA CHE GLI SIA RIMASTO NULLA! QUESTA E' LA FINE CHE SI MERITANO I CRIMINALI COME LUI!

Un grido di battaglia così rumoroso da far bruciare l'aria intorno a lui: i due compagni rimasero paralizzati e impietriti davanti a quella confessione. Non erano abituati a quella versione del capitano del team Skyriders: davanti a loro non vi era un portatore di speranza, ma un comune essere mortale con i suoi difetti e i suoi demoni, sull'orlo della disperazione che rimaneva a galla grazie a forze naturali donategli dal ricordo delle persone importanti per lui.

Per quanto perfetto ed altruista, anche in un pokémon come lui c'era una debolezza . Il suo sguardo era cavalcato di furia, ma le rughe del suo viso puntavano verso l'alto: da quelle parole così brucianti, trasparì un bimbo solitario che piangeva da solo nella sua camera da letto.

- Per quanto mi descrivano come buono... è questa la verità.

In quell'istante, il suo tono assunse quello di un uomo che aveva già pianto troppo, e guardava indietro il suo passato consapevole di essere uno stolto. Più di prima, i due videro quello che era il Riolu conosciuto come Ōryugo Rukio: un bambino infantile ed un vecchio con esperienza nello stesso corpo, un eroe con l'essenza di una contraddizione vivente.

- Faccio delle buone azioni... aiuto Kodamon che ne hanno bisogno, ma sono ben lontano dalla visione dell'eroe senza macchia. Perché... essere onesto con i miei sentimenti è la mia vera essenza. Ed io... Preferisco odiare sinceramente, che amare con falsità.

Quella sua debole parte era ciò che si avvicinava di più alla vera essenza del Rakujitsu no Senshi, una parte che i due non avevano mai visto in quel breve quanto lungo periodo nel team Skyriders.

Il fuoco del suo animo si spense, rimanendo con il volto verso il basso come un cane bastonato, ma nonostante tutto non riusciva minimamente a gettarsi verso il suolo. Sebbene combattuto, i suoi doveri di esploratore del GIK mantenevano salda la sua spina dorsale, ben consapevole di dover andare avanti. Si vergognava: si sentiva indegno del suo ruolo, dopo quelle parole.

- Vi chiedo scusa... se non ve l'ho detto prima. Se non vorrete seguirmi... non vi biasimerò.

Il silenzio calò in quella piccola grotta colorata dalla debole fiamma del falò: nessuno dei due compagni, istintivamente, sapeva come rispondere esattamente a quella richiesta. Entrambi avevano coperto il volto da un'ombra nera, dove solo gli occhi dispiaciuti e tristi della Schiumorana erano perfettamente visibili.

- C-capitano...

- E...eheh...

Una risatina maliziosa si sentì tenue nella stanza: il Frogadier e il Riolu si girarono silenziosi verso il Grovyle, non capacitandosi dell'ironia celata in quella visione nera.

- E... eheh... eheh... Allora anche tu non sei perfetto come vuoi far credere, eh?

Il piccolo licantropo guardò sorpreso e timoroso nei confronti dello spadaccino: non sembrava minimamente turbato da tale nero nascosto nella boccetta dell'inchiostro.

- Non ti... infastidisce? - Chiese insicuro il piccolo licantropo.

- No... mi sta molto bene, invece.

Il tono del Grovyle era normale, di quella normalità confidenziale che non esprimeva emozioni, ma un parere oggettivo che proveniva dall'animo. In quella confessione d'odio, il Grovyle si improntò nella sua sincerità.

- Ci sono un sacco di nullità, in questo modo, che fanno delle cose che mi stanno sul c**zo. E quelle che mi danno più il voltastomaco... sono quelli che pensano di essere meglio degli altri senza alcuna ragione. Tu sei uno dei pochi... che è onesto con sé stesso, anche se gli altri potrebbero dirti qualcosa. Non lo chiamo difetto...

Guardò negli occhi del capitano, con quel sentimento di fiducia e di rispetto che il Riolu non si sentiva di meritare, ma che era inequivocabilmente vero e reale.

- Lo chiamo... onore.

Nonostante quei sentimenti gli ritenesse immeritati, il piccolo licantropo rimase connesso all'onestà dimostrata a sua volta dal compagno. Poteva leggere nel suo animo che era rimasto davvero colpito dalle sue parole, e in un modo assurdamente positivo che sembrava troppo bello per essere vero.

- Non c'è bisogno di scusarsi. A me sta bene che tu sia così, - disse Kenji, rimettendosi in piedi, - ragazzini del cavolo che sparano purezze a tutto spiano perché vogliono farsi sentire "bravo" dai propri genitori o superiori fanno ben più schifo del tipo di Kodamon che tu sei. Non ti portano a scontri... non ti portano divertimento.

Ormai rapito dal silenzioso carisma del suo sottoposto, si prese con sé la sua saggezza, in risposta a quella precedente del piccolo licantropo.

- E' noioso seguire uno che vede solo il bianco delle cose e schifa il nero,  pensando di non essere mai stato macchiato nella sua vita.

Una frase apparentemente dettata da paura della noia, ma che riassumeva fermamente l'essenza dello Spadaccino dalle Mille Lame: non avrebbe mai seguito un cavaliere senza macchia e senza difetto, perché poco vicino dalla realtà dello scontro di anime. Per lui, falsa modestia e fenomeno di ostentazione era solo frutto del celare le proprie debolezze, cosa che invece, in quel momento, il piccolo licantropo aveva fatto senza pensarci. Rukio non si era reso conto di quale coraggio necessitava e quale consapevolezza di sé un atto del genere comportava, ma il suo sottoposto Grovyle invece sì, e aveva consolidato con questo il patto di fiducia che aveva sancito un anno e sei mesi fa, la prima volta che era venuto a Brusilia con il ninja acquatico.

Se Byakuken Kenji fosse uno spadaccino rinomato per il suo valore e la sua costanza, questo sarebbe stato il messaggio che sarebbe stato impresso nelle menti di ognuno. Ma come irreale suonava la veloce redenzione, allo stesso modo suonarono irreali quelle parole di sentimento.

- In quale... In quale biscotto della fortuna hai trovato questa frase? – Chiese il compagno Schiumarana.

- Eh?

Il ninja spalancò le braccia verso i lati, come se il Legnogeco avesse fatto la più grande delle stupidaggini.

- Lo sai bene, Mon Dieu! Non è cortese rubare le parole di un altro se sono così alte e di gusti sopraffini!

- COSA STAI INSINUANDO? - replicò lo spadaccino , - CHE NON SONO IN GRADO DI DIRE QUALCOSA DI PROFONDO UNA VOLTA TANTO, EH?

Il Frogadier sorrise all'imbarazzo del collega, a quel suo compagno di avventura che gli era stato accanto per dieci anni.

- Ho... capito.

Ed effettivamente, egli aveva capito.

- Grazie per essere stati sinceri con noi, capitano.

Il piccolo licantropo guardò la Schiumorana con la bocca semi-aperta: adesso, era il suo turno, quello di stupire.

- Non ti preoccupare: quello che penso di te, non cambierà con questa conversazione. Ti ha fatto molto male... perdere la tua compagna, vero? Al punto da arrivare a desiderare la sofferenza di un Kodamon...

In poche parole, il ninja nullafacente e inquieto fece centro al primo colpo, senza che nessuno gli avesse chiesto niente. Forse, il Riolu era stato così esplicito da far diventare lo stesso Shinso a sua volta un pokémon Emanazione.

- Però... non importa. Tu sei l'eroe di Borgo Quieto, colui che ha salvato il mondo dalla Materia Oscura. E più volte... io e Kenji abbiamo visto quanta passione tu metta nel lavoro e di quanto tu ci tenga ai tuoi compagni, così come nel fare del bene. Se hai qualche macchia qua e là, non rovinerà la bellezza del quadro complessivo.

Uno sbuffo seccato partì dalle labbra del Legnogeco, propriamente annoiato per il falso rimprovero precedente.

- Ed io sono quello che parla a biscotti di fortuna... - commentò Kenji.

- TU NON PARLI MAI COSI'! C'E' DIFFERENZA!

- NON RIMPROVERARE SU COSE CHE FAI ANCHE TU! FROGGY DI MERDA!

I soliti guardi cagneschi, quelli che il piccolo licantropo ormai aveva imparato a capire, si stamparono di nuovo sul volto della ranocchia piagnucolona e lo spadaccino indomabile. Nonostante il discorso serio, nonostante la pesantezza di tali parole, essi stavano per riprendere un inutile litigio, ricordando al Riolu quanto, in realtà, si faccia preoccupazioni che in fondo non esistevano affatto.

- Excuse moi? Stai facendo tutto te adesso...

- T-tu... BRUTTO-

- Pfff... eheh...

La tensione scivolò in un istante: davanti all'ennesimo scoppio di litigata tra i due, una fragorosa risata uscì dalla bocca del piccolo licantropo.

- AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!

- COSA C'E' DI COSI' DIVERTENTE, CAPITANO? - Esclamò rabbioso lo spadaccino.

- AAHAHAHAHAH! Ah... ah...

Si stropicciò gli occhi, asciugandosi le lacrime della risata e quelle indietro del suo animo tormentato.

- V-voi... siete il massimo! Siete i migliori compagni di avventura che si possa desiderare!

Non spiegò del perché di quell'affermazione, passando subito allo step successivo senza lasciare che i due gli chiedessero spiegazioni.

- Andiamo ora: penso che i trenta minuti siano passati.

- Mon dieu... Ma guardalo! - Disse il Frogadier, - e ora sorride come se nulla fosse successo! Dov'è finita tutta quella rabbia...

- Senti chi parla... E sappi che questo non vuol dire che non te la farò pagare per la tua simpatica battuta.

****NOTE DELL'AUTORE****

- Legenda:

Hakū (白烏) : Corvo Bianco White Crow

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