Prologo - Bad Omens
1005 d.G.S.
Passo di Lunga Lancia.
Ore 15:26.
La pioggia battente risuonava come un tamburo di guerra, non appena veniva in contatto con la terra umida e fangosa, coperta solo in pochi punti da macchie di erba verde. Su questa terra erano impresse orme di ogni tipo e genere, mentre il colore scarlatto del sangue si diluiva a stento nelle pozzanghere di pura acqua piovana.
Il suono della pioggia ricordava anche il rapido scandire dell'orologio della vita, che per alcuni minacciava di fermarsi e non ripartire più.
Fino a poco tempo prima l'aria cupa e fredda era squarciata da urla e grida di dolore, ma ora regnava il più completo silenzio; un silenzio carico di tensione, tuttavia.
La situazione era apparentemente calma, ma i combattenti sapevano che di lì a poco sarebbe esplosa un'altra battaglia.
Un possente Luxray dagli occhi vispi e attenti era appostato dietro ad un tumulo di terra smossa, in compagnia di una quindicina di altri Pokémon, alcuni più giovani, altri più vecchi di lui. Guardava con attenzione un gruppo di nemici a circa un chilometro dalla sua postazione. La sua vista l'aveva sempre aiutato nei momenti di tensione e a tenere sotto stretto controllo ogni singolo nemico.
Accanto a lui un grosso Infernape sedeva a gambe incrociate e borbottando sottovoce, mentre teneva una mano su una benda saldamente fissata sul fianco.
"Fatti coraggio, Wystan. Se attaccano non combatterai." disse sorridendo amichevolmente il Luxray, distogliendo lo sguardo dai nemici per guardare l'altro. L'Infernape roteò gli occhi e fece schioccare la lingua con disaccordo.
"Non mi comporterò come una femminuccia, Ozaner." borbottò, stringendo i denti non appena la ferita ricominciò a bruciargli. "Sai bene che combatterò fino alla fine."
Ozaner rise e annuì, conoscendo bene l'amico. Quello sarebbe stato capace di lanciarsi in battaglia anche se ferito mortalmente, senza un braccio e con la cassa toracica aperta.
"Lo so bene. Ecco cosa mi preoccupa."
"Se facessi io la femminuccia sarebbe un problema?" domandò una voce stridula da dietro, e quando Ozaner e Wystan si voltarono videro un giovanissimo Latios, con le punte del muso e delle ali che gocciolavano acqua come grondaie. Sul retro della testa aveva una sottile treccia di piume, tenuta assieme da un elastico marroncino.
"Diamine se fa freddo."
"Avanti Avion, non fare il mollusco." brontolò Wystan, dandogli un pugno leggero su una spalla, come se avesse voluto infondergli un po' di spirito guerriero... cosa che gli mancava decisamente. "Che è un po' di pioggerella per un Leggendario come te?"
"È fastidiosa, in realtà."
"Hah! E lo dici a me."
Un silenzio pesante cadde sul gruppo, e ognuno di loro rimase in silenzio per diversi minuti senza fiatare. Erano tutti stanchi, e parlare consumava quelle poche energie che erano loro rimaste.
"Senti un po', Avion." disse Ozaner, alzando lo sguardo verso il Latios, che immediatamente sollevò le orecchie per ascoltare.
"Sissignore?"
"Sei stato di pattuglia prima, no? Com'è la situazione dietro alle linee nemiche?"
"Sembra che vogliano ritirarsi, Signore." descrisse il giovane, chinando la testa di lato. "Tre o quattro dei loro plotoni erano già stati ritirati quando ho controllato l'ultima volta. Dovrebbero essercene circa quattro sulla montagna e altri due qui nella valle."
"Huh. Guarda te, siamo già più numerosi di loro, credo." immaginò Wystan, guardando Ozaner per cercare la sua approvazione su ciò che aveva appena detto. Il Pokémon Occhiluce si limitò ad annuire.
"Immagino che gli uomini di Sayf li abbiano mandati di corsa a casa, se si stanno già ritirando." disse il Tipo Elettro, e gli altri due non poterono far altro se non essere d'accordo con lui.
Le forze del generale Sayf erano composte da combattenti incredibili, non c'era da meravigliarsi se avevano scacciato i nemici durante battaglia che avevano combattuto tutti assieme poche ore prima. Era un bene.
"Anche a Nord parrebbe essere tutto okay!"
Un frullio d'ali e una voce squillante bastarono a far capire ai tre che avevano ancora compagnia.
Un Pidgeot dalle piume lisce e lucenti si unì unito alla compagnia, atterrando con grazia sul cumulo di terra. Era Kadmos, il messaggero della Pattuglia e grande amico di Ozaner. Aveva combattuto al suo fianco in molte battaglie, ma i segni dell'età non si facevano ancora sentire. Le piume sul suo capo erano più lucenti che mai, sotto la pioggia battente.
Ad un tratto strinse a sé Avion con un'ala e gli scompigliò le piume in testa con una delle zampe artigliate, ridacchiando come un vecchio genitore che riprende il figlio per una marachella.
"Vedo che il mio apprendistucolo da strapazzo si è dato da fare! Cento chilometri pattugliati in venti minuti, nuovo record, nuovo record!"
"M-ma ti pare il modo?!" sbottò il Latios, dandogli un colpo con una zampa per farsi mollare.
Kadmos roteò gli occhi, ridacchiando allegramente, e fece cenno al suo apprendista di prendere il volo. Voleva mandarlo a fare un altro controllo d'ispezione?
"Dato che sei tanto bravo, vai a controllare le altre Pattuglie alleate. Chiedi se hanno bisogno di rinforzi, e riferisci lo stato dei feriti."
"Agli ordini." rispose l'altro, alzandosi in volo dopo essersi scrollato l'acqua di dosso.
"Occhio alle frecce, eh! Che gli archi nemici hanno una gittata da far paura anche a un possente Leggendario come te!" gli gridò dietro Wystan, beffardo, ma quello non lo stava ascoltando. Ozaner tornò a controllare i nemici, e vedendo che non si erano ancora mossi rilassò i muscoli. Non voleva spargere altro sangue in quella battaglia.
"Com'è la situazione, Ozaner?" domandò Kadmos, avvicinandosi con le ampie ali ripiegate sui fianchi per non essere indiscreto, raspando il terreno fangoso con i suoi artigli aquilini.
"Abbastanza stabile. Per ora non sembrano aver voglia di muoversi".
Il Pidgeot sospirò sollevato, ma ritornò subito serio dopo solo pochi istanti. Wystan appoggiò la schiena al cumulo di terra, grugnendo di dolore. Kadmos lo notò e scosse il capo.
"Quella ferita non mi piace. Come te la sei procurata, eh, vecchio scimmione?"
"Ah, non è nulla. Sono stato graffiato da un Purugly così brutto da rimanerci stecchiti".
Ozaner sistemò la coda attorno alle zampe e continuò ad osservare le mosse nemiche, ascoltando lo stesso il racconto dell'amico, di come avesse eroicamente messo K.O. il suo avversario con un montante. Una cosa che il Luxray aveva sempre invidiato di Wystan erano i forti muscoli delle sue braccia. Sarebbe riuscito a sgusciare un Torterra a mani nude.
Ozaner buttò un occhio sulla Pattuglia 117, di cui era a capo. I suoi membri erano poco distanti, rannicchiati in una trincea fatta di terra e fango, riparandosi dalla pioggia con i teli neri strappati dagli stendardi dei nemici.
Sheba, la Herdier dedita alle cure mediche della Pattuglia, era seduta accanto alla sua tenda mobile, a controllare tutte le sue scorte e le ferite dei combattenti.
Il Luxray sospirò amareggiato, sconvolto profondamente da quella guerra che durava ormai da cinque lunghi anni. Il conflitto tra Esercito Bianco ed Esercito Nero aveva spaccato in due il loro mondo pacifico e ucciso centinaia di Pokémon innocenti. Pattuglie sterminate, villaggi distrutti, anime sconvolte.
Tutto sembrava perduto, ma un piccolo barlume di speranza era acceso da un'antica profezia riguardante il Prescelto della Luce, un guerriero forte e coraggioso in grado di padroneggiare tutti gli Elementi e usarli per scacciare per sempre il Buio dalla loro terra.
Ozaner si consolò a malapena, ripensando alle recenti parole degli oracoli, ma sapeva che la sua piccola Pattuglia non avrebbe resistito ancora a lungo. Guardò Kadmos e Wystan, i suoi due più intimi amici, e pensò che da un giorno all'altro loro avrebbero potuto non esserci più.
Tornò ad esaminare con attenzione la situazione nemica, e fu sollevato nel vedere che ancora nessuno si decideva ad attaccare. Delle flebili urla in lontananza aggravarono il nodo che si era formato nella gola del Luxray, facendogli capire che un'altra Pattuglia stava venendo attaccata.
Cercò di deglutire quel nodo che gli pungeva la gola, ma senza apparente successo. La guerra era una brutta bestia. Il solo pensarci faceva accartocciare le budella anche ai veterani più forti.
Wystan percepì la sua tensione e gli posò una mano su una spalla, guardandolo come per rassicurarlo. Ozaner ringraziò con un cenno della testa, per poi alzarsi.
"Qui non succede nulla. Vado a sgranchirmi le zampe, se non vi dispiace."
"Per nulla. Qui ci penso io." disse Wystan, strisciando fino al posto dell'altro e sedendosi di vedetta, con una mano sulla fronte per schermarlo dalla pioggia sottile. La fiamma sulla sua testa emetteva uno sfrigolio inquietante. Kadmos spiegò le ali e le stiracchiò, facendole scricchiolare sinistramente.
"Ti dispiace se vengo con te?" domandò, rivolto ad Ozaner, scrollandosi l'acqua dalle piume bionde con una certa eleganza.
"No, affatto. Vieni pure." disse Ozaner, muovendo la coda con la punta a stella. Il Pidgeot ringraziò con un cenno del capo e si mise al seguito del Luxray che, con un saluto rivolto a Wystan, cominciò a camminare riflettendo attentamente.
Kadmos lo seguì evitando di alzarsi in volo per non attirare l'attenzione. Ozaner non aprì bocca per buona parte della camminata, anche perché stava riflettendo attentamente sulle varie strategie di attacco che avrebbero potuto utilizzare per battere il nemico.
"A cosa stai pensando?" domandò allora Kadmos, saltellando per affiancarsi a Ozaner e per guardarlo meglio in volto, come per decifrare la sua espressione facciale e capirlo meglio.
Il Luxray gli lanciò un'occhiata, poi scosse rapidamente la testa.
"Niente. Strategie, a cos'altro vuoi pensare?" sibilò l'altro, accartocciando il muso in un ringhio mentre snudava le zanne. "Questo posto... ne uscirò totalmente pazzo."
Il Pidgeot si limitò a guardarlo con una certa apprensione, e Ozaner non poté fare a meno di notarlo. Dai suoi occhi pareva un padre preoccupato, e per un istante il Generale si perse nei propri pensieri. Chissà se anche al Messaggero mancava la vecchia vita come era con lui.
Kadmos si limitò a guardare le montagne all'orizzonte, facendo frullare le ali in un evidente gesto di nervosismo.
"Anche tu vuoi tornare a casa. Lo capisco."
"Avanti. Chi non lo vorrebbe?" fece Ozaner, tirando un'unghiata al terreno mentre balzava agilmente su una piccola cresta rocciosa che sbucava dal terreno quasi esclusivamente di fango bagnaticcio.
"Non posso certo darti torto." ridacchiò l'altro. Quel gesto gli fece ricevere un'occhiata sorpresa dal Generale. E chi più aveva la forza di ridere, in quel periodo?
Kadmos non parve notarlo, dato che era abbastanza impegnato a fare rotolare un sassolino qua e là, colpendolo con un artiglio.
"Anche io voglio tornare a casa. Mi manca mia moglie, mi mancano i miei figli. Insomma, questa è un po' una brutta situazione!" esclamò, spiegando le ali. "Ma non me ne pento, in verità."
Il Luxray ondeggiò la coda a destra e a sinistra, balzando giù dalla roccia per raggiungere l'amico, che aveva ripreso a camminare.
"Insomma, facciamo tutto quanto per proteggere la nostra famiglia." continuò il Messaggero, indicando con un'ala verso il Sole ormai al tramonto. In quella direzione, a Ovest, si trovavano alcune città piene di persone. Piene di amici, famiglie. "E se non lo facciamo noi, non lo farà nessuno."
Ozaner fece un leggero sorrisetto, scuotendo il capo.
"Che discorso poetico. Sei nobile, Kadmos. Io faccio la guerra solo perché al momento è l'unica scelta che ho." ammise, emettendo uno sbuffo che doveva suonare più come una risatina seccata. "Non sono come te, o Wystan, o chiunque altro ci sia qui. Noi soldati siamo... corrotti fino al midollo."
"Anche i tuoi fratelli lo sono?"
Ci fu un momento di pausa condiviso tra i due, e l'unico suono udibile per qualche secondo fu quello della pioggia che colpiva i loro manti.
Aiko e Haru. Due delle più nobili persone che Ozaner avesse mai avuto il piacere di chiamare "famiglia".
Ridacchiò seccato, scuotendo violentemente la testa.
"Sai sempre dove colpire per farmi cambiare idea, lurido rapace." ghignò, scoprendo le zanne in una smorfia divertita. Kadmos gongolò in silenzio, gonfiando le piume del petto.
"So semplicemente che vuoi loro troppo bene per definirli corrotti!"
In effetti era vero. Aiko e Haru, entrambi fratelli più giovani del Generale, avevano sempre avuto premura e riguardo nei confronti delle vite altrui, che mettevano sempre prima delle loro.
Amabili, amabilissime persone. Erano praticamente tutto ciò che a Ozaner era rimasto in ricordo della sua vita felice e della sua adolescenza.
Quando avevano saputo che loro fratello sarebbe andato in guerra subito avevano deciso di compiere il servizio per stare al suo fianco. Sapevano di potergli fornire supporto, e così era stato.
Non si sarebbero mai aspettati, però, di diventare così grandi combattenti da poter guidare delle pattuglie.
E così, le loro strade si erano temporaneamente divise, ma l'affetto che li legava non lo aveva fatto.
Ogni volta che pensava a loro il suo cuore veniva stretto in una tiepida morsa. Spiacevole e indispensabile allo stesso tempo, qualcosa che lo faceva sentire ancora vivo, qualcosa che gli faceva ricordare che aveva ancora un'anima attaccata al corpo e che non era un guscio vuoto e senza emozioni.
"Ozaner." disse ad un certo punto Kadmos, con una punta di spavento nella voce, che osservava l'orizzonte con la fronte aggrottata. "Guarda, lassù. Avion."
Il Generale alzò lo sguardo al cielo, riscuotendosi dai suoi agrodolci pensieri. Un piccolo puntino blu stava girando in cerchio sopra ad un punto, un po' come un avvoltoio.
"È il segnale di emergenza feriti, no?" sussurrò rivolto a Kadmos, il quale, dopo un attimo di esitazione, annuì con aria grave.
Il Luxray partì di corsa con un paio di balzi, compiendo diversi metri con una sola falcata. I suoi artigli affilati graffiavano il fango e strappavano quei pochi fili d'erba che erano rimasti, facendoli volare per aria. Kadmos, dalla sua, si decise a prendere il volo, e seguì il generale con una lunga planata.
Non appena li vide arrivare, Avion scese in picchiata, sorvolando le loro teste e sfrecciando via. Aveva fatto il suo lavoro, ed ora continuava a farlo. Esattamente come gli era stato insegnato.
Il Generale lo seguì con lo sguardo, per poi continuare a guardare avanti. Aguzzando la vista, poteva distinguere due forme avanzare sull'erba e nel fango, gocciolando sangue a ogni passo.
"Oh, Arceus!" ruggì il Luxray, balzando in avanti con le forti zampe posteriori e lasciandosi dietro dei solchi di artigli ancora più profondi. "Svelto, Kadmos! Sono feriti!"
Ozaner inchiodò bruscamente con le unghie quando arrivò dai due feriti. Erano messi orribilmente male, forse colti di sorpresa da un attacco nemico.
Uno era un grosso Arcanine dalla pelliccia lucente, di un rosso fiammante anziché del solito arancione. La criniera e la coda, anziché bionde, erano di uno splendente bianco.
Aveva i fianchi pieni di tagli, e dal suo collo sgorgava il liquido rosso ed appiccicoso che nessuno nell'esercito sperava mai di dover vedere.
Accanto a lui, più piccola ma ugualmente messa male, una femmina di Umbreon reggeva colui assieme a cui era arrivata. Il suo addome era stato squarciato da molti tagli, ma era miracolosamente ancora in vita. Respirava piano, con gli occhi chiusi, ma comunque era ancora in piedi e da sola aiutava pure l'altro.
Sul suo bel muso, alcune lentiggini rosse andavano a sfumare nel giallo dell'anello sulla fronte.
Ozaner crollò sulle zampe posteriori, osservando i due con le mascelle semiaperte. Kadmos atterrò accanto a lui.
"Araton... Astra..." sussurrò piano il Pidgeot, scuotendo la testa nel vederli ridotti così. Erano due soldati temporaneamente ritirati dal servizio per mettere su famiglia, nonché grandi amici e compagni di addestramento di Ozaner, Kadmos e Wystan.
L'Arcanine alzò lo sguardo opaco verso i due soccorritori e sorrise debolmente, con i lati delle mascelle pieni di sangue.
"E-ehi..." ebbe la forza di mormorare, e anche Astra aprì gli occhi, sentendo la sua voce. Il grosso Pokémon Leggenda avvolse la coda attorno alla compagna, che tornò a chiudere gli occhi.
Entrambi, evidentemente esausti, si accasciarono al suolo.
"Hey, ragazzi..." balbettò Ozaner, accennando un minuscolo sorriso terrorizzato e spinto dalla compassione per quei due, mentre Kadmos li fissava immobile. "Pensavo foste andati via, eh..."
Astra sorrise e annuì con dolcezza, ma era ben visibile che le forze la stavano abbandonando.
"Dovevamo parlarti... con estrema urgenza." sussurrò la Umbreon, cercando di sollevare la testa e prendendo fiato, ormai allo stremo delle energie. Non sarebbe passato molto prima che...
"Abbiamo visto dal nostro villaggio del fumo venire da qui, e quando siamo andati a controllare..." continuò al posto suo Araton, mentre il sangue continuava a scivolare in quantità sul pelo bianco del suo petto. "Abbiamo visto che l'Esercito Nero ha fatto breccia tra le pattuglie 7 e 4... Li hanno totalmente sterminati, anche i loro Messaggeri." ansimò, con tono mortificato. "È stato... distrutto tutto... Abbiamo provato a salvare anche Aiko e Haru... ma..."
"Ma...?" mormorò Ozaner, con gli occhi spalancati ma le sopracciglia aggrottate. Un cipiglio terrorizzato, in verità, che veniva mascherato da serio.
"Sono morti... mi dispiace..." guaì Araton, serrando le zanne per una fitta terrificante di dolore al fianco, o alla gola. Come riuscisse a parlare era un miracolo.
Il Luxray abbassò le orecchie rotonde.
"Non è possibile..." ansimò, cominciando a dardeggiare di occhiate i dintorni. Il suo mondo interiore cominciò a crollare.
Strinse con forza le mascelle, quasi avesse potuto rompersi tutte le zanne semplicemente con quel gesto. Il suo collo si irrigidì e il suo corpo parve come venire avvolto da temibili fiamme.
Voleva piangere. Voleva urlare, voleva gridare il suo dolore ad Arceus e alle schiere dei suoi Numi.
Ma non lo fece.
Rimase immobile, fermo, trattenendo ogni piccolo indizio che avrebbe potuto far comprendere ai presenti la sua fragilità momentanea, una fragilità che se anche solo sfiorata avrebbe mandato in pezzi l'intero Generale.
Tutti, però, parevano essersi accorti della sua sofferenza, nonostante stesse cercando di mascherarla. Come aveva sempre fatto.
Araton abbassò lo sguardo, tossendo sangue e aspettando che il Luxray si riprendesse almeno un po' per restare lucido in quella situazione.
"Ozaner." mormorò Kadmos, e semplicemente sentirsi chiamare per nome per il Luxray fu come una liberazione. Parlava di più quella singola parola che un libro intero. Va tutto bene, Ozaner. Sei al sicuro. Essere fragili va bene.
E così fu. Scelse di essere fragile, in quel momento.
Abbassò il capo, mentre le zampe gli tremavano come sottili bastoncini e salate gocce d'acqua gli scivolavano lungo il muso. Cercò di contenersi e le ricacciò indietro, ma il ricordo dei fratelli era troppo forte per smettere di soffrirne. Le lacrime del suo dolore si mescolavano con la pioggia battente e cadevano ticchettando al suolo, in un pianto silenzioso.
"Ozaner... ti preghiamo..." gemette la voce di Astra, e il Luxray sollevò di poco il capo per guardarla. "Devi proteggere mia madre. È lei che da sola, ora, si prenderà cura di... di lui... Ozaner, è soltanto un piccino. Ti prego..."
"Lui chi...?"
"Nostro figlio..." continuò Araton, mentre il sangue gli gocciolava dalle mascelle, fino a macchiare il terreno fangoso. Aveva un'espressione decisamente implorante, devastata. Ma non per il dolore. Stava pensando ad altro, in quel momento. "Ti prego... veglia su di loro... Proteggili... Nostro figlio... lo abbiamo lasciato al villaggio, assieme a sua nonna Marina...".
Deglutì, aprendo la bocca per continuare a parlare.
"Siamo venuti qui per dirvi... che non si sono fermati. Le Pattuglie 7 e 4 non li hanno quasi scalfiti. Stanno venendo qui... per un attacco a sorpresa. Si stanno riunendo tutti assieme..."
"Bastardi... Ecco perché pareva che si stessero ritirando." sussurrò Kadmos, osservando l'Arcanine. "Ma... riguardo a voi. Il mio apprendista, Avion, è andato a chiamare i soccorsi. Sheba sarà qui in un baleno."
"Per noi... oh, non c'è più niente da fare..." gemette Araton, sull'orlo delle lacrime. "Non... n-non potevamo... stare a guardare. E ora..."
Guardò la compagna, che giaceva inerte e senza vita accanto a lui, posata delicatamente sul suo fianco come un fiore appena colto, bella ed immota come se stesse solo dormendo.
"Scusatemi... Scusatemi tutti...".
A Ozaner e Kadmos non rimase altro se non restare a guardare inorriditi Araton che poggiava il capo vicino a quello della compagna, mentre l'ultimo respiro lasciava il suo corpo massiccio e possente.
I suoi occhi si chiusero, e il peso della sua testa tornò a gravare sulla terra, non più sorretto dalla possenza del suo spirito.
Kadmos abbassò la testa in segno di lutto, e presto fece lo stesso anche Ozaner; entrambi erano sconvolti.
"Possano le vostre anime perdonare questo affronto..." sussurrò il Luxray, alzando lo sguardo verso i due cadaveri, e poi verso i tanti altri che sapeva fossero sulle montagne alla sua destra.
Aggrottò le sopracciglia, serrando le zanne.
"Questa guerra... finirà anche in nome vostro, amici."
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