Capitolo 30 - The Milky Way, Hidden Under the Sea

Il mare cristallino che circondava l'arcipelago Miravento era qualcosa che almeno una volta nella vita andava visto. Era chiaro e limpido, e anche nei punti in cui era abbastanza profondo era possibile intravedere a occhio nudo il fondale.

Anche i Pokémon che ogni tanto affioravano in superfice facevano parte di quel fantastico bioma, facendo ben capire la versatilità delle loro specie nell'adattarsi ad ambienti ostili a chiunque altro.

Sorvolare il mare era, sicuramente, una delle più belle esperienze che potevano mai capitare a un Pokémon volante come Avion. Il profumo della salsedine e lo scrosciare delle onde erano dettagli che facevano riaffiorare alla sua mente i ricordi dell'infanzia.

Si abbassò di quota, mettendosi a pelo d'acqua per godersi la vista, ma dovette tirarsi su non appena una Wailord, affiancata dal suo cucciolo, sbucò dall'acqua e soffiò con forza dallo sfiatatoio il vapore acqueo condensato in aria, investendo il malcapitato Eone in una nuvola di goccioline.

"Cielo! Scusatemi...!" esclamò il cetaceo adulto quando se ne accorse, riemergendo dall'acqua col muso diversi metri più in là. Avion rispose scuotendo il capo e, fermatosi a mezz'aria, scrollandosi per asciugare le penne con un sorrisone sul muso fradicio.

"Macché, si figuri! Un bagno fa sempre bene. Buona giornata, eh!" disse, il più cordialmente possibile, salutando con un cenno della testa e battendo le ali per sollevarsi un po' di più di quota.

Certo, essere investiti dalle secrezioni nasali di una balena non era il massimo della vita, ma si diceva che portasse fortuna. Quindi quel bagno indesiderato non lo infastidì troppo, anzi, prese la cosa con una certa filosofia.

Latios inzuppato, Latios fortunato. disse tra sé e sé, riprendendo il suo volo in direzione della principale isola dell'arcipelago. Era la più grande, e sicuramente la più densamente popolata. Ancora una decina di minuti alla sua velocità di crociera e si sarebbe ritrovato a sorvolare la capitale, e da lì sarebbe stata solo questione di minuti prima di arrivare da Synnef.

Planò dolcemente verso il basso, sorvolando una spiaggetta deserta e finalmente entrando nel perimetro dell'isola. Sarebbe stato ancora un lungo viaggio, quindi tanto valeva mettersi comodi e godersi il paesaggio che passava sotto di lui.

L'Isola Miravento, che dava il nome a tutto l'arcipelago, era una delle regioni più densamente popolate di quella parte di mondo.

Il commercio fiorente e le scarsissime crisi finanziarie che caratterizzavano l'arcipelago avevano attirato da sempre una gran quantità di nuovi cittadini provenienti da Regione Bianca, Regione Nera e anche altre parti del mondo.

Dopo la Grande Scissione, l'arcipelago era stato amministrato con saggezza e dedizione, e questo lo aveva reso la prima potenza economica mondiale, specialmente negli ultimi anni. Vantava anche una qualità di vita molto elevata, ma solo recentemente aveva iniziato davvero a ingranare in quanto a commerci e ad arricchimento.

Da quando Miravento era diventata neutrale alla guerra e la Flotta Regia era stata convertita in una flotta commerciale, aveva affermato la propria dominanza sui mari e sugli scambi di tutto il mondo.

Avion sapeva che tutto questo, però, era stato solo e soltanto grazie al principe Synnef, il suo caro fratellino. Nel giro di dieci anni aveva preso la politica dell'arcipelago e l'aveva ribaltata come un calzino, migliorandone nettamente la qualità.

Era stato durante il suo regno che la capitale di Miravento, la città di Zaeraki, era stata rinominata da mezzo mondo "Regina dei Mari". Negarne la supremazia commerciale sarebbe stato come auto-etichettarsi come degli stupidi che del mondo non ne sapevano niente.

Forse era per la ricchezza e la potenza della regione che sia Rhith sia Estrelar stavano facendo il filo a Synnef affinché si unisse a una delle due parti per la guerra. Per puro patriottismo e preoccupazione il sovrano aveva tenuto Miravento neutrale per ben dieci anni dalla scomparsa del principe Kataì, che prima era alleato con la Regione Bianca.

Avion sospirò, ormai totalmente affondato nei suoi pensieri. Di Miravento tutti avevano avuto una paura matta quando loro padre era ancora al trono. Un guerrafondaio come lui non si vedeva almeno da otto o nove generazioni tra i reali in carica.

Perlomeno lui e Synnef non dovevano più preoccuparsene. Il suo caratteraccio non faceva più male a nessuno, ora che era morto e sepolto.

Dopo quella constatazione verso sé stesso, finalmente i pensieri di Avion tacquero e gli lasciarono godere il panorama. Le sue ali iniziavano a sentirsi abbastanza stanche, dato che erano diverse ore che era in volo. Decise quindi di prendere un po' più di velocità, ripiegando le ali all'indietro e alzandosi di quota.

Fortunatamente aveva già superato l'altopiano di Téfra mentre rimuginava, quindi non ci sarebbe voluto fin troppo prima di arrivare a Zaeraki.

Passò sopra ai campi coltivati a grano, orzo e frumento, reprimendo il desiderio di atterrare nel bel mezzo di un villaggetto che stava sorvolando per prendersi un pacchetto di patatine e un succo di frutta. Al ritorno ne avrebbe fatto scorta.

Si stava davvero annoiando in quel volo. Ma d'altronde, lui si annoiava sempre quando era in volo da solo. Solo quando c'era Kadmos poteva sperare di intrattenere una conversazione.

Rimase a ciondolare la testa su e giù per ancora un bel po', chiedendosi ogni trenta secondi quanto mancasse ad arrivare, puntualmente rispondendosi "manca poco" ogni santa volta.

Fu solo quando arrivò in vista della capitale di Miravento che il suo cuoricino fu privato di quel macigno chiamato "attesa". Mancava davvero poco! Zaeraki! Finalmente!

Nel giro di ben poco stava già passando sopra i tetti e le vie lastricate a pavè della città, brulicanti di mercanti e bancarelle di tutti i tipi. Virò giusto per passare sopra la Via Traversa, che tagliava in due la città, per vedere coi suoi occhi il mercato quotidiano. Il profumo di spezie, pesce fresco e riso che saliva dalla strada era inconfondibile.

Superò a malavoglia anche quella vista, sapendo che la sua destinazione era ancora un po' più in là. Il palazzo di Miravento non si trovava nell'agglomerato urbano di Zaeraki, bensì su un isolotto a un paio di chilometri dalla costa. Lo si raggiungeva tranquillamente in barca, o in volo se si voleva fare prima.

Quando la città andò a tramutarsi in porto e gli edifici fecero spazio al mare, Avion decise di rivivere il brio del volo vero. La stanchezza gli cadde di dosso come le piume cadono alla muta e si tuffò verso il porto, evitando l'impatto con l'acqua per un soffio e sollevando uno spruzzo di spuma dovuto alle correnti d'aria generate dalle sue ali.

Voleva vedere se sapeva ancora farci.

Si inclinò di lato e col muso verso l'alto, iniziando un avvitamento in rapida successione e passando poco sotto la vela di un brigantino di ritorno al porto.

Con un mezzo tonneau un po' approssimativo si portò in volo rovesciato a quota più alta, quasi andando a sbattere contro la punta di un pennone e avvitandosi nuovamente per riportarsi con la pancia verso il basso.

Passò in mezzo a un gruppo di cinque galee dirette in formazione verso la zona più esterna del porto, pronte a dividersi e andare ognuna per la sua rotta. Avion fu abbastanza lieto di riconoscerle come alcune delle cinquantatré navi componenti la Flotta Regia Commerciale di Miravento.

Guardarle era sempre una gioia; snelle e sottili, sospinte di bolina da due grandi vele bianche e triangolari, e ornate da meravigliose pitture sulle fiancate lignee, tra cui due grandi occhi ovali dipinti verso la prua, per scaramanzia. Erano navi da guerra, sì, ma diamine se erano belle.

Le navi della Flotta Regia, essendo sostanzialmente state pensate per il combattimento, non potevano portare naturalmente molto cargo. Ma quel poco che potevano trasportare aveva sempre il valore di almeno quindici bastimenti carichi fino all'orlo.

Spezie, oro, argento, gemme e seta erano all'ordine del giorno, e carichi così preziosi andavano protetti da un equipaggio capace. In dieci anni, che Avion sapesse, solo una delle navi commerciali era stata catturata dai pirati.

Il Latios eseguì una perfetta virata a coltello e passò tra le due imbarcazioni di punta, sbucando così nel mezzo della baia. Da lì, ecco la sua destinazione ben visibile.

L'isola era dritta dirimpetto alla capitale, ed era davvero complicato non notare anche il palazzo, che mostrava il suo fianco destro in direzione di Zaeraki.

Esso era stato ricostruito più e più volte nel corso dei secoli, e quindi aveva un aspetto molto più moderno rispetto al palazzo di Estrelar. Era abbarbicato tra una salita, una spiaggia e il mare, sospeso parzialmente (per quella parte che sporgeva sull'acqua) con delle palafitte che gli donavano un aspetto a dir poco elegante.

Più che a un castello o a una fortezza, somigliava a una villa particolarmente grande. Be', grande doveva esserlo, dato che ospitava molti altri oltre che a Synnef. Insomma, per descriverla in poche parole si poteva dire che fosse una grande casa in legno rosso, sviluppata su tre piani, costruita con uno stile piuttosto orientaleggiante e con dei colonnati lignei circondanti i perimetri che davano spazio a delle balconate su ogni piano.

Dato che a Miravento nevicava poco o niente, il tetto era poco spiovente e in mattonelle, alcune un po' scostate e rotte dalle tempeste estive che caratterizzavano quel tratto di mare.

Anche da lontano Avion riusciva a vedere che in quel momento i paravento su ogni piano erano aperti, segno che all'interno ci dovevano essere tutti i suoi occupanti. Oh, meglio. Avrebbe potuto salutare anche vecchie conoscenze che non aveva incontrato giorni prima.

Erano anni che non metteva il muso in quel posto, se non si contava la necessità che aveva avuto di parlare con Synnef per ordine di Estrelar giusto una settimana prima. Ma, quella volta, sarebbe passato dalla porta principale.

Sollevò le ali e planò sopra la spiaggia, arrivando sul lato frontale dell'edificio con tutta la calma del mondo. Con un frullio d'ali si fermò, posandosi sul torii che precedeva la scalinata portante all'ingresso.

Lì stirò le ali per sgranchirle, prima di fare l'ultimo tratto che lo separava dal portone d'ingresso scivolando sull'aria. Atterrò davanti a un paio di guardie incaricate di sorvegliare l'ingresso, che quando lo videro si misero sull'attenti.

Uno era un Hariyama sulla trentina, alto e largo come il Monte Lancia in persona. Quel ragazzone, armadio a quattro ante, era probabilmente uno degli individui più simpatici che potessero esistere al mondo. Nonostante lo avesse visto ben poche volte, il Latios era riuscito a farci amicizia.

Al fianco sinistro dell'Hariyama, invece, vi era una di quelle guardie che ad Avion proprio non piacevano. Uno Shiftry sui cinquant'anni, brizzolato e dai ventagli rovinati, che teneva su quella sua solita espressione da stronzo. La aveva sin da quando Avion era piccolo, non era cambiata di una virgola.

Avion mise su un gran sorrisone, più contento di vedere il tipo Lotta che l'altro, e aprì le braccia mentre si avvicinava.

"Ma guarda un po', la mia guardia preferita! Come va?"

"Non c'è male, signore, vi ringrazio per la premura." rispose lo Shiftry, che non era manco il soggetto a cui si stava riferendo Avion.

"Ah, Hiromitsu, ci sei anche tu." disse l'Eone, decidendo di fargli uno dei suoi classici scherzoni. "Stavo parlando con Perseus, in verità."

Il tipo Drago poté giurare di essere riuscito a vedere l'ego della guardia sgonfiarsi spernacchiando come un palloncino. Il Pokémon Burbero aggrottò le sopracciglia, tornando a guardare altrove. Evidentemente era abbastanza superbo da pensare automaticamente che il Latios stesse parlando con lui.

L'Hariyama, Perseus, dovette gonfiare le guance per trattenersi dallo scoppiare a ridere a quella reazione. Sollevò un braccio quando Avion gli si avvicinò, dandogli un paio di gentili pacche.

"Non c'è male, non c'è male! Tu, signore, tutto bene?" domandò, chinandosi leggermente in avanti per cortesia, sfoggiando un gran sorrisone. Aveva quel modo di parlare che ad Avion piaceva un casino; lo chiamava "signore", ma gli dava del tu. "L'altro giorno è arrivata tua moglie, assieme ad Azul. Il piccolino è cresciuto bene!"

Il volto affilato di Avion si illuminò nel sentir menzionare sua moglie Ayumu e suo figlio. Non li vedeva da molto tempo a causa degli impegni che aveva in Esercito.

"Sì? Lo hai trovato bene?"

"Benissimo. Ha preso tutto da te, di faccia ti somiglia un sacco. Anche lui sta iniziando ad avere le piume ricce."

"Ahem." li interruppe Hiromitsu, portandosi un ventaglio davanti al volto e tirando un falso colpo di tosse, tenendo le sopracciglia aggrottate. "Non per essere scortese. Perseus, potresti evitare di fare salottino? Il principe Synnef sta aspettando di parlare con suo fratello. Ti dispiace?"

L'Hariyama sussultò e sollevò le sopracciglia, limitandosi ad annuire.

"Uh... sì, sì. Apro la porta, ora."

"Bene." replicò l'altro, portando il mento verso l'alto e fissando un punto indefinito dell'orizzonte, rimanendo in silenzio da quel punto in poi.

Avion e Perseus si scambiarono un'occhiatina, ma quando l'Hariyama aprì il portone per permettere al Latios di entrare le loro espressioni si fecero molto più eloquenti: strazio completo significante uno scartavetramento di coglioni non indifferente.

"Il principe Synnef è all'ultimo piano. Sta sistemando delle faccende burocratiche con Lo Splendente. Ci sono anche tua moglie e l'Ammiraglio Nautilus, signore!" esclamò l'Hariyama, sorridendogli amichevolmente. "Bentornato a casa!"

Avion ricambiò il sorriso, guardandolo chiudere il portone e salutandolo con un leggero movimento della mano. Che simpatico. Peccato avesse Hiromitsu a rompergli le scatole ogni giorno.

L'Eone si voltò e fece per dirigersi verso i piani alti del palazzo, ma appena lo fece ecco palesarsi davanti ai suoi occhi un figurone massiccio e totalmente in pietra. Insomma, a primo impatto pareva un muro, ma in verità era ben altro.

"Ün ün ün?"

Avion fece un sorrisone, mostrando le zanne. Non si aspettava di vederlo. Aprì le braccia, gonfiando le penne.

"REGIROOOOOCK!"

"ÜN ÜB UBUWBWEBBAÜB!!" esclamò il golem, facendo un paio di pesanti passi in avanti e stringendo tra le possenti braccia rocciose il corpo a confronto esile di Avion, che dovette trattenere il respiro per non farsi mischiare le ossa.

"Anche io sono contento di vederti, vecchio mio...!" esclamò, dandogli un paio di pacche su un fianco, attendendo pazientemente di farsi mollare. Regirock poteva essere un po' duro di comprendonio, ma in fondo era simpatico.

"Ün ün ün! Wubwubwwub ün ün?"

"Ah, sì, mi faresti un favore..." disse Avion, cercando di scollarsi da quell'abbraccio forse un po' troppo stretto, sentendo le ossa di tutto il corpo scricchiolare. La sua voce diventò un po' più acuta e soffocata a causa di quell'abbraccione. "Cccccccerca di non spezzarmi come una barretta di cioccolato, mi sto sentendo le ossa che si stanno polverizzando-!"

"ÜBÜB!"

Con un'esclamazione di sorpresa il golem subito lo lasciò andare, e Avion poté ricominciare a respirare decentemente.

"Grazie, vecchio mio...!" annaspò, passandosi una mano dietro al collo e scrollandosi. Gli abbracci di Regirock erano potenzialmente letali. Istintivamente il Latios si guardò attorno, cercando con lo sguardo anche gli altri due golem del trio, Registeel e Regice.

Il perché quei tre fossero lì era abbastanza divertente. Avevano deciso di albergare a Miravento diverse generazioni di regnanti prima, poiché gli Eoni erano gli unici Pokémon in grado di comprendere qualsiasi cosa stessero dicendo nel loro linguaggio fatto di beep e suoni di dubbia provenienza, e avendo qualcuno che li capiva accanto si sentivano meno soli.

Abbastanza comprensibile, dato che i Latios e le Latias erano delle torri di Babele viventi.

Avion si sollevò leggermente dal suolo, andando a posarsi su una delle possenti spalle di Regirock, il quale emise un suono simile a quello di una contenta cicalina.

"Allora, vecchio mio! Dove sono gli altri due scapestrati, eh? Non se ne saranno andati, spero."

"Wubweb wüb wüb. Urrerere ün ün aoooorrtt."

"Regice ha fatto cosa?!"

"Ün üb!"

"Santo cielo, spero che Regigigas lo ricongeli presto." esclamò Avion, portandosi due artigli alla fronte. "Eppure glielo abbiamo detto di non starsene troppo al sole in estate!"

Borbottando nella sua lingua incomprensibile ai più, Regirock si voltò e iniziò a camminare, gesticolando con le braccia robuste mentre Avion rimaneva appollaiato sulla sua spalla, annuendo ogni tanto alle sue "parole".

Il golem iniziò a percorrere una delle scalinate lignee del palazzo, facendola scricchiolare sinistramente a ogni suo pesante passo. Avion poté vedere il legno piegarsi sotto il suo peso e deglutì istintivamente, reggendosi un po' di più sulle ali per evitare di cascare giù nel caso Regirock avesse sfondato gli scalini.

Fortunatamente, la scala resse e anche bene.

Piano dopo piano, il Latios aveva iniziato a distaccarsi dalla realtà ed era finito per perdersi nell'osservazione delle grandi tele pergamene disposte ordinatamente sui muri, rappresentanti ognuna un membro diverso della sua lunga dinastia.

Sotto a ognuna di esse vi erano dei mobiletti con appoggiate sopra molte urne di porcellana decorata. Come si poteva intuire, erano le ceneri della famiglia reale.

Avion distolse lo sguardo, mordendosi il labbro inferiore. Da piccolo ne aveva rotta una ed era finito a tossire i resti cremati di un qualche suo trisavolo per diversi minuti.

Finalmente il corridoio parve ampliarsi, e da lontano giunsero alle sensibili orecchie di Avion delle voci. Di sicuro provenivano dalla riunione che stava avendo luogo più in là, nella sala del trono.

"Grazie del passaggio, Regirock." disse Avion, inarcando il collo per guardare il golem. "Da adesso in poi proseguo da solo, se non ti spiace."

"Wubbweb!" rispose questi, abbassando una spalla per permettere all'Eone di scendere con più facilità. Dopo aver ripreso a fluttuare da sé Avion salutò con un cenno della mano sinistra il Pokémon Picco mentre questi si girava e se ne andava. Il tipo Drago si preparò psicologicamente alla riunione che lo aspettava.

"Papà! Papà!!"

Il Messaggero sollevò le orecchie a punta, voltandosi verso un corridoio laterale e spalancando gli occhi quando vide una piccola pallina blu avvicinarsi praticamente a saltelloni a lui.

Era complicato capirlo, ma si trattava di un Latios come lui, solo molto in miniatura. Un pulcino, per essere precisi. Aveva dei grandi occhi cremisi e delle piume soffici e arricciolate, che davano l'aria di donare a quel piccoletto la consistenza della gommapiuma. Con quel manto, sicuramente, non era ancora pienamente adatto al volo.

Avion lo riconobbe subito, e spalancò la bocca in un sorrisone.

"AZUL!" esclamò, a voce forse troppo alta, chinandosi in avanti appena in tempo per prendere il piccolo tra le braccia, stringendolo a sé. "Piccolo brigante...! Come mi sei mancato!"

"Anche tu mi sei mancato, papà!" cinguettò il cucciolo, strofinando la guancia contro le piume del petto di Avion e serrando gli artiglietti come per non volerlo più mollare.

Avion lo sollevò con le braccia da sotto le ascelle, stampandogli un bacio sulla fronte piegando il collo in avanti.

"La mamma ti ha lasciato libero a pascolare?"

Azul annuì, con un gran sorriso.

"Mentre i grandi parlavano io sono andato a giocare sul tetto."

"Sul tetto? Ma davvero?" esclamò Avion, fingendosi più sorpreso di quanto non fosse in realtà, inarcando un sopracciglio. "E come ci sei arrivato?"

"Volando!"

"Hai volato?! Ma che campione che sei!" Avion lo sollevò più in alto. "Vuol dire che saresti pronto a gareggiare contro le galee della flotta in velocità!"

Azul agitò le zampine davanti.

"Sono più veloce persino di te!"

"Ah, non essere presuntuoso, adesso." disse Avion con un sorriso, lasciando che il figlio gli si aggrappasse alla spalla prima di riabbassare le braccia. "Va bene che il tuo vecchio è stanco e brizzolato, ma ci so ancora fare!"

Il pulcino gli fece una linguaccia, e di rimando Avion tirò fuori la lingua biforcuta in una linguaccia.

"Cià. Mi fai andare a parlare con lo zio e tutti quanti, adesso? Vuoi venire con me?"

Azul annuì, sistemandosi con le ali contro il petto di Avion in modo che questi potesse tenerselo più agevolmente appresso. Il Messaggero fu tentato di dargli un altro bacino sulla testa, ma si trattenne e si avviò verso la sala del trono. Era già in un ritardo inenarrabile, probabilmente, quindi gli conveniva sbrigarsi.

Avion spinse con una spalla il portone rosso alla fine del corridoio, rivelando la sala del trono che le sue retine mortali non contemplavano da una vita. Quattro file di sottili ed eleganti colonne di legno dipinto sorreggevano il soffitto basso decorato da intarsi dorati e preziosi.

Essendo l'unica parte di palazzo a sporgenza sul mare, lo scrosciare delle onde si sentiva più intenso provenire dai paravento aperti, che davano alla balconata esterna. Sul lato sud della sala erano appesi due arazzi identici recanti scritte negli ideogrammi della casta alta, e tra essi vi si trovava un trespolo ligneo quasi somigliante a un torii; esso era il trono su cui da generazioni si posavano i regnanti di Miravento.

Al centro della sala vi era un grande tavolo in legno di canfora sul quale era appoggiata una cartina. Attorno ad essa, quattro delle più grandi figure di spicco dell'arcipelago discutevano animatamente tra loro.

Sicuramente il più vistoso del quartetto era Ultra Necrozma. Chinato in avanti per evitare di battere la testa contro il soffitto ascoltava in silenzio tutto ciò che gli altri avevano da dire, tenendo un artiglio al mento con aria generalmente mortificata.

Dirimpetto a lui, in silenzio, un Clawitzer teneva lo sguardo fisso sulla mappa. Sul suo capo e sul suo occhio destro era appuntata una benda in cuoio nero, e con la grande chela rovinata da graffi picchiettava ripetutamente sul tavolo.

Quello era Nautilus, altresì conosciuto semplicemente come Ammiraglio Flotta. Una volta era a capo delle spedizioni militari della Flotta Regia con il suo squadrone di Wishiwashi in forma banco, da qui il suo soprannome. Era un pezzo grosso con cui era meglio non scherzare.

Quel tizio era a dir poco leggendario, e anche dopo essere passato alla protezione della flotta commerciale non aveva perso la sua ferocia.

Una coalizione criminale di sette galeoni anni prima aveva attaccato la galea commerciale di cui lui era a capo, la quale aveva resistito per due giorni con una fuga disperata. Alla fine però i pirati avevano prevalso con una cannonata mirata al timone e qualche altra a spezzare gli alberi.

Ma, di altrettanto leggendario, c'era da dire che anche se avevano catturato quella nave non erano riusciti a posare neanche un dito sul suo prezioso carico.

Nautilus aveva aperto buchi nel ventre a ogni nemico a furia di Idrovampate, a costo solo del suo occhio destro. Un gran figo, c'era da dirlo.

Gli unici due intenti in una discussione, però, erano a capotavola in quel momento.

Ritroso e passivo come al solito, Synnef si stava sorbendo quella che pareva proprio essere una ramanzina da parte di una Latias, la quale parlava a voce decisamente alta.

Il principe di Miravento cercava ogni tanto di controbattere, ma l'altra aveva sempre una risposta pronta. Ella sbatté una mano sul tavolo, indicando Synnef con un artiglio.

"Sarai anche mio cognato, ma questa me l'hai proprio fatta grossa!" gridò, girando la mano col palmo verso l'alto, senza smettere però di puntarlo. Synnef si ritirò nelle spalle, abbassando le orecchie come un cane bastonato. "Quelli dell'ambasciata di Sieria sono soltanto dei palloni gonfiati, io con quelli la diplomazia non la uso neanche morta!"

"Cerca di comprendere..." tentò lui, venendo però azzittito dalla Drago/Psico, che sbatté entrambi i pugni sul tavolo.

"Non comprendo niente! Necrozma ha fatto benissimo ad accecare quell'infame di Estrelar, e tu lo sgridi a questo modo?! Ma guarda, io alla riunione con quelli di Sieria gli rido in faccia!"

"Uhh, Ayumu, amore, potresti evitare di macellare mio fratello?" tentò Avion, chiudendo il portone dietro di sé, e finalmente i presenti parvero accorgersi di lui. Lasciò la presa su Azul, che saltellando corse subito tra le braccia della Latias. "Anche se è un po' tonto, è dannatamente bravo a fare politica. Ci serve vivo."

Synnef inarcò le sopracciglia, palesemente sollevato dal suo arrivo.

"A-ah, fratello... sei arrivato, finalmente...!"

"Scusatemi per il ritardo. Mi sono un po' perso per strada!" disse il Latios, con un solito sorriso gioviale dei suoi. Si avvicinò agli altri, salutando cordialmente con un profondo inchino del capo prima di mettersi accanto a Nautilus e ad Ayumu.

La Latias lo stava fissando con occhio truce, e lui ricambiò lo sguardo con un'espressione un po' da golden retriever.

"Hey."

"Finalmente ti sei deciso a mostrare di nuovo la tua faccia da pesce." brontolò lei, appoggiando la fronte sotto al suo mento, mentre Azul si agitava tra le sue braccia. "Lo sai che ci manchi."

"Lo so. Mi dispiace." rispose il Messaggero mentre abbassava leggermente le orecchie. "Faccio del mio meglio. Vedrai che tra poco sarà finita e potrò tornare a casa."

"Siete così carini..."

La voce di Necrozma bastò per distogliere i due dal loro momento personale; il Nume della Luce e delle Stelle si era praticamente appoggiato con tutto il suo peso al tavolo, e sorreggeva il mento con un'ala.

"Starei qui a guardarvi tutto il giorno."

Avion fece un'espressione contenta che pareva sprizzare stelline, mentre Ayumu gli tirò un'occhiataccia.

"Solo perché ti ho difeso non vuol dire che tu possa prendertela comoda con me."

"Uh. Scusa, Ayumu." rispose Necrozma, tornandosene composto, un po' in imbarazzo. "Eh... prima che arrivasse Avion, stavamo dicendo...?"

"Stavamo parlando di come leccare i piedi all'ambasciata della Regione Bianca." sbottò Ayumu, più rivolta al marito che agli altri, giusto per spiegargli il punto della situazione. "Necrozma ha accecato Estrelar e si potrebbe scatenare un'altra guerra."

Avion sollevò le sopracciglia anche più di quanto pensava gli fosse possibile. Si morse l'interno delle guance, lanciando un'occhiata a Necrozma come a chiedergli senza parlare se fosse vero, e quello semplicemente abbassò mortificato lo sguardo.

"Allora... prima di tutto, qualsiasi sia stata la ragione..." iniziò il Latios, guardando il proprio fratello. "Necro ha fatto bene."

"Avion! In un certo senso, è comunque il tuo Imperatore!" sbottò Synnef, e l'altro sollevò semplicemente le braccia a mezz'altezza.

"Lo sai che Estrelar è un gran stronzo! Io lo servo e gli vado dietro solo perché i nonni mi hanno costretto ad abdicare, altrimenti sai che sarei qui a fare il consigliere come sarebbe dovuto essere!"

Si voltò verso Necrozma, che stavolta lo guardò negli occhi.

"Come mai lo hai accecato? Giusto per sapere."

Il Pokémon Prisma puntò il mento verso il basso, stringendo per quanto possibile i tre artigli che erano le sue dita a pugno.

"Ha minacciato di uccidere i miei discepoli se non mi fossi unito alla Regione Bianca per la guerra."

"Ecco. Ha fatto bene." disse Avion, sbattendo una mano sul tavolo e guardando in direzione di Synnef, che non poté fare altro se non stringersi nelle spalle. "E poi, se ha iniziato lui vedrai che una guerra non la comincia affatto."

"Inoltre, sa di essersi inimicato Necrozma."

La voce dal timbro delicato di Nautilus si intromise nella conversazione, e tutti smisero addirittura di respirare, ascoltandolo in silenzio religioso. Era raro che l'Ammiraglio proferisse parola durante le riunioni, e le sue opinioni erano trattate come preziosissime perle da maneggiare.

"Estrelar è un codardo, ma non è totalmente stupido. Sa che se cominciasse una guerra su questo fronte, noi avremmo teoricamente il potere di schierare Necrozma come difensore. Senza offesa alle Vostre morali, Sommo Splendente."

"No, no." disse Necrozma, sollevando la mano destra. "Nessun'offesa. In difesa dei miei protetti, mi schiererei anche cento volte."

"Estrelar è già spaventato dallo Splendente. In più, penso proprio che sappia che sostenere due guerre sarebbe un suicidio per il suo Paese. E se minacciasse davvero di iniziare una guerra con noi, per rimetterlo in riga basterebbe un embargo."

"In effetti, si farebbe mansueto come un gattino." commentò Ultra Necrozma, sospirando però in seguito. "Però... non avrei dovuto perdere il controllo a quel modo. Ho messo tutti in pericolo con la mia inettitudine... perdonatemi. Davvero. Se siamo nuovamente in bilico per questa guerra, è solo colpa mia."

Probabilmente rassicurato dalle parole di Nautilus, anche Synnef pareva essersi tranquillizzato. Lo dimostrò scuotendo leggermente il capo e prendendo un respiro profondo.

"No, anche mia. Da anni sto facendo innervosire i governanti della Regione Bianca con la mia indecisione. Estrelar ha forzato la mano, ma se-"

"Non pensarci nemmeno!"

Avion si ritrovò ad alzare di molto il volume della propria voce, slanciando istintivamente il collo verso suo fratello. Azul si strinse istintivamente al petto di Ayumu a quel suo gesto.

"Vuoi rifare davvero gli errori che ha commesso papà?! Azzardati a seguire le sue orme e giuro che ti picchio!"

"Non è per- non è per imitare nostro padre o altro, Avion." si difese l'altro, palesemente agitato dall'argomento. "E non ho intenzione di assecondare Estrelar. Ma forse entrare in guerra sarebbe meglio per tutti."

"E in che modo?" intervenne Ayumu; nonostante le parole secche e schiette, il suo tono era stranamente delicato per una energica come lei. Stava cercando di essere gentile con lui, e questo Avion lo apprezzò molto. "Non pensi tridimensionalmente, Synnef. Ti limiti a scegliere strade a casaccio quando si parla di conflitti."

Il principe abbassò lo sguardo sulla mappa posta sul tavolo, inarcando leggermente le sopracciglia. Avion inclinò il capo da un lato.

Il suo caro fratellino era sempre stato un tipo troppo ritroso e passivo per prendere decisioni concrete. Già la rivoluzione commerciale che aveva iniziato dieci anni prima gli era costata decine di notti insonni, figurarsi una decisione di quella portata.

"Qualche mese fa ho ricevuto una visita, ma non ho avvertito nessuno di voi di essa." confessò Synnef, tenendo comunque lo sguardo basso. "Um... anche il Sommo Eroan si è presentato. Per chiedermi di unirci alla Regione Nera."

"Perch- perché non ce lo hai detto?" esclamò Avion, spalancando le mascelle e mostrando involontariamente le zanne nel farlo. "Eroan? Qui?! Arceus, fratellino, ma dove la hai la testa?!"

"Lo so, lo so! Lo so. Avrei dovuto dirvelo, ma... non volevo essere influenzato dalle vostre opinioni per il mio verdetto finale." ammise lui. A quelle parole, subito l'animo ardente di Avion si spense come se qualcuno ci avesse gettato su una secchiata d'acqua.

Aveva preso una decisione, da solo. E bravo, il suo gemellino eterozigote.

Sin da quando era giovane, Avion si era sempre ripromesso di ascoltare tutto ciò che Synnef aveva da dire, e lo fece anche in quel momento; si ritirò leggermente e lo guardò, in attesa che lui proseguisse.

Il principe prese un respiro profondo, socchiudendo gli occhi.

"Oggi questa discussione mi ha dato prova che la mia decisione può essere intrapresa. Non siamo qui per vedere come evitare un conflitto con la Regione Bianca. Anzi, il contrario. Vi ho convocati qui per comunicarvi che ho intenzione di entrare in guerra." dichiarò, a sopracciglia aggrottate. "Miravento sarà... alleata con la Regione Nera."

Per un millisecondo, Avion fu tentato di uscirsene dalla sala sbattendo la porta dietro di sé, ma si trattenne.

"Questa è una decisione bella drastica." disse Necrozma, sforzandosi di sembrare sempre composto, ma non riuscì a nascondere il proprio turbamento.

"Synnef. Ne sei davvero sicuro?" intervenne Ayumu, sporgendosi in avanti e guardandolo in volto con una certa preoccupazione. "Pensi che sia la cosa migliore? Davvero?"

"Eroan è stato convincente abbastanza." rispose lui. "Gli ho detto che ci avrei pensato su, e così ho fatto. Ho già ordinato la rimessa in moto del cantiere navale di Zaeraki, quindi... la riconversione della Flotta Regia partirà a breve. Appena sarà terminata, darò la comunicazione ufficiale a Rhith."

"E con il popolo come farai?"

"Le votazioni cominceranno il mese prossimo. È tutto nelle loro mani, ora."

"Hai già pensato a tutto, eh?" sospirò Avion, schioccando la lingua e grattandosi nervosamente la palpebra inferiore di un occhio con un artiglio. Ridacchiò, in verità abbastanza nervoso, ma mascherandolo al meglio. "Synnef, Synnef... farai passare me e metà dei Messaggeri della Regione Bianca come traditori della patria, a questo punto."

"E assolverò metà dei mercenari della Regione Nera da ogni colpa. Lo so." mormorò il Latios. "Ma se ci uniamo alla Regione Nera, che è economicamente molto più ricca della Regione Bianca, eviteremo di perderci spiccioli inutili. E poi... sappiamo tutti chi ha davvero le redini di questa guerra in mano, fratello mio."

Per quanto gli doleva ammetterlo, Synnef aveva ragione. Avion lasciò cascare il capo, sospirando amareggiato.

Sì, aveva un sacco di ragione. La Regione Nera era diventata una potenza negli ultimi mesi di guerra. Il potere del Divino Khiraal poteva essere davvero una chiave indispensabile. Se c'era Khiraal, c'era vittoria assicurata.

Miravento stava solo cavalcando l'onda, e onestamente nel ragionamento di Synnef Avion non vide una pecca.

Ci aveva seriamente pensato bene e a lungo. Invece di essere arrabbiato per la decisione, Avion fu fiero di lui.

"Un momento. Stiamo tralasciando un particolare che può sia essere insignificante sia cambiare le carte in tavola." si intromise Nautilus, più serio e conciso che mai. "Il Prescelto della Luce. È stato ritrovato, no? E la profezia afferma che riporterà la pace. Se è dalla parte della Regione Bianca, questo non vuol dire che saremo sconfitti?"

"Onestamente non penso che la profezia sia da interpretare a questo modo." affermò Synnef, inclinando leggermente il capo in avanti. "Nella storia, raramente i Prescelti si sono messi a combattere seriamente, a eccezione di guerrieri come Aka-ari e Kaikan. Gli altri hanno risolto maggiori conflitti con la diplomazia."

"Shade mi sa molto più da diplomatico che da guerriero, in effetti." ammise Avion, incrociando le braccia al petto. "Insomma, non ha ancora risvegliato i suoi poteri, ed è più di un mese che ci lavora."

Si girò di lato, senza più aggiungere altro, per prendere dalle braccia di Ayumu suo figlio. Voleva tenerselo un po' con sé, dato che presto sarebbe dovuto tornare indietro alla Pattuglia. Si rese conto solo dopo che tutti lo stavano ancora osservando.

"Avion, forse non dovresti lasciare la Pattuglia subito." disse Synnef, finalmente rompendo il silenzio. "Potresti-"

"Non sarò una spia, e non ti dirò nulla sull'avanzamento dell'addestramento di Shade." lo interruppe il fratello, aggrottando le sopracciglia. "Lo sai bene, sono comunque i miei amici."

"Hai ragione. Perdonami."

"Sarò onesto, fratellino. Il fatto che hai deciso di schierarti contro la Regione Bianca non mi va per nulla a genio." sospirò il Messaggero. "È la tua decisione, e la rispetto. Ma sai quanto sia una posizione scomoda per me."

"Lo so. Mi dispiace, ma penso che sia la cosa migliore." ammise Synnef, osservando il fratello con sguardo implorante. Avion non ce la fece a rimanere arrabbiato con lui. "Vincere contro la Regione Bianca potrebbe aprire nuove rotte commerciali e Miravento si arricchirebbe ancora di più. La qualità di vita dei cittadini aumenterebbe a dismisura, anche nelle aree rurali."

In effetti era vero. Miravento era una nazione ricchissima, ma dato il rapidissimo sviluppo delle sue grandi città le zone più esterne e isolate erano rimaste indietro coi tempi. Con l'aumento della qualità di vita erano aumentati anche i prezzi delle merci e sia i commercianti che i popoli delle campagne non ce l'avevano fatta a reggere il dislivello.

Molti di loro, spinti dal bisogno di soldi per loro e per le loro famiglie, avevano fatto i bagagli e se ne erano andati a lavorare nelle due Regioni come mercenari, messaggeri e altri lavori militari pagati bene.

L'arrivo di più soldi alle casse statali poteva significare anche un piano di pensioni e assicurazioni molto più vasto ed efficiente, e sicuramente Synnef avrebbe investito per lo sviluppo delle zone rurali; dopotutto era a quello a cui stava mirando da anni.

Da quando i suoi piani commerciali avevano avuto un contraccolpo sulla minoranza più povera della popolazione, lui si era sempre sentito in colpa.

Schierarsi in guerra poteva davvero essere una buona decisione. Le spese sarebbero state molto più ingenti nel caso si fossero alleati con Estrelar piuttosto che con Rhith. Era davvero la scelta migliore.

"Non è definitivo, Avion." disse Synnef, distraendolo dai suoi pensieri. Doveva aver notato quanto accigliato il suo solitamente allegro fratello fosse diventato in pochi istanti. "Le cose possono ancora cambiare. Non è detto che lo faremo, per questo sto ancora aspettando di comunicarlo ufficialmente. E poi, il popolo può anche dire di no."

"Se non sappiamo ancora se andremo in guerra o no," iniziò Ayumu, "allora consiglio di attendere con la riconversione della Flotta. Aspettiamo un po', commerciamo ancora per qualche mesetto senza far insospettire troppo le due parti e poi vediamo. Magari ritirando qualche nave alla volta per le necessarie modifiche, che da quanto ne so non sono nemmeno tante."

Nautilus annuì, rinforzando le parole della Latias e guardando gli altri per approvazione.

"Bisogna giusto rifare le fiancate e montare i cannoni, dato che le balestre degli arpioni le abbiamo lasciate per la difesa."

"Be', non è che sia un lavoretto pomeridiano. Sono comunque cinquanta navi, no?" fece Lo Splendente, portandosi un artiglio poco sotto il mento e picchiettando contro di esso. "Avrete bisogno di molta manodopera. Uh, ci sono diversi monasteri affiliati al mio. Potrei chiedere di mandarvi degli aiutanti. Tra i monaci ci sanno fare."

"Sarebbe magnifico Necrozma, grazie."

Avion seguì con lo sguardo Synnef, Nautilus e Necrozma che parlavano tra di loro, facendo ampi gesti per farsi comprendere e discutendo fitto fitto su cosa andava fatto e in che ordine per prepararsi al meglio alla guerra. Il Messaggero pareva tranquillo, ma in verità tutti i suoi organi interni erano in profondo tumulto.

Che scelta aveva per evitare quella situazione così scomoda? Nulla, probabilmente. Davvero niente. Era o diventare un traditore della patria, restando con la Regione Bianca, o voltare le spalle a tutti i suoi amici.

Internamente si arrabbiò, molto. Lui era a servizio di Estrelar da ormai un intero decennio a causa della cocciutaggine dei suoi familiari. Anni prima, quando suo padre Kataì era morto, seguito subito dopo dalla loro povera madre Sitàri, i suoi nonni si erano radunati per dibattere delle sorti della sovranità di Miravento.

Essendo entrambi figli maschi, avvenimento più unico che raro tra gli Eoni, Synnef e Avion erano tutti e due pretendenti al trono. Essendo Synnef il primogenito fu scelto dalla loro famiglia per salire al trono, mentre Avion venne allontanato per evitare che cercasse di prendere il trono con la forza.

L'unico posto in cui poteva andare era dalla ex-alleata di Miravento, ovvero la Regione Bianca. Se la sua famiglia gli avesse permesso di restare come consigliere, probabilmente tutto quel casino non sarebbe successo.

Istintivamente aggrottò le sopracciglia, sentendosi con le spalle al muro e indeciso. L'unica che parve notarlo fu Ayumu.

Quando si sentì posare la mano di lei sulla propria spalla, Avion si distrasse finalmente dai suoi pensieri. Lanciò uno sguardo alla moglie, cercando di mostrarsi gioviale come al solito, ma gli fu presto chiaro che lei aveva pienamente compreso come si sentisse.

"Lo so, Avion. Anche io sono contraria." mormorò, passando la mano lungo il suo braccio per accarezzare la testolina di Azul. Quando Avion abbassò lo sguardo, notò con una certa tenerezza che il piccolino gli si era addormentato in braccio.

"Ma guardalo. Dorme come un angioletto, e pensare che di solito è così scatenato."

"Il popolo ti vuole bene." continuò Ayumu, ignorando il fatto che lui stesse sviando l'argomento. "Prenderanno sicuramente in considerazione la tua posizione. Vedrai che la situazione si risolverà anche per te, in un modo o nell'altro."

"Non lo so, amore." sospirò lui, stringendosi per quanto possibile nelle spalle. "Entrare in guerra, è- è più preoccupante per Miravento che per me. Io in qualche modo me la caverò, ma tutte le persone che aderiranno a questo? Io non- non voglio che Azul debba crescere così. In un mondo che si odia. Ha cinque anni, per la miseria."

"E ne ha trecento altri avanti a sé, tanti quanti ne hai tu." lo rassicurò lei. "Te lo ripeto; in un modo o nell'altro si risolverà. E certamente non con te che vieni visto come un traditore, testa di rapa."

"Spero davvero che tu abbia ragione." rispose il Messaggero.

"Avion, fratello."

Il Latios alzò il capo, guardando Synnef con un'espressione che apparentemente tradiva il suo scontento. Necrozma e Nautilus stavano ancora parlando, e il principe gli fece cenno di seguirlo verso le balconate esterne.

Avion si ritrovò ad annuire, riaffidando Azul ad Ayumu. Le diede un bacio sulla fronte prima di allontanarsi un poco, seguendo Synnef al di fuori del palazzo. Il principe si appollaiò sulla balconata lignea e il Messaggero seguì il suo esempio.

Sotto di loro, le onde sbattevano contro le spesse palafitte che reggevano il palazzo, dando una leggerissima e briosa sensazione di vertigini.

"Avion." lo chiamò l'altro, e il Latios gli dedicò la propria completa attenzione. Nel vedere Synnef con un'espressione così sconsolata come quella che aveva in quel momento, Avion si sentì in colpa di aver mostrato così a sproposito il suo essere contrario alla guerra.

"Lo so che ti sto mettendo in seria difficoltà, e di questo mi dispiace tantissimo. Quindi... se non vuoi che andiamo in guerra, non ci andiamo. Basta che me lo dici qui e ora."

Lui rimase a dir poco di stucco.

"Ah? Che è successo alla tua risolutezza di prima?"

"Non cambiare argomento! Dimmi semplicemente se a te sta bene questa cosa. Se sì, bene. Se no, non si fa." lo rimbeccò l'altro. Sembrava che i loro ruoli si fossero invertiti. "Sei principe tanto quanto lo sono io, fratello mio. La decisione spetta anche a te."

Avion rimase in silenzio per un po', sollevando le sopracciglia e annuendo a vuoto, cercando le parole da dire.

"Heh. Be', se è così allora infiliamoci pure in questa guerra."

"Cosa?" fece Synnef; pareva esserci rimasto sinceramente di stucco, e Avion non poté biasimarlo. "Ma tu... fratello, non volevi mica-"

"Ti aspettavi che non ti appoggiassi?" rispose lui prontamente, facendo un sorrisino scherzoso. "Caspita, fratellino. Prendi una decisione una volta ogni dieci anni e ti aspetti che io ti vada contro?"

"No, è proprio questo che non mi va giù." sbottò il principe, scuotendo rapidamente la testa in segno di contrarietà. "So che non ti piace questa decisione che ho preso, e allora-"

"E allora cosa? Vuoi che ti vada contro? Te l'ho detto; hai preso tu la decisione, e la rispetto totalmente. Non è che solo perché uno non è d'accordo con te, allora devi mandare tutti i tuoi piani all'aria. I capricci di papà ti hanno influenzato troppo."

Rimasero a fissarsi per diversi secondi con i loro occhi cremisi quasi dello stesso colore, con come unico sottofondo il rumore del mare e il vociare dei partecipanti alla riunione ancora in corso.

Avion riprese a parlare subito dopo aver preso un profondo respiro.

"Ti sentivi in colpa, ti vergognavi e ti sentivi una persona terribile anche solo se ti esprimevi su qualcosa, e per questo non lo hai mai fatto. Ma nostro padre non è più qui. Quindi per favore, Synnef, parlami. Dimmi che cosa ne pensi tu davvero."

Il principe rivolse lo sguardo verso il mare; poco più in là Zaeraki, e ancora più lontano l'intera sagoma di Miravento, brulicava della vita dei cittadini sotto la sua giurisdizione.

"Per me entrare in guerra ha senso."

"E allora lo si fa." concluse Avion, annuendo per mostrare la sua approvazione. "Il verdetto finale spetta al popolo, mica a me. Chi vorrà si unirà a te, e sono sicurissimo che non saranno in pochi."

Lo guardò, sfoggiando un sorrisone e dandogli una leggera gomitata, che però bastò per sbilanciarlo lateralmente.

"E poi, entrare in guerra è anche un pretesto per farti ripescare la Darb-ut Tabanah! Santo cielo, quella povera lattina è affondata dieci anni fa, hai intenzione di lasciarla sott'acqua per altrettanto tempo?"

"A quest'ora sarà tutta da rifare..." ridacchiò Synnef, inarcando le sopracciglia verso l'alto.

"Colpa tua, che non l'hai fatta riprendere subito." disse Avion, tornando a guardare il mare. "A proposito, dov'è che è? Di là?"

"Laggiù, a Sud. Le navi mercantili ci girano attorno, vedi?" rispose Synnef, indicando con un artiglio un punto abbastanza vicino all'isola, quasi a metà strada tra la costa e il palazzo. "Ogni tanto, quando la marea è davvero bassa, dall'acqua spunta il pennone."

Il Messaggero ridacchiò, dandogli un pugnetto amichevole su una spalla.

"Sei forte, Synnef." gli disse, cercando di tornare a sorridere come era suo solito. "Sono sicuro che riuscirai presto a raggiungere i tuoi obiettivi."

Quando vide il suo mite fratellino sorridergli di rimando, Avion si rese conto che cosa fosse per lui la cosa più importante.

Supportarlo era assolutamente la sua prima priorità; nonostante non fossero d'accordo su tutto, doveva ammettere che non era Synnef quello a essere nel torto.

Avion doveva farsene una ragione. La guerra era di fronte a una svolta, in quel momento più che mai, e anche Miravento ne faceva parte.

Le cose stavano cambiando, e in fretta.

Shade, quel povero ragazzo... avrebbe dovuto avere una gran dose di fortuna dalla propria, da quel momento in poi.

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