Capitolo 26 - A Ghost and His Mistress

"Come sarebbe a dire CHE BAT È STATA CATTURATA?!"

Il tonante tono di Rhith, risuonando anche oltre il portone della sala del trono, fece rabbrividire Azza dal midollo delle ossa fino alla punta del proprio bastone. L'Imperatore era decisamente furioso.

Nonostante lo Zoroark stesse ascoltando la riunione tra Eroan e Rhith da oltre il legno massiccio e non fosse perciò presente nella stanza, era come se dalla fessura tra le due ante colasse quell'atmosfera di rabbia funesta che proveniva dall'altra parte.

"SOLO UNA COSA DOVEVA FARE, QUELLA CRETINA! GIURO CHE APPENA DI RITORNO QUI LA FARÒ FARE A DADINI E CON QUELLI CI CONDIRÒ IL RISO!"

"Ho una sensazione di déjà-vu." commentò la voce morbida e calda di Zoàr, appostato dietro al portone assieme ad Azza per ascoltare.

"È un'espressione che usa molto, quella del fare a dadini." gli rispose lo Zoroark, prima di tornare ad appoggiare l'orecchio destro all'anta dell'ingresso, ascoltando attentamente. Il Blaziken lo imitò, battendo le ciglia.

"Penso che riuscirà a evadere facilmente, mio Imperatore." disse la voce di Eroan, che era fortunatamente riuscito a mantenere un tono tranquillo nonostante fosse palesemente provato quando era entrato nella sala qualche minuto prima. "In compenso, abbiamo appurato che la Megaevoluzione funziona bene."

"E allora sbrigati a farla funzionare anche con gli altri!" esclamò Rhith, esasperato. "Già quel cretino di Evindal è impazzito... hai capito perché, alla fine?"

"Penso sia stato un effetto collaterale della Megaevoluzione, signore. Ma si sta riprendendo." replicò Eroan, e a quelle parole Azza rabbrividì. La Megaevoluzione ora aveva anche effetti collaterali? Magnifico.

Per un po' non si sentì nessuna parola provenire dalla sala, e lo Zoroark si schiacciò un po' di più contro il portone per sentire se fosse il suo udito a stargli giocando un brutto scherzo.

"Con Thalerion come va?" investigò Rhith dopo una lunga pausa; Azza poté quindi tornare ad ascoltare.

"Thalerion è già esperto, Altezza. La sa usare molto bene, forse perché ha fatto in tempo a sperimentarla anche prima della Grande Scissione."

"E con Zoàr?"

"Non abbiamo ancora iniziato."

"Allora inizia!" ribatté il Grimmsnarl, seccato, dopo aver evidentemente tirato un colpo a qualcosa, che si sentì anche da lontano. "Ora, subito, sedutastante! Non voglio che tu perda un singolo secondo! Ogni minuto che passiamo qui a cincischiare, i nemici possono usarlo per vincere! E vedi di non farla finire come l'ultima volta, per piacere!"

Istintivamente Azza strinse il manico del proprio bastone, stringendosi nelle spalle. Certo che quando era arrabbiato Rhith era proprio intrattabile.

Era passata poco più di un'ora da quando Eroan era tornato dai Monti Toccacielo col morale sotto i piedi, e l'Imperatore con quella sua strigliata non faceva altro che peggiorare di molto il suo umore.

Il Gallade doveva essere stanchissimo e provato, eppure Rhith continuava a pretendere e pretendere da lui, come se giusto un giorno prima non fosse stato a scannarsi contro gli uomini dell'Esercito Bianco.

"Cosa state facendo?"

Sia Azza che Zoàr sobbalzarono con forza non appena una terza voce, più calma e tranquilla, si intromise nella conversazione. Stavolta, però, dalla loro parte di portone.

Lo Zoroark si voltò solo per vedere un lungo muso blu e dorato, caratterizzato da due grandi occhi a mandorla dalla pupilla a X.

"So-Sommo Xerneas-" balbettò il Mutevolpe, prendendo con la mano libera il polso di Zoàr, come se per reggersi il bastone non gli bastasse.

Il Pokémon Creazione socchiuse gli occhi, inclinando la testa di lato e proiettando sul terreno luci di diversi colori, riflette dai suoi imponenti palchi dorati.

"Non sapete che è maleducazione origliare?" disse ancora il cervo, con il suo solito tono tranquillo che non faceva trasparire molte emozioni. "Rhith non sarebbe molto contento, se vi scoprisse."

Ogni pelo sulla chiara criniera di Azza parve sbiancare anche più velocemente di quanto il tempo non stesse già procedendo naturalmente a fargli fare.

Non che il Nume fosse particolarmente minaccioso in sé o nei suoi modi, certo. Ma l'ultima cosa che Azza voleva era farsi strigliare da un Rhith così di malumore.

"Ce ne stavamo giusto andando-!"

Sollevò la mano che teneva il polso del Blaziken solo per afferrargli il becco e tenerglielo chiuso a forza, in modo da impedirgli di fare un'entrata delle sue, tipo un "Ma se siamo appena arrivati".

Fortunatamente, il Pokémon melanico subì l'atto di silenzio obbligato senza protestare.

Azza mise forza sul bastone per fare i primi passi avanti, sempre tenendo il Fuoco/Lotta per la faccia.

"Vieni, Zoàr, muovi quelle gambe e andiamo!"

"No, no! Restate qui, per favore."

Il tipo Buio si voltò di colpo verso il portone della sala del trono, tenuto aperto per entrambe le ante dalle due braccia di Eroan. Attaccato al suo mantello vi era, ovviamente, Khiraal.

Stranamente, quel piccino preferiva stare in compagnia di Eroan, di Azza e di Zoàr più che con il proprio padre adottivo. E come biasimarlo, quando quest'ultimo urlava come un pazzo scatenato?

Il Gallade inclinò la testa da un lato, guardando dall'alto in basso Zoroark e Blaziken.

"Azza, non sarebbe il caso di..."

Subito l'anziano allentò la presa sul becco di Zoàr, il quale poté finalmente ritirarsi su dritto, non essendo confinato a rispettare l'altezza del braccio del suo signore.

"Cielo, scusami, ragazzo!"

"...Nessun problema."

Eroan fece un sorrisetto, facendo qualche passo avanti e chiudendo il portone con cura dietro di sé, come se temesse che Rhith potesse aprirlo di colpo nuovamente per proseguire la sua strigliata. Khiraal sgambettò in avanti, prendendo la mano di Azza e stringendosi al suo fianco.

"Sommo Xerneas." disse il Sacerdote, ancora voltato verso il legno. "Volete per caso assistere all'allenamento per la Megaevoluzione?"

Il cervo sgranò leggermente le palpebre.

"Dovete cominciare quello con Zoàr, suppongo."

Appena Eroan annuì, il tipo Folletto scalpicciò leggermente con le sottili zampe anteriori, in fibrillazione.

"Oh, la Megaevoluzione mi è sempre interessata molto!" esclamò, finalmente togliendosi quel velo di compostezza che si era sempre tenuto addosso. "Ne sarei oltremodo deliziato!"

Il Gallade fece un cenno col capo, sorridendo, e finalmente tornò a voltarsi verso di loro. Spolverò la propria tunica, guardando Khiraal.

"Non ti piacerebbe toglierti quel cappuccio prima di andare ad allenarti assieme a Zoàr?"

Il cucciolo annuì, alzando lo sguardo verso Azza.

"Oggi vorrei apparire come un Riolu!" esclamò, facendo un saltello sul posto. "Posso, vero?"

Lo Zoroark sorrise teneramente e socchiuse gli occhi, annuendo. Subito il corpo di Khiraal mutò di forma, e il piccolo si tolse il cappuccio solo per mostrare un musetto blu e nero.

"Evvai!"

"Ti piace proprio quella forma, eh?" ridacchiò Eroan, e a quelle parole Khiraal annuì, sollevando le tozze zampette blu in aria.

"Sì, mi piace tanto!"

Detto quello subito partì di corsa, saltellando in aria al massimo della felicità, gioioso come un Blissey. Azza ed Eroan si scambiarono un'occhiata prima di andargli dietro ridacchiando, seguiti dagli altri due.

"E così, oggi è il grande giorno. Eh, Zoàr?" fece Eroan, voltando leggermente la testa verso le retrovie per guardare il suo nuovo studente. Azza lo imitò, muovendo le orecchie. "La prima volta in cui ci si Megaevolve è davvero indimenticabile!"

Il Blaziken si limitò a fare un cenno col capo.

"Ne sono sicuro."

"Sei spaventato?"

"Se devo essere onesto, un po'."

"Beh, ci credo." mormorò Eroan, incrociando le braccia al petto, sotto la lama che sbucava dalla tunica. "Con quello che è successo a Evindal qualche giorno fa, sono tutti un po' restii a partecipare agli allenamenti."

Azza si voltò verso di lui.

"A proposito di Evindal. Che gli è successo, di preciso?"

Eroan si strinse nelle spalle, seguendo con lo sguardo Khiraal che correva come un matto diversi metri avanti a loro.

"E chi lo sa?" sospirò. "So solo che quando l'effetto della Megaevoluzione è svanito, lui era solamente un guscio di sé stesso. Continuava a ripetere cose tipo "io non sono", "senza Khiraal non sono niente", e cose del genere. In un loop infinito. Non sembrava manco ragionare di testa sua."

Azza rabbrividì, e senza accorgersi iniziò a scandire di più i propri passi con colpi di bastone.

Bastava pochissimo per mandare tutto all'aria e ricevere danni psicologici e fisici irreparabili. Se non si seguivano bene le indicazioni di Eroan, si potevano verificare serie conseguenze a coloro che si facevano avanti per quel tipo di allenamento.

E, a proposito di quello, non ci volle molto prima che Khiraal tornasse indietro a gambe levate.

Urlando si gettò sul grembo di Eroan, stringendosi alla sua tunica e al mantello.

Quando Azza sollevò lo sguardo verso il lungo corridoio, vide ciò che aveva spaventato Khiraal, e che turbò anche lui.

Un Absol spelacchiato e sporco traballò in mezzo al passaggio, giungendo da un corridoio laterale. La pelliccia se la era evidentemente strappata da solo a morsi, e i suoi occhi vitrei e vuoti come rocce erano socchiusi e puntati al nulla.

Le sue zampe erano instabili, e non sembravano avere una cognizione spaziale di tutto ciò che le circondava.

"Evindal..." sussurrò semplicemente Eroan, prendendo delicatamente la zampetta di Khiraal e stringendogliela piano per rassicurarlo.

"Arceus." mormorò Zoàr, appena percettibilmente, quando Azza indietreggiò abbastanza da toccare con la schiena il petto piumato del Blaziken per cercare protezione da lui.

L'Absol aprì la bocca chiostra di denti ingialliti e rovinati dai furiosi morsi dati nei giorni precedenti, abbassandosi leggermente sulle zampe anteriori.

"So...mmo... Kh... Khiraal..." biascicò, con una voce che aveva più del selvaggio che del civilizzato. "Oh... oh, vi... sco...ngiuro... perm...ettetemi di... combattere... a...ncora... al vostro... fianco..."

"Evindal, vai a riposare." lo supplicò Eroan, avvicinandosi a lui e facendosi così mollare da Khiraal, non volente avvicinarsi a quel Pokémon che tanto lo richiedeva. "Ne hai bisogno. Basta pensare alla Megaevoluzione, adesso."

"N-NO...! Voi- voi non capite, Sommo... Eroan...!" annaspò il Catastrofe, scuotendo rapidamente la testa e facendo cadere diverse ciocche di pelo a terra. "Io... io n...on sono... nessu...no senza... Khiraal, io...!"

"Per favore." lo riprese ulteriormente il Gallade, e solo a quelle parole Evindal parve calmarsi.

"Se... mi riposo... poi... poi potrò Megaevolvermi ancora... co...n Khiraal...?"

Per rassicurarlo Eroan dovette sorridere e annuire, cercando comunque di schermargli alla vista il piccolo dio che era ancora rimasto con gli altri.

"Certamente. Ogni volta che vorrai."

"Oh... oh, capisco..." mormorò l'Absol, guardando verso il terreno con le sue iridi bianche e spente. "Che bello... me...nomale..."

Eroan si girò verso il gruppo, facendo cenno a Xerneas di avvicinarsi, cosa che prontamente il cervo leggendario fece.

"Perdonatemi, Sommo Xerneas, ma devo chiedervi di riaccompagnare Evindal in infermeria." richiese il Gallade, e alle sue parole il Leggendario inarcò le sopracciglia. "Riguardo ad assistere all'allenamento... sarà magari per la prossima volta."

"Sì, certo. Prima bisogna pensare al caro Evindal." disse il Creazione, un po' deluso, ma senza assolutamente rifiutare. Azza sapeva quanto Xerneas tenesse agli altri Pokémon, e per lui aiutare gli altri aveva la priorità. "Andiamo, vieni con me."

Il cervo si incamminò, a lunghi e aggraziati passi, e l'Absol rimase come un pesce lesso a fissarlo prima di seguirlo sulle sue zampe traballanti.

"Sì... ar...rivo..."

Eroan si portò le mani dietro la schiena, osservandoli allontanarsi come un supervisore di carico-scarico merci. Non appena se ne furono andati, finalmente tornò a voltarsi verso di loro. La sua espressione era abbastanza preoccupata, ma cercava di non darlo troppo a vedere.

Nonostante tutto, Azza se ne era accorto e condivideva la sua preoccupazione.

"Non succederà un'altra volta." disse Eroan, probabilmente più rivolto a sé stesso che agli altri tre. "Basta seguire le mie indicazioni."

Prese un respiro profondo, prima di tornare col suo solito sorriso sicuro di sé.

"Zoàr, hai con te la pietra che ti ho consegnato?" domandò.

Il Blaziken fece un cenno con la testa, mettendosi a frugare sotto alla cintura legata in vita. Sollevò il fodero del proprio khopesh e lo girò, facendo cadere da esso nel palmo della propria mano una piccola sfera rossastra. La sollevò, mostrandola a Eroan, il quale annuì.

"Bene. Direi che siamo pronti per iniziare."

"Un momento!" lo interruppe Azza, intromettendosi nella conversazione e sollevando la mano che non teneva il bastone. "Non gli insegni le basi, prima?"

"Temo non ce ne sia il tempo." replicò Eroan, con visibile rammarico. "L'Imperatore vuole tutto subito, e mi rincresce dirlo, ma ha ragione. Abbiamo bisogno di più combattenti allenati possibile. Non ci resta che andare avanti a testa bassa e sperare in bene."

Quelle parole, specialmente le ultime tre, non servirono affatto a rassicurare il Mutevolpe, anzi.

La sua anima da anziano si risvegliò, tramutandosi man mano in uno spirito simile del tutto a quello di un nonno che cerca di difendere il proprio nipote.

I rischi erano troppo alti, e Azza non voleva rischiare di perdere una delle tre persone rimaste nella sua vita.

"Eroan, non puoi procedere così a capofitto!" esclamò, sollevando il proprio bastone da terra e spostando gran parte del peso del corpo sulla gamba sana, in un tentativo di non avere fitte a quella difettosa. "E se dovesse succedere come è successo a Evindal?! E se-"

"Signore."

Azza si voltò quando si sentì gentilmente toccare una spalla, trovandosi faccia a faccia con Zoàr.

Il Blaziken tenne la mano destra a contatto col braccio dello Zoroark, ma sollevò di poco la schiena.

"Se seguo le indicazioni di Eroan, andrà tutto bene. Non preoccupatevi."

"Ma... m-ma..." biascicò Azza, scuotendo la testa, mentre i suoi artigli sfioravano il vuoto e il legno del bastone. "Come fai a esserne tanto sicuro?"

Il Pokémon Vampe scrollò le spalle, in un gesto tanto semplice quanto infantile.

"Non sono sicuro di vincere nemmeno quando vado a combattere qualcuno, eppure vado comunque." rispose. "Non ci saranno problemi, Signore. Statene certo."

Lo Zoroark però non ne era affatto convinto. Rimase a fissarlo negli occhi, temendo che potesse essere l'ultima volta; poteva essere l'ultimo sguardo che dava a quelle pupille vispe e attente, prima che si spegnessero di ogni vita come quelle dell'Absol di poco prima.

I lineamenti del viso di Zoàr si fecero d'un tratto meno rigidi. Il tiepido sorriso che ne conseguì fu graduale, come un fiore che si apre alla mattina sotto alla fresca rugiada. Azza poté vederlo crescere dalla punta del suo becco affilato ed estendersi anche fino agli occhi sottili del Blaziken, dipingendo un'insolita espressione serena sul suo volto nero carbone.

Zoàr aveva sorriso, e quel semplice gesto bastò per riscaldare da dentro il cuore di Azza. Era un sorriso gentile, non beffardo o falso, ma come quello di un ragazzino innocente.

Lo Zoroark fece per dirgli qualcosa, ma anche prima che potesse farlo il Fuoco/Lotta si era già voltato verso Eroan, cancellando dal proprio volto quella prova della sua dolcezza.

"Posso sostenere la prima prova." disse, tornando composto come al solito, ma senza togliere la propria mano dalla spalla dell'anziano.

"Io non reggo queste cose." disse piano Azza, appoggiando una mano sopra l'altra al di sopra del bastone. "Voi fate quel che volete, ma io non voglio assistere."

Il Gallade lo guardò, annuendo con una certa comprensione.

"Va bene. Se vuoi, però, verrò a chiamarti quando sarà tutto finito."

Azza si limitò ad annuire con una certa distrazione, incamminandosi per un corridoio laterale diretto alle sue stanze, senza aggiungere altro.

Stranamente si ritrovava davvero di malumore, forse per ciò che aveva appena visto con Eroan ed Evindal. Come poteva l'imperatore Rhith essere così tanto cocciuto? Tutto stava andando male perché lui voleva a tutti i costi fare le cose velocemente, e quelli erano i risultati.

Un soldato impazzito... roba da non credere.

Eroan era con le spalle al muro e non poteva farci molto, ma certamente Rhith poteva dimostrare un po' di considerazione verso i suoi sudditi, altrimenti sarebbe stato tutto semplicemente autodistruttivo e vano.

Addirittura arrabbiarsi con Bat perché era stata catturata dal nemico era eccessivo. Era lui che aveva la tendenza a sopravvalutare i suoi soldati, mandandoli con poco o niente ausilio a confrontarsi con nemici più potenti e numerosi di loro.

Rhith non era certamente un buon sovrano, ma almeno non era terribile come Estrelar.

In effetti, però... chi sarebbe salito al trono, se Rhith fosse morto? L'Imperatrice Kikimora sua moglie, probabilmente. Era una persona molto brillante, ma conoscendola con le sue manie da Hatterene avrebbe probabilmente proibito a chiunque di provare emozioni di alcun tipo.

La linea reale dell'Imperatore Buio si chiamava così proprio perché, appunto, la discendenza era di soli Pokémon di tipo Buio sin da quando si aveva memoria. Il perché di questo era radicato nelle profondità della storia della Regione, e Azza sicuramente non ne conosceva le motivazioni.

Ragionare sulla linea dinastica lo distrasse un po' da tutto ciò a cui stava pensando prima, fortunatamente.

Dopo Kikimora chi c'era in linea di successione? Khiraal, molto probabilmente. Pensare che un giorno quella pallina di amore e affetto avrebbe governato su tutta la Regione Nera gli faceva accapponare la pelle. Il tempo poteva passare davvero velocemente.

Khiraal sarebbe stato un ottimo sovrano, di questo però era assolutamente sicuro. Con Eroan come tutore, sicuramente. La Regione sarebbe diventata una teocrazia, se così si poteva definire una società governata direttamente dal suo dio.

Bah, Azza era un ambasciatore e un consigliere, non un politico. Più o meno. Tutta quella roba gli faceva venire il mal di testa.

Aprì la porta della propria stanza. Fortunatamente i suoi alloggi erano direttamente a palazzo, e non dovette farsi mezza Itanard a piedi per raggiungerli, come invece faceva gran parte degli altri occupanti del palazzo.

Sospirò, guardando l'interno della familiare e relativamente piccola stanza, che da ben quattordici anni era il suo rifugio.

Sempre meglio di niente.

Chiuse la porta alle sue spalle, zoppicando verso una seggiola posta poco sotto la finestra che dava sulle montagne, lasciandosi praticamente cadere su di essa.

Azza si diede un paio di pacche alla gamba destra.

"Inizi a diventare più capricciosa, eh?"

Rimase lì seduto, appoggiando il proprio bastone al bracciolo della sedia e restandosene un po' come un allocco a guardarsi attorno, cercando qualcosa da fare.

Alla sua destra c'era una piccola libreria, perciò decise di ammazzare il tempo con un bel libro. Ne aveva un po' che Eroan gli aveva regalato, ma anche altri che molti anni prima si era portato da casa.

Passò un artiglio sulle rilegature dei volumi, incontrandone presto uno molto familiare.

Sorpreso nel vedere che lo aveva ancora, lo estrasse delicatamente dalle fila di libri e se lo portò alle ginocchia.

Era un romanzo molto conosciuto e apprezzato, specialmente quando lui era giovane. Si intitolava Una Rosa sul Davanzale, e come il titolo poteva suggerire era ovviamente una storia d'amore. Un amore proibito tra un ammiratore segreto e una ragazza promessa a un altro uomo.

Ad Azza quella vista suscitò un'improvvisa malinconia e un nodo in gola, ma riuscì a sorridere più che mettersi a piangere come era suo solito fare. Quel libro era il preferito di sua moglie.

Quante volte lo rileggeva e rileggeva. Probabilmente lo aveva letto un centinaio di volte tutto da capo, eppure le piaceva sempre come fosse la prima volta. Come i suoi occhi color nocciola si illuminassero alle sue parti preferite Azza non l'avrebbe mai scordato.

Lo Zoroark fece per aprire la prima pagina e iniziare a leggere, ma la sua attenzione fu colta da un foglio di carta in più che sporgeva tra la copertina e il frontespizio.

Sollevò la copertina, trovando nel libro una busta gialla contornata ai lati corti da due bande a scacchi.

Un telegramma?

Il Mutevolpe inclinò leggermente la testa da un lato, prendendo la busta e rigirandola tra le mani, prima di decidersi a provare ad aprirla. Quando fece per tagliarla con un artiglio, si rese conto che quella era già stata aperta in passato, e che probabilmente l'aveva già letta.

Meglio così.

Svolse la busta, estraendone il foglio dall'interno. Era scritta a mano di tutta fretta, e stranamente non era stata stampata.

Telegramma.
Rimesso al fattorino ad ore 15:42.
Nulla è dovuto al fattorino del recapito. Il latore rimette una ricevuta a stampa quando è incaricato di una riscossione.

Bah, quei paroloni e paroloni non gli dicevano niente di nuovo.

A Vostra Eccellenza Ryoura Azza.
A Vostra Eccellenza Remiel Eroan.

Appresa con dolore la triste notizia, comunichiamo a Voi quanto accaduto. Il giorno 11 Dicembre 1000 d.G.S.-

Azza ripiegò istantaneamente quel foglio, stringendolo con forza tra le dita e senza strapparlo in due per poco.

Lo ricacciò nella busta con violenza, come se volesse allontanarsi da quella lettera il più velocemente possibile, piegando gli artigli in un raptus di furia e terrore mentre andava sottraendosi al telegramma.

Quel telegramma era vecchio di quattordici anni, ed era quello che aveva comunicato a lui e ad Eroan della totale distruzione delle loro case e delle loro famiglie. Quel maledetto foglio di carta, che da solo aveva portato orrore e scompiglio nella vita di Azza.

Pensava che Eroan lo avesse buttato via, o pensava che lui stesso lo avesse fatto. Eppure era lì, stropicciato ma incolume, esistente.

Ancora Azza ricordava vivamente quando lo aveva visto per la prima volta.

In quella esatta stanza, in quell'esatto punto.

"AZZA! MAESTRO AZZA!"

Lo Zoroark sussultò, sentendo chiamare con forza il proprio nome e qualcuno sbattere violentemente il pugno contro il legno della porta.

Senza che lui avesse neanche il tempo di mormorare un "avanti", ecco che un Gallade sui venticinque anni capitombolava nella stanza dopo aver spalancato la porta, tenendo tra le dita una busta gialla aperta e un foglio dello stesso colore.

Gli occhi rossastri del Pokémon Lama erano sgranati, come se avesse visto un fantasma. Sembrava sull'orlo di un esaurimento nervoso.

Subito lo Zoroark si alzò dal posto, correndo verso il giovane per sorreggerlo.

"Eroan! Ragazzo, cosa c'è?! Che hai?!"

Lo Psico/Lotta quasi gli sbatté in faccia la busta, stringendogli la spalla con tanta forza da fargli anche abbastanza male.

"È TUTTO ANDATO!" gridò, con un tono di voce tanto alto e spezzato che non sembrava nemmeno il suo. Afferrò la pelliccia del collo di Azza, stringendo con tutta la forza che aveva in corpo. "SONO TUTTI MORTI! SONO TUTTI MORTI!"

"AZZA! AZZA, SEI QUI?!"

Delle grida e un forte bussare alla porta, del tutto simili a quelle dei suoi ricordi, lo fecero sussultare, e istintivamente richiuse il libro sulla lettera quasi lanciandolo di lato.

Eroan entrò senza permesso, come allora. Solo che stavolta il suo volto non esprimeva dolore e paura, ma una gioia incontenibile.

"ECCOTI! AMICO MIO, È INCREDIBILE!" esclamò, percorrendo la stanza a lunghi passi e prendendo le mani dello Zoroark tra le sue, chinandosi in avanti. "DEVI VENIRE A VEDERE!"

"Co-cosa devo vedere, esattamente?" balbettò Azza, cercando di riprendersi dai vari shock che aveva subito giusto pochi istanti prima.

Eroan lo prese per la schiena, costringendolo con le buone ad alzarsi dalla sedia, passandogli il bastone tra le mani e prendendogli le spalle.

"Ma Mega Blaziken, mi pare ovvio!" esclamò, prendendogli la mano e trascinandoselo dietro. Azza dovette saltellare su un piede solo, cercando di riprendere l'equilibrio col proprio bastone.

"Stai facendo passi troppo lunghi, non ti sto dietro!"

Il Gallade gli lasciò la mano per iniziare a gesticolare, totalmente preso da ciò che aveva in testa. Si voltò verso Azza, e quei suoi occhioni da bambino curioso servirono per rallegrare lo Zoroark almeno un po'.

"Di spalle Zoàr è un armadio a quattro ante, Azza!" quasi urlò, tutto contento, aprendo le braccia al massimo della loro estensione, mentre quasi correva per il corridoio. "È una delle... Megaevoluzioni più belle che abbia mai visto!"

"Contando Zoàr e la tua, ne hai viste quattro in totale." gli ricordò Azza, sorridendo tiepidamente e cercando di scacciare i ricordi. "E lo hai detto di ognuna."

"Sì, ma questa è diversa!"

"Dici sempre anche questo!"

Il tipo Buio seguì Eroan per qualche minuto, ascoltandolo tessere le lodi del suo nuovo apprendista mentre gesticolava ampiamente.

Scesero due rampe di scale, il Gallade praticamente a salti di gioia mentre il più anziano ci mise decisamente di più. Arrivarono a un ultimo corridoio, stavolta posto al piano terra.

Era una delle braccia del palazzo, che spesso molti dei soldati presenti lì usavano per allenarsi e come luogo di ritrovo. Eppure quel giorno non c'era nessuno a parte loro, dato che probabilmente Eroan aveva cacciato via tutti quanti.

Il Gallade spalancò il portone della sala addestramento, entrando rapidamente nell'area e sollevando una mano come saluto ai due occupanti del posto.

"Eccoci! Come va, Khiraal? Ti fa male la testa?"

"No! Zoy è molto tranquillo!"

Azza si affacciò a sua volta nel campo quando Eroan entrò, tenendosi aperta l'anta destra e guardandosi attorno.

Khiraal se ne stava in centro al cerchio di sabbia, illuminato dal soffitto aperto, e teneva la zampetta blu sollevata, stretta attorno alla mano di Zoàr.

Eroan aveva ragione a essere estasiato, e Azza aveva ragione a essere preoccupato.

Quell'ammasso di piume nere dalla forma riconducibile a quella di un Blaziken era semplicemente minaccioso e terrificante.

Le penne irte in cima alla testa coronavano il suo capo, e le lunghe piume spettinate sul petto scendevano sui suoi fianchi e sulle sue spalle.

Da ogni polso due lingue di fiamme sfrigolavano per circa un metro verso l'alto, roventi come il fuoco di un rogo incontrollato. Eppure, nonostante questo, Khiraal gli teneva la mano come se nulla fosse.

"Eh? Che ne pensi, Azza?" fece Eroan, incrociando le braccia al petto e mettendosi al fianco di Zoàr, che non si disturbò nemmeno a seguirlo con lo sguardo.

Lo Zoroark si avvicinò, dovendo alzare di molto il collo per guardare il volto del Pokémon Vampe. Si fermò dritto davanti a lui, col cuore in gola, e cercò il contatto visivo.

"Zoàr? Allora, ehm... come ti pare?"

Non ottenne risposta.

Il Fuoco/Lotta teneva il suo sguardo puntato altrove, ben oltre il vecchio che lo stava osservando e che gli stava parlando. Agiva in maniera totalmente opposta al solito, quando normalmente appena si sentiva chiamare rivolgeva la sua completa attenzione ad Azza.

Lo Zoroark si schiarì la gola, dandogli un colpetto a una caviglia con il bastone.

"Ehm..."

Finalmente, il Blaziken melanico abbassò lo sguardo, e le sue pupille sottili come quelle di un felino si poggiarono su quelle simili di Azza. L'anziano rabbrividì e il suo cuore parve smettere totalmente di battere quando li osservò.

Erano occhi concentrati, ma vuoti. Identici a quelli dell'Absol di poco prima. Svuotati di ogni forma di coscienza, o capacità di comprendere cosa ci fosse attorno a loro.

Il Blaziken batté le ciglia quando Azza sgranò le palpebre, aprendo le labbra tremanti.

"...Zoàr, mi riesci a sentire?"

- - -

Bat accavallò le gambe, seduta su una panca di legno mentre teneva le mani appesantite da delle catene appoggiate alle ginocchia.

La luce del sole proveniente dalle sottili finestre filtrava striata dalle sbarre della cella, illuminando il pulviscolo fluttuante che riempiva l'aria della prigione.

Tirò un leggero strattone alle catene, ma ancora una volta gli anelli piantati a fondo nel muro non le permisero di muoversi. Sbuffò, palesemente seccata da tutta quella situazione. Almeno avevano avuto la decenza di bendare le sue ferite, e ora era un ammasso di bende e catene semovente.

Appena si era svegliata, un'oretta prima, si era ritrovata in quella cella a dir poco spiacevole. Non era buia e non puzzava di muffa, certo, ma era comunque una cella e la cosa le faceva un po' girare le scatole.

E così, si era fatta catturare.

Non le arrivò nessun esaurimento nervoso, anzi, era abbastanza tranquilla. Sapeva che un modo per andarsene da lì lo avrebbe trovato.

Guardò avanti a sé il muro opposto al suo, vedendo che altre catene erano appoggiate a una panca simile alla sua. Ciò voleva dire che aveva o avrebbe presto avuto un compagno di cella, che però non era lì al momento. Probabilmente era a un interrogatorio, o simili.

Era sicura però che non ci sarebbe voluto molto per scoprire chi fosse il suo nuovo coinquilino.

Intanto che attendeva, però, continuò a guardarsi attorno alla ricerca di qualcosa che avrebbe potuto aiutarla a evadere. C'era un lucernario nel corridoio, ma era chiuso da spesse sbarre che non le avrebbero permesso di sgusciare fuori.

Un'ombra passò in quel momento sopra al lucernario, interrompendo la luce filtrante nella cella di Bat durante il suo transito. Ah, quindi il lucernario dava su un camminamento percorso dalle guardie?

Interessante, e anche abbastanza intelligente.

Uscire da lì sarebbe stato fuori questione, se non voleva direttamente finire tra le grinfie delle guardie.

Avrebbe dovuto probabilmente passare per la porta d'ingresso. I maggiori ostacoli erano tre. Il primo: liberarsi delle catene che la ammanettavano. Il secondo: le sbarre che chiudevano la cella. Il terzo: sbarazzarsi di qualunque guardia ci fosse attorno a lei e uscire indisturbata.

Sarebbe stato complicato, ma doveva farcela in qualche modo.

Sollevò le orecchie ripiegate, voltandosi verso il corridoio non appena sentì dei passi in avvicinamento. A giudicare dal suono, erano due guardie che camminavano fianco a fianco.

Un Watchog e un Conkeldurr comparvero dalla parte di corridoio non visibile a Bat, e per suo diletto si fermarono davanti alla sua cella.

Il Conkeldurr era provvisto di un solo pilastro di cemento, e usava la mano libera per tenere per il retro del collo un giovane prigioniero.

La Lycanroc lo osservò, assottigliando lo sguardo. Era un giovane Drakloak cromatico di nemmeno vent'anni, dal volto scavato e smunto, con gli zigomi visibilissimi.

Diamine. Se era lui il suo compagno di cella, Bat non se ne sarebbe potuta servire. Sembrava molto deboluccio, anche se...

Il Watchog prese un mazzo di chiavi, aprendo la porta della cella e facendola scorrere di lato su dei cardini per permettere al Conkeldurr e al piccoletto di entrare. E così le porte erano scorrevoli, eh?

"Vedo che ti sei svegliata." disse con tono duro e abbastanza nasale il roditore, incrociando le braccia al petto. "Spero che ti troverai bene a marcire qui assieme al tuo compatriota."

E indicò con un cenno della testa il Drakloak, che finalmente alzò lo sguardo.

"Per... per l'ultima volta, io non faccio parte dell'Esercito Nero...!" lo supplicò il Drago/Spettro, con voce implorante. "Avete la persona sbagliata, io sono nato nelle campagne di Sieria, lo giuro...!"

"NON CI BEVIAMO LE TUE BUGIE!" sbraitò il Watchog, spalancando la bocca e mettendo in mostra gli incisivi affilati. "SAPPIAMO CHI SEI, I LETTORI DELLA VERITÀ NON SBAGLIANO MAI!"

"Hanno sbagliato, invece!" pigolò il Pokémon Sostegno, cercando di farsi avanti, ma restando bloccato dalla mano del Conkeldurr. "Niro è stato rilasciato, devo raggiungerlo! Non posso lasciarlo da solo!"

"TACI, MANNAGGIA!!" urlò il Watchog con gli occhi fuori dalle orbite, facendo indietreggiare il più remissivo dei contendenti. "FAI MEGLIO A CONFESSARE, SE NON VUOI CHE TI FACCIAMO PARLARE FICCANDOTI DEI PEZZI DI VETRO IN GOLA!!"

"Ma... capo, noi queste cose non le facciamo." disse il Conkeldurr, sollevando a peso morto il Drakloak per la parte solida del suo corpo e serrando le catene attorno al suo collo, per impedirgli di scappare. "È semplicemente crudele."

Il tipo Normale si portò una mano alla fronte.

"Si chiama INTIMORIRE I NEMICI, TESTA DI RAPA!" sbottò, avviandosi a passo pesante verso l'uscita, subito imitato dal suo seguace. "SEI PROPRIO STUPIDO, SEI!"

Quando furono entrambi fuori dalla cella il Watchog sbatté violentemente la porta di essa, girando le chiavi e riappendendole alla propria cintura.

"E POI È UN TIPO SPETTRO, MICA GLI FA MALE E MICA MUORE!!"

"Sì, ma è comunque maleducazione."

"STA' ZITTO!!"

Battibeccando e litigando come due marmocchi, i due si allontanarono dalla cella lasciando a Bat e al suo nuovo inquilino tempo da passare per socializzare.

La Lycanroc batté le palpebre, osservando il più giovane guardare fuori dalle sbarre con l'aria più desolata del mondo. Poverino. Le faceva pena.

"Certo che i soldati dell'Esercito Bianco sono proprio dei bambinoni." commentò lei, facendosi indietro con la schiena e appoggiandosi con le spalle al freddo muro. Il Drakloak cromatico si voltò verso di lei, con gli occhi sgranati.

Bat gli sorrise.

"Io sono Bat. Avrai forse sentito parlare di me. Qual è il tuo nome?" domandò.

L'altro non le rispose subito, e lei lo guardò mentre quello agitava la punta della coda di qua e di là in un gesto di evidente nervosismo.

Il Drakloak abbassò leggermente il capo.

"...Roni."

"Non è un nome molto intimidatorio." commentò lei con un sorrisino, cercando di dimostrarsi il più gentile e disponibile possibile. "Sei anche tu della Regione Nera, da quanto ho capito."

"No, non è così!" sbottò lui, spalancando di quel poco che poteva la bocca. "Io sono nato nella Regione Bianca! È tutto uno stupido malinteso, non dovrei neanche trovarmi qui!"

Bat finse un'espressione perplessa e sbigottita, anche se tutto quel che lui diceva lei riuscisse a leggerglielo negli occhi. Sapeva già molti dettagli di lui, e dalla sua psiche non pareva poi essere un alleato tanto inutile... magari ci si poteva fare qualcosa.

"Se quel che mi dici è vero allora è una cosa terribile, Roni." gli disse, in tono compassionevole. "Perché non passi attraverso i muri per andartene, allora?"

"Non... non posso, non ancora." ribatté lui, iniziando a giocherellare nervosamente con la catena che aveva attorno al collo. "Riuscirei appena evoluto. Se fossi un Dragapult sarebbe tutto molto più semplice."

"Eppure mi sembri molto vicino all'evoluzione. Quanti anni hai, venti?"

"Diciotto."

"Oh, ma sei ancora molto giovane." esclamò Bat, sollevando le sopracciglia come un cane bastonato. Era sicura di starsi guadagnando almeno la sua simpatia, compatendolo a quel modo. "Che brutto, trovarsi in prigione già da ragazzi. Ma a guardarti, direi che sei vicino all'evolverti."

"Lo spero." mormorò Roni, abbassando la testa. "Voglio solo andarmene da qui."

"Ci credo." sospirò la Lycanroc, appoggiando il tallone della gamba destra sull'altro ginocchio, guardando fuori dalle sbarre come stava facendo lui.

Avere un Dragapult come alleato sarebbe stato decisamente prezioso. Che lei sapesse, quelli della sua specie sapevano diventare invisibili e passare attraverso le cose da completamente evoluti. Forse quello scarno ragazzetto non era poi tanto inutile come sembrava.

"Senti, se ti aiutassi a evolvere in Dragapult?" propose improvvisamente Bat, facendo sollevare lo sguardo al Drakloak. "Tanto non ho molto da fare. E sicuramente non ho voglia di vedere un ragazzino marcirmi davanti."

Roni assunse un'espressione giudiziosa e sospettosa.

"Perché dovrei fidarmi di te?" sbottò. "Sei dell'Esercito Nero, da quanto ho capito. E se sei qui vuol dire che sei anche pericolosa. Mi tradiresti in un batter d'occhio."

"Perché, quelli dell'Esercito Bianco non l'hanno fatto, invece?" controbatté lei, con un'espressione comprensiva ma di rimprovero, e subito i dubbi del Drago/Spettro parvero sfracellarsi come vasi di vetro caduti al pavimento.

"Sono loro ad aver tradito te, no? Immagino che sarai arrabbiato e confuso. Sei un giovane sveglio, ma loro non ti meritano, Roni." cercò di consolarlo Bat, tendendo leggermente una mano in avanti e sfiorando per quanto poteva una guancia del ragazzo. "Non importa se vuoi fidarti di me o no. Non ti chiedo nulla in cambio. Semplicemente, ti aiuto ad andartene da questa gattabuia del diavolo. Nessun patto. Niente di niente. Solo questo."

Quando il Pokémon Sostegno tornò a guardarla, Bat non riuscì a trattenere un sorriso nel leggere nei suoi occhi ciò che era sicura di vedere in essi.

Nel vicinissimo futuro, appena evoluto, Roni sarebbe evaso e le avrebbe ricambiato il favore facendola uscire da lì.

Nulla di più semplice che approfittarsi di un cuore d'oro.

"Se mi aiuti, quindi..." mormorò il Drakloak, continuando a mantenere il contatto visivo. "Non ti dovrò ripagare con niente? E non mi tradirai parlandone alle guardie?"

"Oh, Roni." rispose Bat, inclinando la testa in avanti e schioccando la lingua sul palato, diventando tiepida e accogliente come un nido o una madre amorevole.

"Non mi permetterei mai..."

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