Capitolo 23 - The Home of Poor, Lonely Souls
Estrelar sbuffò dalle narici, abbastanza affaticato e stanco, mentre le sue zampe indolenzite facevano presa a malapena e lo spingevano doloranti su di una ripida scalinata di pietra.
Sulla cima della montagna stava iniziando a fare freddo, e una tenue foschia avvolgeva le scale scolpite direttamente nella roccia sulle quali stava camminando. Diverse volte, distratto dai suoi pensieri, aveva rischiato di cascare a capofitto giù per un precipizio.
Il Monte che Sfiora le Stelle era incredibilmente impervio, anche per lui che era ben abituato alle scalinate del Palazzo Reale. Da quanto tempo stavano camminando? Decise di voltarsi verso destra per saperlo.
Il sole sedeva sulla coltre di nuvole sotto di loro, tingendole di arancione mentre le sfiorava col suo tocco. Era relativamente basso sull'orizzonte, segno che era già quasi il tramonto.
Il Pyroar sospirò, alzando lo sguardo verso le vetta appena visibile. Era in viaggio da due giorni pieni; e pensare che la traversata in barca per arrivare all'isola la considerava la parte peggiore del viaggio.
Quella parte dell'Arcipelago Miravento, distaccata dall'altro principale gruppo di isole, ospitava il tempio dedicato a un certo qualcuno. Un certo qualcuno di molto importante, anche più di Estrelar stesso, che viveva assieme ai suoi discepoli sulla cima di quella montagna da strapazzo.
L'Imperatore Bianco si voltò verso il basso, controllando che coloro che avevano il compito di seguirlo fossero, effettivamente, ancora lì.
Sospirò sollevato nel vedere che una forte luce arancione rivelava la posizione del corteo che si era portato appresso. Bene. Le offerte votive parevano essergli ancora dietro.
Magari facendo un po' il lecchino e offrendogli tutta quella luce avrebbe potuto convincere il Nume a unirsi alla guerra dalla parte della Regione Bianca.
Che sapesse anche Rhith ci aveva provato, ma senza successo. Ecco perché Estrelar aveva pensato bene di portarsi dietro qualche torcia da offrire al Leggendario.
Ora che ci penso dire "qualche" sarebbe un po' un eufemismo. In verità gli uomini che lo seguivano erano trecentocinquanta, ciascuno portando nella mano o tra le fauci una fiaccola di fuoco bruciante. Ecco perché gran parte di loro era di tipo Fuoco, Acqua e Roccia.
Estrelar tornò a camminare, sperando che quel viaggio desse i suoi frutti. Stavano scalando la montagna da ormai diverse ore, ed era chiaro che il morale fosse rimasto al suolo sul livello del mare.
Erano tutti stanchi, Imperatore compreso. Il minimo che Lo Splendente poteva fare era, in caso avesse rifiutato l'offerta del Pyroar, almeno offrire a tutti loro uno spuntino prima di ripartire. Anche se nutrire trecentocinquanta Pokémon era complicato.
"Mio Imperatore!"
Il Pokémon Reale si voltò verso gli scalini dietro di sé sentendosi chiamare, fermandosi e approfittando della situazione per riprendere fiato. Dalla foschia ecco emergere la massiccia figura di un Nidoking, che senza troppa fatica saliva gli scalini a due a due.
Quel tizio era un Capitano che aveva insistito per venire assieme ad Estrelar in cima alla montagna, e in effetti era lui che aveva fatto arrivare tutti e trecentocinquanta fin lì. Nel senso che ne aveva presi a manciate tra i più stanchi e li aveva portati fin lassù sulle spalle.
Le sue braccia erano di un viola-nerigno più scuro del solito e aveva una sorta di banda nera sulla pelle attorno agli occhi e sul naso, che era decorato da un anello dorato passante per entrambe le narici. L'Imperatore Bianco pensava che, assieme con l'aspetto insolito delle strisce sulla sua faccia, quel piercing gli donasse un aspetto un po' tamarro.
A sua volta il Nidoking stava portando una grande fiaccola, che teneva con una mano sola.
Estrelar socchiuse gli occhi. Avrebbe tanto voluto farsi portare in braccio da uno che era ancora così energico, ma evitò di chiedere per non mettersi in ridicolo.
"Capitano Shiva. Dimmi." si limitò a replicare, nascondendo perfettamente il respiro affannoso e voltandosi verso il Pokémon Veleno/Terra non appena questi lo raggiunse.
O meglio, non appena questi si fermò diversi scalini più in basso, dato che comunque grazie alla sua altezza riusciva tranquillamente a guardare l'Imperatore dall'alto.
"Alcuni uomini si sono fermati più in basso, Sire. Non ce la fanno più."
Il Pyroar socchiuse gli occhi, sospirando e suo malgrado capendo cosa doveva fare.
"E va bene. Proseguiremo noi due, gli altri possono anche starsene qui a riposare. Basta che mi raggiungano dopo. Portami una fiaccola, fammi il favore."
"Sissignore."
Con un rapido inchino il Nidoking si congedò temporaneamente, tornando a saltare giù per le scale come se lateralmente a loro non ci fosse un terribile precipizio e urlando i nuovi comandi a coloro che erano rimasti in basso.
Estrelar prese un respiro profondo, voltandosi e continuando la marcia verso la cima. Mancava poco, doveva farsi forza.
Ripassò mentalmente il discorso che avrebbe fatto al suo arrivo, ripetendosi anche che avrebbe dovuto ricordarsi di inchinarsi al cospetto del possente Nume che andava a visitare.
Non sarebbe certo stata una passeggiata, ma avrebbe ottenuto a ogni costo quello che voleva. A ogni costo.
Fu solo quando Estrelar giunse a una curva che portava a una scalinata in legno decorato, più ampia e delimitata da dei corrimano, che venne raggiunto da Shiva, il quale teneva nella mano libera una seconda torcia.
L'Imperatore però non la prese tra i denti, troppo preso a contemplare gli ultimi scalini che lo separavano dal suo obiettivo, ancora coperto da una nuvola di passaggio.
Iniziò a camminare anche per quella scalinata molto più comoda, procedendo a balzi intanto che la nebbia si dissolveva, molto lentamente, grazie alle raffiche che soffiavano a quell'altitudine. Shiva lo seguì, tenendo bene il passo.
Il Pyroar scrollò il capo per rendere la propria criniera presentabile, salendo con un po' di timore quelle scale, per poi acquistare un'andatura più sicura per dimostrarsi sempre regale e forte agli occhi del militare che lo seguiva.
Giunto in cima alle scale, ecco delinearsi attraverso la foschia colpita dalla luce del sole al tramonto la sagoma di un arco in legno dipinto d'oro. Un torii, per la precisione, da cui partiva una cinta muraria a protezione del tempio. I due pilastri lignei reggevano un architrave da cui pendeva ondeggiando una lastra rotonda di un materiale lucente.
Un gong.
Estrelar si guardò davanti alle zampe e appoggiato per terra, in orizzontale rispetto alla sua posizione, ecco il battente a capo morbido che doveva servire a suonarlo.
Lanciò un'occhiata a Shiva, che si limitò a mettere entrambe le torce in una mano sola mentre si chinava per raccogliere il battente.
"Magari è il loro campanello."
Senza nemmeno aspettare un ordine, eccolo sbattere con forza la bacchetta sopra alla lastra in rame. Un potente suono metallico e limpido risuonò tutto attorno, espandendosi a rapide ondate attraverso l'aria fredda della montagna.
Quando il suono si dissolse i due rimasero semplicemente in ascolto, a orecchie tese, in attesa di qualcosa, qualsiasi cosa, per dei secondi che parvero interminabili.
Dalla distanza, nel giro di qualche istante, ecco provenire una risposta.
Ovattato e lontano, ecco un altro gong rispondere con due colpi alla loro richiesta di entrare in quel perimetro sacro. Estrelar subito si fece avanti, impaziente, finalmente riuscendo a mettere le zampe su un selciato in ghiaia pianeggiante.
Accelerò il passo, trottando verso l'obiettivo che si stagliava davanti a lui.
Eccolo.
Il Monastero della Misericordia.
Nonostante fosse più piccolo del suo palazzo, Estrelar non poté fare altro se non restare a fauci semiaperte nell'ammirare la sua meravigliosa fattura.
Aprendosi a ventaglio in tutta la sua magnificenza, il tempio spuntava dalla foschia come se vi si fosse apposta circondato per celarsi a occhi indiscreti, delineandosi man mano che ci si avvicinava. Il tutto, da lontano, appariva alto circa dieci metri e largo una trentina.
Il corpo principale si apriva con un arco seguito da un colonnato fittamente decorato, con ogni pilastro a base quadrata a sostenere con grazia e leggerezza il peso del soffitto. Si apriva in due ali che circondavano un perimetro posteriore, probabilmente un cortile, ed era strutturato su più piani, a vista circa tre.
Ogni angolo era delicatamente decorato da minuscoli bassorilievi, spesso a tuttotondo, che facevano sembrare le chiare pareti una massa brulicante di figure in movimento.
Ma Estrelar non aveva tempo per osservare. Si diresse verso l'arco che segnava l'ingresso, salendo i tre larghi gradini che portavano al piano sopraelevato su cui poggiava il tempio con una leggera corsa.
Con la coda dell'occhio intravide un gruppo di monaci, vestiti di drappi gialli e bianchi, stringersi in un angolino al suo passaggio.
Non si erano nemmeno inchinati.
Estrelar dovette passare sopra a quello sgarbo nei suoi confronti, avanzando a lunghe falcate attraverso la foresta di colonne che lo aveva accolto nel Monastero. Shiva lo raggiunse, tenendosi stretto nelle spalle mentre osservava i soffitti riccamente decorati, sicuramente più perso di quanto non fosse l'Imperatore.
Le colonne si aprirono in un largo chiostro, alla vista del quale Estrelar dovette socchiudere leggermente gli occhi. Dal centro di esso proveniva una luce bianca, ma troppo debole per accecare o dare fastidio. Era limpida, pulita, e offriva una sensazione di calore che pareva diffondersi per tutto l'edificio monastico.
Dal centro del cortile porticato ecco provenire delle voci. O meglio, risate. Alcune riconducibili a bambini e ragazzini, mentre quella che le sovrastava tutte era una voce maschile tiepida e gentile.
Le lunghe ombre che i corpi di Estrelar, di Shiva e delle colonne proiettavano sui muri si spostarono, allungandosi e danzando sulle pareti, che non essendo lisce distorcevano e piegavano i loro contorni.
La fonte di luce si stava muovendo, oltre le colonne. Ed era lì che l'Imperatore doveva andare.
Prese un profondo respiro, avanzando verso uno spazio tra le colonne e discendendo con passo tranquillo verso il centro del chiostro. Era lì che il Nume della Luce e delle Stelle era, in tutto il suo letterale splendore.
La grande figura spiccava nel chiostro, superando in altezza i primi piani del tempio, muovendosi rapidamente e risultando così sfuggente alla vista. Ma era inconfondibile. Una figura così sicuramente non passava certo inosservata.
Diffondendo luce tutto attorno, Ultra Necrozma era impegnato a giocare allegramente con un gruppo di bambini che gli scorrazzavano vicino.
Un piccolo Lillipup si lanciò letteralmente contro il piede solido del Leggendario, dandoci una zampata prima di lanciarsi indietro e percorrere metà del chiostro come una saetta.
"Ce l'hai!"
"Oh, piccola peste, mi hai fregato di nuovo!" esclamò di rimando il Pokémon Prisma, voltandosi per seguire con lo sguardo il cagnolino ormai fuggito via, riuscendo magistralmente a ignorare la presenza dell'Imperatore tanto preso era dal suo gioco.
Estrelar tirò un colpo di tosse, ma quello non pareva volerlo stare a sentire.
"Ce l'ho io, adesso! Venite qui, adorabili palline di pelo!"
Con un rapido movimento delle ali superiori che aveva come braccia il Nume della Luce e delle Stelle sollevò da terra un Makuhita che gli si era avvicinato troppo, il quale sentendosi sollevare a sette metri da terra non si mise a urlare di terrore, anzi, si mise a ridere come un matto.
A quella vista gli altri cuccioli, sei per la precisione, si sparpagliarono ridendo e urlando come delle oche. Alcuni andarono addirittura a nascondersi dietro alle zampe di Estrelar, aggrappandosi a lui mentre ancora sghignazzavano divertiti.
Il Pyroar cercò di scacciarli con dei bruschi movimenti delle zampe, sibilando degli "sciò" furiosi, e allora i piccoli andarono a convergere verso Shiva. Il Nidoking sollevò le due torce che stava portando con una mano, abbassandosi per accarezzare i cuccioli sulle testoline.
Estrelar alzò ancora lo sguardo su Necrozma, che non pareva ancora aver finito di fare il giocherellone.
"Oh, bambini, come farei a vivere senza di voi che mi fate sorridere?" stava dicendo, sollevando vicino al muso a stella il Makuhita, il quale ridendo lo abbracciò con tutta la forza che aveva nel corpicino.
Il volto rigido di Necrozma parve sciogliersi in un fiume di miele dopo quel gesto. Il Leggendario fece un sorriso, lasciando che il piccoletto si stringesse a lui prima di abbassarsi e rimetterlo a terra.
"Adesso ce l'hai tu, però!" esclamò, sollevando una gamba, se così la si poteva definire, per far sì che il piccolino non lo prendesse nuovamente. "Ah ah! Che spasso che siete, piccini!"
In un istante, evidentemente non comprendendo che cercare di attaccarla a Necrozma sarebbe stata impresa vana, il Makuhita iniziò a saltellare, cercando di afferrargli un artiglio della zampa.
"Eh no, stavolta non funziona, non mi faccio prendere!"
Estrelar era onestamente stanco di tutto quel teatrino. Si schiarì la gola, tirando un forte e fintissimo colpo di tosse. A sentirlo, ecco che finalmente Necrozma si accorse di lui, senza però l'effetto sperato.
Con un'esclamazione sorpresa tirò su la testa di colpo, battendo una forte capocciata sul limitare del soffitto del porticato circondante il chiostro, facendo violentemente tremare tutta la struttura.
Inspirando aria tra i denti per la testata, il Nume spiegò le braccia e si aggrappò alle colonne, reggendole mentre alcune briciole cadevano a terra, in attesa che il tremore si placasse.
Rimase a mascelle serrate a fissare il tutto prima di lasciare lentamente (molto lentamente) andare la presa che doveva servire a reggere l'intero tempio. Si voltò verso i nuovi arrivati con gli occhi a prisma spalancati, con aria colpevole.
"...Non è successo niente!"
"Per l'amor del- Necrozma, avete battuto la testa al soffitto? Ancora?"
Estrelar non riuscì a fare a meno di sbuffare quando dal porticato sbucarono altri due Pokémon, fortunatamente non cuccioli.
Uno era un Armaldo relativamente giovane, che teneva attorno alle spalle e al busto un abito da monaco in stile tibetano di colore bianco. Accanto al suo piede un Purrloin di circa sedici anni aveva alzato la testa e fissava con gli occhioni, uno verde e uno giallo, la figura di Necrozma.
Il Nume, nel vederli, fece un'espressione a metà tra il colpevole e il sofferente.
"Eh, sì. Scusatemi se vi ho fatti spaventare, Ellykos."
L'Armaldo scosse il capo, passando lo sguardo sul chiostro per individuare qualsiasi cosa avesse potuto causare quel fracasso.
"Ma perché tutto questo baccano, si può sape-" si interruppe non appena vide Estrelar, e finalmente il Pyroar fu certo di avere tutti gli occhi dei presenti puntati addosso.
Estrelar fece un profondo inchino, abbassandosi su una zampa anteriore mentre piegava l'altra al petto.
"Sommo Nume della Luce e delle Stelle, io mi prostro al cospetto dello Splendente. Bestia di Stelle che brilla accecante e che fa inchinare ogni animo, Sacra Luce che Brucia i Cieli, Creatore di Luce, Venerabile Pa-"
"Su, fratello mio. Bando ai convenevoli."
Il Pokémon Reale alzò il capo, sentendosi interrompere a quel modo, ma come gli fu ordinato smise di parlare e si mise dritto, schiarendosi la gola per l'ennesima volta. Da aggrappati alle sue zampe i piccoli Pokémon subito scattarono verso Necrozma non appena questi si sedette in mezzo al chiostro.
Egli allargò le braccia, lasciando che il gruppetto gli si arrampicasse addosso.
"Non sono adorabili?" domandò, senza però ricevere risposta da Estrelar, il quale si sedette nella maniera più composta possibile.
"Oggi mi reco al cospetto dello Splendente per... una questione molto importante." cominciò, parlando con solennità, mentre di fronte a lui il potente Leggendario perdeva tempo a cercare di fare stare zitti e buoni i piccolini.
"Oh, certo, capisco." disse infine, non appena fu riuscito a tenerli a bada più o meno tutti. "Ma prima, potrei sapere il tuo nome? Da come ti presenti, sembri un tipo importante."
Estrelar si irrigidì, fissando dritto negli occhi Ultra Necrozma, che ricambiò lo sguardo con le sue pupille composite. Davvero? Non sapeva chi fosse? Be', questo era abbastanza imbarazzante per lui.
"Io sono Estrelar VII di Sieria, trentaduesimo Imperatore della Regione Bianca."
"Oh, ma certo! Il figlio dell'Imperatrice Bhairava I, nato il ventuno marzo alle cinque e dodici di pomeriggio sotto Betelgeuse, come dimenticare?" esclamò Necrozma, annuendo e sorridendo calorosamente. "Certo, ero molto amico di tua madre. Devi perdonarmi, non sono molto bravo a connettere le informazioni alle facce quando le vedo, ma mi ricordo di te. Prego, dimmi tutto."
Il Pyroar aggrottò le sopracciglia. Non gli piaceva come quello se la prendesse tanto comoda davanti a lui. Ma d'altra parte stava parlando con uno degli esseri più potenti dell'universo, quindi doveva starsene calmo e posato. Gli avrebbe pure parlato in terza persona, come si doveva.
"Sono qui per chiedere aiuto allo Splendente. Per la guerra correntemente in corso ci serve aiuto per vincere, e se lui si unisse alle fila dell'Esercito Bianco sicuramente tutto finirebbe per il meglio."
L'espressione di Necrozma si fece quasi indecifrabile, ma essa non perse la sua cortesia nella palese tensione che la pervadeva.
"Voialtri, quindi... siete ancora coinvolti nell'impeto della guerra. Mi viene da piangere a sentirtelo dire." mormorò, voltandosi di lato per accarezzare delicatamente la testa di un piccolo che si stava addormentando accanto a lui.
Fece un cenno al monaco Armaldo rimasto in disparte, che silenziosamente raccolse il cucciolo tra le braccia per permettergli di dormire comodo.
Estrelar lanciò un'occhiata Shiva, il quale comprese subito quel che doveva fare. Facendo diversi passi avanti il Nidoking sollevò una delle due torce, tendendola verso Necrozma.
L'essere etereo la osservò, poi tese una mano in avanti.
"Oh, ti ringrazio."
Con due dita parve afferrare la fiamma che brillava sulla torcia, tirando delicatamente e sfilando come la buccia arricciolata di una mela i filamenti di luce che la avvolgevano.
Ben presto la fiamma emise solo calore, dato che la sua luce era stata prelevata. Nella mano di Necrozma quel filamento si compresse in una piccola sfera, che tranquillamente il Nume si portò alla bocca.
Estrelar rimase a osservarlo mentre mangiava la luce delle fiamme, facendo cenno poi a Shiva di spostarsi e tornare dietro di lui. L'Imperatore, però, doveva ancora giocare tutte le sue carte migliori.
"Non c'è nulla che Lo Splendente possa fare per aiutarci nella nostra causa?"
Necrozma sorrise tranquillo, mentre i suoi occhi romboidali assumevano una forma che tradiva quanto fosse divertito.
"E mi offri la luce di una torcia in cambio?" domandò, fermandosi qualche istante per ridacchiare sommessamente. "Mi davi l'aria di essere qualcuno di più perspicace. Devo dire, però, che seppur piccola questa luce ha un buon sapore."
"Solo la luce migliore per Lo Splendente." replicò Estrelar, a dir la verità sapendo ben poco di quel che stava dicendo, e discretamente offeso dal commento del Nume.
Necrozma sospirò divertito.
"Mi lusinghi. Comunque sia, se proprio vuoi che io mi unisca alla vostra causa, temo dovreste darmi qualcosa di più di una torcia in cambio. Un possibile esempio sarebbe il vostro Sole."
Estrelar sbiancò improvvisamente, e si sentì esattamente come se la sua criniera si fosse rinsecchita improvvisamente e fosse caduta, lasciandolo pelato. Iniziò a sudare freddo. Il Sole? In che senso quello voleva il Sole?
Nel vederlo così, Necrozma non fece a meno di scoppiare a ridere con la sua voce cristallina e limpida, socchiudendo gli occhi e tirando la testa leggermente indietro.
"Sto scherzando! Non volevo spaventarti!" si scusò, fermando la sua risata, che però rimase presente in un sorriso. "Comunque no, mi rincresce, ma non ho alcuna intenzione di unirmi alla vostra guerra."
Estrelar aggrottò le sopracciglia. Non doveva demordere. Spesso insistere era la soluzione migliore.
"Ma... Lo Splendente forse-"
"Ho detto di no, mi spiace. E la mia risposta resterà sempre invariata." ribatté piccato Necrozma, difendendo fermamente la propria opinione, ma con una cortesia di cui solo lui pareva essere capace.
"Voi mortali siete molto teneri. Mi fate una gran pena quando vi uccidete a vicenda a quel modo, e mi fate venire voglia di piangere e gridarvi di smetterla con queste pazzie. Ma non voglio avere le vite del mio sistema solare prediletto sulla coscienza. Già fatico molto solo per aiutare coloro che a causa della guerra hanno perso ogni cosa, arrivare a uccidere per me sarebbe inconcepibile."
Estrelar abbassò leggermente lo sguardo, riflettendo attentamente sulle proprie opzioni. A ogni costo doveva avere Necrozma al suo fianco. La guerra doveva essere vinta.
"...Tutte queste povere e misere anime saranno un gran peso da portare sulle spalle." mormorò, osservando i piccoli che se ne stavano accucciati ai suoi piedi, per poi osservare il monaco Armaldo e il Purrloin. Il felino gli tirò un'occhiataccia di fuoco, e per la sorpresa il Pokémon Reale distolse lo sguardo.
"Nessuna delle anime dei miei discepoli è povera, o misera. Sono le anime più forti e possenti che abbia mai avuto l'onore di incontrare." puntualizzò Necrozma, tornando a guardarlo dritto negli occhi con i suoi.
"Spiriti così forti sarebbero di molto aiuto per il mio esercito." insistette Estrelar, rimettendosi in piedi e facendo qualche passo avanti. "Se Lo Splendente non vuole unirsi alla guerra, potrebbero farlo i suoi discepoli. Ovviamente chi ha l'età e le capacità per farlo."
Per un istante Estrelar poté giurare di aver visto la luce emanata da Necrozma farsi più intensa e il suo corpo farsi rigido come una statua di pietra. Ma questa sensazione svanì quando il Nume tornò a parlare.
"Già un mio discepolo ha scelto di unirsi alle tue fila, e io sono molto preoccupato per la sua incolumità. Non lascerò che i miei protetti ci vadano di mezzo."
L'Imperatore sollevò le sopracciglia, per poi arricciare impercettibilmente il naso per lo sdegno.
"Il vostro discepolo ha capito cosa era giusto fare. Perché voi no?"
"Mio Imperatore, non è il caso di-"
"Zitto, Shiva." ringhiò il Pyroar, deciso a intascarsi un successo come al solito. Tornò a guardare il Nume della Luce e delle Stelle, il quale lo osservava dall'alto in basso con sguardo giudizioso.
Comprendendo che la situazione stava lentamente degenerando, Ellykos chiamò a raccolta tutti i cuccioli, i quali andarono a stringersi a lui, allontanandosi dal loro protettore Necrozma.
Anche Shiva, da come vide Estrelar, si allontanò lentamente dalla scena. Codardo.
"Athos è forse uno dei più giusti e generosi discepoli che abbia mai avuto il piacere di ospitare qui." disse Necrozma, guardando l'Imperatore che si stava dimostrando davvero senza paura o buonsenso. "E ha deciso di unirsi al tuo esercito, nonostante io ne fossi molto contrariato, per aiutare coloro che come lui hanno perso ogni cosa per colpa di questa stupida guerra che va avanti da quasi quindici anni."
"Il vostro discepolo sarà morto e sepolto entro domani, se non vinciamo la guerra al più presto." ringhiò Estrelar, iniziando a scaldarsi, mentre dalla sua criniera iniziavano a sprizzare lingue di fiamme. "E tutto a causa della vostra cocciutaggine!"
"Non è morto, e non permetterti di sottovalutarlo."
"Sto perdendo la mia pazienza, Splendente." ribatté il Pyroar, sfoderando la sua carta migliore. "Io sono l'Imperatore della Regione Bianca, amministro il Concilio dei Numi e dei Sovrani e ho il potere di ordinarvi di partecipare alla guerra."
"Siamo a Miravento, qui." gli fece notare Necrozma, aprendo leggermente le ali come a indicare tutto attorno. "Questo arcipelago è neutrale e non è sotto la tua giurisdizione. Ma anche se fosse l'amabile principe Synnef a comandarmelo, io direi di no."
Il Pokémon Reale gli scoccò un'occhiataccia truce. Essere rifiutato così, che sfacciato doveva essere quel Nume. Le sue zampe anteriori tremavano per la frustrazione. Non aveva mai accettato un rifiuto, e non era quello il momento di farlo.
Tutti i Miraventiani erano così codardi?
Necrozma, però, non aveva finito di parlare.
"Perché mi vuoi tra le tue fila? Per uccidere? Per incutere terrore nei cuori dei tuoi nemici? Non lo farò, Estrelar, ed è inutile che insisti. Torna solo quando sarà il tuo cuore a essere in pace, invece che il campo di battaglia."
"Se non vi unite a me, state pur certo che vi costringerò con la forza!" ruggì furioso Estrelar, mentre la sua coda si sollevava in atteggiamento di minaccia. "Se quando tornerete dal divorare la luce di una stella troverete i vostri discepoli morti sgozzati, date la colpa a voi stesso!"
D'improvviso, ogni cosa cambiò.
"COme TI PERMETTI, moRTALE?!" tuonò Necrozma, alzandosi improvvisamente in piedi e spiegando le possenti ali in quello spazio a dir poco ristretto, facendo deglutire Estrelar, ma senza smuoverlo di un passo. "VIENI QUI e PENSI BENE DI miNACCIARE I miei PROTETTI?! Ĩ̷̢̞͓M̴̮̿̀͜͝P̴̮̬̖̽Ư̶͓̰͝D̷͈̙̪̿͋E̵̞̣̗͌̌͝N̵̮̱̟̉͠T̵̡͌͝Ȇ̷̢̙͔!"
Fu allora che il Pyroar si rese conto in che situazione si fosse cacciato. Indietreggiò, guardando con gli occhi spalancati Necrozma farsi più luminoso, diventando di un accecante bianco gelido. Ellykos strinse a sé i piccoli, bisbigliando loro qualcosa, e subito i sette schiacciarono la faccia contro i drappi che l'Armaldo aveva attorno alla vita, coprendosi gli occhi.
Il Purrloin si schermò il volto con un braccio, e vedendolo Shiva seguì il suo esempio. Dalla torcia rimasta che il Nidoking teneva in mano, fasci di luce si diressero verso Necrozma, come se li stesse assorbendo lui.
La luce del tramonto, che filtrava dallo spazio aperto del chiostro, improvvisamente si spense e fece piombare il mondo esterno nell'oscurità della notte. Ora l'unica fonte di luce era il furioso Splendente.
"PERVICACIA I̷̫̅͘M̴̞̿̀̊͂̉͝P̷̟̝̝̦̎͜Ú̷̢̉́D̴͈̠̘̘͖̹̀̔͊̏͗E̸̠͔̮̤̹̩̾̾N̷̢͇̏̆͝Ţ̵̟̆͐̿̐͠I̴̻͘Á̴̰͇͋Q̸̦͙̽̏́̇͝Ù̶̦̤̪E̶̙͙̖̣̫̹̓͝ TUAE ME Ȇ̵̟̤̩̼̱͇̈́͠X̴͕͖̓̒̍̎͒̒Ȗ̴̪̙͆L̵̢̫̏̂͗C̸͍͔̺̓͌E̶̳̝̒Ŕ̷̰̄Ą̸͙̘̀͛̓͊̄͝N̵̖̝̺̈̐T̶͓̺̙̲̖̐́̅͝." gridò Necrozma passando, forse per furia o per intimorirlo, a una lingua che Estrelar non riuscì a comprendere. Il Pyroar indietreggiò, guardandolo diventare bianco come le stelle più luminose con gli occhi spalancati. "EST TEMPUS UT H̵̺̎͆͠U̶̡̳̥̔̈́N̴̺̻̻̍C̵͔̊ͅ ̸̱̳͕́̈F̷̛̞̋̐Ȕ̷̙̟̼͌̍Ŕ̵̛͙̰ͅO̴̧̿͋̒R̶͙̆E̵̤͆͐M̸͙͉̓͐ ̷̛̺̈́͘S̸̯̋I̶͙̞̫͐́̈S̷͔̃̂̊Ṱ̵͇͊̔̈ͅA̸̞̬̕M̶̦͛͂̀U̵͚̮͆S̶̞̦̅́͝,̷̲̞̫̾́̐ ̷̰̼̻͗E̷̛̮͘S̴̯̘̊T̵̪́R̷͔͊Ë̴͈͕̲́͐͝L̷̻̋̚A̷̳̩͘R̵͇̞͒̋͠."
Da pacata, la voce dello Splendente era passata a qualcosa di oltre i livelli del demoniaco. E non capire cosa stesse dicendo spaventava Estrelar a morte.
"L̵͇̤̽̏ͅU̵̯̺̻̅X̷̨̳̿̉͜ ̷̧͓́̇͜Q̴̖͔́̈́́͜U̸̫͎͈͠Â̵̢̓̈́E̷͔̘̍̐ ̶̨̐̆̐C̶̛̛͕̫̺̎A̶̯̮̕͠Ḗ̷̺͗L̶͙̟̒͑͝Ọ̸͑͛S̷͎̆ ̸̦͓̠͗̊̇Ả̸̫̟̱R̸̲̃̾̓D̵͈̈́͝E̴̞̐T̵̝͒ͅ ̶̨́͒̚S̶̻̊̑̆͜U̷̲̹̎̀̏M̴̙̜͑̌̅,̶̠̑ ̶̻͓͆͌͘ET TIBI IUBEO ̸̘̍T̸̢̰͌É̶̳̚ ̴͙̏Ă̶̭̰̈́̔B̷̤́̊I̷̠͇̼͊͌̕R̴̢͚̠̕E̷͓̩̕.̵̟̏̕"
"Splendente, n-non-" balbettò il Pyroar, scuotendo il capo. "I-io non capisc-"
"AUT ABEI AUT ̵͓͚̚M̵̛̞̺O̶͎̻̣̾̍R̶̨̼̯̊T̴̬̔E̸̞͎̓̐M̸̠̎ ̴̘̬̙͋͗̎Ś̵̨̪͕U̴͕̳̾B̷͇̘̃̉ ̷̹̏̅͌͜P̷̯̤͂̽Ę̴̲̈́͝Ḑ̴̲̭͊̐Ę̸̩̐S̸̙͈̗̓̄͑ ̷̮̩͐̔͛M̴̤̃̋E̸̬̽O̸̤̒̆S̸͎̗̊͑ ̸͉̉Ȁ̵̢̆͜D̷̛͍̳̓͒I̷̢̽P̸͍̪͊I̵̮͓̍̌S̷̭̳͎̊́̍C̴͙͗̏̚Ė̶̛̪̬̋R̵̯̈͂͜Ì̸̗̺̑̐S̶͉̒͌̉.̴͕̝͚̑"
"Co-"
"EI F̴̦̌̈́̄O̸̥̤̅̓̌R̷̥̙̬̊̓͆Á̵̧̜̦Ṣ̷̘̍̌̈́ͅ ̴̭͓̥̇H̸̤͎̓Ỏ̵̧͈̅C̶̗̲̅ ̸͔̎̐L̶͔̳̒̑̀O̴͕̤̬͌͗C̸̘̯̤͆Ȯ̵̫͉."
Estrelar indietreggiò di un passo appena, portandosi la coda a ciuffo tra le zampe posteriori. Evidentemente, il fatto che non capisse quella lingua fece infuriare il Dio ancora di più.
Spalancò le immense ali sprizzanti ultraenergia da ogni dove, emanando una luce così intensa da bruciare le retine del Pyroar.
"N̸̰̤̮̖̝̓̔̋͊̽̔Ǘ̷̱͙́͗N̸̨̞̱̳̟̊̇C̶̭̣͎̰̾̈́͠͝!̵͎͚̤̦͍̏͗̾͝ͅ!̵̜̫̯̈́̐̇̆́"
Sentendo un forte dolore agli occhi Estrelar li chiuse di colpo, girandosi istintivamente mentre emetteva un ringhio di sofferenza e frustrazione. Agitò il capo da parte a parte, aprendo gli occhi e inorridendo nel vedere, o meglio nel notare, che essi non stavano funzionando.
Rimase nel panico per qualche secondo, sperando fosse una cecità momentanea con tutto il suo cuore. I suoi occhi iniziarono a lacrimare copiosamente, e fu allora che un orribile presentimento lo invase.
Era cieco.
"SHIVA! VIENI, QUI, SUBITO! NON VEDO PIÙ NULLA!" ruggì con voce spezzata, impennandosi sulle zampe posteriori mentre agitava il capo, sentendo le guance bagnate dalle proprie lacrime.
Il Nidoking lo afferrò prontamente, stringendolo contro il petto e comprendendo che la situazione era anche abbastanza critica.
"Vi porgo le nostre scuse e i nostri ossequi!" gridò, rivolto probabilmente a Necrozma e ai discepoli presenti, cercando di sovrastare le urla dell'Imperatore.
Ellykos li seguì con lo sguardo mentre il Pokémon Trapano portava fuori dal tempio, e anche con una certa rapidità, il sovrano accecato. Probabilmente, avendo avuto l'audacia di guardare il Nume invece di chinare il capo e chiudere gli occhi, il Pyroar sarebbe rimasto ipovedente o addirittura non vedente per tutta la vita.
Ben gli stava.
L'Armaldo sbuffò prima di girarsi e fare qualche passo verso Necrozma.
"Tutto bene, voi?"
Il Leggendario, se avesse avuto un bisogno primario di respirare, sicuramente sarebbe stato lì ad ansimare e tremare per la rabbia. Fortunatamente, però, pareva essersi tranquillizzato vedendo che gli scocciatori se ne erano finalmente andati.
Il Pokémon Prisma sospirò, attenuando di molto la propria luce e lasciandosi cadere seduto, scuotendo il capo per la sfuriata che aveva appena fatto.
"Oh, mi sono lasciato provocare..." mormorò, portandosi una mano alla fronte, mentre appoggiava le due ali inferiori al suolo, mortificato. "Ed ecco che se ne va il voto di calma e compostezza..."
"Hai fatto bene." intervenne il Purrloin dagli occhi eterocromi, parlando per la prima volta in quella situazione, con le vibrisse irte per il nervosismo. "I felini più grossi come quel tizio sono sempre presuntuosi. È viziato abbastanza da aspettarsi di poterti comandare cosa fare."
"Rama, eppure agli ospiti si usa sempre cortesia." puntualizzò Necrozma, passandogli delicatamente un dito sui baffi per allisciarglieli.
"Sì, certo, tranne che a quello spocchioso."
Il Nume della Luce e delle Stelle sorrise, mettendosi a ridacchiare sottovoce nonostante la propria visibile stanchezza. Arrabbiarsi lo privava delle energie in una maniera che Ellykos conosceva bene, ma che non aveva mai avuto modo di vedere di persona.
"Ha troppa paura per la sua vita. Vedrete che non succederà niente a voi." li rassicurò Necrozma, abbassando le braccia per permettere ai cuccioli, ancora un po'traumatizzati dall'accaduto, di buttarsi su di esse e abbracciarle. "Vi ho spaventati? Mi dispiace tanto, ma a volte anche io perdo la pazienza."
"Be', direi che se l'è filata, e anche alla svelta." commentò Ellykos, prendendo il Lillipup di prima e sollevandolo da terra, esaminando il suo volto per vedere se fosse rimasto abbagliato dalla luce del Pokémon Prisma.
Quando rialzò lo sguardo su Necrozma, lo vide impegnato a fissare l'uscita del tempio, attorno alla quale si stavano radunando in gruppo monaci e discepoli confusi dall'accaduto e dalle grida di poco prima.
"Necrozma." lo chiamò l'Armaldo, ma quello non si voltò verso di lui.
"Dimmi."
"State... pensando a lui, vero?"
L'unica risposta che giunse dall'altra parte fu un rassegnato sospiro. Rama ed Ellykos si guardarono, comprendendo per chi fosse preoccupato il Nume.
"Zio Necro." mormorò il Purrloin, chiamandolo col nome colloquiale datogli dai più piccini, che però serviva sempre per farlo felice durante i tempi bui. "Che cosa... cosa faresti se Athos dovesse davvero morire?"
Ancora una volta, Necrozma non si girò. Se ne rimase lì, col volto girato verso l'uscita e vagamente visibile ai due. Mosse la testa solo per guardare il cielo buio che si vedeva dal chiostro, rendendo così i lineamenti del suo muso totalmente invisibili alla vista.
Non appena lo guardò, la luce arancione del tramonto tornò a colorare a strisce il cielo.
Non ci fu risposta per un po', ma Ellykos e Rama poterono chiaramente vedere una goccia di un liquido dorato e luminoso cadere a terra, seguita da un'altra e un'altra ancora.
Necrozma abbassò il capo, decidendosi poi di voltarsi verso di loro. Dai suoi occhi composti da prismi colorati stavano sgorgando lacrime di luce, che cadevano al suolo prima di evaporare nell'aria.
"Piangerei."
- - -
Inspira.
Espira.
La Bussola funzionerà bene solo e soltanto se il battito cardiaco sarà portato al massimo.
Bat tenne gli occhi chiusi, ignorando perfettamente il vento gelido che soffiava attorno a lei, scompigliandole la pelliccia. Per il momento era concentrata solo su una cosa.
Inspira.
Espira.
Eroan a quanti battiti al minuto aveva detto bisognasse arrivare per raggiungere risultati simili a quelli di Zoàr?
Quattrocento?
No, probabilmente molto meno. Circa duecento. Era lei che tendeva sempre a esagerare.
Ma sicuramente lei non aveva il vantaggio che aveva il Blaziken, che come abilità aveva Acceleratore. A differenza sua, la Bussola avrebbe aumentato solo la potenza dei suoi muscoli e non la capacità dei nervi ottici.
Purtroppo, la sua visione cinetica non sarebbe migliorata e non sarebbe stata in grado di vedere le minime variazioni nel corpo del nemico.
Pazienza, in qualche modo sicuramente avrebbe fatto.
Inspira.
Espira.
La Bussola rimaneva comunque una tecnica molto utile.
Quali erano le cose su cui l'aveva avvertita Zoàr?
Ah, sì. Il possibile attacco cardiaco se abusava della tecnica. E poi c'era anche qualcosa riguardo ai capillari negli occhi, ma quello lo si poteva tranquillamente sorvolare.
Da quanto tempo era lì a respirare ritmicamente come una cretina? Almeno mezz'ora. Riaprì quindi gli occhi, appoggiandosi una mano sul petto.
"Oh, merda."
Il suo cuore si era messo davvero a pulsare come un dannato. Spingeva contro il suo sterno come un bambino che calcia dal sedile di dietro. Il suono rimbombava nel suo corpo, e di una cosa si poteva stare sicuri: era abbastanza veloce per la Bussola.
Bat, però, si ritrovò a tenerlo a quel ritmo prendendo corti e veloci respiri. Era scomodo e un po' complicato, ma l'ossigenazione pareva ottimale anche se l'aria fredda le pungeva i polmoni.
Le meraviglie che il corpo di un Pokémon poteva compiere erano davvero straordinarie.
Un cuore forte così doveva essere davvero buono da mangiare. Era un peccato che non potesse mangiarsi quello di Zoàr.
A proposito di mangiare, tutto quel respirare le aveva messo un certo languorino. Si voltò verso un cumulo di neve alla sua destra, scavandoci dentro ed estraendone una zampa posteriore di Flygon.
Mettere la carne sotto la neve per non farla putrefare era una buona idea, avrebbe dovuto provarla più spesso.
Affondò i denti nella carne e ne strappò un grosso pezzo, ingoiandolo praticamente intero, prima di rimettere a posto l'arto. Guardò giù dall'altura sulla quale stava seduta, osservando le creste delle montagne frastagliate lì davanti.
Sul ghiacciaio, poco sotto, i suoi uomini si stavano preparando alla battaglia, ben lontani dagli alti baratri che circondavano la montagna.
Gli spadaccini affilavano le lame delle loro armi, e chi combatteva a mani nude mangiava o semplicemente aspettava.
La Lycanroc Notte si voltò verso la cresta rocciosa alle sue spalle, sulla quale stavano appostati gli arcieri che avrebbero coperto con una pioggia di frecce la squadra di assalto.
Erano almeno un centinaio di Pokémon in totale, e tutti pronti ad andare.
Bat si alzò in piedi, sollevando un pugno in aria, e lentamente tutti alzarono lo sguardo su di lei. Aprì le dita della zampa, e subito ognuno dei suoi combattenti si alzò in piedi in silenzio.
Lei saltò giù dal proprio posto, portandosi in testa al grande gruppo e affiancandosi a un Coalossal che era lì ad aspettarla. Lui si voltò verso la Lycanroc, che poté osservare la roccia vistosamente spaccata in verticale sulla faccia di quest'ultimo, lasciando uno squarcio visibile dove vi era la bocca.
"Generale." fece quest'ultimo, chinandosi leggermente in avanti per arrivare all'altezza della lupa. "La Bussola funziona?"
Bat gli tirò una forte manata sul mento e lui subito si ritirò.
"Non abbassarti quando mi parli, Ressha. Non hai bisogno di farmi sentire più tappa di quanto io sia già."
"...Scusatemi, Generale."
Lei fece un gesto di comprensione, incrociando le braccia e iniziando a camminare.
"Andiamo. Muoviamoci, prima che si accorgano che siamo qui. Gli arcieri ci seguiranno man mano."
Ressha fece un cenno col capo, segno che aveva capito, e sollevò un braccio per indicare agli altri soldati di seguirli in silenzio.
Bat abbassò lo sguardo sul terreno, però, quando lo sentì tremare quasi impercettibilmente. Aprì leggermente le mascelle, e i suoi muscoli si mossero più velocemente del suo cervello.
Si lanciò di lato appena in tempo per non essere tranciata a metà da un Pietrataglio sbucato dalla montagna. Una serie di affilate rocce, però, sbucò come un sentiero dal suolo, scaraventando per aria qualcuno dei suoi soldati e tingendo la neve di rosso scarlatto.
Alla Lycanroc non ci volle troppo per realizzare.
"È AKAN! SANNO CHE SIAMO QUI, PREPARARSI ALLO SCONTRO!"
"BAAAAAAAT!"
La lupa si voltò verso il muro di Pietrataglio appena in tempo per vedere la propria nemesi balzare oltre di esso.
Con un agilissimo salto spiccato dalla cima di una delle alte rocce, manco fosse stata sui rami di un albero su cui la sua specie era così agile, Albari si lanciò addosso alla Lycanroc con tutta la furia di una divinità.
"ECCOTI QUA!!"
Bat snudò le zanne in un ghigno divertito e furioso allo stesso tempo, reagendo in tempo e balzando via nell'esatto istante in cui la Sceptile scagliò il proprio spadone contro il suolo, sollevando centinaia di fiocchi di neve.
"Sei tornata, bambina!" ringhiò Bat, rimanendosene a distanza di sicurezza da quell'uragano incarnato. "E io che pensavo di annoiarmi a combattere senza di te!"
"Chiudi quella fogna, lurida cagna." replicò il Pokémon Foresta, facendo un sorrisetto furioso a sua volta, mentre con entrambe le mani si portava lo spadone sopra la spalla sinistra. "Che questa è la volta buona che ti trancio via quella testa di cazzo che ti ritrovi."
"Vorrei proprio vederti provare."
Rimasero a fissarsi così per un paio di istanti, intanto che dal basso gli uomini dell'Esercito Bianco assalivano furiosamente la squadra di Bat. Gli arcieri, da sopra, non potevano certamente colpire la mischia, nonostante ogni tanto qualche freccia volasse nell'aria fredda.
Le urla di rabbia e dolore, però, giungevano ovattate alle orecchie di Bat.
Ora, esistevano solo due cose; lei e Albari, pronte a scannarsi da un istante all'altro.
La Sceptile si piegò leggermente su un ginocchio, prima di scattare in avanti con una lunga falcata.
"TI UCCIDOOOOO!!"
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