Capitolo 21 - The Fortress Shakes

1015 d.G.S.
Ghiacciaio Neve Nera, Monti Toccacielo.

Ore 10:28.

Il vento ululava furioso tra le montagne, scagliando qua e là i fiocchi di neve e disperdendoli in disordinate e caotiche spirali che vorticavano in ogni direzione, salendo verso l'alto per poi cadere verso il suolo gelato.

La bufera stava imperversando ormai da un'ora buona, e la colonnina di mercurio doveva essere scesa da un bel pezzo sotto lo zero. La neve che veniva sferzata in giro era così fitta che a stento si vedevano i picchi delle altre montagne.

Insomma, un tempo da lupi.

I monti Toccacielo erano conosciuti per i loro improvvisi cambi meteorologici, i quali potevano venire predetti o intuiti solo da coloro che da tempo vivevano lì.

Ecco perché Ghibli si era improvvisamente trovato in mezzo a una tempesta di neve, e aveva realizzato dopo poco di essersi completamente perso. Fortunatamente, non soffrendo molto il freddo grazie al suo corpo metallico, il problema maggiore per lui non era morire assiderato, bensì ritrovare la strada che stava percorrendo.

Gli stivali metallici del Bisharp affondavano fino alla caviglia nella spessa neve, ma questo non rallentava la sua marcia. Era abituato a fare escursioni in montagna e non era per niente affaticato, più che altro era infastidito dal vento che gli bruciava gli occhi e che non gli faceva capire un corno di dove fosse.

Forse avrebbe dovuto sedersi e aspettare che la tormenta si placasse, prima di continuare la sua marcia. Eppure non ascoltò quel saggio pensiero, continuando a camminare col vento che gli urlava nelle orecchie.

Con una mano si premette l'elmo sulla testa per tenerselo addosso quando una raffica di vento e neve lo prese da destra, facendogli fare un passo nella direzione opposta. Se la lama sulla sua fronte fosse stata ancora intatta, probabilmente non avrebbe nemmeno avuto bisogno di quel cappello in primis.

Un lato buono di quell'elmo in stile unno che si portava sempre appresso era il suo essere foderato in lana di Wooloo, che gli teneva la testa al caldo. Eppure per lui era un segno di disonore, un indumento che indossava per coprire la sua vergogna.

Per un Bisharp avere la lama anche solo lievemente intaccata era simbolo di debolezza e leadership mancata; la sua, che era stata quasi completamente frantumata tranne per una piccola parte sulla sua faccia, sarebbe stata oggetto di prese in giro pesantissime quando avrebbe incontrato nuovamente altri membri della sua specie. 

Ghibli strinse i denti affilati al solo pensiero, vergognandosi di sé stesso e della sua debolezza, mentre afferrava i drappi di tessuto foderato che scendevano dai lati dell'elmo e li tirava giù fino a oltre le spalle. Gli veniva quasi da piangere.

E pensare che prima di quell'incidente era un guerriero così temuto. Il suo volto truce e il suo aspetto incutevano un timore reverenziale in chi lo osservava, nonostante sotto sotto lui fosse più un fifone che un assassino spietato. Questo succedeva sempre, con o senza lama. Il suo truce aspetto lo precedeva.

Dopo aver perso il simbolo della sua forza in combattimento, però, si era fatto sempre più insicuro e più codardo, e gli altri soldati della sua Pattuglia non facevano che ricordarglielo.

Ecco perché aveva deciso di andare in spedizione da solo. Non ne poteva più di sentirsi dire di quanto quell'incidente, insignificante agli occhi di Pokémon di altre specie, lo avesse reso un pappamolle.

Meglio non pensarci. Doveva trovare una maniera per orientarsi nella bufera, e doveva farlo anche abbastanza velocemente.

Il suo compito era quello di fare un giro di ricognizione, attraversando il ghiacciaio Neve Nera e arrivando a perlustrare un po' la zona appartenente al nemico. L'Esercito Nero stava avanzando sempre più negli ultimi tempi, ma da una settimana a quella parte, dopo aver conquistato una buona fetta di montagne, si era fermato.

Ed era compito di Ghibli scoprire il perché di quella pausa inaspettata. Poteva scoprire vulnerabilità e problemi interni alle squadre d'assalto del nemico, e ogni informazione era importante per attacchi e combattimenti.

Akan aveva riposto la sua fiducia nelle sue mani, e Ghibli non intendeva deludere il suo migliore amico.

Da quando Albari se ne era andata dal fronte, non avevano fatto altro se non prendersi mazzate dai nemici. Ma perlomeno stava aiutando ad addestrare il Prescelto della Luce, il che era un bene.

Certo, però, che poteva avvisare prima di sparirsene così. Era andata a Sieria a seguito di suo padre Sayf, e quando non era tornata tutti si erano un po' preoccupati. Almeno ora erano sicuri che stesse bene.

I pensieri di Ghibli vennero interrotti quando, nella ventosa foschia che si ritrovava davanti, vide delinearsi un paio di piccole sagome in avvicinamento.

Assottigliò lo sguardo, cercando di distinguere cosa fossero, ma la tormenta gli impediva di vedere chiaramente a un palmo dal suo naso.

Il Bisharp portò avanti un piede ed estrasse le lame dagli avambracci, pronto a combattere se necessario. Strinse i denti, facendo l'espressione più minacciosa possibile mentre si piegava sulle ginocchia.

Ed ecco, i suoi avversari sbucarono dalla fitta bufera.

Due bambini, di neanche otto anni. Uno Snover e un Cubchoo, per essere precisi, che correvano come dei forsennati guardandosi alle spalle. Che cosa ci facessero quei ragazzini lì, a correre senza manco guardarsi avanti, Ghibli non riuscì a immaginarselo. Ma era l'ultimo dei suoi problemi.

Il Cubchoo, voltandosi appena in tempo, riuscì a evitare con un urletto e un brusco scarto in corsa il Bisharp, mentre lo Snover si andò a spalmare con un "thonk" contro il suo stivale sinistro.

Il colpo fu abbastanza forte da spedire il Pokémon Albergelo steso schiena a terra, piagnucolante per la botta presa.

"Ma- che state correndo a fare voi due?" indagò Ghibli, a tono forse troppo alto, mentre prendeva il piccolo Snover e lo sollevava a peso morto per rimetterlo in piedi. Appena lo vide, però, il tipo Erba/Ghiaccio iniziò a urlare, dibattendosi per farsi mettere giù.

"YAAAAAHHHH! HYAAAAAHHHH! LASCIAMI! LASCIAMIIIIIII!! AIUTOOOOOO! AIUTOOOOOOOO!! MAMMAAAAAAAAA!!"

Forse più spaventato di quanto non lo fosse lo Snover, Ghibli ritirò le braccia e lo fece cascare sulla morbida neve; il Cubchoo lo raggiunse e si avvinghiò al suo amichetto come in un ultimo abbraccio disperato, piangendo tanto forte quanto stava facendo l'altro.

"GUAAAAHHH!! VATTENE!! VATTENE!!"

"YAAAAAHHHHH! MAMMAAAAA!!"

Il Bisharp era semplicemente basito da quel che stava vedendo, e onestamente stava iniziando a spaventarsi anche lui. Evidentemente la sua faccia da brutto ceffo, con lama rotta e cicatrici varie, doveva incutere un terrore madornale nei due bambini.

"N-non- non piangete, per piacere!" esclamò, cercando di sovrastare le urla dei due ragazzetti terrorizzati. Si chinò alla loro altezza per essere più rassicurante, sedendosi sui talloni e ritirando le lame delle braccia. "Non intendo farvi niente, io...! N-non piangete, o qui piango anche io!"

Troppo tardi, però, dato che dai suoi occhi dalle iridi scure stavano già sgorgando goccioloni di lacrime.

Era semplicemente mortificato. Non voleva spaventare così dei bambini, e la sola idea lo faceva scoppiare in lacrime.

"WAAAAHHH!"

"YAAAAAAHHH!"

"NO NO NO, NON PIANGETE, VI PREGO, IO- UGH, SCUSATEMI!"

Ed eccoli, tutti e tre a piangere come dei bambini. Solo che due erano giustificati, uno affatto. Era un adulto, non avrebbe dovuto comportarsi così. Eppure...

Non appena i due ragazzini videro che l'altro non aveva intenzione di decapitarli e che anzi, stava piangendo assieme a loro nel disperato tentativo di calmarli, iniziarono a placare a loro volta e con una certa riluttanza i singhiozzi, stringendosi comunque nell'abbraccione nel quale si erano avvinghiati sin da subito.

"No-non ci ucciderai...? Giura!" annaspò il Cubchoo, tutto tremante, mentre il suo amichetto Snover affondava la faccia bagnata di lacrime nella guancia morbida dell'orsetto.

"Lo giuro! Lo giuro, non vi farò niente!" rispose il Bisharp, battendo le palpebre per evitare che le lacrime gli si congelassero negli occhi.

"Giurin giurello?!" controbatté il tipo Ghiaccio, tirando in avanti una delle tozze zampette e chiudendola a pugno, tranne che per il mignolino, che porse a Ghibli.

L'alfiere tirò su col naso e si guardò le mani.

"...N-non ho dei mignoli..."

"Va bene qualsiasi dito!"

Trattenendo i singhiozzi il Bisharp prese con una mano il dito paffuto del Cubchoo, beandosi per un istante della morbidezza della pelliccia a contatto con il freddo metallo della sua mano.

A quel solo gesto i bambini parvero calmarsi. Si passarono le mani sugli occhietti per asciugarli dalle lacrime, respirando ancora a tratti per via del pianto e dello spavento preso.

A quella vista Ghibli si inginocchiò nella neve, sollevato dal fatto che avessero smesso di piangere, asciugando le proprie palpebre. Dannazione al suo aspetto... dannazione al suo essere nato della linea dei Bisharp! Erano universalmente visti come Pokémon cattivi e spietati, e quell'etichetta a uno bonaccione e dal cuore d'oro come lui non era mai stata bene.

"Voi due... che ci fate qui, si può sapere...?" domandò allora il Fildilama, ripresosi dallo shock, scuotendo leggermente il capo. "È pericoloso stare qui! I civili non sono autorizzati!"

"Se-sei un soldato dell'Esercito Bianco, signore...?" domandò lo Snover, e non appena Ghibli annuì il piccoletto sospirò, decisamente sollevato da quelle parole.

"Menomale. Almeno non sei dell'Esercito Nero." mormorò il Cubchoo, passandosi una manina sotto al naso e spostando il gocciolone tipico della sua specie.

"Dell'Esercito Bianco o no, la mia domanda rimane valida." insistette Ghibli, mettendosi un po' più composto, come un adulto. "Ripeto: che ci fate qui? È una zona in cui voi due non dovreste trovarvi."

I due cuccioli si guardarono tra loro, poi si lanciarono un'occhiata alle spalle, dove imperversava la bufera.

Istintivamente il Bisharp guardò nella loro stessa direzione, ma non vide nessuno in avvicinamento. Non c'era niente, soltanto neve e vento.

"Stavamo facendo una gita, ma poi ci siamo persi quando è iniziata la bufera..." mugolò lo Snover, tenendosi ancora avvinghiato all'orsetto alla sua sinistra. "Non riusciamo più a trovare la strada di casa..."

"E perché stavate correndo come dei rabbiosi da Pokérus? È pericoloso correre in montagna. Avreste potuto cadere in un crepaccio e restarci secchi!"

"C'era... c'era un mostro!" gridò il Cubchoo, indicando alle sue spalle con una zampetta candida. "Era enorme, grosso così!"

E sollevò entrambe le braccia sopra la testa, come a mostrare l'immensità della feroce bestia che avevano visto. Ghibli inarcò un sopracciglio. Non che fosse inverosimile che avessero visto qualcosa. Magari era semplicemente un soldato nemico a cui si erano avvicinati troppo, o un grosso macigno.

"Era un'enorme bestia!" disse lo Snover, mentre le frange sulle sua fronte si rizzavano come aculei. "Vero, Tachi? Era immenso! Con due occhi graaaaandi così che brillavano!"

"Sì! Sì, è vero!" gli diede corda l'orsetto polare, Tachi, annuendo così forte da far ballonzolare la goccia di muco sotto il naso. "Ci ha guardati malissimo, e poi ha fatto un passo verso di noi, e poi... e poi... e poi la montagna è tremata tutta! Siamo scappati via perché ci stava inseguendo!"

Ghibli aggrottò le sopracciglia. Quel che avevano visto quei bambini poteva sia essere una stupida fantasia o una realtà abbastanza spaventosa. Scoprire cose nuove su quel posto era il compito che aveva, e avrebbe dovuto adempiere al suo dovere.

Certo, il proverbio parlava chiaro: "la curiosità uccide il Bisharp". Lui, però, aveva bisogno di scoprire qualcosa in più su quell'avvistamento e non aveva tempo per superstizioni e detti.

"Sentite... se vi accompagno io, mi potreste far vedere dove avete visto questo mostro?" domandò ai due bambini, i quali si scambiarono un'occhiata preoccupata.

"...Se quel bestione torna... ci proteggi tu, signore?" domandò lo Snover, e come risposta Ghibli si portò la mano destra al petto, sollevando la sinistra.

"Lo prometto. E poi giuro di riaccompagnarvi a casa."

I ragazzini si guardarono con un certo timore, ma entrambi parevano abbastanza convinti che quella potesse essere una buona scelta.

"Va bene. Ma se muori noi due scappiamo." disse il Cubchoo, alzandosi in piedi e dando una mano allo Snover ad alzarsi, passandogli una zampina sulla spalla per togliergli la neve di dosso.

Ghibli inarcò un sopracciglio, alzandosi dalla neve a sua volta. Ma per chi lo avevano preso, per un cadetto alle prime armi? Sarebbe stato capace di proteggere sé stesso e i due bimbetti a dovere.

Sospirò, e il suo respiro andò a congelarsi nell'aria gelida. Almeno poteva essere sicuro di avere un aiuto da parte di quei due piccoletti.

Appoggiò una mano sopra alla parte metallica del proprio elmo, attendendo che i suoi nuovi aiutanti, se così si poteva dire, terminassero di scrollarsi la neve bagnata di dosso. Da quel punto non vedeva ancora nulla a causa del vento che ancora imperversava sul ghiacciaio.

Chissà quale era la natura di quel mostro che i bambini dicevano di aver visto. Sperava, onestamente, che non fosse una stupida roccia a forma di Lopunny o qualcosa del genere.

Senza nemmeno aspettare che i due cuccioli avessero finito con la loro francamente inutile toeletta, il Bisharp si incamminò per seguire a ritroso le tracce che avevano lasciato i piccoli fuggitivi prima che la neve le ricoprisse nuovamente.

Alzò gli occhi al cielo non appena sentì uno dei due squittire: "Aspettaci!", e successivamente dei rapidi passetti in avvicinamento a lui. Il Cubchoo e lo Snover abbracciarono i suoi stivali, guardandosi attorno guardinghi.

"Non sparire mai più senza di noi, signore!" gridò Tachi, e Ghibli sollevò le sopracciglia.

"Ho semplicemente iniziato a camminare..."

"Sì, ma nelle storie dell'orrore quando ci si separa sono sempre quelli che rimangono indietro a venire mangiati per primi!" piagnucolò lo Snover, tenendosi ben stretto alla gamba del Fildilama.

Il soldato sospirò, sollevando un piede per fare un passo, decisamente scomodo per via dei bimbi che non avevano la minima intenzione di staccarsi.

Si sentiva come un Eiscue traballante, in tutta onestà.

"Sentite, non sarebbe meglio che voi vi... schiodaste dalle mie gambe?" propose infine, fin troppo gentilmente per uno a cui stavano saltando i nervi fuori dal corpo. "Così posso camminare normalmente?"

Tachi fu il primo a staccarsi, appoggiando i piedi nella neve fredda.

"Scusa, signore. Semplicemente ho un po' paura."

"Tranquillo, qua ci sono io." cercò di rassicurarlo Ghibli, chinandosi di lato per dare una pacca sulla testa dello Snover e convincerlo a mollarlo. Non era mai stato bravo con i bambini, e quei due marmocchi sembravano un po' intrattabili.

L'Erba/Ghiaccio, però, scosse la testa e si strinse più forte alla sua gamba.

"...No! Io me ne sto sempre aggrappato alla pelliccia della mia mamma! Mi sento meglio a stare così! Ho paura!"

Il Bisharp lanciò un'occhiata esasperata al cielo tappato dalla coltre di nuvole, come se il Sommo Signore Arceus potesse sentire la sua richiesta di aiuto.

"Dai, Rioni, togliti!" esclamò Tachi, ma quello non ne voleva sapere.

"Se ti tenessi la mano andrebbe bene?" chiese allora Ghibli, abbassandosi per provare a guardare il piccolo Snover, il quale tirando su col naso lo fissò con occhioni grandi così.

"...Non mi lasci?"

"No, lo prometto."

Il Pokémon Albergelo tese in alto un braccio per richiedere il compimento di quella promessa, e non appena Ghibli gli prese delicatamente l'appendice cespugliosa che gli faceva da mano finalmente Rioni si staccò dal suo piede.

"Ecco. Era così terribile?" domandò il Bisharp, e lo Snover scosse la testolina.

"Hai la mano fredda." confessò, e il Buio/Acciaio non riuscì a fare a meno di sciogliersi in un sorriso.

"Lo so. Mi dispiace."

Fu quando si sentì afferrare anche la mano sinistra da una zampetta morbida che si rese conto di avere tutte e due le mani occupate.

Entrambi i bambini, ormai, lo stavano tenendo per mano. Per un istante il cuore di Ghibli si riempì di una sensazione di tepore. Stava tenendo per mano dei cuccioli che non lo vedevano più come una minaccia, anzi. Ora vedevano in lui una figura protettiva sulla quale poter fare affidamento.

Era commosso, e sicuramente avrebbe pianto se non fosse riuscito a pensare ad altro prima di iniziare a farlo.

Osservò il suolo. Le tracce stavano venendo coperte dalla neve e non c'era più molto da fare, ma almeno dal vento si poteva evincere che la tempesta stava diminuendo di intensità.

Almeno, una buona notizia. Continuarono a camminare in silenzio per qualche minuto prima di perdere definitivamente le orme della corsa di Tachi e Rioni.

Ghibli si fermò su due piedi e si guardò attorno, alla ricerca di possibili punti di riferimento che i due bambini potessero riconoscere. Anche se, onestamente, non ci sperava troppo.

"Dove si va, adesso?" domandò ai piccoli, i quali si scambiarono un'occhiatina prima di voltare ciascuno la testolina in una direzione diversa.

Tachi si portò una zampetta al muso.

"Penso che sia di là." e indicò un punto indefinito all'orizzonte. "Anche se... potrebbe anche essere di là." e puntò in una direzione totalmente diversa da quella precedente.

"Io ho fatto cadere la mia borsa quando ho visto il mostro." disse lo Snover, tirando delicatamente il braccio di Ghibli per cogliere la sua attenzione. "Se la troviamo forse capiamo da dove siamo arrivati."

"Il problema è capire dove l'hai fatta cadere, piccoletto." gli ricordò Ghibli, alzandosi sulle punte dei piedi per provare a scorgere almeno un pezzetto della tracolla di Rioni. Sospirò, capendo che sarebbe stata un'impresa più che vana.

"Non importa. Il mostro deve essere qui attorno, basta che continuiamo a cercare." continuò, riprendendo a camminare nella neve che, man mano che avanzavano, si faceva sempre più alta. Non era improbabile che la borsa fosse stata sepolta sotto di essa.

Per tutto il tempo Ghibli non si distrasse dall'ambiente circostante. La neve e la fitta tempesta ovattavano i rumori e ostruivano la vista, impedendogli di distinguere bene cosa ci fosse attorno a lui.

I due piccoli, però, non parvero avere la sua stessa preoccupazione e le sue stesse priorità.

"Tachi." chiamò lo Snover, e il Cubchoo si sporse in avanti per guardare il suo amico.

"Eh."

"Facciamo un gioco?"

"Ci sto. Giochiamo a vedo vedo con i miei occhietti?"

"Okay! Inizio io."

Ghibli roteò gli occhi, senza però fermarli. Non che facessero male a qualcuno semplicemente giocando, e con il rumore del vento sicuramente non dovevano preoccuparsi troppo di essere sentiti. Decise quindi di lasciarli giocare, dato che avevano palesemente bisogno di sfogarsi.

Lo Snover si guardò in giro.

"Vedo vedo con i miei occhietti qualcosa di... bianco."

"La neve." tentò il Cubchoo, e Rioni aggrottò le sopracciglia.

"Uffa. Sei bravissimo a questo gioco. Tocca a te."

"Eheh!" esclamò Tachi, girando la testa in ogni direzione. Ma non che ci fosse troppo con cui giocare in un paesaggio del genere.

"Vedo vedo con i miei occhietti... qualcosa di morbido."

"La neve!"

"No, è quello specifico cumulo di neve lì," il Cubchoo indicò con la propria zampa un piccolo e soffice accumulo di neve sopra a una roccia semipiatta. "due a zero per me."

"Così non vale, però." si lamentò Rioni, sbuffando pesantemente e tornando alla ricerca di qualcosa da usare per il gioco. "Vedo vedo con i miei occhietti qualcosa di tondo e piccino."

"Tondo e piccino? Questa me l'hai fatta difficile. I fiocchi di neve?"

"I fiocchi di neve non sono tondi! È una bacca, Tachi-tà!"

"Una bacca?" si intromise improvvisamente Ghibli, incuriosito da quello che i due si stavano dicendo. "A questa quota le bacche non crescono. Dov'è?"

"È lì." disse Rioni, indicando con il braccio libero un punto nella neve. Assottigliando lo sguardo, Ghibli riuscì chiaramente a vedere che si trattava di una Baccaprugna semiseppellita nella neve. Si avvicinò, praticamente trascinandosi dietro i cuccioli e chinandosi per esaminare il frutto nella neve.

Dalla parvenza la bacca pareva abbastanza fresca. Non era annerita e non sembrava marcia.

"Rioni, la tua mamma non ti aveva messo nella borsa delle bacche?"

"Sì. Le Baccheprugna sono le mie preferite." disse il piccolo Snover, sporgendosi in avanti e prendendo la bacca, cacciandosela in bocca.

"Questo vuol dire che il luogo dove hai fatto cadere la borsa è vicino." constatò Ghibli, guardandosi attorno per cercare di individuarla. "E vuol dire che anche la cosa che avete visto è nei dintorni."

Bastarono quelle sole parole a far raggelare gli animi allegri dei due, che si aggrapparono con tutta la loro forza alle mani del Bisharp. Anche lui era teso. Lo si poteva evincere dal fatto che i suoi avambracci stessero violentemente tremando, ma più che per paura era perché i suoi muscoli stavano lottando per impedire alle lame in essi di uscire spontaneamente come meccanismo di difesa.

thm thm... thm thm...

Ghibli iniziò nuovamente a muovere dei passi, ma non appena lo fece sentì come se la montagna avesse tremato sotto i suoi piedi.

La neve ebbe come uno scossone.

Thump thump. Thump thump. Thump thump.

Esattamente come un felino, le pupille degli occhi di Ghibli si ridussero a un paio di fessure verticali. Istintivamente diede uno strattone a Rioni e lo gettò di lato, accucciandosi nella neve e schermando con il proprio corpo i due cuccioli ammutoliti, guardando da oltre la propria spalla ciò che stava arrivando alla sua sinistra.

Thump thump. Thump thump. Thump thump.

Un'ombra immensa passò a pochi metri da loro, camminando lentamente nella tempesta e allontanandosi a passo cadenzato. Il rimbombo dei suoi passi, però, continuò a far tremare la terra.

Quello era il mostro. Ed era reale.

Ghibli agì il più rapidamente possibile. Sollevò per le mani i due cuccioli, stendendosi in avanti e appoggiandoli delicatamente sotto al lato coperto di un masso che sbucava dalla neve.

"Voi state qui." sussurrò, appoggiando una mano a terra per sentire il rumore dei passi del mostro usando il tatto. "Torno subito a prendervi. Se ci metto tanto voi state qui e aspettate che la tempesta si plachi. Intesi?"

I due cuccioli annuirono spaventati, tenendosi abbracciati esattamente come quando avevano per la prima volta incrociato l'alfiere. Ghibli sollevò le braccia e appoggiò i palmi delle mani sulle loro teste.

"Bravi. Torno in un baleno."

Si alzò in piedi, avanzando in salita di qualche passo prima di accovacciarsi nella neve e proseguire quasi strisciando. Sentiva il suo cuore battergli in gola, e si guardava attorno per scorgere ancora la sagoma del mostro. Sentiva ancora i suoi passi, chiaramente, ma stava rallentando.

Dovevano essere distanti tra di loro almeno una decina di metri.

Fu solo quando che i passi si fermarono che Ghibli decise di fare lo stesso. Avanzò ancora di qualche passo per poi premere la schiena contro un macigno sporgente dalla neve. Trattenendo il fiato sporse la testa oltre il fianco della roccia, riuscendo a intravedere il mostro.

Era lui, non c'era dubbio. Inizialmente si poteva scambiare per un immenso masso, uno dei tanti che costellavano la montagna, ma a uno sguardo più attento si poteva dire che si muoveva impercettibilmente, come se si stesse guardando attorno. Sulla sua superficie ecco apparire due occhi azzurro-biancastri, quasi del colore del ghiaccio colpito dalla luna.

Il mostro stava attendendo qualcosa. E questo qualcosa non tardò ad arrivare.

Un'ombra chiara passò sopra alla testa di Ghibli, il quale si appallottolò nella speranza di non essere visto prima di ritrovare il coraggio di tornare a guardare cosa stesse succedendo.

Assottigliò lo sguardo, riuscendo a vedere abbastanza nitidamente un'Altaria posarsi con leggiadria su un grosso sasso, scegliendolo come trespolo.

"Buongiorno, Generale." annunciò, sovrastando il vento con la voce per farsi udire.

"Knoh, che piacere vederti, mia cara. Ti stavo aspettando. Di', com'è andato il viaggio?"

L'imponenza di quella voce, metallica e rombante come se provenisse dagli eco di una caverna tortuosa, bastò a far capire a Ghibli che tipo di persona fosse il mostro. Il giovane Fildilama tornò con la schiena contro il masso, semplicemente in ascolto. Le pupille dei suoi occhi tornarono a dilatarsi, segno di puro terrore.

Un orrendo presentimento gli azzannò le budella, ma lui non poteva fare altro se non ascoltare.

"A parte il freddo, signore, direi egregiamente." replicò la voce sottile dell'Altaria, leggermente spezzata da dei brividi intermittenti. "Ho notizie dal Palazzo Reale. L'Imperatore Rhith, Generale."

"Dimmi tutto."

"Bat sta tornando indietro in questo momento. Il vostro servizio qui non è più necessario, potete tornare a Palazzo."

Bat non è qui? Se ne era andata? rifletté Ghibli, aggrottando le sopracciglia mentre stringeva i denti aguzzi. Ecco perché gli attacchi si sono fermati. Non penso abbiamo tempo di un assalto prima che torni, però. E poi dubito sia consigliabile con... lui nei paraggi.

"Ah, comprendo... e così, non avrò più l'occasione di ammirare queste splendide montagne."

"C'è sempre la villeggiatura, Generale."

Inaspettatamente, nel terreno e nel corpo di Ghibli rimbombò la risata metallica del mostro.

"Oh, Knoh, come sei spiritosa! Con tutto il lavoro che io e il Sommo Eroan abbiamo da fare, dubito che avrei tempo per una vacanza quassù."

Eroan? Cosa c'entrava il Sommo Eroan? Ghibli abbassò la testa e tese le orecchie, sollevando un drappo di stoffa pendente dal proprio elmo per ascoltare meglio qualsiasi informazione utile.

"A proposito, signore." proseguì l'Altaria. "Il Sommo Eroan vi attende per partecipare all'addestramento di Zoàr."

E mo' chi cazzo è questo?

"Ah, il ragazzo. Certo. Eroan ha trovato una Megapietra adatta alla sua specie, presumo."

"Esattamente."

"Ah, ecco. Infatti ricordavo la possibilità della sua specie di effettuare la Megaevoluzione. Anche la tua, se la memoria non mi inganna, ne è capace, Knoh!"

"Dubito che le mie scarse abilità nel combattimento possano essere d'aiuto al Sommo Eroan. Ma vi ringrazio per il pensiero."

"Di nulla, mia cara. Grazie a te per aver riferito queste notizie. Ora, per favore, torna indietro e prenditi una bella cioccolata calda. Non voglio che tu ti prenda un malanno quassù!"

"Certo. Grazie per la premura, signore. Arrivederci."

"Arrivederci!"

Ghibli tornò a rintanarsi contro il masso quando sentì le ali vaporose dell'Altaria spiegarsi; quando ella si sollevò da terra e volò via, però, il Generale misterioso non si mosse di un passo.

Attese qualche secondo un segnale per potersi alzare e allontanare da lì il prima possibile, ma questo non arrivò.

Finalmente, ecco il mostro muovere un passo. Batté due volte a terra un piede.

Thump thump.

"Lo sai... è molto scortese origliare una conversazione, Bisharp."

Il cuore di Ghibli parve fermarsi, e il Bisharp dovette premersi con forza una mano sul petto per assicurarsi che stesse ancora battendo per tenerlo in vita. E infatti, eccolo lì a martellargli nel petto. Tenne lo sguardo fisso avanti a sé, sperando di aver sentito male.

"Il tuo cuore ha iniziato a battere all'impazzata... non volevo spaventarti."

Ghibli serrò le zanne.

Merda.

"Fatto sta che non dovresti essere qui. Mostrati, così possiamo parlarci faccia a faccia. Sei uno degli uomini di Estrelar, dico bene?"

Le lame di Ghibli scattarono fuori dalle sue braccia con un leggero rumore metallico. Doveva combattere, arrendersi o darsi alla fuga? Le sue gambe parevano bloccate e non volevano contribuire alla fuga, ma mettendo forza nei muscoli riuscì ad alzarsi in piedi.

Fece un passo di lato, uscendo dal suo nascondiglio a pugni stretti e muscoli tesi per lo scontro. Il mostro era davanti a lui, in cima a una salita.

Per appena un istante il vento parve farsi più mite, rendendo visibile per quel rapido secondo il corpo del Generale agli occhi increduli del Bisharp.

Alto circa due metri e largo anche di più, stagliandosi sul cielo bianco di neve, davanti al soldato stava un Metagross dagli occhi color ghiaccio, che lo fissava senza particolare emozione.

Il suo corpo imponente non era lustro o ben curato, e presentava numerose intaccature che suggerivano che nella sua vita aveva vissuto qualsiasi tipo di scenario. La ruggine si era ormai impadronita del suo corpo, e lo stava lentamente divorando. Solo a incrociare il suo sguardo, però, Ghibli realizzò di fronte a chi si trovasse.

Se Sayf era famigerato, quel Metagross lo era anche di più. Solo a sentire il suo nome, per decenni i soldati dell'Esercito Bianco avevano tremato, sognando solo nei loro peggiori incubi di affrontare una belva simile.

Ghibli si trovava davanti un essere millenario, che ai tempi della Grande Scissione era già in vita e già un combattente.

Lui era Thalerion il Millenario. Colui che aveva difeso la Regione Nera per più di millecinquecento anni.

Una sensazione di puro terrore attanagliò la gola del Bisharp per la terza volta nel giro di pochi minuti. Si portò una mano al collo mentre il suo intero corpo tremava con violenza. La voce non voleva uscire dalla sua bocca e i suoi pensieri si erano come bloccati. L'unico segnale che il suo corpo riusciva a dargli era l'istinto di vomitare.

"Tu sei... il Sottotenente Ghibli. Dico bene?" domandò Thalerion, e a quelle parole il Bisharp crollò in ginocchio, sentendo il suo corpo farsi completamente rigido. "Ti ho riconosciuto dalla lama rotta e dall'elmo che porti. Non mi aspettavo di trovarti qui, pensavo restassi sempre in compagnia del Maggiore Akan."

Calmati, Ghibli. Stai calmo.

Dopo diversi secondi di aritmia e iperventilazione, il Bisharp riuscì a rimettersi in piedi appena in tempo per vedere Thalerion avvicinarsi a lui a passo tranquillo.

Cercò di montare l'espressione più terrificante che potesse fare, ma a quella vista il Metagross si limitò a ridere piano.

"Sottotenente. La paura è una cosa normale e non andrebbe repressa. Non intendo farti niente, io sono un tipo molto pacifico."

Ghibli aprì la bocca e il suo mento tremò per qualche istante prima che riuscisse a parlare.

"Ho ricevuto la segnalazione della presenza... di un mostro. Da queste parti." annaspò, cercando di tenere la voce il più ferma possibile. "Non mi sarei sicuramente aspettato di trovare voi."

Socchiuse gli occhi, portando un piede dietro all'altro ed estendendo le lame al massimo, pronto alla lotta. Esalò una nuvoletta di condensa. Doveva ingaggiare un combattimento, o almeno provarci. Era il suo compito. Se fosse morto lì, almeno avrebbe ferito il Metagross.

Non credeva a una sola parola di quel che il Metagross diceva. Se era riuscito a capire che lui si trovava lì, allora la presenza dei due bambini poco lontano doveva già essergli nota.

Era sicuro che, se il Bisharp glielo avesse lasciato fare, avrebbe ucciso tranquillamente il Cubchoo e lo Snover. La fama precedeva Thalerion. Era conosciuto per essere immensamente forte, invece che particolarmente pietoso.

Dedicare la propria vita alla causa dell'Esercito Bianco, era quello il suo compito. Era pronto a sacrificarsi per quei due cuccioli, per i cittadini dei villaggi sottostanti, per la libertà della sua terra madre.

E avrebbe combattuto fino allo stremo.

Ricapitolò rapidamente le proprie mosse nella testa. Quelle di tipo Acciaio non avrebbero sortito un grande effetto, ma aveva una mossa di tipo Buio che gli avrebbe fatto comodo.

"Vuoi combattermi, Sottotenente?" domandò allora Thalerion, mentre i suoi occhi grandi e comprensivi assumevano una forma a mezzaluna. "Lo capisco dall'aura che emani. Coraggioso, da parte tua."

Ghibli non gli diede nemmeno il tempo di reagire.

Con un urlo disperato e furioso si scagliò frontalmente addosso al Metagross, portando il braccio destro chiuso a pugno dietro alla spalla.

"VOI DUE, CORRETE!"

Gridando ai due ragazzetti di fuggire Ghibli spiccò un balzo, usando la forza delle proprie gambe per slanciarsi in alto e in avanti e sferrando un pugno mirato alla X posta sulla fronte di Thalerion.

"RIPICCA!"

Il suo pugno metallico colpì esattamente in mezzo al proprio obiettivo, facendo risuonare attorno un suono similissimo al rintocco di una campana. Dal luogo dell'impatto ecco generarsi una corrente di aria violacea e vorticante, che andò a dissolversi assieme alla neve e al vento.

Lo aveva colpito con la sua mossa più potente, ma Thalerion non ebbe alcuna reazione. Anzi, con un leggero "crack" il metallo sul pugno di Ghibli si incrinò.

"Cosa-"

"Sono vecchio, ragazzo. Anche più vecchio delle due Regioni stesse." disse Thalerion, gettando un braccio in avanti e afferrando il Bisharp per il petto ancora prima che potesse toccare nuovamente terra. "Le mie mosse ormai sono incentrate sul proteggere il mio corpo e a farlo muovere. Mi basta la mia forza fisica per finire i miei avversari."

Ghibli emise un suono a metà tra un urlo e un ringhio. Anche se non stava venendo ferito, penzolare così dall'alto non era certo una bella esperienza. Il Metagross, che non gli stava assolutamente facendo male, poteva però decidere di ucciderlo da un secondo all'altro.

Il primo istinto del Bisharp fu quello di guardarsi indietro, verso il masso dietro a cui aveva nascosto i due bambini. Tra la neve che scendeva furiosa dal cielo, riuscì a scorgere le loro sagome. Non erano fuggiti, anzi. Stavano fissando la scena con occhi spalancati.

Il Fildilama si sentì morire.

Non poteva permettere a Thalerion di fare loro del male. Strinse i denti, iniziando a scalciare con forza, colpendo con la suola dello stivale destro la faccia del Metagross, senza però molti risultati.

"Sei molto ostinato e coraggioso. Uno spirito davvero senza molti eguali."

"Signore! Generale Thalerion, signore!"

Entrambi i combattenti si distrassero dallo scontro. Da oltre una cresta rocciosa apparvero diversi soldati, probabilmente allertati dalle urla lanciate da Ghibli.

Quello che aveva gridato il nome del Metagross, un Mudsdale grosso come una casa, si impennò sulle zampe posteriori non appena vide il Bisharp penzolare dal braccio di Thalerion.

"UN NEMICO! SIGNORE, FATELO FUORI, UCCIDETELO!"

"Ops." mormorò il Metagross, istantaneamente appoggiando a terra Ghibli come se non si stessero nemmeno affrontando in una battaglia all'ultimo sangue. "Io sarò anche bonario, ma loro proprio no."

Sollevò un braccio e diede una pacchetta sull'elmo di Ghibli, stortandoglielo leggermente.

"Vai, non voglio che tu muoia, mi stai simpatico. Tanto non penso di aver detto cose particolarmente importanti."

"UOMINI, ALL'ATTACCO!"

"E poi... devi proteggere quei piccoli."

Ghibli irrigidì le spalle quando il Mudsdale iniziò a galoppare verso di lui in una carica furiosa, seguito e superato da alcuni dei suoi soldati. Immediatamente, il Bisharp comprese quale fosse la priorità.

Fece un rapido dietrofront e scattò, quasi scivolando sulla neve, verso il punto in cui aveva visto Tachi e Rioni.

Coprì la distanza che li separava in poche falcate, afferrando i due cuccioli per le braccia e gettandoseli a forza sulle spalle, facendoli urlare. Sulla spalla destra Tachi, su quella sinistra Rioni.

"STUPIDI! VI AVEVO DETTO DI SCAPPARE, MALEDIZIONE!" ringhiò, tenendo i due con le mani per evitare che cadessero, saltando di lato ed evitando miracolosamente una freccia scagliata dai nemici.

Rioni aveva cominciato a piangere, ma non era quello il momento per occuparsi di lui.

Il Bisharp decise di mettere in pratica qualche tecnica evasiva degna di un Gogoat, saltando con un balzo una roccia e lanciandosi praticamente nel vuoto, atterrando senza problemi una decina di metri più sotto. Non era manco sicuro di dove stesse andando, in verità. E non era nemmeno sicuro di riuscire ad atterrare da qualche parte al prossimo salto.

Scivolò lateralmente, ma dovette continuare a correre per non cadere a terra e inevitabilmente morire trascinando con sé i bambini.

Più o meno riconosceva quel pendio. Ci si era arrampicato per salire sul ghiacciaio, e sapeva che poco più avanti c'era un piccolo crepaccio facile da saltare.

Ancora un po' e, probabilmente, i loro inseguitori avrebbero smesso di braccarli.

"Signore! No-non ci seguono pi-"

In quel momento, sotto ai piedi di Ghibli comparve un burrone, e lui assieme con i suoi giovani protetti cadde verticalmente nel vuoto.

"MERDA-!"

"OH NO!"

Istintivamente il Bisharp raccolse le gambe al petto, preparandosi all'impatto col terreno, che avvenne circa cinque metri più sotto. Il Fildilama colpì con il fianco sinistro il bordo di una sporgenza dal fianco del pendio, e a quel colpo un pezzo della sua lama addominale inferiore volò per aria, spezzandosi.

L'urto non fu abbastanza per fermare la loro caduta, dato che ruzzolarono e presero tutti botte più o meno forti (Ghibli soprattutto) nella loro lunga e dolorosissima discesa.

Colpirono sporgenze, massi, e chi più ne ha più ne metta, ma perlomeno erano tutti coscienti per gran parte della caduta.

"TACHI! REGGITI!" gridò il Bisharp, e quando sentì che il Cubchoo si era aggrappato con tutte le proprie forze al suo collo tolse la mano destra dalla sua schiena, estraendo la lama e piantandola con forza nella roccia più vicina.

Con uno stridore metallico da fare spavento la lama si conficcò nella montagna, facendoli scivolare per qualche altro metro ma frenando, dopo secondi interminabili, la loro discesa.

Ghibli ricominciò a respirare, appoggiandosi coi talloni alla parete quasi verticale della montagna. Ansimando pesantemente per la fatica e col braccio destro sotto sforzo, girò la testa da un lato e dall'altro.

"State... huff, state tutti e due bene?"

Ci fu un silenzio tombale per un secondo o due e fu allora che lui si preoccupò, ma quando sentì i due bambini scoppiare in lacrime mentre gli si aggrappavano al collo capì che poteva stare sereno.

"BWAAAAAHH!! PE-PENSAVO SAREMMO MORTI!"

"YAAAAHHH!! MAMMAAAAAA!! MAAAAAAAMMAAAAAAAA!!"

Il Bisharp socchiuse gli occhi, stremato probabilmente il triplo di loro, troppo stanco per piangere di gioia. Erano appesi a una montagna in mezzo a una bufera, c'era poco da essere contenti.

Probabilmente era lui quello a essere ridotto peggio. Il suo corpo era pieno di graffi e ammaccature, in alcune parti il metallo era proprio spezzato, ma il sollievo di essere vivi era maggiore rispetto al dolore.

Ghibli non stava capendo.

Perché Thalerion aveva deciso di lasciarlo andare? Avrebbe facilmente potuto ucciderlo. Forse era davvero pietoso come aveva detto, oppure c'era qualcosa d'altro sotto?

Al ritorno ne avrebbe parlato con Akan, non era quello il momento per pensarci.

Ora.

Il problema era scendere.

- - -

1015 d.G.S.
Itanard.

Ore ??:??.

Fatemi uscire... fatemi uscire!

È orribile... tutto questo è orribile! È una tortura! È una tortura!

BASTA!

BASTA!

BASTA, NON CE LA FACCIO PIÙ!

BASTA!

FATEMI USCIRE!

FATEMI USCIRE!

QUESTO NON SONO IO! PERCHÉ?! PERCHÉ MI FATE QUESTO?!

STO PERDENDO ME STESSO!

BASTA! NO! IO SONO QUALCUNO, IO SONO-

Io...

Io non sono nessuno.

Io non sono nessuno senza Khiraal.

Sto diventando... un mostro.

Sto perdendo tutto quello che sono.

Sono un mostro...

Io... sono solo.

Non c'è nessuno ad ascoltare le mie preghiere...

...vero?

Sono solo.

Io...
Non sono.

Io non sono più.

Io...
Sono di Khiraal.

E di nessun altro.

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