Capitolo 20 - The Unmatched Kindness in a Dog's Eyes
Athos mise il muso fuori dalla propria tenda, e il suo naso umido venne subito morso dalla fresca e pungente aria delle notti di settembre.
Si guardò attorno, guardingo, constatando che non ci fosse nessuno di ronda da quelle parti prima di sgattaiolare fuori, camminando pancia a terra per evitare di farsi vedere da chiunque fosse sveglio a quell'ora.
Il cielo scuro della notte stava già iniziando a farsi più chiaro, segno che l'alba era ormai vicina al massimo di un paio di ore. Athos aveva un po' di tempo per agire, prima che i soldati iniziassero a prepararsi per la giornata.
Il naso lo avvertì anche prima dei suoi occhi della presenza di qualcuno nelle estreme vicinanze; non era un odore coperto da quello delle tende, ciò voleva dire che il Pokémon che apparteneva a quella traccia doveva essere all'esterno.
Era un piacevole odore di rosmarino e salsedine. Si appiattì contro il terreno quando, pericolosamente vicino a lui, una figura slanciata si appollaiò sulla cima della tenda alla sua destra.
Athos rimase a fissare Avion tirare un enorme sbadiglio, evidentemente appena sveglio. Stirò il collo e si scrollò prima di spiegare le ali, stiracchiarle e prendere il volo verso Sud, silenzioso come era arrivato. Menomale, l'Eone non lo aveva visto.
Il Pokémon Morso, appena fu certo di avere la via libera, tornò a strisciare rasoterra verso il suo obiettivo. Si tirò un po' su con le zampe, accelerando il passo. Si sentiva come un cacciatore selvaggio dei tempi antichi, che andava in cerca di prede da sbranare.
Be', non che l'intento fosse troppo diverso da quello.
Si acquattò contro un paletto, dardeggiando di occhiate lato destro e sinistro, prima di fare una leggera corsetta attraverso l'ultimo corridoio e verso il suo obiettivo.
Eccola lì.
La tenda dei viveri.
Trattenne il fiato quando vide che, diversamente dalle altre notti, c'era Hassan a sorvegliarla. Lo Scizor stava seduto a gambe incrociate e occhi chiusi dritto davanti all'ingresso, tenendo una chela serrata attorno a una lancia un po' storta tenuta assieme da del nastro adesivo.
Athos aggrottò le sopracciglia. Hassan odiava il Mightyena con tutto il cuore, e se lo avesse visto lì... sarebbero stati guai molto grossi. Be', avvicinarsi alla tenda era impossibile, con quel partenopeo a guardia.
Il Pokémon Morso annusò l'aria, facendo avanti e indietro con un certo nervosismo. Il tempo era poco, e doveva sbrigarsi a entrare in quella tenda.
Sollevò le orecchie quando, dallo Scizor, arrivò un suono decisamente inaspettato.
Rrrooonnfff...
Stava dormendo? Così? Davanti alla tenda? Certo che la sua dedizione al lavoro doveva essere o esponenziale o infima. Athos fece qualche passo verso di lui, decidendo di aggirare il suo campo visivo e facendo un giro largo a semicerchio, affiancandosi al lato sinistro della tenda dei viveri.
Ora che era vicino, poteva chiaramente sentire che era proprio Hassan a russare sonoramente.
"RRROOONNFFF..."
Bene! Benissimo! Doveva solo fare attenzione, e il gioco sarebbe stato fatto. Dopo aver annusato rapidamente il braccio dello Scizor per accertarsi che stesse veramente dormendo, Athos si avvicinò al lato che ospitava l'apertura della tenda. Hassan ci era seduto proprio davanti.
"RRROOONNFFF..."
Athos infilò la testa oltre alle spalle dello Scizor, cacciando il muso all'interno della tenda. Decine di odori gli invasero le narici, e il Mightyena non riuscì a fare a meno di iniziare a scodinzolare. Ecco. Il suo obiettivo era raggiunto.
Spuntino delle quattro del mattino, sto arrivando!
"RRROOONNFFF..."
Athos provò a entrare nella tenda per intero, ma il suo cuoricino saltò un colpo quando con un fianco urtò Hassan, fortunatamente senza conseguenze. Non ci passava per intero. Solo parzialmente.
Cacchiarola, questa non ci voleva...
"RRROOONNFFF..."
Adattandosi alla situazione entrò con il busto all'interno della tenda, tenendo il sedere fuori, esaminando gli scatoloni di legno impilati e contenenti tutta la roba buona che gli davano da mangiare a pranzo e cena.
C'erano fagioli, riso, uova, gallette, riso, uova, fagioli, riso, gallette, fagioli...
...
Sì, tutto lì.
Ma da qualche parte, Athos lo sentiva, c'era qualcosina di più. Un odore dolce e assolutamente delizioso, che aveva sentito sin dal primo istante in cui aveva messo piede all'accampamento.
Biscotti.
"R-R-RRROOONNFFF..."
Athos sollevò una zampa come un cane da punta, ruotando la testa e annusando a più riprese per capire dove fosse posizionato il ben di Arceus che voleva mangiarsi. Si passò la lingua sul naso quando individuò un recipiente ligneo, appoggiato alla morbida parete della tenda, ben nascosto dietro ai cassoni di viveri. Bingo.
Era all'incirca a una lunghezza di braccio da dove Athos si trovava in quel momento, quindi per lui raggiungerlo sarebbe stato semplice.
"RRROOONNFFF..."
Athos tese una zampa in avanti, attento a non urtare col resto del corpo la schiena di Hassan, e toccò con la punta di un artiglio il recipiente dei biscotti.
Andiamo... andiamo, andiamo...!
"RRROOONNFFF..."
Fletté le dita della zampa, cercando un appiglio, e riuscì a far cadere il vasetto nella sua direzione. Il coperchio si aprì, facendo cadere a terra qualcuno dei dolcetti, e con una rapida zampata Athos trascinò tutto il contenitore verso di sé. Ce l'aveva fatta! Pronti all'abbuffata?
Appena aprì le fauci per avventarsi sul suo meritatissimo pasto, ecco le sue narici avvertirlo della presenza di un'altra traccia.
Assieme all'odore dei biscotti, sentì anche un sottile odore di cenere e stoffa delle tende.
Era l'odore di Wystan.
"RRROOONNFFF..."
Quei biscotti appartenevano a Wystan, cacchiarola. E lui se li stava per pappare. Be', non tutti, almeno.
Dai, sono sicuro che Monke non se la prenderà troppo, se ne mangio solo uno o due... o anche tre, dai... non se ne accorgerà nemmeno!
"RRROOONNFFF..."
Athos diede un paio di colpetti al fondo del recipiente, facendosi cascare davanti alle zampe quei tanto agognati dolcetti. Erano piccoli e rotondetti, ma non piatti, anzi. Sembravano ripieni di qualcosa. Ed era tempo di scoprirlo.
Il Mightyena abbassò la testa, prendendo tra i denti e masticando un paio dei piccoli tesori nel giro di qualche istante. Subito le papille gustative su tutta la sua lingua iniziarono un rave party dalla contentezza.
Gli veniva da piangere.
Oh, Arceus onnipotente, hanno dentro la marmellata di Baccapesca...
"RRROOONNFFF..."
È la cosa più buona che abbia mai mangiato... oh, Wystan, perché li tieni tutti per te? Non me li puoi dare come premio quando faccio bene gli esercizi di aerobica?
Ecco che nella vorace gola del Mightyena caddero sfortunati altri biscotti, che il giovane tipo Buio si gustava come non aveva mai gustato nient'altro in vita sua. Spalancò le fauci e ne inghiottì altri cinque assieme, scodinzolando come un forsennato per la contentezza.
"R-RONnff...?"
Ma Wystan dove li prende questi? Ma è legale tenerli qui? Ma perché lui può avere il cibo buono e noi solo riso e uova?
Athos si passò la lingua sul muso pieno di briciole, masticando lentamente per assaporare ogni minimo dettaglio di quei dolci. Quando abbassò lo sguardo per prenderne un altro, però, notò che il contenitore sembrava essere vuoto. La sua coda si abbassò improvvisamente.
"R-rroonnfff..."
Emettendo un leggero guaìto il Mightyena si abbassò per guardare all'interno del vasetto; ed eccolo ricominciare a scodinzolare a velocità supersoniche, colpendo qualcosa di fianco al proprio fondoschiena con la coda, quando notò che sul fondo era rimasto un ultimo superstite.
Wag wag wag wag.
"Mghrnnff-"
L'ultimo biscotto. Erano troppo buoni per essere lasciati perdere. E così Athos cacciò di prepotenza il muso all'interno del vasetto, iniziando a leccarne il fondo nella speranza di portarsi il dolcino tra i denti. La sua coda, intanto, lo tradiva colpendo ancora più forte quella cosa, che tutti noi sappiamo cosa fosse in realtà.
Wag wag wag wag!
"Mnghr-! Ma che...?"
Athos chiuse le mascelle sull'ultimo dolce con un sonoro "munch", sospirando dalla contentezza. Finalmente. Un pasto decente.
"...MA! CA' CI FAI QUI, CHI SEI, BRUTTO-"
Il Buio abbaiò di sorpresa quando si sentì afferrare la coda in una morsa fortissima, comprendendo che era stato sgamato. Si girò e, con suo sommo terrore, vide che una delle chele di un assonnatissimo Hassan lo stava tenendo per un ciuffo di peli.
Lo Scizor aveva ancora gli occhi socchiusi dal sonno, ma pareva incazzato.
"SO' BUONO SÌ, MA FESSO NO!"
Tirò un forte strattone alla coda del Mightyena, il quale per risposta si girò e gli morse a tutta potenza la chela che lo aveva acchiappato, facendola ritirare al suo proprietario.
"AHIA, VAFAMMOCC, CAP 'E CAZZ-!"
Ma Athos non lo stava più manco ascoltando. Era corso via rapido come una saetta, andando a nascondersi oltre l'accampamento. Superò vari corridoi di tende prima di correre a tutta birra ben oltre ai confini del campo, tenendo la lingua a penzoloni dalle mascelle.
L'adrenalina gli scorreva in tutto il corpo, facendogli provare allo stesso tempo terrore ed euforia. Certo che quello Scizor ciclato era proprio impossibile! E lui era scappato dalle sue grinfie prima di farsi affettare!
Athos si guardò alle spalle, senza smettere di correre. Hassan non lo stava inseguendo. Il campo si stava facendo sempre più lontano, confondendosi col paesaggio montano e dei piccoli villaggi all'orizzonte, diventando piccolo piccolo.
Il Mightyena voleva ululare per la sua vittoria; lo stava anche per fare, ma prima che potesse compiere quel gesto inciampò malamente su qualcosa di anche bello grosso e capitombolò in avanti, ruzzolando senza un minimo di grazia a terra e facendosi anche un bel po' di male.
Rotolò sulla schiena e si mise a pancia in alto, a ganasce strette, inspirando aria tra i denti.
"Oww... ma che cosa...?"
Si rimise su un fianco, guardando la prima cosa che era alla sua destra. Fece un gran salto, guaendo, quando dritto davanti al suo muso comparve un nome inciso su una pietra.
Rizavi Varsh.
Il Mightyena arretrò rapidamente da quel tumulo di terra smossa di fresco, andando a sbattere con la schiena addosso a qualcosa di freddo e sconnesso.
Si girò, rendendosi conto di avere la schiena a ridosso di una lapide. Era la cosa su cui era inciampato prima.
"Uagh!"
Subito scattò in piedi, guardandosi attorno sia sorpreso che spaventato, col cuore a mille per la corsa e il corpo che ancora doleva per la caduta che aveva appena fatto.
Presto, tutto attorno a lui, si delineò un grande campo pieno così di lapidi. Involontariamente, aveva trovato il cimitero della Pattuglia, che presentava tombe con tanto di offerte in fiori e cibo. Il camposanto era delimitato a Nord da un piccolo boschetto, che Athos si sarebbe ritrovato ad attraversare se avesse continuato a correre nella stessa direzione.
Athos si voltò verso la prima lapide che aveva visto, quella di Varsh, e si rese conto che con il suo arrivo decisamente brusco aveva schiacciato alcuni fiori che erano stati portati in dono al defunto. Anche un cestello di bacche un po' vecchiotte era stato rovesciato all'impatto col corpo del Mightyena.
"Oh, caspita, scusa Varsh..." mormorò Athos, avvicinandosi al sito e mettendo a posto col muso tutto quanto, chinando il testone con rispetto.
Si guardò attorno, annusando in giro. L'odore del posto era... strano. Non puzzava di morte, anzi, aveva un odore pulito, come quello del vento pungente e della sabbia di fiume. Era un odore gradevolissimo, e proveniente da tanto più in là, tanto più in fondo, si sentiva un altro odore decisamente familiare e piacevole.
Una persona che conosceva. Qualcuno del campo, per forza. Doveva andare a investigare. Cosa ci faceva qualcuno, lì, alle quattro del mattino?
Iniziò quindi la sua spedizione dettata dalla curiosità, zoppicando leggermente per la caduta che ancora gli doleva. Ogni tanto, però, si distraeva dal suo obiettivo per osservare le lapidi accanto a cui camminava.
Dovette scavalcare una montagna di fiori e cestini del cibo per riuscire a passare oltre a una di quelle.
Lysantir Aleris.
Doveva essere una persona molto amata, se riceveva tanti doni così. Athos si guardò attorno, poi si chinò per annusare i mazzi di fiori che erano stati portati in dono alla defunta. Che buon odore che avevano gli oleandri. Colse anche una debole traccia di quello che li aveva portati, e fu sorpreso nel distinguere due persone diverse.
Fece un sorriso, scodinzolando mentre guardava la lapide.
"I tuoi amici e la tua famiglia ti vogliono tanto bene." disse, neanche fosse possibile che la defunta potesse parlargli di rimando. "Ciao, eh."
Passò oltre a molte altre lapidi intanto che l'odore che stava seguendo si faceva più forte. Si fermò un secondo a osservare due lapidi vicine, appartenenti a due fratelli, tali Aiko e Haru.
Dovevano essere morti insieme.
Quel posto stranamente non gli metteva inquietudine. Anzi era come un santuario protetto dagli alberi che lo limitavano, rendendolo impenetrabile a qualsiasi sentimento negativo o a qualsiasi paura. La luce dell'orizzonte, che aveva appena iniziato a mostrarsi, rendeva visibili le cose necessarie e non lo spaventava in alcun modo.
Tutto era tranquillo. Tutto era in pace.
Continuò a camminare, seguendo la traccia che aveva sentito mano a mano che si faceva più forte. Si stava avvicinando al boschetto, attraversando diagonalmente il camposanto.
Certo, forse sarebbe stato più etico fare il giro, ma al momento non era nelle sue preoccupazioni. Sollevò le orecchie e tirò su il muso quando, finalmente, giunse a intravedere qualcosa nello scuro del primissimo mattino.
Si avvicinò silenziosamente, tenendo il collo abbassato e gli occhi puntati su una piccola figura rossiccia, accucciata come un gatto davanti a una delle lapidi. Da questa proveniva un leggerissimo mormorio, come se stesse parlando da sola.
Aveva un delicato odore di inchiostro, libri e di henné, mischiato a uno molto più tenue somigliante a quello di una casa antica. I cassetti nella mente di Athos si aprirono e il Mightyena iniziò a sfogliare rapidissimamente ogni dato di ogni odore che avesse mai annusato, finché non trovò una corrispondenza.
Anche prima di poter connettere, però, la figura ruotò un orecchio nella sua direzione e si voltò verso di lui, incrociando il suo sguardo.
Alitheia.
Appena lo vide la Espeon girò rapidamente il capo, tornando a puntare lo sguardo sulla lapide. Non sembrava arrabbiata con lui, affatto. Non emanava l'odore della rabbia. Pareva semplicemente confusa di trovarlo lì, ma in qualche modo tendeva sempre a evitare il contatto visivo con lui.
"Che cosa ci fai qui?" domandò, senza ostilità, cosa a cui Athos poté solo sollevare le sopracciglia.
"Posso farti la stessa domanda! Sono tipo- le quattro e mezza della mattina!"
"Questo vale anche per te." aggiunse la Espeon, girandosi leggermente verso di lui, guardandogli però le zampe anteriori. "Ripeto: che ci fai qui?"
Athos non poteva certamente risponderle che era fuggito da morte certa dopo aver mangiato dei biscotti non suoi. Aprì e richiuse le mascelle, poi rispose.
"Uhh... passeggiata notturna."
Alitheia non parlò oltre, tornando a osservare la lapide davanti alla quale era seduta, a capo basso. Athos cercò di sporgersi oltre alla sua spalla per vedere.
Sarebbe stato invasivo se si fosse seduto accanto a lei? Forse doveva andarsene. Ma lasciare Alitheia, così, da sola, in un cimitero... non gli andava giù. C'era qualcosa che lo tratteneva.
La Espeon sembrava... triste. Cioè, sì, tutti sono tristi se vanno a visitare un defunto, ma quella volta era diverso.
Alitheia aveva sempre avuto, i pochi momenti in cui lui ci aveva parlato, un atteggiamento austero, autoritario e serissimo. Un felino, insomma. Vederla così era così strano che Athos non si capacitava nemmeno del fatto che la Espeon potesse assumere altre espressioni oltre alla sua solita corrucciata.
E così il Mightyena si sedette vicino a lei, muovendo con un po' di nervosismo le zampe anteriori.
Alitheia sospirò.
"Non hai niente di meglio da fare?"
Il tipo Buio guardò nella sua direzione, battendo le palpebre dalla perplessità come se gli fosse stata posta una domanda sciocca.
"Mi sembrava che tu avessi bisogno di un po' di compagnia." ammise, abbassando leggermente la testa per provare, invano, a guardarla negli occhi. Lei si voltò dall'altra parte. "Vuoi che vada via? Se vuoi me ne vado, eh. Oppure, se vuoi compagnia ma non vuoi che io parli, posso starmene zitto zitto."
"Fai come vuoi."
Athos si mise a scodinzolare, facendo un sorrisetto, e tirò su le orecchie romboidali.
Non era un rifiuto! Poteva restare!
Nonostante volesse chiedere tante cose, però, rimase in silenzio a contemplare la lapide, analizzandola nonostante su di essa non ci fosse scritto molto. Era la tomba di un certo Mirano, ma oltre a quello non erano fornite molte informazioni.
Athos, allora, si voltò verso Alitheia. Dalla sua posizione non poteva vedere il suo volto, ma solo il suo orecchio e la tempia, decorata dal ciuffetto di pelliccia che aveva su ambo i lati.
"...Era un tuo amico?"
La Espeon emise un forte sbuffo dalle narici.
"Non sono qui per fare conversazione, e non lo sei neanche tu."
"Scusa." mormorò Athos in un guaìto, abbassando la testa, mortificato. Non avrebbe dovuto impicciarsi così negli affari di Alitheia, anche se...
Sì, era davvero tanto tanto tanto curioso. Ma no. Se lei non voleva parlare, lui non doveva indagare.
Rimase quindi ulteriormente in silenzio, a testa e orecchie basse, senza nemmeno scodinzolare come era solito fare. Semplicemente, era in attesa che la Espeon dicesse qualcosa.
Alitheia si voltò verso di lui, e probabilmente dato che lo aveva visto con quella espressione tirò l'ennesimo sbuffo. Athos tirò su il collo, e lei distolse lo sguardo.
"Era il mio Maestro."
Athos sorrise, muovendo la coda a destra e a sinistra. Forse Alitheia voleva davvero iniziare una conversazione. E lui che pensava che lei lo odiasse!
"Il tuo Maestro prima di Morfeus?"
"Sì." mormorò Alitheia, senza distogliere lo sguardo dalla lapide. La sua espressione, da impassibile, si trasformò in una leggermente sofferente. "Mi ha insegnato lui tutto quello che so."
Oh, storia della sua vita, storia della sua vita! esclamò tra sé e sé Athos, curvandosi leggermente in avanti per ascoltare. Batté le palpebre, spostando lo sguardo a sua volta sulla tomba di Mirano.
"Sono sicuro che sia stato un insegnante magnifico." disse, seriamente convinto di quel che diceva. Alitheia aveva individuato Shade come Prescelto della Luce con solo un'occhiata, doveva essere stata addestrata benissimo.
La Espeon socchiuse gli occhi blu.
"Lo è stato sin da quando ero piccola."
Athos tirò leggermente su col naso. Non riusciva a evitare di sentirsi triste per quello che la Espeon aveva vissuto. Perdere qualcuno di così caro come un mentore doveva aver avuto un impatto terribile sulla vita di Alitheia.
Il Mightyena abbassò leggermente le orecchie.
"Mi dispiace."
"Tranquillo."
Athos non sapeva bene come fare per rassicurare Alitheia sulla morte del suo Maestro. Insomma, era un argomento davvero delicato e voleva che lei si sentisse il più possibile al sicuro.
"Che tipo era?" domandò semplicemente, inclinando la testa da un lato per guardarla in faccia.
Alitheia batté le palpebre, senza nemmeno guardarlo in faccia. Era una cosa che faceva spesso e che faceva sentire Athos un po' male, ma certamente non poteva ordinarle di guardarlo in faccia se lei non voleva.
"Era un Delphox." cominciò la Pokémon Sole, osservando la spoglia lastra di pietra chiara come se essa avesse potuto suggerirle cosa dire. "Mi ha presa con sé quando mia madre è morta. Era molto calmo e ponderato, ma sorrideva spessissimo."
Si fermò un istante per ridacchiare con malinconia più che per divertimento.
"E faceva delle battute assolutamente terribili."
Athos rise a sua volta, iniziando a muovere pian piano la coda. Finalmente Alitheia si stava aprendo un po' con lui. Non per dire che se lo aspettava, ma era felice che stesse accadendo.
"Come è... come se ne è andato?" domandò il Mightyena, senza voler causare alcun danno, ma facendolo involontariamente. Alitheia perse improvvisamente ogni singola traccia di colore emotivo dal volto, diventando improvvisamente cupa e tesa.
Athos deglutì.
"Scusami, non volevo-"
"È stato divorato."
Il Pokémon Morso serrò le mascelle e spalancò gli occhi gialli e rossicci, fissando il lato del volto di Alitheia come se avesse visto un fantasma. Non era sicuro di aver capito bene, quindi si diede un paio di botte all'orecchio con una zampa.
"Ack... scusami, penso di dovermi lavare le orecchie più spesso, hai detto-?"
"Divorato. Sbranato, mangiato." ribatté Alitheia, acida, accartocciando il naso. "O hai bisogno che io trovi altri sinonimi?"
Athos era in completo shock, ma per qualche secondo non disse nient'altro. Non capiva. Chi? Cosa? Come? Quando?
"Scusa, ma- ...m-mangiato?" incespicò, tirando un'occhiata alla tomba come per avere una conferma dal defunto. "Ma-ma da cosa-?"
"E chi lo sa." fece la Espeon, tornando con lo sguardo verso il basso. "So solo che prima c'era, poi c'è stata una battaglia e lo abbiamo ritrovato come un mucchietto sbrandellato di ossa e pelliccia. Quasi non era neanche riconoscibile. Qui c'è tutto quello che è rimasto di lui."
Athos sentì il suo stomaco annodarsi a gomitolo, la sua schiena sussultare violentemente e tutte le sue interiora contorcersi e dibattersi. Neanche un Pokémon come lui, che era nato con dei denti adatti a divorare la carne e con degli antenati conosciuti per la loro ferocia, riusciva a capacitarsi di una cosa tanto mostruosa.
Era impossibile. Chi poteva aver compiuto un atto così... così... terribile. Era come torturare il corpo anche dopo la morte. Athos non se ne capacitava.
"Ma... mangiare la carne di altri Pokémon non è più consentito, sono... sono millenni che non si fa più. È orribile." mormorò, ancora una volta cercando il contatto visivo con gli occhi blu oltremare di Alitheia, che però non arrivò.
La Espeon non disse nulla. Athos abbassò lo sguardo sulle proprie zampe anteriori, cercando le parole giuste da dire.
"...Mi dispiace tantissimo, Alitheia. Io... io davvero non so cosa dire. Penso di capirti... deve essere stato orribile per te perderlo in questo modo, e-"
"Oh, tu capisci, Athos?" sibilò lei, tagliente come il filo della scimitarra più affilata di tutte, che in quel momento trafisse il Mightyena e lo bloccò sul posto. "Tu non capisci niente. Sei come tutti gli altri. Dicono ti capisco di qua, ti capisco di là, ma in realtà non comprendono seriamente un cazzo."
Il Mightyena guaì appena e arretrò sulle proprie zampe posteriori quando la Espeon si alzò di colpo, avvicinandosi a lunghi passi a lui, fissandolo in mezzo alla fronte.
"Cosa vuoi capirne tu?! Sei una palla di pelo spensierata e viziata che non fa niente dalla mattina alla sera, e hai il coraggio di dirmi che capisci cosa si prova a vedersi strappare tutto quello che più importa da davanti agli occhi?!"
Il Mightyena abbassò lo sguardo, tenendo la coda saldamente ancorata a terra.
"Non hai la minima idea di che cosa voglia dire!" gridò Alitheia, con la voce che si stava ormai spezzando. "Mirano era come un padre per me! Era la mia famiglia, ed era tutto quello che mi rimaneva in questo mondo di merda! Non è niente da prendere sottogamba con uno stupido ti capisco!"
Athos sollevò le pupille per provare a guardarla in faccia, riabbassandole istantaneamente nel vedere l'espressione furente sul suo volto.
"Alitheia, io..."
"Zitto!"
"...Anche io ho perso la mia famiglia."
Alitheia, improvvisamente, perse ogni singola traccia di furore che aveva in faccia. Arretrò di un paio di passi, lasciando un po' di spazio al Mightyena per risollevare lo sguardo.
Finalmente, la Espeon lo stava guardando negli occhi.
"...Non stai mentendo."
Athos si lasciò andare a una tenue risatina, rivangando i ricordi passati.
"Vorrei tanto tanto mentire su questo."
La Lettrice della Verità si sedette nuovamente al posto, abbassando lo sguardo sul terreno, mortificata.
"Io- scusami, Athos, non... io pensavo fossi come tutti gli altri..."
"Hey, è tutto okay, non fa niente!" esclamò il Mightyena, scodinzolando e dandole un lieve colpo su una spalla con una zampa. "Anche io mi arrabbierei se tutti quanti dicessero cose false, specialmente in questo frangente. È okay."
"Non avrei dovuto gridarti contro..."
"Oh, Albari lo fa tutto il giorno e non mi offendo, quindi non hai proprio di che preoccuparti!" ribatté lui, chiudendo gli occhi e sfoderando il più smagliante dei suoi bianchissimi sorrisi di affilate zanne che non facevano male a nessuno.
La Espeon non rise, mortificata.
"Sono una stupida, e sono stata egoista. Mi dispiace davvero."
"Tranquiiilla. Tutto okay, ti ho detto!" ripeté Athos, ridacchiando. Alitheia parlava come se lui fosse uno che si offendesse per così poco. Era un po' un tonto e ne era consapevole, e per questo tendeva a non arrabbiarsi quasi mai o a legarsi futilità alla zampa.
Alitheia alzò leggermente lo sguardo, puntandolo sulla punta del naso di Athos. Il Mightyena ci passò sopra la lingua per assicurarsi che fosse pulito e presentabile, dato che lei preferiva fissare quello invece che i suoi occhi.
"Come è successo?" domandò la Espeon, abbassando leggermente le grandi orecchie e acquistando una parvenza abbastanza buffa agli occhi di Athos.
Il Mightyena inclinò leggermente la testa da un lato.
"In una maniera non troppo diversa da come la tua famiglia è stata portata via a te, in verità." confessò, battendo la coda a destra e a sinistra. "Mia madre è morta quando ero piccolino per una malattia. E da quel momento in poi mi ha cresciuto solo il mio papà."
Athos sorrise, soffrendo per quei ricordi che facevano tanto male, ma maggiormente rallegrandosi del fatto di essere stato così fortunato da averli vissuti in primo luogo.
"Mio padre era, uhh... era un istruttore di lotta. Insomma, insegnava a gente tipo i poliziotti e simili come combattere. Era un grande, si adattava a tutto quello che trovava quando si trattava di insegnare. Era un Mightyena davvero in gamba."
Arricciò la coda accanto alla propria zampa posteriore, scodinzolando solo con la punta di essa.
"Mi ha insegnato lui tutto quel che so, porto anche il suo stesso set di mosse!" esclamò, socchiudendo gli occhi, prima di rendersi conto che non stava assolutamente rispondendo alla domanda che gli aveva posto Alitheia. Si stava un po' lasciando trasportare.
Nel ricordare il brusco modo in cui suo padre se ne era andato, però, le sue orecchie si abbassarono anche se il suo leggero sorriso non svanì.
"È morto qualche mese fa. C'è stato un attacco vicino al nostro villaggio, e lui si è sentito in dovere di andare ad aiutare."
Athos abbassò lo sguardo. Anche la sua espressione serena se ne andò, facendo spazio a una più sofferente, che doveva tradire tutti i suoi pensieri.
"Non è tornato più."
Alitheia socchiuse gli occhi, ruotando le orecchie all'indietro in una disposizione di comprensione.
"Mi dispiace."
"Tranquilla."
"È per questo che sei qui?" domandò lei, facendo rialzare il muso al Mightyena. "Vuoi vendicare la morte di tuo padre entrando in esercito?"
Athos rimase un po' di stucco a quella domanda, decisamente inaspettata da parte della Espeon. Fece un sorrisetto, mettendosi poi a ridere.
"Eh? Ma per chi mi hai preso, un Mister Vendetta?" ridacchiò, finalmente ritrovando un po' del suo buonumore. "Sono qui semplicemente perché voglio aiutare. Non sono manco l'unico che è in questa situazione, qui."
Si alzò in piedi, scodinzolando allegro.
"Ti va di tornare indietro? Nella tenda dei viveri ci sono dei biscotti buonissimi che possiamo-" si fermò, ricordando di averli finiti praticamente tutti, e fece una leggera smorfia. "Giusto, ehm, niente biscotti. Torniamo indietro assieme?"
Alitheia lanciò un'occhiata alla lapide.
"...Magari un'altra volta. Penso che starò qui ancora un po'."
"Va bene, ma non addormentarti qua fuori, eh." disse il Mightyena, sorridendo mentre scodinzolava, come se non fosse mai stato demoralizzato dal raccontare alla Lettrice la sua vita. "Ci vediamo dopo."
"A dopo."
Athos aprì le mascelle e sfoderò un sorrisone prima di voltarsi e tornare trotterellando verso il campo base, stando bene attento a fare il giro largo. Sarebbe stato meglio per lui evitare Hassan e Wystan, da quel momento in poi.
- - -
"Mio Signore. Volevate vedermi?"
L'imperatore Rhith si voltò verso il portone della sala del trono, da cui era appena entrata la Lycanroc Mezzanotte che aveva fatto convocare. Il Grimmsnarl sorrise.
"Bat, prego. Entra."
Lei si abbassò su un ginocchio, portandosi un pugno al petto come segno di riverenza prima di alzarsi e incamminarsi a passo rapido verso il Buio/Folletto, attraversando velocemente la sala dal pavimento granitico.
L'Imperatore Buio si scomodò dal trono, scendendo gli scalini per avvicinarsi al Generale, portandosi le mani dietro la schiena. Quel giorno, che era di buonumore, si era acconciato la pelliccia della testa in varie trecce.
Si fermò davanti alla Lycanroc, che abbassò lo sguardo per riverenza.
"Volevo parlare un po' con te della situazione al fronte con la Regione Bianca, Bat." iniziò Rhith, usando un tono di voce grave ma al contempo abbastanza calmo. "I Monti Toccacielo."
La lupa non disse nulla, limitandosi ad attendere che lui continuasse a parlare, cosa che non avvenne per almeno una decina di secondi. Al termine di essi, Rhith fece schioccare la lingua.
"Non è che i tuoi uomini stiano avendo molti progressi."
"I nemici tengono duro bene, Mio Imperatore." si giustificò Bat, aggrottando leggermente le sopracciglia mentre trovava il coraggio di guardarlo in faccia. "Ma non dovete dimenticare i traguardi che abbiamo raggiunto."
"Ah, sì. Il libro che avete recuperato per Eroan. Ne va matto." ammise Rhith, incrociando le braccia al petto. "Lui, assieme con mio figlio e con il Generale Thalerion, sta mandando avanti il progetto per scoprire qualcosa in più su quella sua Megaevoluzione. Sarebbe anche meglio che si sbrigasse..."
Da quanto ne sapeva, Eroan era già in grado di megaevolversi, così come quel vecchio bacucco di Thalerion. Presto anche altri soldati si sarebbero uniti all'addestramento, e allora sarebbe stato un gran vantaggio.
"Ma non è di questo che volevo parlarti. Voglio che tu torni istantaneamente al fronte."
Le orecchie piegate della Lycanroc si drizzarono rapidamente.
"...Mio Imperatore?"
"Voglio i nostri confini espansi anche solo di mezzo metro entro un mese." esordì il Grimmsnarl, aggrottando le sopracciglia con aria grave. "Hai trenta giorni di tempo per riorganizzare i tuoi uomini e cominciare degli assalti seri."
"Ma- signore, siate comprensivo." lamentò Bat, puntando gli occhi rossi dritti sui suoi. "A sorvegliare i confini ci sono Albari e Akan con i loro uomini, e loro hanno rifornimenti costanti dagli alleati. Non possiamo-"
"I nostri informatori ci hanno riferito che Albari si è spostata dal fronte. Sta aiutando con l'addestramento, ora che Sayf e Ozaner sono incapacitati dalle ferite riportate a Sieria."
Il Grimmsnarl era abbastanza contento di quel risultato, ma non lo mostrò.
"Senza Albari le loro forze sono praticamente dimezzate. Attaccherete a ondate. Prima o poi il Colonnello Akan cadrà, e allora avrete vinto."
Bat mise su un'espressione che Rhith non riuscì a decifrare in alcun modo, ma quando ella si inchinò fu sicuro che il messaggio era stato ricevuto.
"Ai vostri ordini, Mio Imperatore."
Rhith sorrise.
"Brava. Parti per il fronte il prima possibile. Puoi andare."
"Sì, signore."
Subito la Lycanroc si alzò in piedi, fece dietrofront e corse al portone, aprendolo con la forza di un solo braccio e lasciando solo il Grimmsnarl. Rimasto l'unico nella sala del trono, il Pokémon Granfisico si incamminò verso la balconata che correva accanto alla sala, socchiudendo gli occhi alla luce del Sole appena sorto all'orizzonte.
Appoggiò entrambe le mani al parapetto, stringendosi nelle spalle dalla folta pelliccia per una brezza gelida, venuta dalle montagne, che si insinuò sotto al suo pelo.
"Brrr. Fa un freddo cane."
Rimase fermo a contemplare la città ancora assopita che si vedeva in lontananza, oltre alle cinte murarie, e tirò un lungo sospiro.
Proteggere Itanard era la priorità. Doveva tenere i soldati dell'Esercito Bianco lontani da lì ancora per anni e anni. Doveva farlo per il suo popolo, ma soprattutto doveva farlo...
"Papà! Papà, guarda!"
...Per suo figlio.
Sul musaccio di Rhith si dipinse un sorrisone quando, voltatosi verso l'interno della sala, vide correre verso di lui a braccia spalancate Khiraal, col cappuccio abbassato e il faccino scoperto, seguito ovviamente da Azza.
Khiraal aveva assunto la forma di un Chimchar quella mattina, invece del solito Impidimp. Ma pazienza, era comunque suo figlio, avvolto nella sua tunica rosso porpora.
"Khiraal! Ben svegliato, sole mio!" esclamò affettuosamente Rhith, prendendo il Chimchar per il costato e sollevandolo con ben poca fatica, strofinando il naso contro il suo. Se lo tenne in braccio, voltandosi verso Azza e facendo un cenno con la testa, che subito lo Zoroark imitò.
"Buongiorno, Mio Imperatore. Oggi vedo che siete in piedi presto."
"Posso dire lo stesso di voi." disse il Grimmsnarl, mentre Khiraal giocava con le sue orecchie, tirandole delicatamente. "Qual buon vento? Khiraal deve farmi vedere qualcosa?"
Azza annuì, voltandosi verso il portone.
"In verità sì, ci sarebbe- oh, per l'amor del cielo, Eroan, non startene lì impalato a quel modo, entra!" esclamò lo Zoroark, agitando la mano sinistra per fare cenno a colui che stava ancora fuori di fare i primi passi nella sala del trono.
"Eh? Uh? Sono stato chiamato?" fece una voce da fuori, e subito il Gallade entrò nella stanza a lunghi passi.
Tutti i peli sul corpo del Grimmsnarl si drizzarono mentre un brivido correva lungo la sua spina dorsale. Sapeva degli effetti della Megaevoluzione e sapeva che mutava incredibilmente l'aspetto di un Pokémon, ma vedere Eroan così era davvero... strano.
L'aspetto che il Sommo Sacerdote aveva ora era chiaramente quello di un Gallade, ma con caratteristiche fisiche diverse dalla norma. Il verde sul suo busto e sulle sue braccia era totalmente svanito, lasciando spazio a una pelle bianca e a un lungo mantello dall'interno azzurro.
Il mantello era strappato ai bordi e alla base; Rhith associò quell'aspetto particolare alle ferite riportate molti anni prima sulla schiena del Gallade, che non erano mai completamente guarire.
Le lame sulle sue braccia si erano a loro volta trasformate, e ora erano bianche con affilati bordi rossi.
Eroan, inoltre, pareva abbastanza distratto. Ogni tanto fissava il niente prima di riscuotersi scrollando il capo.
"Oh, ma che meraviglia, Eroan." si limitò a dire il Grimmsnarl, battendo le palpebre, senza dare troppa aria alla bocca. "Non ti avevo mai visto in Megaevoluzione."
"Bello, eh?" fece il Gallade, prima di perdersi per qualche istante nel suo mondo. Azza dovette sollevare il bastone e dargli un colpo sulla testa per farlo rinvenire.
"Toc toc?"
"Ah, sì, ehm, scusatemi!" fece il Mega Gallade, riscuotendosi. "Sto provando a discostarmi dalla volontà di Khiraal, devo fare esercizio quotidiano per vedere se... se..."
Si distrasse ancora e tornò a guardare il vuoto, cosa a cui Azza replicò con un altro colpo secco di bastone.
"AHIA! Per l'amor del- Azza, vacci piano con quell'arnese!" sibilò Eroan, passandosi una mano sopra alla testa, dove già si poteva intravedere un piccolo bernoccolo dato da precedenti colpi.
Lo Zoroark abbassò le palpebre superiori degli occhi. Khiraal si mise le manine da scimmietta davanti alla bocca, ridacchiando mentre Azza rimproverava il Pokémon Lama.
"Concentrati."
"Ah, sì, dov'ero rimasto?"
"Agli esercizi quotidiani."
"Ah, sì sì, gli esercizi." riprese Eroan, voltandosi ancora in direzione dell'Imperatore, che lo osservava in attesa di sentirlo continuare. "Devo discostarmi dalla volontà di Khiraal per agire autonomamente, e devo fare esercizio ogni giorno per riuscirci. Volevamo provare a... a... a intrattenere un discorso con voi, per vedere quanto riuscivo a stare concentrato."
Il Grimmsnarl aprì leggermente la bocca, annuendo.
"Uh-huh. Capisco."
In verità non aveva capito un corno.
Sorrise, mettendo nuovamente a terra Khiraal e lasciandolo scorrazzare per un po' nella sala del trono, prima che lui tornasse dritto dritto da Eroan, affondando la faccia nel mantello e ridacchiando.
"Bene, allora vi lascio ai vostri esercizi. Io avrei del lavoro da sbrigare."
Azza si inchinò per come poteva, socchiudendo gli occhi.
"Certo, signore. Ci vediamo dopo."
"Ciao, papi!" esclamò Khiraal, agitando una manina in aria per salutarlo, cosa a cui il Grimmsnarl rispose chiudendo e aprendo ripetutamente le dita di una mano, come saluto.
Eroan fece un mezzo inchino.
"Arrivederci, pa- ehm, no, non papi, com'era...? Sì, ehm, arrivederci, Mio Imperatore. Buon lavoro."
Il Grimmsnarl riuscì a stento a trattenersi dallo scoppiare a ridere a crepapelle nel vedere il Gallade agire così. Oh oh, e pensare che di solito era così ordinato e composto!
Mentre i tre uscivano dalla sala lui tornò in cima alla scalinata, sedendosi sul trono e accavallando le gambe, mentre prendeva la sua penna in mano e la intingeva nell'inchiostro, preparandosi a sistemare pile e pile di documenti per tutto il giorno.
Ma guarda questa Megaevoluzione che stranezza è. pensò, mentre prendeva il primo foglio dalla risma.
Be', l'importante è che sia utile a noialtri.
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