Capitolo 19 - Destruction Sense
Grida. Tutto attorno a sé, non sentiva altro che grida.
Grida che appartenevano sia alla voce di Pokémon che alcune che non lo sembravano affatto. Erano urla di rabbia, terrore, dolore.
Il bagliore delle fiamme che divampavano tutto attorno lo accecava, il fumo denso e scuro carico di cenere squarciava i suoi polmoni e la sua gola come se avesse inghiottito tante piccole daghe.
Ma non stava respirando. In quel momento non ne sentiva il bisogno.
Aleris... Aleris, rispondimi. Ti prego...
Strinse con forza al petto il corpo che aveva tra le braccia, sapendo che sarebbe stata l'ultima volta. Lei non rispondeva. Era inerte e immobile nella sua presa, con la pelle color della giada imbrattata del suo stesso sangue.
Amore mio, ti supplico... ti prego.
Appoggiò la larga fronte sul petto di lei, mentre con gli artigli stringeva l'arma che l'aveva portata via da lui. Un lungo giavellotto in legno bianco di betulla, con la punta simile a quella di una spada, era ciò che aveva dovuto estrarle a forza dal petto. Lo strinse con così tanta forza che il legno scricchiolò sotto alla sua presa.
Non poteva fare più niente.
Sua moglie era morta. Non gli ci volle troppo per realizzarlo.
Da spaventato, subito passò a furioso.
Snudando le zanne in un ringhio feroce alzò lo sguardo sull'assassino dell'amore della sua vita. Ed eccolo, lì, in piedi qualche metro davanti a lui, avvolto nella sua purpurea tunica bruciata dalle fiamme in molti punti, che schermava con il proprio corpo e con i suoi giavellotti due creature abbracciate avvolte in pesanti drappi. Proteggeva dei mostri. Delle bestie feroci, delle erbacce da estirpare definitivamente.
Sayf non si sarebbe mai dimenticato la sua faccia. Quegli occhi color mattone, spalancati e vitrei per un'emozione che non era mai riuscito a decifrare. Rabbia, paura o orgoglio?
Partendo prima come un sottile gemito e man mano crescendo sempre più, dalla sua gola esplose un grido furente.
EEEEEEEROAAAAAAN!
Si alzò in piedi in tutta la sua immensa statura, senza smettere di stringere a sé il corpo dell'amata, e sbattè con forza un piede a terra.
Si fermò a prendere fiato, sbuffando e ringhiando a ogni respiro come una belva che non ha altri obiettivi se non uno solo: uccidere.
VI MACELLERÒ TUTTI! DAL PRIMO ALL'ULTIMO!
GIURO CHE FARÒ A PEZZI TUTTE QUELLE TUE BESTIE, FINCHÉ DI LORO NON RIMARRANNO NEANCHE BRANDELLI! E POI ARRIVERÒ A TE, EROAN! FAI MEGLIO A NASCONDERTI!
MI HAI SENTITO, EROAN?! TRADITORE! MOSTRO!
"Padre?"
MOSTRO! TI UCCIDERÒ!
"Padre?"
NON AVRÒ PACE FINCHÉ TUTTE QUELLE CREATURE NON SARANNO CANCELLATE DALLA FACCIA DELLA TERRA! PORTANO SOLO DOLORE E SOFFERENZA! IO-
"Papà."
Sayf si riscosse improvvisamente da quel sogno a occhi aperti. Si voltò verso Albari, seduta alla sua destra, che evidentemente lo stava fissando da un po'. Non disse niente e si limitò a reggere lo sguardo di sua figlia, attendendo che lei dicesse qualcosa.
Erano seduti l'uno accanto all'altra, a cenare poco fuori alla tenda che Ozaner gli aveva prestato per il loro soggiorno. Essendo rettili, per loro mangiare all'aperto e godersi gli ultimi raggi del sole settembrino era il massimo della vita.
Evidentemente, però, Albari si era accorta che qualcosa non andava. Sospirò, aggrottando le sopracciglia.
"Ti sei di nuovo perso nei tuoi pensieri."
"No, non è vero." ribatté Sayf, portandosi tra le fauci il boccone di riso che si era dimenticato di mangiare quando aveva iniziato a ripensare al passato. Era diventato freddo.
Il Kommo-o incrociò le gambe nell'altro senso, prendendo con la stessa mano che teneva anche le bacchette il bicchierino di vino appoggiato accanto a sé.
Ne prese un sorso e lo riappoggiò a terra, agendo come faceva normalmente per tranquillizzare la figlia dai suoi sospetti.
Albari mise la sua ciotola sulle proprie gambe, inarcando un sopracciglio.
"Quando ti perdi nel tuo mondo fissi davanti a te e mormori. Ormai lo capisco, sai?" gli ricordò, cosa a cui Sayf rispose con uno sbuffo.
"Mmh... stavo solo ripensando alla battaglia a Sieria di una settimana fa. Tutto qui."
"Per quindici minuti?"
Il Generale si voltò verso di lei, e quando lo fece sua figlia mise su un'espressione piuttosto eloquente. Era abbastanza seccata, ma anche preoccupata.
Il Pokémon Foresta fece schioccare la lingua sul palato.
"Sì, sei rimasto a fissare il vuoto per quindici minuti. Nuovo record, papà."
Sayf tornò a mangiare, cercando una scusa plausibile da raccontare alla figlia. Il riso con uovo crudo che era il suo pasto, però, non gli suggeriva nulla. Decise quindi di dire la prima cosa che gli venne in mente.
"Stavo solo pensando a modi per... battere Bussola in futuro. Contromisure, ecco. Tutto qui."
Albari lo guardò, ma l'espressione esasperata che aveva in volto parve sparire. Risollevò la ciotola di riso e riprese a mangiare, cosa a cui Sayf poté tirare un sospiro di sollievo.
Fece per riprendere anche lui il pasto, conscio e convinto del fatto che la Sceptile non avrebbe insistito oltre, ma si rese presto conto che si sbagliava.
"Manca anche a me, sai?"
Il Kommo-o appoggiò entrambe le bacchette sul bordo della ciotola, posandola di lato con forse un po' troppa violenza, tradendo il suo nervosismo. Albari lo guardò.
"La mamma, intendo."
Sayf si portò due dita alla radice del naso, chiudendo gli occhi e stringendoli come se volesse levarsi le immagini di sua moglie dalla testa.
Tolse la mano dal volto per riscuotersi a forza e si passò gli artigli sulle bende che ancora gli cingevano il petto, guardando altrove.
"Non voglio parlarne, Albari."
"Sono quattordici anni che non vuoi parlarne." lo rimbeccò duramente sua figlia, avvicinando la ciotola al muso e portandosi tra i denti diversi bocconi di riso, finché nel suo piatto non rimase più nulla. Masticò per un paio di secondi, fissando avanti a sé.
Sayf le lanciò un'occhiata che doveva probabilmente tradire tutte le sue emozioni, perché quando sua figlia tornò a guardarlo, ella si irrigidì come un bastoncino.
"...Scusami."
"No, hai ragione." rispose il Pokémon Squama, mentre appoggiava i gomiti sulle ginocchia e spostava lo sguardo lungo il corridoio di tende che avevano davanti. Tutti i soldati del campo base erano intenti a cenare, parlottando allegramente tra loro.
"Non ti ho mai dato la possibilità di riconciliarti con il fatto che tua madre sia morta. È solo che quando ci penso, io..."
"Papà. Non è colpa tua."
Il Drago/Lotta tornò a puntare le pupille sul muso affilato di Albari. Fece un leggero sorrisetto e un flebile risolino, più stressato e incredulo che divertito, non credendo a neanche una delle sue parole.
"Sì, invece. Sono stato incauto e l'ho trascinata in una faccenda che non la riguardava." ammise, piantando gli artigli della mano destra in quelli della sinistra, giocherellando nervosamente con le scaglie sulla sua pelle. "Ho fin troppe vite sulla coscienza. Compresa quella di tua madre."
"Mamma è stata uccisa da Eroan." gli ricordò Albari a voce forse fin troppo alta, con un tono quasi implorante. "È stato lui, non tu. Non potevi farci nulla..."
"L'ho portata in una battaglia di tale portata pur sapendo il rischio che avremmo corso. Inoltre, Eroan l'ha uccisa per difendere sé stesso, e i suoi... protetti. Non posso affatto biasimarlo, anche io avrei fatto lo stesso." ribatté piccato Sayf, cosa a cui Albari reagì sbattendo violentemente la propria ciotola a terra.
Il Kommo-o la guardò, inarcando un sopracciglio. Sembrava stare perdendo la pazienza.
"Non avresti potuto evitarlo in alcun modo. Lo sai." rispose la Sceptile, mentre le foglie affilate sulla sua coda fremevano come gli aculei di un istrice, quasi animate di vita loro. "Lei ti avrebbe seguito anche in capo al mondo."
Sayf appoggiò una mano alla scaglia sulla fronte, liberando un sonoro sbuffo. Albari aveva ragione, sotto quel punto di vista. Ma sapere che Aleris era morta in una battaglia a cui lui stesso aveva acconsentito a prendere parte gli metteva un peso sul cuore pesante come dieci macigni.
"Papà, guardami."
Nel sentirsi bruscamente afferrare le guance dalle mani di sua figlia, il Generale d'Armata non poté che assecondare i suoi movimenti con la faccia quando lei gli girò il muso verso il suo.
"So che non supererai mai tutto quanto, è difficile. Ma vorrei che capissi che non è mai stata colpa tua. Lo so. Lo so che hai fatto tutto il possibile per lei."
Sayf guardò in basso, sollevando le palpebre inferiori, senza dire nulla.
La Sceptile fece inaspettatamente uno scatto in avanti, cingendo con entrambe le braccia il collo del padre e stringendolo a sé in un abbraccio. Sayf le appoggiò le braccia sulla schiena, chiudendo gli occhi. Era da troppo tempo che non si concedevano un momento padre-figlia.
Sospirò, facendo un leggerissimo sorriso e dando qualche leggerissima pacca alle spalle larghe dell'altra.
"Va bene, scusami. Hai ragione."
Non ci credeva, ma avrebbe dovuto dirglielo per impedirle di farsi ulteriormente troppi problemi con quella storia.
Sollevò leggermente la testa nel sentire che la Sceptile aveva affondato la faccia nella pelliccia bianca che ricopriva le spalle del Kommo-o come un mantello, esattamente come faceva quando era ancora una Treecko o una Grovyle.
"Ti voglio bene."
A quelle parole pronunciate da lei, Sayf appoggiò la mano destra sulla nuca del Pokémon Foresta mentre inclinava leggermente la testa da un lato.
Arceus, avrebbe spostato cielo e terra per sua figlia. Quei momenti con lei non facevano altro che rafforzare quella sua convinzione.
"Ti voglio bene anche io, Albari."
"Ma io te ne voglio di più."
Il Generale roteò gli occhi, osservando il cielo come a implorare un aiuto dai Numi, facendo un leggero sorrisetto. Quando era piccola e si scambiavano parole d'affetto, andavano avanti a "ti voglio più bene io" e "no, io" vicendevoli per forse fin troppo tempo, finché una delle due parti non si stufava.
Il Pokémon Squama fu il primo a staccarsi da quel forse fin troppo prolungato abbraccio, dando un paio di pacche alla spalla della figlia, onestamente non sapendo che cosa dire.
"Sarà meglio che... sì, che iniziamo a prepararci per la notte."
Albari fece un sorrisetto bastardello dei suoi, che Sayf identificò come uno di quelli che tirava fuori quando stava per commentare sul comportamento di qualcuno.
"Non sai proprio come gestire l'affetto, eh, papà?"
"Il momento intimo e di coccole è finito, ormai." le ricordò Sayf, raccogliendo le ciotole da cui avevamo appena finito di mangiare, facendo cadere sull'erba qualche chicco di riso avanzato. "E torna a riferirti a me come padre, quando c'è gente attorno."
"Come sei serio e pignolo." protestò lei, abbassando la lunga coda e appoggiandola al terreno. Accavallò le gambe, usandola come provvisoria sedia e reggendo tutto il peso del corpo solo con quella. Una mossa con l'obiettivo di farla sedere abbastanza comoda, che accomunava sia Albari che sua madre.
"È il mio lavoro, Tenente. Se non sono serio io, non lo sarà nessuno." disse Sayf, abbandonato ogni termine colloquiale e passando totalmente al gergo dell'esercito. Riferirsi a sua figlia come "Tenente", però, era una cosa che lo riempiva sempre di un certo orgoglio.
La sua piccolina, che fino a un giorno prima gli pareva stesse ancora giocando con un arco fatto con un brutto stecco e uno spago, ora aveva un titolo ambito, e a poco più di vent'anni.
Come ne era fiero.
"Generale!"
Il Kommo-o sollevò la testa quando si sentì chiamare con il proprio, di titolo. Il Latios Messaggero della pattuglia, Avion, se non sbagliava, era appena atterrato lì davanti con ben poca grazia per un Pokémon leggendario.
L'Eone indicò con il lungo collo verso un punto alla sua sinistra, che Sayf riconobbe come lo spiazzo nel quale atterravano i Messaggeri di altre pattuglie per comunicare messaggi o nel quale si radunavano anche i cittadini dei borghi vicini per passare provviste.
"Abbiamo visite! Il Sommo Nume Kyurem e la sua Pura sono qui." annunciò, per niente agitato, anzi con un'apparenza piuttosto contenta. "Sono appena arrivati, sto andando a chiamare anche Ozaner. Kyurem vuole parlare con Shade e anche con voi, Generale."
Sayf scambiò sorpreso un'occhiata con Albari, poco dietro di loro.
"Ma... quando sono arrivati?" domandò il Generale, partendo a passo spedito verso lo spiazzo, senza nemmeno attendere una risposta dal Latios. Non stavano aspettando visite dai due. Avevano forse deciso di testa loro di venire lì o era lui che non ne sapeva niente della loro visita?
Si voltò verso il Messaggero.
"Raggiungimi con Ozaner e il Prescelto quando li hai chiamati, eh!" gridò, cosa a cui Avion rispose annuendo rapidamente e decollando in un paio di battiti d'ali, diretto alla tenda del Generale di tipo Elettro.
Albari si accodò rapidamente al padre, camminando accanto a lui, anche lei autoinvitandosi all'incontro. Sayf non le ordinò di andarsene, anzi, superò una piccola folla che si era radunata attorno allo spiazzo tenendo la figlia per un braccio affinché non si perdesse.
Finalmente, dopo aver superato la ressa, Sayf arrivò in vista di Kyurem e Rael, fermi con una piccola folla di soldati e reclute attorno, in mezzo allo spiazzo erboso.
Il Sommo Nume Kyurem stava tranquillamente chiacchierando con la sua Pura, la quale lo ascoltava con un leggerissimo sorriso sul muso felino. Quando tutti e due videro avvicinarsi a loro il Generale, però, subito si misero sull'attenti.
"Generale, buonasera!" esclamò Kyurem, gioviale come al solito, e alle sue parole Sayf si inginocchiò a terra, portandosi un pugno al petto.
"Non vi aspettavamo. Scusate se non abbiamo potuto accogliervi a dovere." si scusò, prima di rialzarsi e avvicinarsi ulteriormente. Quando fu lì vicino, Rael salutò cortesemente con un cenno del capo.
"Scusate noi per lo scarso... ehm, il nullo preavviso. Volevo solo vedere come stavate." annunciò il Pokémon Confine, sollevando le palpebre inferiori degli occhi come a mostrare un sorriso, dato che era impossibilitato dalla conformazione del suo muso.
Salutò Albari con un gesto del braccio, per poi continuare a parlare. "Ah, Zekrom si è svegliato e sta bene. Ha scelto il suo nuovo Puro questa mattina."
"Capisco. Sono felice che si sia ripreso." disse Sayf, non facendo a meno di lanciare una veloce occhiata alla Weavile accanto a Kyurem. Certo che il concetto dei Puri era proprio strano. Non lo aveva ancora compreso a pieno, e da quel poco che aveva capito un po' lo disprezzava.
Insomma, morire per resuscitare chi è immortale e in grado di reincarnarsi era qualcosa di seriamente stupido e ai limiti dell'imbecillità. Si distrasse dalla questione quando Kyurem sollevò la testa, facendo un saltello sul posto e guardando alle spalle sia di Sayf che di Albari.
"Shade! E c'è anche il cagnetto!"
Entrambi i rettili si voltarono verso le loro spalle, da cui stavano arrivando a passo rapido sia Ozaner che Avion, accompagnati anche da Soraya e il suo amico Mightyena, che scodinzolava come un pazzo forsennato.
"Bene, ci siamo tutti, direi. Proprio tutti." sospirò Sayf, parlando anche della presenza superflua di Athos. "Di che cosa dovevate parlarci? Ci è stato riferito che volevate parlare con Shade."
"No, no, volevo solo vederlo e sapere come stava." ammise il Nume del Gelo Kyurem con una risatina. "Dopo tutto quello che è successo l'altro giorno a Sieria, io e Rael eravamo abbastanza preoccupati!"
"Ma che pensiero carino!" esclamò Athos, a voce piuttosto alta, dando una spallata leggera all'Umbreon che aveva accanto, continuando a scodinzolare. "Kyurem è proprio simpatico, eh?"
Il Nume gongolò visibilmente ma in silenzio, e Sayf non poté che tirare un'occhiataccia incendaria al Mightyena. Ma che diamine, riferirsi così a un Leggendario. Quando lo notò, Athos emise un leggero guaìto e abbassò lo sguardo, con le orecchie piatte contro la testa.
Shade abbassò a sua volta il capo, ma stavolta con un leggero sorriso.
"Vi ringrazio per il pensiero, ma sto benissimo. A parte il graffio sulla fronte, non mi sono fatto niente."
"Ah, sì, avevo visto che avevi la testa tutta fasciata! Fa molto male?" indagò ancora il Nume, cosa a cui l'Umbreon si limitò a scuotere la testa. "Ah, bene bene, dai. E ricordati di metterci su molto ghiaccio, il ghiaccio fa sempre miracoli!"
Sayf incrociò le braccia al petto, non sapendo se essere seccato o intenerito da tutta quella premura. Era comunque un Nume, un pizzico di contegno e regalità doveva mostrarlo...
"Ah, altre due cose." aggiunse Kyurem, sollevando un braccio e agitandolo come qualcuno che si è appena ricordato qualcosa. "Avion, tuo fratello voleva parlarti. Quando sei libero per andare a Miravento?"
Il Latios, da dietro Ozaner, sollevò le orecchie per la sorpresa.
"Se Kadmos non ha nulla da ridire, in settimana. Anche domani forse." disse, visibilmente colto alla sprovvista dalla richiesta. "Sai dirmi anche come mai vuole parlarmi?"
Sayf incassò la testa tra le spalle. Dare del "tu" a un Nume, che sfacciatezza. Va bene che i due Leggendari si conoscevano e probabilmente anche bene, ma un minimo di rispetto lo si doveva comunque.
"Ah, non so. Penso però che riguardi la Flotta Regia, ultimamente non fa che parlarne." ammise il Pokémon di tipo Ghiaccio. "Mi sa che finalmente si è deciso a tirare su la Darb ut-Tabanah."
"La vecchia bagnarola di nostro padre? Non l'ha ancora ripescata dal mare?" domandò Avion, mentre corrugava la fronte in un'espressione di puro sconforto. "In dieci anni sarà ormai ridotta a pappina per pesci... è da quando era ragazzino che doveva ripescarla! Una cosa doveva fare, accidenti!"
Kyurem inclinò la testa da un lato.
"Ricordaglielo quando vai da lui."
"Lo farò, lo farò. Arceus, l'ha lasciata in acqua." brontolò, spiegando le ali. "Grazie per avermelo detto, vado a chiedere il permesso a Kadmos. Arrivederci, grazie ancora, eh!"
Kyurem lo salutò con un braccio mentre il Latios faceva dietrofront, prendendo il volo con un paio di balzelli e planando dolcemente verso il campo, scomparendo tra le tende.
La Darb ut-Tabanah? Da quanti anni Sayf non sentiva più quel nome. Se non sbagliava, era quello della nave ammiraglia della Flotta Regia di Miravento. Era stata affondata dieci anni prima poco lontano dal palazzo reale dell'arcipelago, durante una violenta battaglia nella quale il principe di Miravento aveva perso la vita.
Da quanto ne sapeva, era stato dopo quell'evento che Synnef era salito al trono e aveva convertito la Flotta Regia in una flotta commerciale. Di quei tempi, la grandezza e la potenza di quelle navi era ricordata solo nei libri di storia.
Non lo nascondeva, ma Sayf pensava davvero che il principe Synnef fosse un po' un mollaccione. Avrebbe davvero avuto bisogno di una scrollata da parte di Avion, sembrava un tipo con la testa sulle spalle.
"Ultima cosa." disse Kyurem, e alle sue parole il Kommo-o risollevò il capo, osservandolo con la più completa attenzione.
Il Nume Leggendario sospirò, grattandosi il petto con i due artigli della mano sinistra.
"C'è stata un'incursione nemica sui Monti Toccacielo, qualche giorno fa. Hanno preso d'assalto il forte sulla Vetta Respiro." annunciò, con aria stranamente mortificata. "Penso però che lo sappiate già."
Sayf, Ozaner e Albari si scambiarono tutti e tre una rapidissima occhiata.
"Avevamo sentito. L'ha guidata il Generale Bat, no?" fece Ozaner, spostando il peso da una zampa anteriore all'altra, probabilmente ancora dolorante per la ferita che aveva in mezzo alle spalle. "E abbiamo perso."
Kyurem annuì, mentre i suoi occhi assumevano una forma simila quella di una mezzaluna. Sembrava dispiaciuto per qualcosa. Sayf assottigliò lo sguardo.
"Sì, e... ehm... Rael, diglielo tu, ti prego-" mugolò, abbassando il grosso testone come un bambino dispettoso colto sul fatto, evidentemente mortificato. Qualcosa non andava.
Tutti gli occhi dei presenti si spostarono sulla Weavile, la quale resse tranquillamente la pressione a differenza del suo Nume. Si mise le mani dietro la schiena e sospirò.
"Hanno rubato uno dei libri antichi custoditi lì. Quello più importante, sui potenziamenti in battaglia, e..." fece una breve pausa. "Sulle forme alternative."
"No." fece Ozaner, vacillando e sollevando le sopracciglia, mentre spalancava gli occhi.
Sayf riuscì a mantenere un perfetto contegno, nonostante avrebbe tanto voluto sbottare qualche insulto ad alta voce. Irrigidì tutti i muscoli del corpo, sbuffando dalle narici.
Quello era un bel problema.
"Noi di quei libri non ce ne facevamo una sega." mormorò Albari, piegando un braccio e battendosi un pugno in fronte, intanto che con l'altra mano si reggeva il gomito. "Ma quei bastardi della Regione Nera..."
"Eroan sarà contento come un Blissey, a quest'ora." disse Sayf, lanciando un'occhiata a Ozaner. "La faccenda si fa complicata. Con lui che ormai controlla anche questo, dobbiamo sbrigarci a terminare questa guerra."
Il Generale di tipo Drago fu l'unico dei presenti a non spostare gli occhi istintivamente su Shade. Sayf aggrottò a fondo le sopracciglia quando lo notò, e sbuffò con forza dalle narici. La sua strigliata di diversi giorni prima non era servita a niente?
"Fermi tutti..." mormorò l'Umbreon, guardandosi in giro mentre appiattiva le orecchie sulla testa. "Con Eroan intendete... il Sommo Sacerdote? Quello di cui ogni tanto parlano alla radio? Il Gallade?"
"Sì, lui." confermò Albari, grattandosi sotto un occhio con un artiglio. "Un gran bastardo. Statistiche? Carisma dieci, stronzaggine ventiquattro e traditore centosei."
"Eroan..."
Shade rimase in silenzio per qualche secondo, abbassando lo sguardo sulle proprie zampe anteriori.
"Quello che era con..."
Sayf fece qualche passo verso di lui, posandogli una mano sulle spalle come a riscuoterlo dai suoi pensieri. Sapeva a cosa il ragazzino stesse pensando.
"Non devi avere paura di Eroan per quel che ha fatto in passato. Anzi, sono sicuro che abbia più paura lui di noi di quanta ne abbiamo noi di lui." disse, cercando di rassicurarlo, quando in realtà era preoccupato anche lui dalle notizie concernenti il Gallade.
Quello aveva più assi nella manica che maniche. Era preoccupante il fatto che si fosse impossessato di quel libro, che gli facilitava di molto le ricerche. Sapeva che da anni lo Psico/Lotta stava conducendo studi sulle reliquie e sui reperti dei tempi antichi, ma che mettesse le mani su qualcosa di antecedente alla Grande Scissione era impensabile e faceva paura.
Era più vicino alla vittoria di quanto non lo fossero loro.
"Ci siamo comunque sbarazzati di quelle pulci." intervenne Albari, agitando una mano in aria. "Gli rimane solo quel cucciolo che tengono a Itanard. Non ne hanno altri, quindi non dovremmo avere troppe preoccupazioni."
"È vero. Non sarà qualcosa su così larga scala, se gli rimane solo lui." commentò Ozaner, dando manforte alle parole della Sceptile.
"Oh, parlate di... come si chiama... Kishmal?" interruppe Athos, facendo un saltello. Ozaner chinò la testa verso di lui e lo corresse.
"Khiraal."
"Sì, era la mia seconda scelta." fece il Mightyena, muovendo a destra e a sinistra la coda a spazzola, ma non perché fosse particolarmente felice o altro. "Quel cucciolo è davvero l'ultimo rimasto della sua specie? Gli altri che fine hanno fatto?"
Sayf e tutti gli altri piombarono in un silenzio congelato, e il Generale vide con la coda dell'occhio che Ozaner, Albari e Kyurem si erano voltati istintivamente verso di lui.
"Sì, me lo chiedevo anche io." disse Shade, annuendo verso Athos. "Penso sia conoscenza generale che per quella specie è iniziata la guerra, ma per il resto non so nulla di come sia partito tutto."
Fu in quel momento che il sole tramontò oltre le montagne all'orizzonte, alle spalle dei due ragazzini, tingendo il cielo di una sfumatura di arancione scuro tendente al blu. Sayf assottigliò lo sguardo, osservando Shade e Athos senza proferire parola.
"Voi lo sapete, Generale?" domandò l'Umbreon, guardando verso il Drago/Lotta con quei suoi occhioni arancioni. Data l'ora tarda gli anelli sul suo corpo iniziarono a brillare, compreso quello sulla fronte mezzo coperto dalle bende. "Siete stato voi a condurre uno dei primi attacchi, no?"
Sayf lanciò un'occhiata a dir poco nervosa verso Ozaner, il quale si limitò a ricambiare lo sguardo. Nei suoi baluginanti occhi rossi e gialli il Kommo-o non vide niente che potesse aiutarlo.
Tornò a guardare i due ragazzini. Forse era tempo di smettere di correre via dal passato.
"Be'... li abbiamo uccisi." disse, cercando sempre di mantenere quel suo solito tono composto. "L'Imperatore Estrelar li voleva fuori dai piedi, quindi... sì. Li abbiamo uccisi tutti. O meglio, quasi tutti. Ne sono rimasti due o tre, che però sono morti. Ma non senza riprodursi e generare Khiraal, prima."
Sui volti di Shade e di Athos si formò un'espressione indecifrabile.
"...Tutti?"
Sayf si passò una mano sulle bende sul petto, facendo una leggerissima smorfia di dolore non appena andò a sfiorare lo sterno rotto in via di guarigione.
"Eravamo lì per liberare gli ambasciatori che credevamo prigionieri e per fare un po' di paura all'Imperatore Buio." continuò il Generale d'Armata, scrollando le spalle. "Ma poi abbiamo scoperto che uno dei due era stato ucciso e che l'altro, Eroan, be'. Sì, insomma, si era rivoltato contro di noi."
Lanciò un'occhiata verso Albari, la quale scosse la testa per dirgli di smettere di parlare. Cosa che Sayf non fece.
"L'Imperatore Estrelar poi ha cambiato idea, e abbiamo sterminato tutti i membri di quella specie. Erano poco più di un centinaio, quindi non è stato difficile. Si sta facendo notte. Faremmo meglio ad andare."
Shade aggrottò le sopracciglia, visibilmente sbigottito.
"...E ne parlate così, come se fosse una cosa normale?"
"Ragazzino, siamo in guerra." gli ricordò il Kommo-o, minimamente toccato da quelle parole. Gli erano state rivolte in così tante occasioni che ormai non gli facevano più né caldo né freddo. "Ci stavano minacciando da diversi anni. Abbiamo mandato due degli ambasciatori più capaci a cercare di trattare una pace, ma sai come è finita. Uno morto e l'altro rivolto contro di noi. Abbiamo solo reagito."
Shade parve prendere quella risposta abbastanza sul personale.
"Sì, ma vi siete contraddetti da soli." protestò, sollevando le orecchie e proiettandole in avanti. "Perché mandare degli ambasciatori per chiedere la pace se poi avete iniziato comunque una guerra? Vuol dire che la pace non la volevate davvero!"
"Shade, basta così." disse Ozaner, facendo un passo in avanti e parlando con una voce abbastanza tenera. "È stata una decisione dell'Imperatore. Sayf ha solo ubbidito."
"Mi pare sia proprio questo il problema!" esclamò Shade di rimando, gonfiando la pelliccia sulla spina dorsale come un gatto spaventato. "È stata una mossa crudele! Abbiamo iniziato noi la guerra commettendo un genocidio?"
"Shade, stai calmo, per favore..." guaì Athos, appoggiandogli una zampa sulla schiena e abbassando le orecchie.
L'Umbreon gli tirò un'occhiataccia, con gli anelli sul corpo che brillavano a intermittenza.
"È per questo che sono qui?" sbottò, scoprendo i canini come se la sua figura potesse in qualche modo spaventare Sayf. "Cosa deve fare un Prescelto, esattamente?"
"Shade." lo richiamò Ozaner, ma quello non stava ascoltando.
"Sono qui per uccidere quel cucciolo, eh? Questo metterà fine alla guerra?" ringhiò, fissando trucemente il Kommo-o.
Sayf non riuscì a reprimere un sorriso. Quel ragazzino era abbastanza interessante. Doveva ammettere che inizialmente gli pareva uno mite e quieto che non si irritava mai, e che mollemente non si ribellava a nulla. Allora qualche morale la aveva. Morali che, prima o poi, sarebbero state inevitabilmente spazzate via dagli orrori della guerra.
"Sei arrabbiato?" domandò allora, tornando con la sua espressione più seria. Shade sollevò la coda, mentre dai suoi anelli sprizzava qualche scintilla luminosa, simile alle lingue di una fiammella.
Sayf socchiuse gli occhi.
"Devo dire che preferisco di molto parlarti in questo modo." ammise, mettendo le braccia dietro la schiena e chinandosi leggermente in avanti. Le scaglie che pendevano dal suo capo tintinnarono a quel suo gesto. Finalmente, poteva parlare con qualcuno con un minimo di spina dorsale.
Il Generale fu anche abbastanza sorpreso di non trovarsi per nulla arrabbiato. Anzi, era più incuriosito dalla posizione presa dall'Umbreon durante la discussione che altro.
"Sono al corrente di aver compiuto gesti questionabili in passato-"
"Pft!" sputò Shade, arricciando il naso. "Un genocidio! Sì, certo, solo questionabile."
Il Kommo-o non ebbe chissà che particolare reazione, né internamente che esternamente. Rimase tranquillo, aspettando di poter continuare a parlare. Quella che stavano avendo era una discussione. Non una ramanzina unilaterale.
"Perdonami. Hai ragione." ammise, chiudendo gli occhi per un istante. "Sono al corrente di aver compiuto gesti terribili in passato. E so anche che pagherò il prezzo per queste mie azioni. Non c'è giorno in cui io non mi penta di aver sottratto delle vite innocenti. Ma ti ricordo, Shade, che ho semplicemente eseguito degli ordini che mi erano stati impartiti. Ed è questo a cui deve mirare un buon soldato. Eseguire ordini."
"E quello che pensate voi che cos'è?"
Il Generale sollevò le sopracciglia. Shade gli aveva appena posto una domanda strana, condita da odio e risentimento.
Rimase in silenzio, quindi l'Umbreon si sentì in dovere di incalzare.
"Che cosa pensate voi di tutto questo?"
"Niente." rispose semplicemente l'altro, stranito da quella domanda. Che diamine voleva dire? Gli stava forse chiedendo la sua opinione su qualcosa di successo anni e anni prima? "Cosa dovrei pensare?"
"Voi avreste fatto, di testa vostra, quello che l'Imperatore vi ha ordinato di fare?"
Shade era visibilmente furioso e stava perdendo le staffe, ma nessuno osava frapporsi tra lui e il suo avversario. Sayf batté le ciglia, non sapendo bene con cosa replicare.
"Avete seriamente perso ogni singola opinione che avevate?" domandò Shade, parlando con un tono leggermente più calmo. Pareva quasi sbigottito.
"Qui non c'è spazio per le opinioni. Solo ordini. Quel che va fatto va fatto."
L'Umbreon perse ogni singola traccia di aggressività che aveva accumulato in quei pochi minuti di tira e molla. Tornò con la sua solita espressione da cagnolino bastonato e fissò Sayf dal basso verso l'alto.
Rimase in silenzio per qualche secondo, per poi chinare leggermente la testa.
"Va bene. Scusate se ho parlato a sproposito."
"Tranquillo." rispose Sayf, facendo un cenno col capo. "È stata una discussione interessante. E mi hai dimostrato di avere un minimo di spirito combattivo."
Fu solo in quel momento che il Generale si accorse di avere tutti gli occhi dei presenti puntati addosso. Si mise su ben dritto, ricambiando gli sguardi di ciascuno. Però, aveva avuto una discreta platea.
Ozaner fu il primo a schiarirsi la gola. Si voltò verso Kyurem e fece un cenno nella sua direzione con la testa.
"Sommo Kyurem, vi ringraziamo molto per ciò che ci avete comunicato e per la vostra premura." disse, cortesemente. Il Leggendario si limitò ad annuire. "Ma ora si sta facendo tardi. Sarebbe meglio che voi torniate a palazzo."
Kyurem emise qualcosa che di suono era simile a una risatina nervosa.
"Ma di niente, dovere! Grazie a voi. Passate una buona serata, mi raccomando." disse, inchinandosi profondamente, cosa che subito tutti i presenti replicarono, Shade e Sayf compresi.
"Rael, andiamo?"
"Sì, signore."
"Arrivederci, eh!"
Dopo aver salutato, sia Nume che Pura si incamminarono verso le montagne, uno a passo lungo e cadenzato, l'altra praticamente correndo. Quando si furono allontanati abbastanza, facendo lo slalom tra alcuni soldati, Ozaner sospirò.
"Accompagno i ragazzi alla loro tenda. Saranno stanchi, immagino."
"Certo. Anche domani gli aspetta un allenamento impegnativo." disse Sayf, facendo un cenno con la testa come a dare loro il permesso. "Buona serata."
"A voi, Generale." mormorarono i due giovani all'unisono, lanciandosi in seguito un'occhiata prima di voltare la coda e andarsene, seguiti a ruota da Ozaner.
Presto, dritta davanti a Sayf rimase soltanto Albari. La Sceptile aveva i suoi begli occhi gialli sgranati, e sul suo volto aguzzo il padre vide formarsi un'emozione che non pareva nemmeno saper descrivere. La figlia pareva contrariata, accigliata e terrorizzata allo stesso tempo.
"Papà."
Sayf chinò leggermente la testa in avanti, in ascolto.
"Ti rendi conto delle cose terribili che hai detto?"
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top